venerdì 24 aprile 2020

Recensione - Lolita (Vladimir Nabokov)

La nostra recensione di oggi è anomala per molti, molti versi. Innanzitutto non si tratta di un libro che abbiamo letto, ma ascoltato in forma di audiolibro mentre lavoravamo ad altre cose che non richiedevano un grande uso del cervello, o almeno non di quella parte del cervello che serve a processare il linguaggio per trasformarlo in immagini, concetti e movimenti nelle nostre menti. In secondo luogo, è un libro al di fuori di tutti i nostri interessi.
Forse è il primo libro di letteratura russa che abbiamo mai completato. Forse non è neanche autentica letteratura russa, perché l'autore, Vladimir Nabokov, era un cittadino americano che ha scritto Lolita in lingua inglese, ma noi la prenderemo come tale.
In terzo luogo, è un libro che parla di una sorta di... di storia d'amore. E non è che noi ci interessiamo spesso a questo genere di libri, come saprete ormai se ci conoscete.
E l'ultimo motivo, forse il più importante, per cui quest'opera è così distante da noi, così difficile da associare ai Cactus di Fuoco (no, non scappate! Non ancora, ve ne preghiamo!) è che... parla di pedofilia. Per la precisione, il protagonista di questo libro è attratto fisicamente dalle dodicenni.

Stiamo parlando del classico della letteratura (russo-americana?) "Lolita", di Vladimir Nabokov, di cui la gente parla a volte come se fosse una sublime meraviglia psicologica e a volte come uno scabroso schifoso sputo letterario fatto solo per far vergognare il lettore.
Secondo noi non è nessuna delle due cose.
Ecco la nostra recensione!


1. La trama: *Warning! In questo libro ci sono un mucchio, ma proprio un mucchio, di tematiche problematiche e che potrebbero urtare la vostra sensibilità. Se non vi sentite pronti per esplorarle e per perdonarci il fatto che le tratteremo in modo ironico e forse con un po' di leggerezza, potete smettere di leggere ora. Comprenderemmo perfettamente la vostra scelta. Se invece siete lettori avventurosi, pronti a farvi quattro risate su una delle trame più controverse della letteratura, buttatevi pure a leggere la trama!*

