venerdì 3 agosto 2018

Sunset 56 - È ora di riunire i branchi




Le lupe correvano veloci. Le loro zampe, immense, scavavano piccoli solchi irregolari con le unghie ogni volta che sfioravano la terra, lanciate ad una velocità quasi irreali.
Cercavano di catturarsi le une con le altre, con i denti, e scartavano per non essere prese o per prendere le altre. Quando qualcuna veniva morsa, subito si rigirava e da inseguita diventava inseguitrice.
Sembrava divertente, ma anche a suo modo brutale.
Mi sedetti su una sedia all'entrata della casetta, scrutando i loro allenamenti nel bosco.
E poi notai una cosa: quando Lara correva teneva la coda in modo strano, piegandola troppo a sinistra rispetto alle altre, e a grandissime velocità questo tendeva a farla sbandare. Mi misi le mani a coppa intorno alla bocca e presi un profondo respiro
«Lara!» gridai «Prova a tenere la coda più dritta! Più dritta!».
La grande lupa con il pelo da iena si fermò un istante a guardare nella mia direzione, sbuffando, poi si fissò la coda per un istante e riprese a correre. Non sbandò più.
Quando Aida cercò di morderla ad un fianco, Lara si voltò scoprendo le zanne e le assestò un morso su un orecchia, facendola guaire, poi sghignazzò e si rotolò giocosamente per terra un paio di volte prima di rialzarsi fulmineamente per evitare che Ayita, correndo, la calpestasse.
Ayita sbuffò, scrollando la folta criniera e rallentando al trotto prima di allontanarsi dalle altre.
Rimasi ad osservare le ragazze che si allenavano, impressionata dalla loro forza e mole. Erano davvero gigantesche, eppure la disinvoltura e agilità con cui si muovevano facevano pensare che avrebbero dovuto gestire una massa di molto inferiore. E non era neanche la loro forma naturale! Se avessero potuto trasformarsi fin dalla nascita, chissà cosa sarebbero state in grado di fare!
Speravo che sarebbe bastato, contro tutti i bastardi pericoli vampireschi del mondo esterno.
Mi sarebbe piaciuto unirmi all'allenamento: vederle così energiche mi faceva venire voglia di sollevare pesi enormi ed azzuffarmi, ma sapevo che probabilmente non sarei riuscita neppure a correre verso di loro senza inciampare. Forse non era il caso.
Quando le lupe smisero di allenarsi si fermarono tutte contemporaneamente, come se avessero ricevuto una sorta di impulso mentale. La più riluttante era Lara, che si era messa a cercare di assestare dei morsetti giocosi alla spalla di Omaha. Quella non sembrava particolarmente divertita, sottraendosi ogni volta alle fauci della compagna con sguardi torvi.
Andai loro incontro, sfregandomi le mani l'una contro l'altra.
«Siete fantastiche, ragazze!» Sorrisi entusiasta, camminando verso di loro «Cioè, vedervi trasformate tutte assieme... ehm, wow!».
Omaha scodinzolò verso di me, poi scattò a pinzare un orecchio di Lara coi denti quando quella le diede una spallata. L'altra lupa la lasciò finalmente stare, ma non sembrava affatto pentita, scodinzolando lievemente.
«Non sembrate neanche stanche» Dissi, affiancandomi ad Ayita mentre il resto del branco si allontanava verso la casetta. Probabilmente avevano bisogno di ritrasformarsi e vestirsi, ma non volevano lasciarmi del tutto da sola.
Ayita fece una sorta di brontolio basso che mi suonò, per qualche motivo, come un suono di approvazione.
«Quindi... direte presto ai maschietti che ci siete anche voi?».
Lei annuì piano, con le narici che si dilatavano come se stesse analizzando qualche strano odore anche mentre i suoi bellissimi occhi erano puntati su di me.
La presenza delle ragazze-lupo mi rassicurava laddove molte altre cose più naturali e meno zannute fallivano. Erano enormi, calde, pelose guardiane che mi volevano bene, e contemporaneamente delle fantastiche amiche con cui potevo parlare di cose umane. Erano probabilmente le uniche che riuscissero a comprendere davvero il mio mondo bloccato tra il sovrannaturale ed il comune.
Per quanto questo fosse irrazionale – io non ero in grado di diventare un enorme animale forzuto e lupoide – mi sarebbe piaciuto sentire di appartenere davvero al branco. C'era qualcosa che gli invidiavo nel loro cameratismo e nella loro sicurezza che, se fossero rimaste insieme, avrebbero prevalso su tutto. Volevo provare una sorellanza come quella verso qualcuno... ma mi accontentavo, si fa per dire, visto che ne ero felicissima, di essere loro amica.
Improvvisamente vidi Ayita drizzare le orecchie e voltare la testa verso una direzione completamente opposta alla mia, sgranando appena gli occhi, gli arti immobili come quelli di una statua estremamente realistica.
«Che c'è?» Chiesi, aggrottando le sopracciglia «Un pericolo?».
Lei scosse appena la testa. Per un attimo sembrò combattuta, alterando occhiate a me e alla cosa misteriosa che aveva attirato la sua attenzione, poi con un paio di balzi lasciò il mio fianco e la sua enorme mole scura sparì nel bosco, incredibilmente silenziosa.
Sentii il calore di lei sparire dal mio fianco, sorpresa.
«Ayita, ma dove vai?» Esclamai, facendo un paio di passi verso le fronde degli alberi. Deglutii e mi guardai intorno freneticamente, ma mi tranquillizzai quasi subito. Se ci fosse stato un pericolo, Ayita non mi avrebbe mai lasciata lì indifesa.
Un attimo dopo, il corpaccione di Jacob nella sua forma umana e coperto solo da un mesto paio di pantaloncini grigi entrò nella piccola radura di fronte alla casa delle ragazze-lupo.
«Belarda» Ansimò, guardandomi con un mezzo sorriso preoccupato.
«Jake!» Esclamai, correndogli incontro. Gli gettai le braccia al collo; era tutto il giorno che ero circondata da gente gigante e mi sentivo una bambina.
«Stai bene?» Mi chiese lui «Il succhiasangue non ti ha... non ti ha fatto niente, vero?»
«No, no, sto bene! Oddio Jake, ti aveva morso, come stai? Il vampiro, dov'è?» mi affannai a controllargli il braccio, ma sembrava liscio ed intoccato, in contrasto con il ricordo vivido che avevo del suo sangue che gli bagnava la pelliccia.
Lui rise, come se la mia preoccupazione fosse una cosa buffa «Il vampiro... l'ho spinto verso il resto del branco, se ne staranno occupando in questo momento, e poi sono tornato a cercare te, casomai ce ne fossero stati altri in zona» mi mostrò il braccio con un sorrisetto «Sto bene, Belarda. Sono uno tosto».
"Cosa pensavi ad attaccarlo da solo? Poteva ucciderti!" Avrei voluto dirgli, ma tenni il becco chiuso perché sapevo esattamente a cosa stava pensando: a salvare me. Sarebbe stato ingrato, e stupido, così lo abbracciai più stretto e gli dissi: «Grazie Jake. Grazie».
Lui parve sorpreso, e mi batté una mano sulla schiena impacciato «Ehi, di niente. Non devi preoccuparti Belarda, sai? Un vampiro solitario non è un gran problema per un branco numeroso come il nostro. Sarà facile per Sam e gli altri farlo fuori»
«Peccato che io non sia un branco di licantropi, quindi magari un filo di preoccupazione lo devo avere» feci una risatina nervosa «E quello stava per fare fuori me. Non ho mai visto un vampiro con un potere simile. È stato davvero, ehm, inquietante». Mi staccai da lui, saltellando indietro di un paio di passi per poterlo guardare meglio.
Si, il mio Jake stava bene. Mi ero preoccupata a dovere per lui, ma sapevo che era inutile corrergli dietro per tutto il bosco (senza riuscire assolutamente a raggiungerlo) e rischiare di finire in bocca a mostri ancora in libertà come l'orso-vampiro. Non avevo potuto fare altro che aspettare, con le ragazze-lupo a distrarmi per fortuna: ero davvero felice che il mio amico stesse bene.
«Neanche io sapevo che i succhiasangue potessero fare cose del genere. Da brividi!» Jacob mi sorrise, non sembrando particolarmente spaventoso «Cioè, si modificano la faccia e poi...»
«Grazie al cielo non lo sanno fare tutti i vampiri» sospirai «Credo che fosse il potere individuale di quel tizio. Fossi in te mi chiederei come mai ha preso il tuo aspetto e si è intrufolato in casa tua».
Jacob rimase in silenzio. Si grattò il collo e sporse in fuori il labbro inferiore, pensieroso.
«Comunque bella tenuta» Scherzai, dandogli una gomitatina
«I succhiasangue hanno... tipo dei poteri diversi per ognuno?».
