domenica 20 agosto 2017

Draconico - Sodor do draco (lingua)


Il Draconico (nome nativo Sodor do draco, “Il parlato del drago”) è una lingua neodraconica parlata principalmente dai draghi occidentali (Verusdraco sapiens) ed è la lingua ufficiale del regno di Horn Blu, ma è utilizzata anche in tutta Europa e in parte dell'America.
È conosciuta per caratteristiche quali la semplicità relativa, rispetto alle vecchie lingue draconiche o alla lingua dei draghi orientali, nonché per il suo accento tipico e inconfondibile che ha ispirato lingue fantasy e fantascientifiche.





Storia
Il draconico è una delle lingue che si è maggiormente modificata nel tempo, divenendo estremamente diversa e molto più semplice rispetto alla lingua dalla quale si è originata, il draconico antico (nome nativo Draconi Roach Ror). Gli studiosi sono in disaccordo riguardo alle tappe dell'evoluzione del linguaggio, ma il filone di ricerca più seguito, quello di Heslant il Blu, suddivide l'evoluzione diacronica in sette principali fasi:
  1. Draconico Antico
  2. Draconico Nero (opera di riferimento: Il Mito dei Dragonixius, Tihodohor dok Draconi Graxius)
  3. Draconico Grigio (opera di riferimento: L'avidità di Fafnir, Du Frænir dok frenok lorsk dir Draconi Fàfner)
  4. Medio Draconico (opera di riferimento: La Farfalla, Du Sruslin)
  5. Medio Draconico Umanese
  6. Draconico Nuovo (opera di riferimento: La cacciata delle chimere, Du carcar dok Kimerak)
  7. Draconico Moderno (opera di riferimento: Io sono il Drago, Aur Draco)

Dialetti
Una forma di Draconico Antico sopravvive ancora, parlata dai draghi delle montagne del nord come dialetto. Esistono oltre venti dialetti riconosciuti ufficialmente, ma i più diffusi sono il Minidraconico (Pilisodor do draco) parlato dai draghi delle coste, il Draconico verde (Frusodor do draco) che è l'idioma dei draghi delle foreste e il Dragonese (Sodor draconi) che viene utilizzato nelle regioni interne di Horn Blu Island e dagli esseri umani, avendo suoni semplificati e più squillanti. Il Minidraconico, a dispetto del nome grazioso, è il dialetto dai suoni più profondi e grezzi, raramente parlato dalla nobiltà, e che molto somiglia all'antico Draconico Grigio, con proposizioni lunghissime, articolate e frequenti ruggiti bassi detti “rombi”.


La pronuncia
I draghi possiedono organi di suono diversi da quelli umani e in generale più complessi, potendo così abilmente pronunciare quasi tutte le lettere umane (eccezione fa la lettera F, pronunciabile ma con sforzo e comunque più sibilante) e una gran varietà di suoni gutturali e di ruggiti. Il Draconico moderno è ovviamente adattato per poter essere pronunciato, seppur con grande impegno, anche dagli esseri umani, ma mantiene suoni profondi e gutturali che ricordano ringhi e ruggiti, nonché notevoli suoni aspirati. La R è sempre rollata e un po' più lunga rispetto a quella delle lingue neolatine, abbastanza sonora e talvolta, quando è doppia, ricordante un ruggito, mentre la H è profondamente aspirata tranne se posta dopo la S e nella parola “chup”. Non ci sono dittonghi.


Ecco alcuni suoni tipici del Draconico:
Ach: La c è molto breve e la h profondamente aspirata. Il suono nel suo complesso somiglia vagamente ad un incrocio fra un colpo di tosse e uno starnuto.
Draco: La c è dura, la o sorda.
Erm: La E è sonora, la r rollata, la m va pronunciata con labbra ben chiuse e allungata.
Shush: La h non è aspirata e l'intera parola si pronuncia come se l'SH avesse il suono della SC nella parola italiana “sci” oppure come nell'SH in quella inglese “she”
Slack: La ck è durissima, un suono forte e aspro.
Roondrootar: Quando la O è doppia, la lettere intorno vanno pronunciate con rapidità e sonorità. Di solito somigliano a ruggiti.
Chupaur: La c è dolce, ma decisa, mentre l'h è muta. La pronuncia somiglia a quella spagnola.


