Ad inseguire il suo replicante c'era
il vero Jacob Black, con i capelli corti e il corpo da adulto vestito
solo di un paio di pantaloncini blu come l'incredibile Hulk. Stava
attraversando la strada di corsa, dritto verso il ragazzo che gli
somigliava terribilmente ma non era lui.
«Jacob!» Gridai.
A metà corsa, il mio amico fu preda di una forte convulsione. Si gettò in avanti, tuffandosi nel vuoto.
Ci
fu un rumore di strappo secco e Jacob esplose. Scoppiò letteralmente
dalla propria pelle; l'aria si riempì di brandelli di stoffa blu, quella
dell'unico indumento che indossava. Successe talmente in fretta che con
un battito di ciglia avrei potuto perdermi l'intera trasformazione.
Prima
c'era Jacob che si tuffava nell'aria e, un solo e brevissimo istante
dopo, ecco un lupo gigante dal pelo bronzeo, tanto enorme che non
riuscii a spiegarmi dove fosse nascosta tutta quella massa.
Lo scontro tra lui e il suo replicante fu improvviso. E frontale: il finto-Jacob si era voltato per affrontarlo.
I resti dei pantaloncini di Jake svolazzavano ancora nel punto in cui era balzato in aria.
«Jacob!» Urlai di nuovo, inutilmente, azzardando un passo avanti.
Non
riuscii a vedere bene cosa succedeva: erano troppo veloci e il corpo
immenso del lupo mi offuscava la visuale con tutto quel pelo
ondeggiante. Però sentii il suono ed era un suono che conoscevo fin
troppo bene: quello di un vampiro che veniva fatto a pezzi.
Il
finto-Jacob era un vampiro. Mi dimenticai di respirare e mi strinsi le
mani al petto mentre pregavo che il mio amico licantropo non rimanesse
ferito nello scontro. Ma non sono mai stata un granché a pregare e con
un guaito orribile lo vidi indietreggiare, perdendo sangue dalla gola
lacerata.
Il finto-Jacob (che somigliava sempre di
meno a Jacob e sempre di più ad un tizio alto e magro dalla pelle che
impallidiva) sibilava con la faccia ricoperta di sangue, i denti
divenuti completamente rossi. Mi si contorse lo stomaco, ebbi
l'impressione di sentirlo dentro il ventre, pesante e contratto come un
animale vivo, una grassa e grossa anguilla viscida.
«Jacob» Sussurrai.
Il
lupo color bronzo barcollò facendo schioccare le fauci a raffica. Poi
il vampiro prese a scappare, preferendo non continuare oltre quello
scontro, ora che era stato in vantaggio.
Jacob
barcollò ancora e mi guardò negli occhi, dello stesso colore di quando
era umano. Non poteva parlarmi, ma stava cercando di farmi capire
qualcosa. Il bel pelo rossiccio sulla sua guancia sinistra era macchiato
di sangue.
«Ti ha morso» Sussurrai, allungando una
mano per toccarlo, ma prima che potessi raggiungerlo lui girò
velocemente sulle zampe e scattò all'inseguimento del finto-Jacob.
Rimasi
lì, immobile, con il cuore che mi martellava in petto, a torcermi le
mani. Il gigantesco lupo e il mostro erano spariti in un batter
d'occhio, come divorati dalla foresta.
Tremando,
cercai un posto dove sedermi e alla fine decisi di farlo per terra, dove
mi trovavo. La pioggia non correva più a fiumi dal cielo, c'era solo
una pioggerellina finissima. Aspettai, ma non avrei saputo dire per
quanto tempo, poi guardando in lontananza scorsi delle sagome umane che
si avvicinavano: tutte loro portavano i capelli lunghi, anche se spesso
raccolti. Erano le ragazze-lupo.
Deglutii e aspettai che fossero abbastanza vicine prima di alzarmi in piedi.
Omaha mi corse incontro, allarmata
«Belarda! Che è successo? C'è l'odore di un vampiro dappertutto!»
«Sangue» borbottò Lara, indicando una macchia sul terreno
«Si»
ancora scossa, annuii «Jacob si è dovuto trasformare. C'era un vampiro
che fingeva di essere lui e io ero con il vampiro e anche se sapevo che
non era lui io... io».
Presi a piangere, cercando
di contenere i singhiozzi decentemente. Ero nervosa e mi sentivo
colpevole, anche se non sapevo di cosa. Ayita mi si avvicinò con il suo
passo lungo ed elegante e mi mise un braccio intorno alle spalle.
«Shh, shhh... va tutto bene» Mi rassicurò Omaha, toccandomi con una mano sul lato del collo.
Tutte
le ragazze mi si strinsero intorno, mormorando parole di conforto.
