martedì 24 ottobre 2017

Come scrivere di ogni cosa (del mondo conosciuto, sconosciuto o inventato)

Breve introduzione



Siete qui per imparare a scrivere, cari i nostri lettori, sebbene alcuni di voi credano di essere qui solo per farsi qualche risata o, più blandamente, per essere intrattenuti da una lettura leggera. Ah ah, leggera. Credeteci.
Lo sappiamo, ci sarà non poco umorismo nei vari capitoli di questo saggio e siamo d'accordo con voi: anche se non volete imparare a scrivere, ridere fa bene.
Tuttavia, vogliamo chiarire, anche voi che siete qui per l'umorismo imparerete a scrivere.
Magari non diventerete dei novelli Tolkien, magari non vincerete un premio nobel, ma il tocco dei Cactus di Fuoco è magico e le loro parole insegnano all'anima.
Come lo sappiamo? Anche noi siamo stati toccati dalle loro parole e ora scriviamo storie niente male, modestamente.
I Cactus di Fuoco sono creature assai strane e senza dubbio meravigliose. Noi, che battiamo questi tasti, siamo solo i loro prestavoce... loro non possono battere i tasti, poiché essendo dei cactus non possiedono dita, ma spine. Per di più, essendo fiammeggianti, darebbero fuoco al computer. O alla macchina da scrivere. O al foglio di carta, soprattutto al foglio di carta.
E ora sarete giustamente curiosi riguardo a questi fantomatici "Cactus di Fuoco". Ci chiederete: Chi sono? Cosa vogliono? Perché fate loro da prestavoce (o meglio, da prestaparolescritte?).
La loro prima descrizione fedele in una storia scritta è avvenuta nel primo capitolo di "A Writer's Tale – Quello che i Cactus raccontarono", una raccolta di storie che potete trovare sul nostro profilo Wattpad (e che sarà presto disponibile anche in formato cartaceo ed e-book, con alcuni racconti inediti extra ed illustrazioni!).
La riportiamo di seguito:

"Le loro figure si stagliavano contro il cielo, quasi dolorose agli occhi, di un verde striato d'oro e rosso, tremolanti e avvolte da fili di fumo grigio che vorticavano nell'aria. Il loro odore assaliva le narici, bruciante e acre, ma con note sorprendentemente dolci. Il calore da esse emanato era tanto forte da poter essere percepito dalla poca pelle nuda della viandante come se fosse a pochi centimetri da quelle cose.
Erano dei cactus, ma dei cactus ben strani, avvolti di fiamme che ardevano senza consumare le piante e che agli occhi della donna sembravano così grandi, così imponenti, da riempire l'intero panorama.
Forse si trattava di un gruppo di quelle piante che venivano chiamate "Cardón", gli Echinopsis atacamensis, il cui legno era abbastanza robusto da poter essere usato per costruire edifici e mobilio, ma nulla sarebbe bastato a spiegare come mai quelle piante fossero davvero ammantate di autentiche fiamme senza però bruciare.
«Cos...» Fece per dire la viandante, ma qualcosa di più forte delle percezioni sensoriali, che pure erano già intense, la interruppe.
Voci, voci nella sua testa, che raccontavano mille cose contemporaneamente: voci dei morti e voci dei vivi che cantavano il fiume della vita.
Mosé un tempo parlò, sulla cima del monte Oreb, con il celebre arbusto infuocato che era messaggero della voce di Dio... ma neppure un dio, non il più potente di loro, avrebbero potuto avere tante voci nello stesso istante. Sarebbe stato un dio schizofrenico.
«Uno alla volta, uno alla volta!» Li pregò lei, prendendosi la testa fra le mani."


Quindi, come avrete capito, i Cactus di Fuoco sono Cactus. Cactus psichici. Strane creature fiammeggianti che hanno il dono di passare metafisicamente da una dimensione all'altra e di viaggiare nel tempo e che, cosa più importante, hanno come hobby quello di ispirare i poeti, gli scrittori, gli artisti, parlando loro di altri mondi e di altre menti, sussurrando alla loro anima di cose invisibili e visibili.
Perché siamo i loro prestavoce? Perché la loro è la voce più bella. Inoltre perché grazie a loro non conosciamo cosa sia il blocco dello scrittore, le storie fluiscono dalle nostre dita a grandi velocità e ne abbiamo sempre una pronta. Inoltre, che non è poco, siamo anche capaci di illustrare le nostre storie da noi, anche se in questo libro tratteremo ben poco del disegno e molto di più delle creature che ritraggono. 


Anche voi sarete così, quando avrete finito di leggere questo corso: mai piagati dal blocco dello scrittore, sempre accompagnati dal dono di saper cosa raccontare, quando raccontarlo e soprattutto in che modo.

Oppure siete gentaglia a cui non piacciono le piante grasse e i Cactus non ci parlano con quelli lì.
Noi vogliamo lettori capaci di amare, di vedere le meraviglie del mondo: solo attraverso i loro occhi da naturalisti, i loro occhi da amanti, possiamo raggiungere il cuore.
Pensate di essere adatti?
Siete stanchi delle storie in cui i personaggi sono prevedibili, scontati, stereotipici, in cui i mondi sono esplorati superficialmente, in cui l'amore non è amore, la guerra non è guerra, e tutto è colorato, scintillante e vuoto, senza tinte intermedie e sfumature delicate?
Allora cominciate insieme a noi questo viaggio nel mondo della scrittura che è, a ben vedere, un viaggio in tutte le cose.


Note finali:
I Cactus di Fuoco possono "dettare" storie su qualsiasi argomento e in qualsiasi stile, dal più aulico al più romanaccio tamarro, dall'ottocentesco al magico Rowlinghiano. Non aspettatevi neanche lontanamente che tutto il resto dei capitoli del libro abbiamo lo stesso tono dell'introduzione o che siano altrettanto retorici.
Inoltre i Cactus di Fuoco non possono insegnare la grammatica. O meglio, possono, ma si scocciano tantissimo a farlo. Forse vi daranno una leggerissima infarinatura e sicuramente qualcosa imparerete anche da questo libro, ma la grammatica è una cosa noiosa e loro non hanno tempo da perdere con cose che non sono storie.
Sono immortali, va bene, ma si annoiano.




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