La grammatica

Esistono due versioni scritte della lingua draconica: una estesa, con l'alfabeto completo dei draghi, e una semplificata che utilizza l'alfabeto latino. In questo trattato parleremo della seconda, e più breve, versione.
Nella lingua draconica la frase è composta da soggetto, la persona o la cosa di cui si parla, e predicato, che può esprimere l'azione, lo stato, l'esistenza o la qualità del soggetto. In lingua italiana il predicato è formato da un verbo attivo, passivo, o riflessivo (es. Il cane abbaia) oppure è un predicato nominale, in cui un verbo supporta un aggettivo (es. Ermes è bello), ma molto spesso in lingua draconica il predicato non contiene un verbo, come vedremo più avanti, essendo quest'ultimo sottinteso.


Pronomi (personali e possessivi)

Personali
Aur (Io)
Sasaur (Tu, letteralmente “altro io”)
Tukaur/Tukaurus/Tukaurar (Tukaur è esso, letteralmente “quell'io” di genere neutro, si usa quando la persona di cui si sta parlando è presente e indicabile. In assenza della persona, si cambia con Tukaurus per il genere maschile e Tukaurar per il genere femminile).
Chupaur (noi)
Chupsaur (voi)
Chuptukaur/chuptukaurus/chuptukaurar (Essi/Loro/Elle)


Possessivi
In draconico non esistono veri pronomi possessivi e per ottenere lo stesso risultato basta aggiungere “do” di fronte ai pronomi personali in questo modo:
Do aur (mio)
Do sasaur (tuo)
Do tukaur/do tukaurus/do tukaurar (di esso, di egli, di ella)
Do chupaur (nostro)
Do chupsaur (vostro)
Do chuptukaur/ do chuptukaurus/ do chuptukaurar (loro)


Singolare, plurale, maschile e femminile
I draghi hanno un concetto di unità molto forte, che si esprime con “Tum”. Tum significa uno ed è così importante che viene utilizzato anche quando gli oggetti sono in numero maggiore di una singola unità, facendolo precedere da un numero che indica il numero di singole unità. Esempio:
Io ho una pecora: Aur do tum ermfleh
Io ho due pecore: Aur do chak tum ermfleh (io ho due unità di pecora)
Io ho tre pecore: Aur do tri tum ermfleh (io ho tre unità di pecora)


Il plurale serve quando si vuole indicare un numero di cose/persone/oggetti di cui non si conosce o non si vuole specificare il numero esatto ed è reso semplicemente con la parola “Chup” che significa “molti”.
Esempio:
Io ho un gregge di pecore/molte pecore: Aur do chup ermfleh
Io ho due greggi di pecore: Aur do chak chup ermfleh


E se avessi un gregge fatto tutto di femmine? O tutto di maschi? Il maschile e il femminile si formano così:
Maschile: Sostantivo, elidendo l'ultima lettera + us
Femminile: Sostantivo, elidendo l'ultima lettera + ar (che diventa “rar” nel caso in cui la parola termini con una vocale anche dopo l'elisione)


Vediamo alcuni esempi!
Io ho una pecora femmina: Aur do tum ermflear
Io ho un ariete/pecora maschio: Aur do tum ermfleus
Io ho un gregge di pecore femmine: Aur do chup ermflear
Io un gregge di arieti: Aur do chup ermfleus


Tuttavia, come avete notato, la parola “gregge” non esiste nella lingua draconica! Così come in italiano esistono parole singolari che indicano una collettività (gregge, stormo, branco, mandria), in draconico esistono parole che sono intrinsecamente plurali e che praticamente non esistono al singolare, come invece accade con gregge (il singolare è pecora), branco (il singolare è esemplare) e così via.
La parola crokki ad esempio significa “ossa”, ma i draghi non hanno una parola singola per parlare di un solo osso, perciò se volessero indicarne uno direbbero Tumcrokki (Tum, singolo + la parola plurale, senza spazi in mezzo).


