venerdì 8 giugno 2018

Sunset 55 - Una briciola di ottimismo



Ad inseguire il suo replicante c'era il vero Jacob Black, con i capelli corti e il corpo da adulto vestito solo di un paio di pantaloncini blu come l'incredibile Hulk. Stava attraversando la strada di corsa, dritto verso il ragazzo che gli somigliava terribilmente ma non era lui.
«Jacob!» Gridai.
A metà corsa, il mio amico fu preda di una forte convulsione. Si gettò in avanti, tuffandosi nel vuoto.
Ci fu un rumore di strappo secco e Jacob esplose. Scoppiò letteralmente dalla propria pelle; l'aria si riempì di brandelli di stoffa blu, quella dell'unico indumento che indossava. Successe talmente in fretta che con un battito di ciglia avrei potuto perdermi l'intera trasformazione.
Prima c'era Jacob che si tuffava nell'aria e, un solo e brevissimo istante dopo, ecco un lupo gigante dal pelo bronzeo, tanto enorme che non riuscii a spiegarmi dove fosse nascosta tutta quella massa.
Lo scontro tra lui e il suo replicante fu improvviso. E frontale: il finto-Jacob si era voltato per affrontarlo.
I resti dei pantaloncini di Jake svolazzavano ancora nel punto in cui era balzato in aria.
«Jacob!» Urlai di nuovo, inutilmente, azzardando un passo avanti.
Non riuscii a vedere bene cosa succedeva: erano troppo veloci e il corpo immenso del lupo mi offuscava la visuale con tutto quel pelo ondeggiante. Però sentii il suono ed era un suono che conoscevo fin troppo bene: quello di un vampiro che veniva fatto a pezzi.
Il finto-Jacob era un vampiro. Mi dimenticai di respirare e mi strinsi le mani al petto mentre pregavo che il mio amico licantropo non rimanesse ferito nello scontro. Ma non sono mai stata un granché a pregare e con un guaito orribile lo vidi indietreggiare, perdendo sangue dalla gola lacerata.
Il finto-Jacob (che somigliava sempre di meno a Jacob e sempre di più ad un tizio alto e magro dalla pelle che impallidiva) sibilava con la faccia ricoperta di sangue, i denti divenuti completamente rossi. Mi si contorse lo stomaco, ebbi l'impressione di sentirlo dentro il ventre, pesante e contratto come un animale vivo, una grassa e grossa anguilla viscida.
«Jacob» Sussurrai.
Il lupo color bronzo barcollò facendo schioccare le fauci a raffica. Poi il vampiro prese a scappare, preferendo non continuare oltre quello scontro, ora che era stato in vantaggio.
Jacob barcollò ancora e mi guardò negli occhi, dello stesso colore di quando era umano. Non poteva parlarmi, ma stava cercando di farmi capire qualcosa. Il bel pelo rossiccio sulla sua guancia sinistra era macchiato di sangue.
«Ti ha morso» Sussurrai, allungando una mano per toccarlo, ma prima che potessi raggiungerlo lui girò velocemente sulle zampe e scattò all'inseguimento del finto-Jacob.
Rimasi lì, immobile, con il cuore che mi martellava in petto, a torcermi le mani. Il gigantesco lupo e il mostro erano spariti in un batter d'occhio, come divorati dalla foresta.
Tremando, cercai un posto dove sedermi e alla fine decisi di farlo per terra, dove mi trovavo. La pioggia non correva più a fiumi dal cielo, c'era solo una pioggerellina finissima. Aspettai, ma non avrei saputo dire per quanto tempo, poi guardando in lontananza scorsi delle sagome umane che si avvicinavano: tutte loro portavano i capelli lunghi, anche se spesso raccolti. Erano le ragazze-lupo.
Deglutii e aspettai che fossero abbastanza vicine prima di alzarmi in piedi.
Omaha mi corse incontro, allarmata
«Belarda! Che è successo? C'è l'odore di un vampiro dappertutto!»
«Sangue» borbottò Lara, indicando una macchia sul terreno
«Si» ancora scossa, annuii «Jacob si è dovuto trasformare. C'era un vampiro che fingeva di essere lui e io ero con il vampiro e anche se sapevo che non era lui io... io».
Presi a piangere, cercando di contenere i singhiozzi decentemente. Ero nervosa e mi sentivo colpevole, anche se non sapevo di cosa. Ayita mi si avvicinò con il suo passo lungo ed elegante e mi mise un braccio intorno alle spalle.
«Shh, shhh... va tutto bene» Mi rassicurò Omaha, toccandomi con una mano sul lato del collo.