Il protagonista e io narrante del libro è Humbert Humbert (sì, nome e cognome sono identici, sì, i suoi genitori non erano particolarmente fantastiosi e sì, lo abbrevieremo HH), un professore di letteratura francese perennemente annoiato a cui fa schifo quasi tutto. Gli fanno schifo le persone, a giudicare da come le descrive, di ambo i sessi. Gli fanno schifo i motel e gli hotel, le infermiere, l'arredamento di praticamente tutte le case che visita e i suoi stessi amici. È incontentabile. Vorrebbe che il lettore si bevesse che lui ha gusto, un gusto tipicamente europeo, ma siccome siamo europei anche noi ci accorgiamo immediatamente che in realtà è solo un lagnoso, lamentoso, arrogante.
Humbert Humbert si trova in custodia per aver commesso un omicidio e, in attesa del processo sta scrivendo le sue memorie.
In teoria dovrebbe informarci del perché ha ammazzato un tizio o una tizia (non ci viene ancora detto chi è la misteriosa vittima), ma in pratica ci racconta di tuuuttta la sua vita o quasi, a cominciare da quando era un bambinetto dodicenne (o tredicenne? Non ci ricordiamo bene) morboso innamorato di una bambinetta altrettanto morbosa di nome Annabel e i due passavano il 99% del loro tempo a sbaciucchiarsi e palpeggiarsi e progettavano di combinare assai di più non appena i loro genitori avessero voltato lo sguardo dall'altra parte.
Ahinoi (anzi, ahilui), Humbert non riuscirà a perdere la verginità a dodici anni come aveva progettato (che bel progetto, poi), perché la bimba di cui era perdutamente innamorato si trasferì e per giunta schiattò.
Il trauma fu tale, per il nostro protagonista, che le sue preferenze (o almeno così le "giustifica" lui) rimasero inalterate e da allora in poi gli piacquero solo le dodicenni.
Ok, non tutte le dodicenni, ma un particolare tipo di bambine: lui le chiama "ninfette" e non spiega mai che cosa, esattamente, abbiamo di diverso dalle altre bimbe, ma ci fa capire che sono diversissime. In pratica, ninfette so' quelle che piacciono a lui e lui proietta su di loro il proprio desiderio, credendo che siano particolarmente maliziose, mentre le altre, quelle che nun glie piacciono, so' bimbe normali. Victim blaming a palate.
Il nostro protagonista, ora chiaramente pedofilo oltre che assassino, ci racconta dei suoi viaggi, delle sue avventure, di un matrimonio fallito (e ci crediamo! Ti fanno schifo le donne adulte, quanto mai potrà funzionare un matrimonio?) e di un esaurimento nervoso. Voilà.
Per riprendersi dalle sfighe che la vita precipita sul suo cranio come bacchette sulle percussioni, il nostro HH si trasferisce nella piccola e quieta città di Ramsdale, dove (a malincuore, perché gli fa schifo ovviamente) affitta una stanza nella casa della vedova Charlotte Haze.
Il vero motivo per cui, pur facendogli schifo la casa, il paese e pure la signora Haze, egli affitta la stanza, è che la padrona di casa ha una figlia dodicenne: Dolores detta Lolita.
Nonostante la forte differenza di età (leggasi: pedofilia rampante), Humbert si innamora perdutamente della povera Lo e inizia a farci amicizia. La bambina sospetta qualcosa? Forse. Dolores è una piccoletta abbastanza sveglia e sembra intuire l'ascendente che ha sul signor HH, per cui gli fa scherzi e burle (e gli tira addosso il pallone e lo insulta, perché sì, il pedofilo se lo merita). Fra i due nasce una specie di rapporto di complicità, qualcosa di strano e ingenuo, tanto che prima di partire per la colonia estiva, Lolita, con i suoi modi da piccola adulta curiosa del mondo,saluta Humbert con un bacio sulle labbra.
Un bacio casto, in teoria, ma casto solo da un lato... lo sappiamo tutti che il bastardo pedofilo ha i pantaloni in subbuglio.
E per un po' Dolores esce di scena, se ne va a questo campo estivo e HH se ne va fuori di testa, mettendosi a odiare Charlotte, quella mamma crudele che ha costretto la figlia ad andarsene di casa (poco importa se per andare a divertirsi con gli amici, eh!) e la aveva allontanata da lui.
Ma mentre HH pensa che Charlotte sia una donna provinciale, brutta e crudele, Charlotte si è innamorata perdutamente di lui, del suo fascino europeo, della sua bellezza virile, della sua ombrosa raffinatezza. Perché sì, anche se ce lo siamo tutti raffigurati come un prof di mezza età dalla voce di fumature, Humbert Humbert è in realtà un sublime esemplare, alto e bello, che tutte le donne apprezzano.