Sostantivi
Un discorso a parte merita il modo in cui vengono formati i sostantivi, in particolar modo i nomi di animali e piante. I draghi hanno parole che indicano un'intera categoria di creature, come ad esempio erme che significa “animali con quattro zampe” o huma che significa “animali con due zampe”; a queste parole, da cui viene elisa l'ultima lettera o, in alcuni casi, le ultime due, viene aggiunta una caratteristica proprio dell'animale di cui si vuole parlare per formare il nome della specie. In questo modo, quando si insegna ad un draghetto il nome degli animali, dal solo suffisso della parola il giovane sarebbe in grado di capire che forma ha questa creatura.
Ad esempio, se volessimo dire “pecora”, dovremmo dire “animale a quattro zampe stupido” e la parola corrispondente sarebbe “ermfleh” da erme (animale a quattro zampe) + fleh (stupido).
Ecco una breve lista delle principali parole usate per definire gruppi di animali o di piante:


Erme: Animale mammifero a quattro zampe
Huma: Animale a due zampe, sia mammifero che uccello (es. galline o esseri umani)
Srush: Animale volante (es. aquila, pipistrello, farfalla)
Slit: Animale strisciante (es. verme, cecilia, serpente)
Pors: Animale acquatico munito di pinne (es. pesci, mammiferi marini)
Draco: Tutti i draghi, creature dotate di sei arti (generalmente quattro zampe+due ali, ma qualunque combinazione funziona) e di grande intelligenza
Demidraco: Creatura simile a un drago, ma con meno di sei arti e intelligenza inferiore
Erpso: Creature a sangue freddo su quattro arti (es. lucertole, rospi, salamandre)
Sleple: Creature gelatinose dalle forme strane (es. meduse, tunicati)
Sunda: Creature dall'aspetto inusuale, “mostri”.
Scris: Insetti e aracnidi, piccole creature con più di quattro zampe e un esoscheletro esterno.


Olpor: Alberi dal tronco largo, imponenti (es. banian, quercia, baobab)
Drin: Alberi dall'aspetto sottile e dal tronco meno possente (es. faggi, betulle)
Quzd: Piante dalla crescita espansa, con tralci, rampicanti e ricadenti (es. edera, rovo, kudzu)
Cilli: Piante erbacee di piccola taglia (es. gramigna, trifoglio)
Bris: Piante arbustive (es. ginestra, agrifoglio)


Per quanto riguarda gli oggetti inanimati, ciascuno ha il suo nome proprio e non composto, eccetto gli artefatti di origine umana che di solito i draghi non utilizzano, come guanti e penne; in questi casi si forma la parola con hum+il nome dell'oggetto umano pronunciato con il nome che esso ha nella zona in cui il drago vive, ma privato delle prime due lettere.
Ad esempio, se avessimo un drago in Italia e volesse dire “penna”, direbbe “humnna”, se invece volesse dire “computer” direbbe “hummputer”. Uno stratagemma assai ridicolo, se consideriamo il fatto che potrebbero tranquillamente dire la parola “penna” o “computer”, ma che essi utilizzano per distinguere gli artefatti di origine draconica da quelli di origine umana.


Verbi
Una particolarità della lingua draconica è l'assenza del verbo essere: per esprimere il concetto di “essere”, si affiancano i sostantivi agli aggettivi.
Esempio:
Io sono un buon amico: Aur bonus aster (Io-buono-amico).


I verbi in generale non si coniugano a seconda del pronome/persona. Poiché tutti i pronomi personali indicano “diversi io”, è come se si utilizzasse la stessa forma per tutte le persone. I tempi verbali sono semplici da riprodurre e sono solamente quattro:


Passato remoto: verbo base senza la lettera finale + asti
Esempio: Gigi mangiò la mela – Gigi carasti (la forma base è “cara”) du poma
Passato remotissimo (verbo tipico della lingua draconica e intraducibile in italiano): Prefisso Ava + verbo base
Esempio: Migliaia di anni fa Gigi mangiò la mela – Gigi avacara du poma
Futuro semplice: Verbo base senza la lettera finale + vut
Esempio: Gigi mangerà la mela – Gigi caravut du poma
Futuro lontanissimo (verbo tipico della lingua draconica e intraducibile in italiano): Prefisso Vutur + verbo base
Esempio: Gigi tra migliaia di anni mangerà la mela – Gigi Vuturcara du poma


Poiché Gigi mangia così tante mele (ah ah, ridete!) da essere ancora qui fra migliaia di anni a mangiarle, deve anche possedere molte mele! Ecco un verbo che gli tornerà utile:
Il verbo avere si esprime con do (pronuncia do con la o leggermente sorda) ed è traducibile con il concetto “è proprio di” oppure “appartiene a”.
Esempi:
Gigi ha molte mele: Gigi do chupoma
Il cane è di Caio: Du ermaster do Caio
I capelli sono rossi: Rodo do shush (Il rosso è proprio dei capelli)
La finestra è di vetro: Domus do tror do crink (letteralmente “il buco della casa è di vetro”)


Il motto dei draghi dorati è particolare in questo senso, in quanto è un gioco di parole che si impernia sull'uso del “do” e dell'”aur”, entrambi ambivalenti.
“Aur Dracaur do aur” (Io, Drago d'oro, ho l'oro/l'oro è una mia proprietà/sono dorato/sono fatto d'oro) è una frase che viene utilizzata per esprimere tutta l'affinità dei draghi dorati con i loro tesori, con cui condividono il colore e che amano smisuratamente.


Di seguito, una breve lista di alcuni dei verbi più utilizzati in draconico.

  • Cara: Mangiare, nutrirsi
  • Glur: Bere, assumere liquidi
  • Aurul: Diventare
  • Sonir: Dormire
  • Sonor: Riposare
  • Sonur: Riposare, ma emettendo suoni, ad esempio russando o blaterando senza senso
  • Slack: Colpire, sia con una parte del proprio corpo (es. mano, coda), sia con un oggetto contundente
  • Stack: Colpire con oggetto contundente, di solito infliggendo grandi danni
  • Prrrr: Amare, apprezzare teneramente. Questo verbo è particolare e generalmente non viene coniugato come gli altri, non avendo alcun tempo verbale se non il presente. La r è prolungata, ma mai dura, e si pronuncia in modo simile alle fusa di gatto.
  • Turulandar: Fare. Questo verbo è la contrazione di Turundalandarak che nell'Antico Draconico significava “creare”.
  • Gioff: Vantarsi, mettere in mostra qualcosa di proprio, sia metaforico che fisico.
  • Roondrootar: Andarsene. Questo verbo è solitamente usato solo per chiedere a qualcuno di andarsene e le lettere sono pronunciate tutte con forza e molto vicine fra loro, a guisa di ruggito. È quasi impossibile per un umano pronunciarlo correttamente.
  • Rondro: Andare. Pronunciato quasi come è scritto, eccetto per le r rollate e lunghe.
  • Sodor: Parlare.
  • Rondrothud: Volare. Letteralmente “andare sopra”.
  • Ruotare: Correre sulla terraferma. Usato generalmente per i draghi e per tutte le creature che hanno almeno quattro zampe.