Tutte le ragazze mi si strinsero intorno, mormorando parole di conforto. Doveva essere una scena stranissima vista da fuori, ma in qualche modo funzionò. Lo spazio intorno a me divenne caldo, vibrante dell'energia dei loro splendidi corpi potenti, delle loro voci che parlavano piano e mi dicevano che nessuno mi avrebbe toccata, che nessuno avrebbe potuto farmi del male.
«Almeno» Scherzò Lara, arricciandosi con un dito la sua unica ciocca tinta di rosso «Ora tutti i ragazzi, vampiri e licantropi, sono fuori dai piedi».
Sorrisi leggermente, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. Mi sentivo molto meglio, mi sentivo me stessa. Forse la loro era una specie di strana magia tribale da licantropi, ma mi aveva dato una tranquillità che non sentivo da tanto, tanto tempo.
Ayita mi accarezzò rapidamente i capelli, poi sorrise. Era un sorriso strano, il suo, rassicurante e amaro al tempo stesso, come se qualcosa la crucciasse ma avrebbe fatto qualunque cosa perché niente crucciasse me.
«Allora» Mi disse «Perché dovevamo venire?»
«Aspettate!» dissi, allarmata «E Jacob? Lo lasciate inseguire così il vampiro?»
«Lui ha il suo branco che può aiutarlo. E il suo branco non deve sapere del nostro, non ancora»
«Perché?»
«Perché sono giovani e inesperti. Ci intralcerebbero. Hanno mutato molto dopo di noi»
«E poi sono ragazzi» aggiunse Lara, con un risolino
«Ma Jacob...» mi torsi le mani «Non sa di voi? Credo che lo sappia. Credo di averglielo detto o accennato o qualcosa di simile»
«Non lo hai fatto» mi rassicurò Ayita «E se l'hai fatto, lui non l'ha capito, altrimenti il loro branco saprebbe già dell'esistenza del nostro. Invece non lo sanno, pensano di essere gli unici protettori della riserva»
«Ah»
«Allora, cosa dovevi dirci?».
Indietreggiai, allontanandomi dal loro cerchio. Ormai aveva smesso di piovere, anche se il cielo non era del tutto rischiarato e minacciava un'altra bella botta d'acqua. I miei piedi facevano scic sciac sul sottile strato di fango.
«Stanno per arrivare degli altri vampiri» Rivelai, seria «Si chiamano Volturi e vogliono uccidervi».
Le ragazze-lupo immediatamente cominciarono a tartassarmi di domande, ma io scossi la testa
«Aspettate, vi racconto tutto».
E così feci: dissi loro chi erano i Volturi, perché stavano venendo, il pericolo che rappresentavano per tutti (compresi i nostri freddi nostrani, i Cullen). Le espressioni delle ragazze erano un misto di incredulità e rabbia, ma non vedevo ansia sui loro volti. La più arrabbiata era Ayita: le sue belle sopracciglia nere erano aggrottate e ombreggiavano gli occhi facendola sembrare terribile.
«Quindi» Disse «Quanto tempo abbiamo per prepararci al loro arrivo?»
«Alice, quella che può vedere nel futuro, ha parlato di neve. Nella sua visione c'era della neve, quindi... arriveranno in inverno. Abbiamo ancora del tempo. Avete del tempo» deglutii «Per fuggire»
«Noi non fuggiamo!» ruggì Omaha, battendosi un pugno sul cuore «Siamo le protettrici! Li sconfiggeremo!»
«Ragazze, io...»
«Noi non fuggiamo!» rincarò Lara «Siamo lupi selvaggi che si battono per il proprio branco»
«Noi non fuggiamo» mormorò Aida, dolcemente determinata «Non abbandoniamo le nostre famiglie»
«Noi non fuggiamo» disse Ayita, solida nel suo proposito «Epureremo il mondo da quegli abomini che si nutrono del sangue degli uomini e tanto meglio se saranno loro a venire da noi, piuttosto che farci faticare per raggiungerli».
Non volevo che combattessero, ma loro erano davvero davvero convinte di potercela fare e chi ero per impedirglielo?
«Voglio solo che mi promettiate» Le implorai «Che vi allenerete duramente. Che studierete questa cosa. Vi prego, non lasciate niente al caso, questi vampiri non sono come quelli che avete conosciuto fino ad ora, sono la loro nobiltà e sono pericolosi. Probabilmente hanno appresso Vlad Dracula o qualcosa del genere e si trasformano in nebbia e pipistrelli»
«Nebbia e pipistrelli non ci fanno paura» Lara sollevò un sopracciglio «Siamo lupe giganti con zanne come rasoi»
«E non potete volare, né mordere la nebbia»
«Ha ragione» ridacchiò Omaha, dando una spallata giocosa a Lara «Ti ha fregata»
«Non è una questione di fregare!» esclamai «Sono seria! Questa cosa è pericolosa, davvero pericolosa, non potete lasciare niente al caso!»