Peccato che lui non apprezzi tutte le donne.
Comunque, Charlotte Haze gli lascia una lettera che possiamo riassumere così: "Caro Humber Humbert, ti amo tantissimo e quindi non posso più accettare di vederti sotto il mio tetto come inquilino e basta. Se mi ami anche tu rimani qui e ci mettiamo insieme, altrimenti vattene prima che io rientri in casa, perché ti avverto che se rientro e ti ci trovo, ti sposo per forza".
HH decide di restare, non per Charlotte ovviamente (lei gli fa schifo, l'abbiamo già detto?) ma per Lolita. Sì, così il pedofilo potrà diventare il patrigno della bimba.
Solo che HH è un poco scemo e tiene un diario dove racconta "gne gne odio Charlotte che è brutta e schifosa e voglio fare cosacce con sua figlia, quasi quasi sto pensando di ucciderla" in casa della donna che lo ama ma che lui odia, e ovviamente questa cosa non può finire bene.
Charlotte legge il diario. Ovviamente. Appresi i veri sentimenti e le intenzioni di lui, la donna progetta di fuggire e di spedire pure la figliola in collegio, per salvarla dal bastardo pedofilo. Tutte intenzioni lodevoli, per carità... ma, cara Charlotte, guarda quando attraversi la strada, te ne preghiamo! E niente.
Charlotte, che sta per esporre ad un terribile pubblico scandalo il professor HH, viene investita molto convenientemente da un'automobile. Così, a caso. E nessuno verrà mai a sapere niente.
HH va a prendere Lolita alla colonia estiva e scopre che la bambina, che gli racconta tutto in virtù della loro amicizia e complicità, ha fatto le cosacce con i suoi compagnucci di scuola. In questo libro sono tutti dei ninfomani, apparentemente.
Comunque, HH non la prende bene perché, oltre ad essere un pedofilo, è pure geloso abbestia e non vuole che la piccola frequenti più altri ragazzini della sua età (anche se è ovvio che sarebbe meglio per lei fare esperienza con quelli della sua età che con lui, eh. Ma lui non se ne cura).
Lolita, allora, lo seduce. Cioè, "seduzione" è una parola grossa per qualcuno che è già perdutamente innamorato di lei e che progettava di stenderla col sonnifero per... ehm... godere della vista del suo bellissimo corpo senza che... senza che lei se ne accorgesse...
... Ed è... un piano... ugh...
Scusate, abbiamo vomitato un po' nelle nostre stesse bocche. Ugh.
Comunque, ritorniamo alla cosa della seduzione: Lolita, che ora si crede una grande esperta, cerca di insegnare come si fa l'amore a HH. Ok. Questo è un paradosso grande come una casa, ma che diciamo, dieci case.
In tutto questo, anche se realizza il suo sogno di sempre, Humbert Humbert non sembra manco troppo contento perché non è il primo amante di Lolita. Placati, schifoso. Placati. Stai facendo le tue schifezze? E almeno sii contento di farle, mentre noi vomitiamo nel più vicino vaso cinese.
Speriamo almeno che ti piacciano, i vasi cinesi. Ma a te non piace niente, giusto?
Comunque, HH decide anche di non dire subito alla povera bimba (la povera bimba che ha sedotto un adulto. Lo sappiamo che non è colpa sua, che lei era innocente, o quasi, e tutto, ma Maddonina dei cieli, tutto questo è folle!) che sua madre è morta e lo strano duo girovaga per l'America come due polli senza testa, comprando robe a caso che ci vengono anche elencate, fra cui bigiotteria, fumetti, vestiti.
Dopo aver finalmente ammesso la morte della madre, Humbert propone a Lolita di accettarlo come suo patrigno e affidatario, tutto contento di aggiungere l'incesto alla sua lunga lista di problemi.
Humbert comincia pure a pagarla (principalmente con altri fumetti, caramelle, fermacapelli, anellini e fondamentalmente tutte le cose che una bambina possa desiderare) per ottenerne i favori sessuali e al fine di impedirle di denunciarlo alla polizia, la spaventa dicendole che se arrestano lui finirà in prigione anche lei.
Inizia così la felice seconda vita di Himbert Humbert, il pedofilo che va a spasso per l'America con la sua figliastra.
Ma questa vita non può durare per sempre, no? Lolita dovrà andare a scuola. Conoscere altri bimbi. Fermarsi a parlare con altri adulti che potrebbero sospettare il semi-incestuoso e molto pedofiliaco rapporto con il suo papà. Volere qualcosa di più per sé stessa. Ci sono migliaia di cose che possono andar storte (o dritte, dipende dall'interpretazione...).
Ma questo lo scoprirete solo se avrete il fegato (e lo stomaco, tanto tanto stomaco) di leggere questo libro.