Sociolinguistica


Figure retoriche
Il Draconico è un linguaggio ricchissimo di figure retoriche, ben più di qualunque altra lingua al mondo, così tante che il motivo di alcune di esse si perde nella notte dei tempi e nessuno ne conosce più gli aneddoti che gli hanno dato vita. L'uso di una figura retorica può dare significati completamente diversi a quanto detto in un discorso fino a quel momento e alcune razze di draghi hanno fatto della figura retorica una vera e propria arte, creando ad hoc lunghi e articolati discorsi pieni di metafore, allitterazioni, climax, comparazioni, domande retoriche e, le loro preferite, allegorie. Riportare in questa breve guida tutte le figure retoriche esclusive del Draconico sarebbe impossibile, ma di seguito potete trovare alcune delle più comuni:
  • Thud edio do humglog ([Trovarsi] Sull'orlo del tacchino): Trovarsi fra due situazioni, una estremamente piacevole e una estremamente spiacevole, che per via di una variazione anche minima nell'ambiente circostante, nel comportamento di una persona o solo casualmente possono realizzarsi l'una escludendo l'altra.
  • Salte do slacki (Salare di colpi): Picchiare molto forte qualcuno
  • Thud, mip, chup mororodo (sopra e sotto tutto è marrone): Quando una situazione è brutta se guardata da qualunque prospettiva
  • Du ermfleh gonr fifiu (Una pecora non è un non-drago): Anche dentro qualcosa di apparentemente insignificante può nascondersi una stilla di valore
  • Du nore draco, thud du ro draco (il drago “signore” sta più in alto/vola più in alto del drago grande): il vero valore delle cose è dentro e prescinde dalla taglia


Suffissi onorifici

Bisogna tenere a mente che questa parte della lingua non è necessaria e non è inclusa nelle basi della grammatica del Draconico: non tutte le razze di draghi usano i suffissi onorifici, sebbene sia utile tenerli a mente quando si comunica con la famiglia reale o con tutti i draghi maggiori abituati a vederli come una forma di rispetto. In ogni caso, il Draconico possiede un certo numero di suffissi onorifici per ogni situazione che possiate immaginare, essendo essi parte fondamentale della sociolinguistica dei draghi gregari.
L'uso di questi è semplice ed è simile a quello che ne fanno i Giapponesi: basta attaccarli al fondo del nome o del cognome della persona di cui si sta parlando, avendo ovviamente cura di scegliere l'onorifico giusto. Ecco i principali:
  • Nore: Signore/Signora, titolo onorifico più comune e di livello medio-basso, si utilizza quando ci si rivolge direttamente alla persona interessata.
  • Noresam: Signore/Signora, titolo onorifico di grado medio, significa che la persona con cui si sta interloquendo possiede un castello o una grande grotta.
  • Maraa: Signora, onorifico di grande rispetto che indica una dragonessa madre.
  • Knari: Cavaliere, onorifico di genere neutro usato sia per i draghi che per gli esseri umani coinvolti nella protezione dei civili. Modernamente, potrebbe essere utilizzato per le forze dell'ordine.
  • San/Sanus/Sanar: Sacerdote. Raramente utilizzato per gli umani, indica ogni tipo di sacerdote ed accomuna anche sciamani e streghe/stregoni.
  • Clippì: Adorabile. È un suffisso raramente utilizzato al di fuori della razza dei draghi dorati, i quali considerano l'”adorabilezza” come un pregio nobile. È un suffisso di genere neutro.
  • Garnaz: La terribile. È un suffisso che esiste solo nel genere femminile ed indica una dragonessa di grande ferocia, potenza e nobiltà.
  • Humknarius/Humknarar: Suffisso utilizzato solo per gli esseri umani, indica un dragoniere (un cavaliere simbionte di un drago) di grande onore.
  • Nahr/Nahrus/Nahrar: Maestro.