Ah, già. Al branco dei ragazzi-lupo non avevo fatto da spia, quindi non potevano sapere l'orrida verità.
Proprio mentre mi accingevo a spiegargliela, con tempismo incredibile le ragazze-lupo uscirono chiacchierando tranquille dal casotto. Ovviamente non furono sorprese dalla presenza di Jacob, probabilmente i loro sensi acuiti avevano segnalato loro la sua presenza da un po'.
«Ehi, Black» Lo salutò Omaha, aggiustandosi i capelli con una sventagliata come per una pubblicità dello shampoo. Lara lo salutò sventolando la mano, e Aida fece un saluto educato accompagnato da un cenno della testa.
Nessuna delle tre sembrava particolarmente colpita dalla semi-nudità di Jacob, anche se vedevo uno scintillio negli occhi di Omaha che mi spinse a mettermi davanti al mio amico per schermarlo parzialmente.
«Ehi» Lui parve imbarazzato «Ehm... ciao, ragazze. Io stavo parlando con Belarda. Ma ora... stavamo andando via, vero Belarda?»
«No» dissi io scuotendo la testa, diabolicamente divertita dalla situazione «Davvero, Jake, non c'è bisogno di andare da nessuna parte»
«Beh, ci sono cose di cui non possiamo esattamente parlare davanti a loro» mi esortò lui a bassa voce, impaziente, acciuffandomi per un braccio e tirando un po' verso il punto da cui era venuto
«Ragazze? È il momento?» chiesi voltandomi verso le tre, ricambiando lo stesso gesto di Jacob per trattenerlo e usando la mia migliore vocina supplichevole.
Sarebbe dovuto accadere comunque, quindi perché non avrebbe potuto essere il mio Jacob a saperlo per primo? E poi si, volevo solo vedere la sua faccia quando avesse saputo per quanto tempo i maschietti-lupo si erano fatti prendere per il naso.
Lara ridacchiò mettendosi le mani sui fianchi e guardando le ragazze ai suoi fianchi, con una faccia furba da cartone animato.
«Che succede? Che succede che non so?» Chiese Jacob, confuso.
Omaha avanzò con passo sicuro, un sorrisetto dipinto sulla bocca
«Ci sono diverse cose che non sai, Black» disse «Ma non sta a noi dirtele tutte»
«Di che cosa stai... stai parlando?» Jacob si guardò intorno, confuso «Parla come mangi».
La ragazza-lupo rise, scuotendo la testa
«Se parlassi come mangio» disse «Finiresti per farti molto male»
«È una minaccia?»
«Niente affatto. Solo una constatazione. Pensavamo di dirvelo prima o poi e forse questo è il momento giusto»
«Forse Ayita non vorrebbe» si intromise Lara «Magari pensa che non siano pronti»
«Oh, andiamo, non sono pronti? Lo deve sapere»
«Si, ma non ora. Aspettiamo Ayita»
«Ma lei è andata chissà dove in forma di lupo, noi non possiamo...»
«In forma di lupo?» chiese Jake, ad alta voce.
Calò il silenzio. Per puro caso, Omaha si era lasciata sfuggire un'informazione importante, anche se in effetti non era così terribile...
«Belarda può dirglielo, se vuole» Disse Aida, seria «Non ha l'influenza dell'alfa a fermarla. Su, Belarda, diglielo!».
Deglutii e guardai Jacob, che sembrava molto, molto confuso. Mi rigirai i pollici, pensando alle parole adatte, e alla fine mi uscì solo:
«Lo sai che le mie amiche sono licantropi come voi?».
Jake strabuzzò gli occhi e allargò le braccia
«Cosa?!»
«Siamo licantropi come voi, ha detto» scandì Lara «E lo siamo da molto più tempo di voi, se la cosa ti interessa»
«Ma non può essere!» Jacob si infilò le mani in tasca «Insomma, tutti i licantropi sono maschi. Lo dicono anche le leggende. Le ragazze non si trasformano»
«Le ragazze non si trasformano» lo scimmiottò Omaha «Oh, andiamo Jacob, cresci un po'. Sono solo vecchie leggende»
«Vecchie leggende che si sono dimostrate vere fino ad ora»
«Non avrebbe nessun senso che i ragazzi possano trasformarsi e le ragazze no»
«Ah si? E chi mi dice che non state raccontando balle?».
Lara avanzò fin quasi a sfiorare il naso di Jacob con il proprio, costringendolo ad indietreggiare
«Noi non raccontiamo balle» ringhiò, scoprendo i denti bianchissimi
«C-certo» Jacob nascose la sorpresa dietro un sorrisetto sornione «Come no»
«Mi stai dicendo che non ci credi?»