2. La copertina:
La copertine di Lolita sono state molteplici. Infinite. C'è stato persino più di un poster cinematografico, visto che questo scandaloso romanzo è diventato un film di Stanley Kubrick!
Visto che noi l'abbiamo sentito sottoforma di audiolibro, questa volta non possiamo mostrarvi la copertina della nostra edizione, ma possiamo commentare insieme alcune delle più importanti:

Ciao, ciono una copettina vedde.
La prima che vi proponiamo è ovviamente quella della prima edizione, pubblicata in Francia nel 1955. È... verde. Verde/grigia, per essere un pochino più precisi. Crediamo che la sfumatura di verde che ci vada più vicina sia l'olivina (#9AB973), ma forse un po' più scura.
È una copertina che non dice nulla. Non fa trapelare neanche lontanamente le sordide gioie che trarrete dalla lettura, i brividi di disgusto o di sublime estasi della prosa in esso contenuta. È proprio come Humbert Humbert: apparentemente semplice e raffinata, verdognola (come il disgusto che il protagonista prova per tutti) dentro nasconde un mostro. 9 su 10.


Bambina o... casalinga disperata in vacanza?
Questa seconda copertina invece parla. Parla tanto. E ci trae in inganno: vediamo una giovane donna, con un paio di occhiali da sole a cuore e un lecca lecca, due grandi occhi azzurri, il colore di sabbie estive, la luce di una vacanza al mare... sembra sbarazzino, questo romanzo, con quel titolo tutto allegro, "Lolita". Non si capisce minimamente che A) è letteratura colta e B) la donna in copertina dovrebbe avere dodici anni. Voto? 2 su 10.


Quest'altra copertina ci mostra, finalmente, una bambina. Con tanto di mela rossa, a simboleggiare il frutto proibito, un po' come in Twilight. Peccato che questa sia una bimba chiara, bionda, dall'espressione ingenua e pura mentre quasi bacia il frutto: Lolita non è una biondina pallidona (che anche questa bambina sia uscita da Twilight?), ma una ragazzetta forte, vivace, abbronzata (e fidatevi, si parla un sacco della sua abbronzatura). Per il resto, la copertina che sembra costruita alla bell'e meglio, in realtà meticolosamente studiata, è davvero bella. Voto? 6 su 10.

Lolita super saiyan di terzo livello.
E c'è anche una copertina tutta italiana! Con una... Lolita... tutta pasticciata, gialla di pelle, gialla di capelli, e quei capelli sono un sacco, una specie di nido, e le pennellate sono confuse, ed è tutto un po'... troppo. E non si capisce, ancora una volta, che questa dovrebbe essere una bambina. E Lolita non è fatta così. Voto? 2 su 10 pure a questa.


Hey! Chi è che sta sbirciando le gambe a una ragazzina?!
Le sue gambe, forti e abbronzate, ma ancora troppo piccine, con i piedi infilati nelle scarpe di una donna adulta, che non riescono a riempire... ecco, questa è Lolita. Splendida copertina, misteriosa e raffinata. I polacchi sanno come fare le copertine, a quanto pare, o semplicemente hanno fatto bene questa. Voto? 9 e mezzo su 10.

E poi ci stanno troppe copertine in giro, non abbiamo la forza di cercarle e recensirle una per una. Vi bastino queste, oggi siamo pigri.

3. Cosa ci è piaciuto:

"Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.
Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita.

Una sua simile l’aveva preceduta? Ah sì, certo che sì! E in verità non ci sarebbe stata forse nessuna Lolita se un’estate, in un principato sul mare, io non avessi amato una certa iniziale fanciulla. Oh, quando? Tanti anni prima della nascita di Lolita quanti erano quelli che avevo io quell’estate.
Potete sempre contare su un assassino per una prosa ornata. Signori della giuria, il reperto numero uno è ciò che invidiarono i serafini, i male informati, ingenui serafini dalle nobili ali. Guardate questo intrico di spine."

L'incipit ci ha catturati come pesci all'amo, mostrandoci fin da subito che razza di prosa questo libro aveva da offrirci.
Humbert Humbert è affabile, poetico, un grande oratore, così grande in effetti che non ci si accorge fin da subito di che tipo di disgustoso uomo sia. I primi capitoli sono così belli, nella narrazione, da essere capaci di far vergognare un pochino il lettore. E non è grande letteratura questa, quella capace di suscitare in un essere umano sentimenti del tutto scorrelati dal suo stesso essere? Una letteratura capace di far venire fame, sete, di far sentire il profumo di cose deliziose, e di cose proibite?
L'incipit è bello, ma dopo il libro diventa più bello, soprattutto nella prima parte (della seconda nel parliamo poi).
Le descrizioni sono favolose, basta chiudere gli occhi per sentire l'odore del mare, per sentire la luce del sole sul volto, per immaginare al tatto la pelle della giovane Annabel, il primo acerbo amore di HH.
E se pensate che è un librone serio serio pieno di cose auliche e fiorite... oh, vi sbagliate! Perché in realtà vi sbellicherete dalle risate. Humbert è ironico e autoironico in una maniera deliziosa, surreale.
Ci sovviene quel momento in cui Lolita si perde per un istante, e lui inizia a vedere Lolite multiple dappertutto: Lolite che si arrampicano, Lolite che urlano, Lolite che corrono. Ma sono invece solo altre bambine. Forse.
Ecco, buttare in mezzo ad una prosa tanto sublime momenti come questo è assolutamente inaspettato ed esilarante... perciò non vi spoileriamo altro, nel caso vogliate leggervelo, perché una delle cose più belle di questo libro, se non la più bella, è proprio il suo umorismo.
Oh, un'altra cosa che ci è piaciuta? Nonostante lo scabroso tema trattato, gli scandali che si susseguono, Vladimir Nabokov ha preso due decisioni che rendono il suo libro assai diverso dagli altri di simile genere: A) non descrive mai gli atti rivoltanti e B) non usa mai parolacce.
È fantastico che non usi mai parolacce. Fantastico. Non sappiamo se lo sapete, ma non siamo dei grandissimi fan del turpiloquio: crediamo che se qualcuno vuole offendere o scandalizzare qualcun altro, ci siano modi molto intelligenti per farlo. E, sapete, siamo invece dei grandi fan dell'intelligenza.
Insomma, ci è piaciuta la scrittura di Vladimir Nabokov, il suo stile. Se anche gli altri autori russo-americani sono così bravi, gli chiederemo di unirsi ai Cactus di Fuoco.