Doveva essere una scena stranissima vista da fuori, ma in qualche modo
funzionò. Lo spazio intorno a me divenne caldo, vibrante dell'energia
dei loro splendidi corpi potenti, delle loro voci che parlavano piano e
mi dicevano che nessuno mi avrebbe toccata, che nessuno avrebbe potuto
farmi del male.
«Almeno» Scherzò Lara,
arricciandosi con un dito la sua unica ciocca tinta di rosso «Ora tutti i
ragazzi, vampiri e licantropi, sono fuori dai piedi».
Sorrisi leggermente, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. Mi sentivo molto meglio, mi sentivo me stessa.
Forse la loro era una specie di strana magia tribale da licantropi, ma
mi aveva dato una tranquillità che non sentivo da tanto, tanto tempo.
Ayita mi accarezzò rapidamente i capelli, poi sorrise. Era un sorriso
strano, il suo, rassicurante e amaro al tempo stesso, come se qualcosa
la crucciasse ma avrebbe fatto qualunque cosa perché niente crucciasse
me.
«Allora» Mi disse «Perché dovevamo venire?»
«Aspettate!» dissi, allarmata «E Jacob? Lo lasciate inseguire così il vampiro?»
«Lui ha il suo branco che può aiutarlo. E il suo branco non deve sapere del nostro, non ancora»
«Perché?»
«Perché sono giovani e inesperti. Ci intralcerebbero. Hanno mutato molto dopo di noi»
«E poi sono ragazzi» aggiunse Lara, con un risolino
«Ma Jacob...» mi torsi le mani «Non sa di voi? Credo che lo sappia. Credo di averglielo detto o accennato o qualcosa di simile»
«Non lo hai fatto» mi rassicurò Ayita «E se l'hai fatto, lui non l'ha
capito, altrimenti il loro branco saprebbe già dell'esistenza del
nostro. Invece non lo sanno, pensano di essere gli unici protettori
della riserva»
«Ah»
«Allora, cosa dovevi dirci?».
Indietreggiai, allontanandomi dal loro cerchio. Ormai aveva smesso di
piovere, anche se il cielo non era del tutto rischiarato e minacciava
un'altra bella botta d'acqua. I miei piedi facevano scic sciac sul sottile strato di fango.
«Stanno per arrivare degli altri vampiri» Rivelai, seria «Si chiamano Volturi e vogliono uccidervi».
Le ragazze-lupo immediatamente cominciarono a tartassarmi di domande, ma io scossi la testa
«Aspettate, vi racconto tutto».
E
così feci: dissi loro chi erano i Volturi, perché stavano venendo, il
pericolo che rappresentavano per tutti (compresi i nostri freddi
nostrani, i Cullen). Le espressioni delle ragazze erano un misto di
incredulità e rabbia, ma non vedevo ansia sui loro volti. La più
arrabbiata era Ayita: le sue belle sopracciglia nere erano aggrottate e
ombreggiavano gli occhi facendola sembrare terribile.
«Quindi» Disse «Quanto tempo abbiamo per prepararci al loro arrivo?»
«Alice,
quella che può vedere nel futuro, ha parlato di neve. Nella sua visione
c'era della neve, quindi... arriveranno in inverno. Abbiamo ancora del
tempo. Avete del tempo» deglutii «Per fuggire»
«Noi non fuggiamo!» ruggì Omaha, battendosi un pugno sul cuore «Siamo le protettrici! Li sconfiggeremo!»
«Ragazze, io...»
«Noi non fuggiamo!» rincarò Lara «Siamo lupi selvaggi che si battono per il proprio branco»
«Noi non fuggiamo» mormorò Aida, dolcemente determinata «Non abbandoniamo le nostre famiglie»
«Noi
non fuggiamo» disse Ayita, solida nel suo proposito «Epureremo il mondo
da quegli abomini che si nutrono del sangue degli uomini e tanto meglio
se saranno loro a venire da noi, piuttosto che farci faticare per
raggiungerli».
Non volevo che combattessero, ma loro erano davvero davvero convinte di potercela fare e chi ero per impedirglielo?
«Voglio
solo che mi promettiate» Le implorai «Che vi allenerete duramente. Che
studierete questa cosa. Vi prego, non lasciate niente al caso, questi
vampiri non sono come quelli che avete conosciuto fino ad ora, sono la
loro nobiltà e sono pericolosi. Probabilmente hanno appresso Vlad
Dracula o qualcosa del genere e si trasformano in nebbia e pipistrelli»
«Nebbia e pipistrelli non ci fanno paura» Lara sollevò un sopracciglio «Siamo lupe giganti con zanne come rasoi»
«E non potete volare, né mordere la nebbia»
«Ha ragione» ridacchiò Omaha, dando una spallata giocosa a Lara «Ti ha fregata»
«Non
è una questione di fregare!» esclamai «Sono seria! Questa cosa è
pericolosa, davvero pericolosa, non potete lasciare niente al caso!»