«Le ragazze non si trasformano. Belarda deve avervi detto del branco e ora volete giocare a fare le misteriose facendo tipo che siete licantropi pure voi. Ma essere licantropi non è un gioco, non siete le principessine arcobaleno, essere licantropi significa essere i protett...».
Jacob non riuscì a terminare la frase perché Lara si era trasformata di fronte a lui, facendo scoppiare i vestiti, e lo aveva atterrato sotto le enormi zampe anteriori, pressandolo contro il suolo.
«Oh no, Lara» Gemette Aida, nascondendosi la faccia dietro le mani «Non di nuovo».
Jacob, con gli occhi spalancati, tremava. Mi chiesi come mai sembrasse così spaventato, visto che non solo lui conosceva i licantropi, ma un intero branco di quelli erano suoi amici, finché non mi accorsi che non tremava di paura, ma per contenere la trasformazione innescata dalla minaccia.
Lara gli ringhiava contro la faccia, con le zanne sguainate e vibranti: avrebbe potuto staccargli il naso in un solo istante.
«V-va bene» Balbettò Jacob, fra un profondo respiro e l'altro, mentre il suo tremore iniziava a scemare «Adesso ci c-credo. Siete licantropi anche voi».
Non appena ebbe detto queste parole, Lara smise di ringhiare e si sedette, lasciandolo andare e prendendo a leccarsi una delle zampe come avrebbe fatto un gatto.
Jacob si mise seduto, con gli avambracci poggiati sulle ginocchia, e scosse la testa
«Non ci posso credere» disse «Siete licantropi?»
«Preferiamo "ragazze-lupo"» lo corresse Omaha, facendogli l'occhiolino
«Da quanto?»
«Da più di un anno»
«E non ci avete mai detto niente?»
«No»
«Perché?»
«Anche noi abbiamo le nostre leggende. E queste leggende dicono che non dobbiamo rivelare la nostra presenza al branco dei ragazzi»
«Ma l'avete appena fatto...»
«Lo possiamo fare, in caso di necessità. Ma voi non direte niente di noi ai vostri figli, così il prossimo branco sarà ignorante riguardo alla presenza delle ragazze-lupo»
«Perché? Non ha... non ha senso»
«Ha senso» gli assicurò Omaha «Lo capirai con il tempo, conoscendoci meglio».
Jacob scosse ancora la testa, poi mi guardò
«E tu, Belarda? Sei una ragazza-lupo anche tu?»
«No» ridacchiai «Proprio no»
«Però sapevi di loro»
«Si»
«Da quanto?»
«Da prima che tu ti trasformassi»
«Oh» lui parve avere un'illuminazione e schioccò le dita «Ecco come hai fatto a indovinare che ero un licantropo, al ballo! Le tue amiche sono tutte licantropi, eh?»
«Già» annuii, arrossendo un po' «Cioè, no. Le mie compagne di scuola sono, uhm, normali»
«Che carina, Belarda. Una bugiarda carinissima»
«Non ti ho mentito» borbottai «Semplicemente non te l'ho detto. Se mi avessi chiesto se avevo delle amiche che si trasformano in lupi giganti ti avrei detto la verità».
Jacob prese a ridere. Lara gli ringhiò contro e lui smise, incupendosi
«Che problemi ha la tua amica a macchiette?» mi domandò, indicando Lara con il pollice «Non ho mai visto un lupo così...».
Lara gli scattò contro e lo calpestò, poi si allontanò da lui scodinzolando. Jacob rotolò per terra e si rialzò in piedi.
«Vuoi la guerra?!» Le urlò contro «Beh, non l'avrai, perché io non combatto con le ragazze!».
Questa cosa parve fare imbestialire Lara, ma la cosa più straordinaria era il sorriso sulla faccia di Jake che suggeriva che, in effetti, farla imbestialire era proprio la cosa che voleva.
«Botte! Botte! Botte!» Gridava ritmicamente Omaha, alzando i pugni.
Aida sospirò molto, molto profondamente e mi guardò, sollevando le sopracciglia. Le restituii lo sguardo insieme ad un'alzata di spalle.
«Jake» Protestai debolmente, scuotendo la testa.
Lui non mi ascoltò neanche. Lara gli si fece incontro a passi pesanti ma rapidi, divorando il terreno che separava ragazza-lupo da ragazzo-lupo in un soffio.