"Penso agli uri e agli angeli, al segreto dei pigmenti duraturi, ai sonetti profetici, al rifugio dell’arte. E questa è la sola immortalità che tu e io possiamo condividere, mia Lolita.”

4. Cosa non ci è piaciuto:
Se la scrittura di questo libro ci è chiaramente piaciuta, il problema è ben altro: non ci ha particolarmente catturati la trama. E no, non perché il protagonista è un pedofilo, ci mancherebbe! Siamo di veduti ampissime in letteratura e amiamo leggere le storie dei criminali, dei più folli, pazzi, razzisti, genocidi. Scriviamo, di quando in quando, storie di criminali orribili anche noi.
No, non è il protagonista il problema (anche se un po' ne è parte, ma ora vedremo il perché): il problema è la noia.
Humbert Humbert, aldilà dei suoi voli pindarici, delle sue descrizioni poetiche e delle battute, è NOIOSO. E noiosa è la sua storia.
Nei primi capitoli ci cattura con il mistero: ha ucciso qualcuno, si è innamorato di una bambina, come sono collegate le due cose? Chi è la vittima che lo ha portato in carcere? Come può un tanto mite (sì, HH è terribilmente mite, timido persino) caprone aver perpetrato un crimine tanto efferato?
E si va avanti, capitolo dopo capitolo, sperando di capire come sia successo.
Ma poiché l'omicidio si rivela praticamente solo nell'ultimo capitolo, nel frattempo l'attenzione va scemando e non bastano le battute che punteggiano qui e lì la narrazione per giustificare i lunghi momenti di vuoto. Una scena dopo l'altra, ci si ritrova a seguirle Lolita e HH in un viaggio in cui non succede nulla (o quasi) di interessante, ma in cui ci vengono descritti per filo e per segno tutti i vestiti di Lolita, tutti i movimenti di Lolita, tutti i cambiamenti nell'umore o nello stato di salute di Lolita. Nei primi capitoli una tale morbosa attenzione verso una ragazzina può sembrare anche trasgressiva, ma quando andate avanti (e scommettiamo che voi non siete così interessati a tutti i più piccoli dettagli di una lamentosa ragazzina immaginaria) diventa noioso, noioso, noioso e superfluo.
Da un certo punto in poi, la trama diventa persino prevedibile ed è a quel punto che la trazione del "voglio risolvere il mistero!" si annulla completamente, facendovi sprofondare un pochino di più nelle sabbie mobili di una noia gelida.
Gli itinerari di viaggio? Inconcludenti. Molte scene sono ripetute, viaggi su viaggi, dialoghi su dialoghi.
E poi, parliamoci chiaro: la storia di un pedofilo che intrattiene una relazione proibita con la sua figliastra non ci ha mai interessato fin dal principio. Cioè, noi non leggiamo neanche i romanzi rosa normali, perché dovrebbe piacerci questo che ha un pizzico(ne) di perversione extra? Forse, semplicemente, non è la trama per noi... ma ormai lo sapete, no? Queste recensioni sono composte al 99% da pareri strettamente personali.
E a noi questa roba non piace, è pura nooooia con qualche brividino di schifo all'inizio.
Un altro problema, forse di natura morale, forse semplicemente una pecca dello scritture, è l'incapacità di provare pietà per la bambina protagonista, Lolita. Il ribrezzo che si prova durante la lettura non è perché si ha pena per la povera piccola, quanto perché non ci si vuole immedesimare nel protagonista ed è fin troppo facile perché è scritto, ricordiamolo, terribilmente bene. Humbert Humbert è vivo, con il suo impressionante mucchio di difetti e i suoi pochi pregi, con la sua fissa per la lingua francese, con il suo disgusto per le cose "da poveri", mentre Lolita è... Lolita è... un pezzo di scenografia.
No, anche questo non è corretto, non è preciso. Lolita non è un pezzo di scenografia, Lolita è solo, un pochino, implausibile. O forse anche questo non è corretto, perché sappiamo che l'animo umano è imprevedibile e che nulla è davvero impossibile. Forse il vero problema è che la scrittura non si concentra affatto sulle sue reazioni, su quello che davvero vuole lei, perciò è difficile provare pietà per la sua infanzia perduta, strappata via da quel mostro geloso che la vuole tutta per sé.
Se l'obiettivo dello scrittore era quello di disgustare il lettore, avrebbe potuto premere un pochino sul pedale della pietà. Ma anche se non avesse voluto disgustarlo. Alla fine si finisce per provare più pietà per l'assassino e pedofilo HH che non per Lolita e forse è proprio questo che fa sentire il lettore così... sporco.
Insomma, empatia per la vittima completamente assente. Ci pare una cosa un pochino grave, quando la vittima è una bimba.