«Abbiamo un sacco di tempo per allenarci» Lara si strinse nelle spalle «Non penso che ce ne staremo con le mani in mano»
«E
forse sarà il caso di chiedere aiuto al branco dei maschi. Fra due o
tre settimane, quando avranno smesso di azzuffarsi come cuccioli matti
con i nuovi arrivati» aggiunse Ayita.
Le altre ragazze-lupo la guardarono come se fosse impazzita, ma lei non ci fece caso.
«Hai intenzione di dirlo al branco di Jacob, quindi» Constatai, sollevata
«Si.
Se combatteremo tutti insieme le nostre chance di sopravvivenza si
alzeranno esponenzialmente. Lo so che poco fa ho detto che ci
intralcerebbero, ma se ci organizziamo prima e specificamente per questa
guerra, e se loro decidono di sottostare e ubbidire come bravi lupi ad
un vero alfa, possiamo anche addestrarli prima dell'arrivo dell'inverno»
«Bene» annuii «E ora che facciamo?»
«E ora ci alleniamo. Vuoi venire a vederci?»
«Certo!» esclamai.
«Certo!» esclamai.
Neanche
cinque minuti dopo eravamo tutte stipate nel mio chevy. Le ragazze-lupo
erano così alte e grosse che sembravano sardine stipate in una
scatoletta, con i muscoli tutti contratti per non prendere troppo
spazio. L'unica che stava rilassata era Ayita, ovviamente, ma solo
perché era sul sedile passeggero e non dietro con le altre.
Guidai
diretta alla loro casetta nel bosco, seguendo le loro indicazioni e
ascoltando le lamentele continue di Omaha, che continuava a sbattere con
la spalla contro il finestrino ad ogni sobbalzo.
«Scusate» Dissi all'improvviso «Ma quando siete lupi non avete un super fiuto o qualcosa di simile?»
«Si» rispose Aida «Infatti sento sempre le super puzze di Lara»
«Io non faccio super puzze! Non screditatemi di fronte a Belarda!» si lamentò l'altra, facendo ridere le sue amiche
«Chiedevo
perché ho una domanda» continuai, cercando di non farmi fuorviare «Come
mai i ragazzi, il branco dei maschi, non sanno ancora della vostra
esistenza? Voglio dire, non sentono il vostro odore, quando vanno a
caccia di vampiri?»
«Certo che lo sentono» rispose
Ayita «Ma è identico all'odore che abbiamo da umane. Pensano
semplicemente che passiamo il tempo a correre nei boschi e in effetti è
così. Non hanno idea del fatto che siamo mutaforma e poi siamo molto
caute»
«Ah».
«Ah».
Arrivammo alla casetta, che era
identica a come la ricordavo. Con grande sollievo, le ragazze smontarono
dall'auto. Lara corse velocissima a nascondersi dietro il piccolo
edificio e in meno di sessanta secondi rispuntò fuori sottoforma di
mastodontico lupo dalla pelliccia ienesca costellata di macchiette.
«Guardala»
Mi disse Omaha, prendendomi sottobraccio non appena scesi dall'auto «La
vedi quella faccia soddisfatta da scema? Ci sta dicendo “prima!” perché
lei ha la fissa che deve sempre trasformarsi per prima».
Lara
abbaiò e scodinzolò come un cane festante gigante, prendendo poi a
trotterellare verso di noi. A turno, le ragazze andarono a spogliarsi
dietro la casa e si trasformarono: Ayita immensa, con il lungo pelo
nerissimo, la piccola Ohama con il pelo grigio e nero, Aida nera e con
la pancia e i piedi bianchi. Mancava solo la mia preferita, Sarah, e a
quel pensiero mi si strinse il cuore.
Omaha, che
poteva anche essere la più piccola di tutte loro ma era comunque enorme,
mi si avvicinò emettendo un suono simile ad uno sbuffo e scuotendo la
testa.
Tutte loro avevano il pelo molto più lungo e
arruffato di quello di Jacob quando si trasformava in forma animale...
che fosse una cosa da femmine? Poi ricordai che tutte le ragazze
portavano i capelli lunghi, mentre quelli di Jacob erano quasi rasati a
zero, e mi chiesi se ci fosse un nesso fra queste cose.
«E ora?» Domandai, pur sapendo che nessuna di loro sapeva parlare.
Le
immense lupo si guardarono in faccia le une con le altre e davano
l'idea di essere pronte ad iniziare a fare il gioco dei mimi per
comunicare con me. