giovedì 27 maggio 2021

[Racconto] Tu non sei mica normale!

 "Tu non sei mica normale!"

Un racconto per tutti. Perché non sta a noi decidere chi deve leggere cosa. (Anche se c'è una parolaccia nel testo. E vabbé, vi abbiamo avvertiti 👅).


C'era una volta un politico iperconservatore, con i baffi e i capelli corti, che borbottava sempre. Da quando si alzava al mattino a quando si coricava la sera, dal primo sorso di caffé fino al momento in cui si infilava il pigiama, la sua vita era tutto uno sbuffo, un lamento.
«Questo non è normale» Diceva «Quello non è normale... e anche quello lì, quello, non è mica normale, eh».
Ma un giorno, ad un suo comizio elettorale, si presentò una bambina. Era una bimba che lui avrebbe definito “normalissima”, con un paio di trecce bionde, una salopette di jeans e le toppe sulle ginocchia a forma di fiori.
«Signor politico» Gli disse lei «Ma lo sa che le persone normali non esistono?»
«Ma che cosa dici, sciocca bimba? Che ne sai delle cose del mondo? Sei ancora troppo piccola»
«Piccolina ancora lo sono, ma anche io so bene che le persone normali non esistono, che tutti quanti, ma proprio tutti, hanno almeno una cosa strana...»
«Che sciocchezza, sciocca bimba! Ora torna da tua madre!»
«Ma io una madre non ce l'ho»
«Questa cosa non è normale» borbottò il politico, ma fu soddisfatto di vedere che la bimba con le trecce bionde se n'era comunque andata via.
Quando ebbe finito il suo comizio, il politico scese dal palco e si avviò verso casa. Mentre guidava la sua macchina nuova e ben pulita, vide per strada tre cose strane: un vecchietto dalla pelle nera che viaggiava sul dorso di un asinello bianco, una ragazza che viaggiava da sola con un grosso zaino pieno di toppe sulle spalle (noi sappiamo che non è una cosa così strana, ma a lui sembrava davvero bizzarra) e un ragazzo che portava in spalla un bulldog inglese (che però lui non sapeva cosa fosse, perciò lo catalogò come un maiale-cane).
Normalmente non ci avrebbe mai fatto caso, ma quel giorno era successo qualcosa, qualcosa che...
«Non è normale» Disse il politico brontolone.
Quel pomeriggio, il politico brontolone scese giù dalla sua casa in centro città, con le mura dipinte di bianco e il portoncino metallico, per andare a fare la spesa. Gli sembrava di aver visto anche troppa stranezza quel giorno e aveva deciso di combatterla e di dimostrare anche alla bambina con le trecce che si sbagliava: la normalità esisteva e lui l'avrebbe trovata! La normalità era ovunque, no? Altrimenti non sarebbe stata normale.
Cammina cammina, per strada incontrò una ragazza con una cresta da punk blu alta mezzo metro, un collare di borchie e un giubbotto di pelle nera, che camminava insieme ad una sua amica bionda che indossava un leggero e lungo vestito a fiori di lino. Il politico brontolone subito si rivolse alla giovane bionda, additando la sua amica.
«Ma ti sembra normale?» Le chiese, in tono saccente
«E come vuoi che sia, scusa?» rispose la biondina, aggrottando le sopracciglia
«Mah, non è che ce ne siano tante, di ragazze vestite così...»
«Veramente stiamo andando al concerto dei Sakki di Borkie, sono io la strana lì» la biondina si indicò il vestito stampato a fiori e fece una risatina «Una buona giornata, signore».
E le due se ne andarono, continuando a ridere fra loro e canticchiando pure uno dei testi dei Sakki di Borkie, che faceva così:

“Bello strabello il diverso su un palco
Ancora più bello in un vicolo scuro
Oh mamma mamma, occhi di falco,
chi ci giudica sbatterà contro un muro”.

Il politico brontolone brontolò un poco, ovviamente, e si sentì pure preso in giro, ma continuò la sua strada verso il supermercato.
Quando entrò, vide altri ragazzi punk che facevano la spesa, comprando dai cartoni di latte alle bottiglie di birra. Il politico brontolone fece scorrere lo sguardo su tutti, alla ricerca di qualcuno normale a cui confidare la sua paura che i ragazzi punk stessero per distruggere tutto, rovesciare a terra la candeggina e accecare il cassiere. Vide allora un'innocua nonnina con un fazzoletto in testa e le si avvicinò.
«Questi vandali!» Le sussurrò con veemenza «Ai nostri tempi non c'erano mica tutti questi qui, non è vero, signora? Dovrebbero cacciarli tutti a pedate, se ne vanno in giro tutti ricoperti di borchie negli stessi posti in cui ci sono cittadini per bene come me e lei...».
La vecchietta lo guardò con astio.
«Signore, non so quanto è vecchio lei» Rispose «Ma ai miei tempi ci stavano i gabber e gli hardcore warrior, e quelli lì se li mangiavano a colazione questi poveri bambini punk di nuova generazione»
«Come, scusi?»
«Mi ha sentito bene! Ai tempi miei pogavamo violento, non compravamo latte e sardine in scatola e qualche birretta, facevamo un fracasso infernale. Questi qui son bravi ragazzi, signore, e non se ne vanno in giro a giudicare gli altri come fa lei» e detto questo, la vecchietta schiacciò un piede del politico brontolone, gli fece una pernacchia e si allontanò.
Allora il politico andò dal cassiere.
«Se ha paura che la derubino» Gli disse, indicando discretamente con la testa i ragazzi punk «Posso chiamare la polizia per lei. Vuole?».
Il cassiere lo guardò perplesso.
«Mio nipote e i suoi amici dovrebbero derubarmi?» Chiese, grattandosi il collo «E perché mai? E poi non hanno tempo, si stanno preparando per il concerto dei Sakki di Borkie»
«Ah, è suo nipote?»
«Sì»
«E le sembra normale lasciare che si vesta così? Con quei capelli, poi?»
«E come dovrebbe essere?».
Borbottando terribili cose sul declino della civiltà occidentale, il politico brontolone andò alla ricerca della pasta, rigorosamente di una nota marca italiana, quando vide un ragazzo e una ragazza, con lunghi capelli raccolti in piccole crocchie alte, che leggevano i valori nutrizionali su una scatola di tofu.
Allora il politico si avvicinò a un omone peloso, con una barba rigogliosa e un cappellino in testa, che stava mettendo nel carrello pacchi di quella pasta di una nota marca italiana che piaceva tanto a lui, e gli disse: «Guarda un po' laggiù quei due hippy vegani... che ne sarà della nostra cultura? Quelli lì mangiano il tofu e tutte quelle altre schifezze fatte solo di vegetali, le sembra normale?»
«E come volete che sia? Che poi, io sono pure vegano» rispose l'omone, un po' perplesso «Guardi che la pasta è fatta con il grano, mica col maiale, eh. Non c'è niente di male!»
«Ah» disse il politico brontolone, ma siccome aveva paura dell'omone non replicò e andò a disturbare i due ragazzi con i capelli lunghi «Vi sembra normale?» disse loro, con le mani sui fianchi
«Sì» rispose la ragazza «Il suo completo ci sembra normale. Forse un poco sgualcito, ma non si nota tanto, se uno non ci fa caso...»
«Ma no!» esclamò il politico, diventando tutto rosso «Intendevo voi!».
Il ragazzo e la ragazza si guardarono.
«Noi cosa?» Domandò il ragazzo, grattandosi il collo
«Voi vegani! Non siete fieri italiani? Non vi piace la dieta mediterranea?»
«Ma noi non siamo vegani, signore. E ci piace sperimentare con cibi di altre culture, non c'è niente di male!»
«Non siete vegani?»
«No»
«E allora perché comprate quella robaccia di soia?»
«Perché è buona. E perché la mia ragazza è celiaca, non digerisce il glutine, e questo è un alimento che lei può mangiare. Ma signore, perché lei non si fa i fatti suoi?».
Tutto rosso, il politico brontolone riempì il proprio carrello con dieci scatole di penne lisce e andò a pagare, mentre si lamentava di come la dieta mediterranea sarebbe presto scomparsa in favore di quella cinese. Uscì con la sua busta della spesa, incespicò sul marciapiede e per poco non cadde, ma due mani robuste lo sorressero.
«Grazie, buon uomo!» Esclamò, alzando lo sguardo e sentendosi tutto invadere da un calore di gioia: il suo salvatore era un giovane alto e robusto, con i capelli tagliati corti, ben sbarbato e vestito con una semplice camicia azzurra
«Dovere» rispose il ragazzo, con un gran sorriso
«Finalmente qualcuno sensato! Un giovanottone bello e sano e normale! L'hai visto, che siamo tutti circondati di quelli lì? Quelli con le creste e con le borchie? La pensano forse una cosa bella?»
«Ah, io non giudico» disse il ragazzo, ma dagli occhi si capiva che un po', invece, giudicava
«Oh, tranquillo» gli sussurrò il politico, con aria di complicità «Qui non siamo mica in quegli ambientacci “politically correct” del cavolo, qui siamo solo noi, finalmente uomini normali, e sai che c'è? È bello vederne uno come te»
«Grazie, signore. Ma davvero, anche se il punk non è il mio genere, e non mi piacciono tanto le cose appariscenti, io preferirei non giudicare»
«E chi giudica? La gente è libera di far quello che vuole, anche cose contronatura, ma non mi si venga a dire che queste cose sono normali, eh».
D'un tratto arrivò un altro giovane, vestito di nero e con i capelli tirati su con il gel, che reggeva in mano una busta piena di confezioni di latte scremato.
«Amo', ho preso tutto, mi accompagni al concerto?» Domandò, afferrando la mano del giovanottone che aveva salvato dalla caduta il politico brontolone.
Quest'ultimo divenne immediatamente rosso come un peperone, non tanto per la vergogna quanto per la rabbia.
«Ma... ma...» Balbettò
«Eh sì, il mio ragazzo ha un pessimo senso estetico» disse il giovanottone, alzando gli occhi al cielo «Insiste ancora con questa storia del punk»
«Amo'» sospirò il ragazzo con il gel «Mi hai fatto rinunciare alla cresta rossa, al piercing al naso e a farmi tatuare un bidone della spazzatura, più di così proprio non posso fare»
«Ma lo sai che anche se hai gusti scemi ti amo lo stesso, dài»
«E vabbò. Tipo che vestirsi come un'impiegato alla tua età fosse normale...»
«Ma è normale!» sbottò il politico brontolone.
I due ragazzi lo guardarono come se fosse matto.

«Una buona giornata» Disse il giovanottone, un po' perplesso, poi aprì lo sportello dell'auto per il suo ragazzo e lo fece accomodare sul sedile.
«Ma per voi è normale?» Gridò il politico brontolone
«E come vuoi che sia?» Rispose il ragazzone, perplesso «L'amore fa così: sorvola sui difetti e a volte li apprezza pure. Non possiamo mica essere tutti uguali!».
La macchina si allontanò, alla volta del concerto dei Sakki di Borkie.
Sempre più affannato, il politico brontolone si avviò verso casa. In un cortiletto di fronte ad una casa c'era una bimba che giocava con un bel nastro colorato. Oh, ecco finalmente una cosa normale! Il politico brontolone la salutò.
«Buongiorno piccolina!»
«Gio'giorno» Rispose la bimba «Ti pace il mio eppente?».
Il nastro colorato in realtà era un serpente sottile sottile, con il corpo tutto a bande nere, bianche e rosse.
«Ma ti sembra normale?» Sbottò il politico
«No, mi emba bellittimittimo» rispose entusiasta la bimba.
Sulle scale, dietro di lei, stava seduto il papà, che sorrideva pure lui.
«Ma le sembra normale?» Urlò il politico, sempre più stridulo, rivolto al padre della piccina
«E come vuole che sia? Anche una bimba può imparare a maneggiare gli animali, se le si insegna come farlo con tanta cura e amore. E poi è sotto la mia supervisione, al povero serpente non accadrà niente!»
«Ma quale povero serpente e povero serpente! Questi animali non sono adatti alle ragazzine!»
«Le assicuro che è una creaturina innocua: il suo morso è molto debole, di certo molto meno forte di quello di un gatto, e non graffia e non porta malattie. La bambina lo sta solo osservando e gli sta facendo prendere il sole, poi gli daremo da mangiare»