Jacob rimase fermo dov'era, incrociando le braccia sul petto guardando con un sorrisetto Lara. Era un sorriso strano, osservai, che stonava sulle sue labbra. Era più sardonico che ironico, con una vena di crudeltà che stonava sul facciotto che era stato del Jacob di solo qualche settimana fa.
Omaha ghignò senza smettere la sua litania di guerra.
«Botte! Botte! Botte!»
«Che vuoi fare, signorina, picchiarmi?»
«Botte! Botte! Botte!».
Lara era ormai ad un centimetro dal volto di Jacob, il suo fiato caldo che gli investiva il volto costringendolo a battere le palpebre, furiosa. Lui faceva ancora il suo sorrisetto, ma capii che aveva incrociato le braccia per cercare di mascherare in parte il tremito del suo corpo, forse di freddo, forse di nervosismo.
Lara si accucciò di fronte a lui, in una specie di grottesco inchino da gioco. Come i cagnolini che vogliono corrersi attorno nei parchetti, solo che questa era immobile e aveva iniziato lentamente a scoprire i suoi enormi, non sottovalutabili denti, mentre si teneva bassa sulle zampe anteriori più come un predatore pronto a scattare che come un cucciolo giocoso.
Le narici di Jacob si allargavano come se stesse annusando l'aria. Quando parlò sembrava ancora tutto tronfio
«Senti, piantiamola con questa cosa, signorina lupa. Non voglio alzarti le mani, non sarebbe corre... Eh no, molla lì! Guarda che costano!» Jacob emise una sorta di ringhio-grugnito, prendendo la faccia di Lara tra le mani e cercando di allontanarla con la sola forza fisica.
Lara era scattata in avanti a velocità sovrannaturale e aveva addentato l'elastico dei pantaloncini grigi di Jake, scrollandolo avanti e indietro.
«Dai che si strappano, stramboide!» Esclamò lui, cercando di togliersela di dosso a spintoni. Lara iniziò a tirare velocemente camminando all'indietro, facendo incespicare Jacob e lui diede un colpo esasperato sulla guancia della licantropa, che rispose ringhiando sordamente. Questo sembrò fare aumentare esponenzialmente il tremito delle membra del mio amico.
Sembrava che tra la forma umana di un licantropo e la sua forma ferale ci fosse un aumento insormontabile di forza fisica: Jacob avrebbe solo potuto sognare di avere la meglio su Lara, più esperiente ed in forma ferale, se non si fosse trasformato a sua volta, ma questo sarebbe stato come ammettere sconfitta ed "abbassarsi" a scontrarsi con lei.
«Botte! Botte! Botte!»
«Mollami! Si, okay, siete licantropi, quello che vuoi, ora mi lasci?»
«Jacob, te la sei cercata!» risi io ad alta voce.
Lara se lo stava trascinando in giro come un pupazzetto: dato che Jacob non voleva rovinare gli ennesimi vestiti era costretto ad assecondarla per evitare di lacerarli. «Sei stato molto sgarbato con le femmine della tua specie!»
«Ehi, non è colpa mia se vogliono fare le misteriose! Io non... e piantala!». L'ultima parte uscì come un mezzo ruggito «Finiscila, non posso rovinarli! E non voglio picchiarmi con te!».
Lara lo guardò torva, ma alla fine lo mollò con un brontolio. Si sedette di schianto dov'era, a due centimetri da Jacob e lo guardò indispettita.
«Grazie» Sibilò lui, valutando i danni riportati dai suoi pantaloncini.
«Avete finito?» Chiese Aida, con un sospiro
«Avete finito?» le fece eco Omaha, delusa
«Si, abbiamo finito» decretò Jacob incrociando le braccia sul petto.
Lara incrociò le zampe davanti a lei e fece dei suoni sconnessi e senza senso a bassa voce, imitando sorprendentemente bene la parlata di Jacob. Lui si guardò di lato con le sopracciglia aggrottate e lei imitò il suo stesso movimento.
«Che staresti facendo adesso?» Chiese lui. Al suo primo "che", Lara si premurò di parlare al suo avversario immaginario sorpassando in volume la voce di Jacob e dicendo in tono molto arrabbiato: «Arrabbwu wababa babauuuu».
Okay, l'imitazione come forma di derisione non era né originale né particolarmente brillante, ma scoppiai comunque a ridere perché vedere un lupo gigante che usa fa le imitazioni per prendere qualcuno in giro è... chi ha visto una cosa del genere nella sua vita può capirmi. Non saranno in tanti, ma possono capirmi. Quello fa ridere, ragazzi, seriamente.