Voto complessivo: 62 su 100. Hai superato il test, vecchio libraccio! Hai una sufficienza, nonostante tutto.

A chi lo consigliamo: non è un libro che si consiglia proprio a tutti, eh. Alcune persone sono particolarmente sensibili rispetto al tema della pedofilia e ne sono disgustate, altre ancora potrebbero in generale trovare questa narrazione noiosa e, come dicono gli inglesi, pointless. Questo libro è un tripudio di giochi di parole, un fiorire di digressioni narrative e psicologiche, un bellissimo esperimento, e come tale può essere apprezzato solo da chi ama davvero tanto la letteratura intesa come arte di dipingere con le parole.
Non consigliamo a nessuno di regalare questo libro ad un amico/amica (vi guarderebbero con occhi a palla da golf, chiedendosi "ma che diamine? Perché a me?"), ma se volete leggerlo voi stessi ci sentiamo di incoraggiare quest'avventura, perché lo stile di Vladimir Nabokov è senza dubbio un'esperienza da provare.


Dove potete trovare il libro:
Non compratelo, non ne vale la pena, perché lo troverete facilmente gratis in qualunque biblioteca. L'autore è morto da un po' e non crediamo che ci sia alcuna legge che vi vieti di condividere il file di Lolita con i vostri amici. Noi l'abbiamo ascoltato, in maniera perfettamente legale, su rai play radio (lo potete fare anche voi qui!), narrato dalla fantasticosa e mozzafiatante voce di Ennio Fantastichini.


Che cosa ne pensate del libro? Siete d'accordo con noi su tutto, siamo stati troppo cattivi (perché un po' cattivi lo siamo sempre, è normale nelle recensioni spinose) o siamo stati troppo indulgenti? Fateci sapere, e alla prossima recensione!

P.S.: Suggeriteci libri da recensire! (Meglio se sono gratis, che siamo senza soldi. Ma accettiamo di tutto). Nota: un sacco di gente si limita a dirci il titolo del libro da recensire, o addirittura a scrivere un sacco di titoli in fila, e non abbiamo davvero il tempo di andare a controllare una ad una tutte le trame per decidere se ci interessano o no, perciò per favore potete scrivere un piccolo abbozzo di cosa parla il libro? Così possiamo decidere se controllare la trama ed eventualmente leggerlo.
Per fare un esempio: "Hey, Cactus! Vi consiglio La Magia del Lupo di Michelle Paver perché è un fantasy diverso dal solito, ambientato nella preistoria, ed è molto avventuroso!" oppure "Ciao, vi consiglio Nina, La Bambina della Sesta Luna, perché è un libro per bambini davvero brutto e mi piacerebbe leggere una recensione scritta da voi per spanciarmi dalle risate".
Vi aspettiamo ;)

Nessun commento:

Posta un commento