Particelle finali
Sia nel linguaggio scritto (specie nei romanzi) che in quello parlato, i draghi amano sottolineare l'intonazione delle frasi aggiungendo una o più particelle finali. La scelta delle particelle dipende da una serie di fattori, come l'intento espressivo, il periodo storico, l'ambientazione, l'interlocutore e persino il sesso della persona che sta parlando: va da sé che l'uso delle particelle finali non è consigliato a tutti, ma solo agli esperti della lingua.
Ecco di seguito le più importanti:
Ove, pronunciato con la V forte e affilata e la O gutturale, esprime entusiasmo per una persona o creatura di genere femminile. Es. Dracar Ro Ove! (Che dragonessa grande, wow!)
Loo, pronunciato con la O molto lunga, e la L sonora, esprime entusiasmo per una persona o creatura di genere maschile. Es. Dracus Pilir Loo! (Che drago piccolo, wow!).
Grrr, pronunciato con le r forti e ruggenti, è una particella che conferisce alla frase un tono di avvertimento o di minaccia. Si utilizza quando l'interlocutore è più giovane di te, utilizzarlo con un anziano è considerato estremamente scortese. Es. Sasaur gonr turulandar argi grrr! (Non farti male, ehi!)
Ne: Come nel giapponese, curiosamente anche in draconico il “ne” è una richiesta di conferma nei confronti di chi ascolta. Es. (Trovandosi di fronte ad un cane chiaramente mansueto) Tek ermaster bonus, ne? (Quello è un bravo cane, non trovi?)
Ach: Pronunciato con la h particolarmente aspirata e la c breve e forte, è una richiesta di silenzio. Es. Aur sodor ach! (Ora parlo, richiedo il silenzio!).
Wa: Esprime odio o impazienza forti nei confronti degli interlocutori multipli se inserita alla fine della frase. Es. Chupsaur fleh, wa! (Siete stupidi, ecco!).


Appendice:


Mini vocabolario utile e essenziale in ordine sparso!
Chup: Molti
Tum: Uno, singola unità
Aur: Io, ma anche oro
Us: Suffisso maschile
Ar: Suffisso femminile, talvolta modificato in “rar” quando la parola termina con una vocale
Draco: Drago
Tuk: Quello
Tek: Questo
Fifiu: Termine intraducibile con una sola parola. Significa pressapoco “tutto ciò che un drago non dovrebbe essere” ed è un insulto assai grave che si può riferire soltanto ad un altro drago. È anche l'unica parola della lingua a possedere un dittongo in essa.
Ach: Richiesta formale di silenzio.
Sas: Altro
Thud: Su, sopra. A volte usato impropriamente anche per “volare”
Mip: Giù, sotto
Domus: Casa
Crink: Vetro
Crokki: Ossa, il singolare si ottiene affiancandogli “Tum” (uno). Un osso è “Tumcrokki”
Rodo: Rosso (generico, le sfumature possono avere nomi apparentemente scollegati)
Galo: Blu (generico)
Fruso: Verde (generico)
Gialo: Giallo (generico)
Lirio: Arancio
Vero: Viola
Mororodo: Marrone (generico)
Albo: Bianco
Edio: Orlo, margine, bordo, ciglio di un burrone
Salte: Sale. È anche il verbo “salare”
Pilir: Piccolo
Ro: Grande
Gonr: No / non è
Argi: Male/dolore
Fleh: Scemo/stupido. Parola dispregiativa
Gleh: Stupidino. Meno dispregiativo di Fleh
Aster: Amico
Bonus: Buono
Libbre: Scritto/Libro.


Curiosità:
La parola “io” e la parola “oro” si pronunciano nello stesso modo: Aur. Tuttavia il Draconico possiede decine di parole per definire diversi tipi di oro come Arys per l'oro rosso o Arerit per l'oro bianco.
Vista la difficoltà a pronunciare la lettera F, considerata dunque poco “da draghi”, tutte le parole con la lettera F hanno valenza dispregiativa.
Anche se per brevità non sono state inserite in questo testo, la maggior parte delle parole in draconico servono per descrivere gemme e metalli.

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