Quel giorno imparai molte cose, ma ciò che appresi con più chiarezza era che Lara e Jacob erano due personalità che non sarebbero mai dovute venire a contatto.
Aida mi spiegò che i due non si erano mai parlati tranne un saluto ogni tanto alla riserva, e per di più le ragazze-lupo conoscevano Jacob e la sua famiglia solo perché il nonno di Billy era stato un grande capobranco.
«Quindi sono una famiglia importante, nella gerarchia dei lupi, i Black?» Chiesi a bocca aperta.
Dietro di noi Jacob cercava di provocare Lara e lei gli faceva il verso come un husky sotto metanfetamine.
Aida annuì, parlandomi a bassa voce «Non che le famiglie influiscano con le gerarchie, essere alfa o beta o qualunque altro rango non dipende da quello, o non dovrebbe. Non è una monarchia. Le donne-lupo e gli uomini-lupo della tribù si risvegliano, come sai, nella loro vera natura di protettori solo in presenza di un pericolo da cui devono proteggere la tribù. L'ultima volta che è successa una cosa del genere il branco degli uomini-lupo fu guidato da Ephraim Black e quello delle donne-lupo da Arcadia Uley» fece una pausa di riflessione, ma non durò a lungo.
«Sai, noi lupe teniamo conto della genealogia: così possiamo provare a prevedere chi si trasformerà. È tutta questione di genetica. Per esempio, la famiglia Uley si è divisa in due qualche generazione dopo Arcadia, ed al giorno d'oggi abbiamo Sam Uley, che è l'attuale capobranco dei ragazzi-lupo, e l'altra metà che è finita fusa ai Clearwater, con Sue Uley che ha sposato Harry Clearwater, quindi stiamo aspettando che Leah si trasformi ormai da un momento all'altro, specie con tutti questi vampiri che bazzicano in giro. Ora che ci penso non so come abbiano fatto i maschi a non accorgersi di un branco femminile, visto che sono due, un uomo e una donna, gli anziani che durante le riunioni intorno ai falò raccontano le leggende Quileute. E guarda caso, sono Billy e Sue! Chissà se anche Seth...».
Che dire, Aida era una che non si tirava indietro quando c'era da parlare di genealogia. Era preparata. Rimasi ad ascoltarla anche se in quel minestrone di nomi mi persi presto; iniziai a giocare di nascosto alla morra cinese con Omaha quando Aida mi sembrava particolarmente distratta nei suoi elenchi.
Non potei fare a meno di registrare che mio padre andava a pesca solo con la nobiltà dei licantropi pur essendo un essere umano: dovevo aver preso questa cosa di frequentare i mostri da lui.
Insomma, io, Aida e Omaha avevamo potuto discutere di tutti i parenti di Jacob e di dettagli per una nuova possibile quest a Dungeons&Dragons senza mai doverci scomodare a guardare Jacob e Lara, e loro passarono tutto questo tempo ad escogitare nuovi modi per farsi i dispetti a vicenda.
Molto maturi.
Lara gli aveva fatto le imitazioni. Jake aveva fatto battutine sulla luna piena ed il ciclo. Lara gli si era seduta addosso. Jacob le aveva tirato la coda e allora lei si era alzata ed erano finiti praticamente a prendersi a capocciate fino all'arrivo della santa, fantastica, paziente Ayita.
La ragazza-lupo si chinò con flemma a raccogliere un brandello della camicia esplosa di Lara.
La strinse tra l'indice ed il medio, sollevandola senza dire nulla.
Lentamente la mia amica a macchiette e il mio amico mezzo nudo si ricomposero. Jacob aveva stampato in faccia un sorrisetto nervoso e un po' scemo, come se fosse stato in procinto di fare una battuta scema anche ad Ayita, ma non aprì bocca. Le orecchie di Lara si abbassarono sul grosso capo, mentre sgranava gli occhi e incassava appena la testa tra le spalle istintivamente.
Ayita si avvicinò ad entrambi.
Gettò il brandello ai piedi di Lara, che ritrasse una delle zampone come se avesse avuto paura di scottarsi.
«Sai benissimo in cosa hai sbagliato» Disse con calma, fredda come se avesse tuffato le parole nell'azoto liquido «Quindi non aggiungerò altro, Lara». Con me era sempre stata premurosa, ma vederla comportarsi come una mamma per le ragazze-lupo si rivelò allo stesso tempo buffo ma prevedibile ed in accordo con il suo carattere personale. Era l'alfa e ,da quel poco che ne sapevo, prendersi cura del suo branco era il suo compito.