«Abbiamo un sacco di tempo per allenarci» Lara si strinse nelle spalle «Non penso che ce ne staremo con le mani in mano»
«E forse sarà il caso di chiedere aiuto al branco dei maschi. Fra due o tre settimane, quando avranno smesso di azzuffarsi come cuccioli matti con i nuovi arrivati» aggiunse Ayita.
Le altre ragazze-lupo la guardarono come se fosse impazzita, ma lei non ci fece caso.
«Hai intenzione di dirlo al branco di Jacob, quindi» Constatai, sollevata
«Si. Se combatteremo tutti insieme le nostre chance di sopravvivenza si alzeranno esponenzialmente. Lo so che poco fa ho detto che ci intralcerebbero, ma se ci organizziamo prima e specificamente per questa guerra, e se loro decidono di sottostare e ubbidire come bravi lupi ad un vero alfa, possiamo anche addestrarli prima dell'arrivo dell'inverno»
«Bene» annuii «E ora che facciamo?»
«E ora ci alleniamo. Vuoi venire a vederci?»
«Certo!» esclamai.
Neanche cinque minuti dopo eravamo tutte stipate nel mio chevy. Le ragazze-lupo erano così alte e grosse che sembravano sardine stipate in una scatoletta, con i muscoli tutti contratti per non prendere troppo spazio. L'unica che stava rilassata era Ayita, ovviamente, ma solo perché era sul sedile passeggero e non dietro con le altre.
Guidai diretta alla loro casetta nel bosco, seguendo le loro indicazioni e ascoltando le lamentele continue di Omaha, che continuava a sbattere con la spalla contro il finestrino ad ogni sobbalzo.
«Scusate» Dissi all'improvviso «Ma quando siete lupi non avete un super fiuto o qualcosa di simile?»
«Si» rispose Aida «Infatti sento sempre le super puzze di Lara»
«Io non faccio super puzze! Non screditatemi di fronte a Belarda!» si lamentò l'altra, facendo ridere le sue amiche
«Chiedevo perché ho una domanda» continuai, cercando di non farmi fuorviare «Come mai i ragazzi, il branco dei maschi, non sanno ancora della vostra esistenza? Voglio dire, non sentono il vostro odore, quando vanno a caccia di vampiri?»
«Certo che lo sentono» rispose Ayita «Ma è identico all'odore che abbiamo da umane. Pensano semplicemente che passiamo il tempo a correre nei boschi e in effetti è così. Non hanno idea del fatto che siamo mutaforma e poi siamo molto caute»
«Ah».
Arrivammo alla casetta, che era identica a come la ricordavo. Con grande sollievo, le ragazze smontarono dall'auto. Lara corse velocissima a nascondersi dietro il piccolo edificio e in meno di sessanta secondi rispuntò fuori sottoforma di mastodontico lupo dalla pelliccia ienesca costellata di macchiette.
«Guardala» Mi disse Omaha, prendendomi sottobraccio non appena scesi dall'auto «La vedi quella faccia soddisfatta da scema? Ci sta dicendo “prima!” perché lei ha la fissa che deve sempre trasformarsi per prima».
Lara abbaiò e scodinzolò come un cane festante gigante, prendendo poi a trotterellare verso di noi. A turno, le ragazze andarono a spogliarsi dietro la casa e si trasformarono: Ayita immensa, con il lungo pelo nerissimo, la piccola Ohama con il pelo grigio e nero, Aida nera e con la pancia e i piedi bianchi. Mancava solo la mia preferita, Sarah, e a quel pensiero mi si strinse il cuore.
Omaha, che poteva anche essere la più piccola di tutte loro ma era comunque enorme, mi si avvicinò emettendo un suono simile ad uno sbuffo e scuotendo la testa.
Tutte loro avevano il pelo molto più lungo e arruffato di quello di Jacob quando si trasformava in forma animale... che fosse una cosa da femmine? Poi ricordai che tutte le ragazze portavano i capelli lunghi, mentre quelli di Jacob erano quasi rasati a zero, e mi chiesi se ci fosse un nesso fra queste cose.
«E ora?» Domandai, pur sapendo che nessuna di loro sapeva parlare.
Le immense lupo si guardarono in faccia le une con le altre e davano l'idea di essere pronte ad iniziare a fare il gioco dei mimi per comunicare con me. Sarebbero state proprio buffe se si fosse potuto passare sopra al fatto che erano predatori letali grandi come cavalli. 




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