«I topo'ini!» esclamò la bambina, felicissima «Bollicina maggia i topo'ini».
Il politico brontolone, ormai paonazzo, si allontanò dicendo a sé stesso che presto le donne avrebbero fatto cose terribili, come allevare lucertole e serpenti o giocare a calcio, sì, proprio come gli uomini, e che la civiltà occidentale stava per finire.
Era quasi arrivato a casa quando vide una ragazza con un borsone sportivo che camminava lungo la strada. Era bassina, fisico normale, capelli lunghi raccolti in una coda, e un filo di sudore sulla pelle.
«Bella partita di pallavolo, signorina?» Le domandò il politico brontolone, affamato di normalità
«Eh?» la ragazza sollevò un sopracciglio
«No, dico, è stata una bella partita?»
«Non gioco a pallavolo»
«Tennis?»
«No»
«Ah, certo! Fai balletto classico, giusto? Sei la figlia di Rosario, quella che va in palestra sempre, no?»
«La figlia di Rosario sono io, però non faccio balletto classico: faccio pugilato»
«E... e ti sembra... ti sembra normale per una ragazza?»
«Siamo in dodici a farlo solo nella mia palestra, faccia un po' lei»
«Ma non hai paura che ti rovinino quel bel visino d'angelo?»
«Tu non ce n'hai di sicuro, a dire 'ste cose ad una pugilessa per strada. Statti accorto, che se dici queste cose al pugile sbagliato quello ti spacca la faccia. Vallo a dire a Tyson, và».
E la ragazza superò il politico brontolone, lasciandolo tutto rosso e balbettante, a sproloquiare di come la femminilità del mondo occidentale stesse scomparendo.
Finalmente arrivò di fronte al portone di casa propria, e mentre cercava le chiavi in tasca, vide il buon vecchio vicino Marco, una persona per bene, ingegnere, senza tanti tarli per la testa, che se ne stava affacciato al balcone... eccolo! Eccola la prova che la normalità esisteva!
«Ciao, Marco!»
«Salve» Rispose educatamente il vicino
«Tutto bene?»
«Sì, tutto bene»
«Guarda, invece io ho avuto una giornata che non ti dico... il quartiere è tutto pieno di gente strana, fricchettoni in ogni dove, persino la figlia di Rosario, non ti dico, non ti dico... vabbé, ma almeno sono riuscito a comprare quello che mi serviva al supermercato!»
«Ah, che bello! E lo mangi stasera?»
«Sì»
«Che hai comprato?».
Tutto fiero, il politico brontolone estrasse una confezione dal sacchetto e la sollevò come se fosse il Sacro Graal.
«Penne lisce!» Disse.
Il vicino Marco aggrottò le sopracciglia, poi si imbronciò.
«Quelle lì le lasciano sugli scaffali pure quando ci sono le pandemie. Fanno schifo pure a mio figlio di tre anni... tu non sei mica normale, compa'» Disse, poi rientrò.


E in quel momento il politico brontolone si rese conto. Si rese conto di quanti sorrisi avesse visto quel giorno, mentre lui aveva passato il tempo a brontolare. Si rese conto di come la faccia amichevole, persino bella, del vicino Marco fosse diventata brutta di colpo quando lo aveva schernito.
Non aveva incontrato una sola persona normale, ma erano tutti felici quando facevano cose strane, quando tenevano serpenti o la mano del proprio ragazzo, quando canticchiavano canzoni punk, quando compravano il tofu. Solo lui, solo lui era arrabbiato e triste e ferito.
Sorrise. Entrò dentro e si cucinò un piatto di pasta, penne lisce con i gamberi (che gli vennero tutti gommosi, ma a lui piacevano così), e mentre lo mangiava si disse che era proprio buono.
Tutto nella norma, quindi: le cose normali non erano mai esistite. Le cose buone, invece, quelle sì. 




«Marcooo! Oh Marcoooo, che sei in ritardo? Ti stai a perdere l'assolo di Gianni Fagiolo! Ecco. Te lo sei perso»
«Sono arrivato più in fretta che ho potuto. Sai che rompimento se il mio vicino, quello politico, mi vedeva uscire conciato così per venire al concerto dei Sakki di Borkie? Lo sai che è un conservatore, che pensa che siamo tutti drogati, figurati se non mi farebbe la guerra per mesi interi»
«Oh, quello lì non è normale, oh»
«Non è normale sì, non ci sta più con la testa. Sai che cosa ha portato a casa? Un sacco pieno pieno di scatole di penne lisce»
«Caspita, non è normale».
Sul palco, il chitarrista Gianni Fagiolo, con in mano la sua sparaflesciante Stratocaster fluorescente e urlante, gridò in quel momento, dando manforte al frontman Enrico Piattoloni:

«Cose che dico, cose che faccio
Tu non sei il mio capo, riccetto
Tu non mi dici la pasta che mangio
Come me pure tu non sei perfetto.
E vaffanculo».


Il pubblico esplose in un'ovazione selvaggia in risposta alla voce stridula di Gianni Fagiolo.
«Sai» Disse Marco «Forse le penne lisce non fanno così schifo...»
«Scherzi?» gli domandò il suo amico «Fanno schifo davvero»
«Hai ragione. Fanno schifo».



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