Ayita si voltò fisicamente verso Jacob, accennando un saluto educato con la testa.
«Ciao» Fece Jacob, quasi interrogativo, alzando una mano
«Buongiorno» Ayita sospirò e lanciò un'occhiata eloquente alle ragazze, in particolare a Lara «E così anche tu ora sai, ragazzo-lupo...»
«Non prendertela con loro» mi feci avanti, anche se non mi piaceva espormi così ad Ayita in modalità mamma lupo «Ho detto io a Jacob la verità. A questo punto è meglio accelerare i tempi, bisogna essere pronti per quello che verrà. E poi Jacob è mio amico».
Ayita mi sorprese con un sorriso, mostrandomi i denti bianchi «Hai ragione, Belarda. È ora che anche i maschi sappiano e possano combattere fianco a fianco con noi»
«Se lo avessi fatto io mi avrebbe dato un pugno in testa» bisbigliò Omaha, abbastanza vicina ed a voce non abbastanza bassa perché anche io la sentissi.
Ayita tese la mano verso Jacob «Io mi chiamo Ayita. Sono l'alfa del branco femminile dei Quileute».
Per un secondo ebbi paura che Jacob dicesse qualcosa di stupido o provocatorio come aveva fatto con Laura, ma tirai un sospiro di sollievo quando invece le strinse la mano con una certa serietà.
«Jacob. Jacob Black».
Lei abbozzò un sorriso «Lo so»
«Ah. Okay. Quindi...» Jacob sprofondò nuovamente la mano in tasca, stringendosi nelle spalle «Ehm, sta succedendo qualcosa di serio. Mi hanno detto che le licantrope non dicono mai ai licantropi di esistere tranne che in casi di catastrofe o qualcosa del genere, quindi c'è una... qualche catastrofe incombente?»
«C'è una minaccia, si, per cui i branchi dovrebbero unire le forze» spiegò Ayita, composta e regale «Ma preferirei parlarne mentre siamo tutti presenti, piuttosto che dovermi ripetere».
«I'm blue da ba dee da ba day...!» Strillò il cellulare di Aida, ad un volume indecente. Omaha improvvisò un piccolo balletto a ritmo, che consisteva principalmente nel muovere gli indici come lombrichini, mentre Aida chiudeva in fretta la chiamata borbottando qualcosa a proposito di bloccare qualcuno.
«Scusate» Brontolò imbarazzata, cacciandosi il cellulare in tasca «Mia sorella minore è a casa con la febbre e per passare il tempo continua a cercare di farmi scherzi telefonici»
«Ti capisco» disse Jacob, con una faccia compassionevole da "ci siamo passati tutti"
«Ah. Ma tu non hai fratelli minori» obiettò Omaha
«In effetti, a fare gli scherzi ero io. Ma le mie sorelle mi prendevano a ciabattate, quindi ho smesso». Lara emise uno sbuffo che poteva essere una risata alla storiella come un "ben ti sta".
«Benissimo» Dissi io «Non ci resta che andare ad incontrare i ragazzi-lupo»
«E lo faremo» Annuì Ayita «Ma dobbiamo fare le cose per bene. E quando dico che dobbiamo essere tutti, intendo proprio tutti. Black, per favore, chiedi a tuo padre di organizzare una riunione stasera. Non ti chiederò di farlo se non te la senti, ma preferirei che a spiegare la nostra presenza ai tuoi compagni di branco fossimo noi stesse, Billy e Sue».
Jacob alzò un sopracciglio «Sai che non posso nascondergli niente se mi trasformo, vero? O per le ragazze funziona in modo diverso e le femmine hanno la privacy?»
«Niente privacy» Omaha scosse la testa «Funzioniamo allo stesso modo»
«Allora come dovrei fare?».
Ayita scosse piano la testa «Ti sto solo chiedendo di evitarlo se puoi, in modo da rendere il processo più pulito possibile. Ma so che non è semplice. Non fa niente se non ci riesci»
«Farò del mio meglio, senza promesse» Jacob alzò le mani «Che riunione facciamo?»
«A tuo padre puoi rivelare quest'occasione. Lui e Sue sapranno esattamente cosa fare».
Io battei le palpebre, increspando la fronte. Qualcosa non mi tornava, ma sembrava che Jacob non ci avesse trovato nulla di strano, perché acconsentì con aria decisamente più pacata rispetto al modo infantile in cui si era comportato. Ayita era proprio brava a calmare i bollenti spiriti.
«Adesso noi ci riposiamo due minuti e poi facciamo una ronda. Ci rivediamo al falò stasera» Si raccomandò l'alfa calma, in tono gentile
«D'accordo. Allora, vi... lascio alle vostre cose. Belarda, che vuoi fare? Vuoi venire con me o rimanere con loro?» mi chiese Jake
Decisi che sarei andata con lui, e glielo dissi, avvicinandomi a lui di un passetto. «Ci stiamo un po' trascurando per ora. D'altronde, non sono di grande utilità alle ragazze-lupo, qui. Vi dispiace, ragazze?»
«No, vai pure Belarda» mi rassicurò Ayita
«Ci mancherai» fece Omaha, salutando Jake in punta di dita e facendogli l'occhiolino «Ma ci vedremo al falò. Vedrai, sono cose speciali»
«Divertiti con questo smagliettato» mi augurò Aida, mettendo in mostra i denti bianchi e perfetti. Incredibile pensare quanto quegli stessi denti diventassero enormi quando era in forma di lupo, non avrebbero mai potuto occupare la sua bocca umana.
Dopo aver assicurato alle mie amiche che lo avrei fatto, avrei cercato di divertirmi, mi incamminai accanto a Jake, lasciandomi guidare. Mi sentivo una bambinetta a camminargli accanto, saltellando per evitare sporgenze nel sottobosco.
Come se non bastasse, Jake emanava calore tutto intorno a sé come una stufetta vivente, prendendo lo spazio circostante ed apparendo ancora più imponente. Sembrava che quel ragazzo non smettesse mai di crescere.
«Se continui così» Dissi, allungandomi sulle punte per potergli arruffare i capelli «Diventerai alto come un grattacielo»
«Sembro più grande di te» mi rispose lui sfoderando un sorriso luminoso «Anzi, sono più grande di te»
«Siete tutti mostroni voi lupi. Persino le ragazze sono gigantesche»
«Ragazze-lupo» lui scosse la testa, guardando un punto imprecisato davanti a sé. Lo aveva detto con un tono strano, trasognato e allo stesso tempo divertito, un po' come qualcuno che dice "fatine sberluccicanti". Era davvero così strano? Eppure erano femmine della sua specie, se c'erano i maschi, era davvero così incredibile che si trasformassero anche le femmine?
«Esistono» Gli dissi, stuzzicandolo «E voi vi siete fatti infinocchiare per generazioni con queste balle sui macho lupi»
«Un po'» ammise lui, aggiungendo con una risata «Ma ammettilo, è strano!»
«Non così strano, visto il contesto. Non più strano di un vampiro o un serpente bicefalo»
«No, questo è davvero strano. Aspetta, esistono i serpenti con due teste?»
«Sai cosa è strano?» gli dissi, rimettendo la discussione in carreggiata. Lui batté le palpebre ed io indicai il suo corpaccione atermico che se ne stava dritto e tranquillo in mezzo al freddo.
«Io?»
«Si. Beh, voi indiani-lupi in generale. Non stupirti poi troppo, ragazzone»
«Aspetta che lo sappia Quil, che ci sono delle ragazze che si trasformano in lupi. Ragazze a cui esplodono i vestiti quando si trasformano...»
«È vero! Ora che ci penso, visto che crescete così avrete gli ormoni a mille»
«Quil è il pervertito del gruppo» fece lui, cercando di svicolare. Si vedeva che era improvvisamente imbarazzato anche se non voleva darlo a vedere, e trovai la cosa adorabile.
Ah, il mio Jake poteva anche abitare il corpo del Big Foot e crescere più veloce di un palloncino riempito ad elio, ma dentro rimaneva ancora un bambino della sua età, nonostante tutte le sceneggiate da duro. Anzi, si vedeva che lo era anche per via di quelle.
«Senti, Jake» Gli dissi, guardandomi i piedi «Quanto hai sentito della mia conversazione con il falso Jacob? Il vampiro, insomma»
«Non molto» ammise lui, guardandomi preoccupato. La sola menzione del succhiasangue gli scavò una rughetta tra le sopracciglia, e non potei biasimarlo. Quel coso aveva parlato a suo padre, era stato in casa sua e aveva quasi mangiato una sua amica.
«Sai delle moto?».
Lui scosse la testa. Quando gli spiegai del mio progetto, si illuminò di entusiasmo genuino.







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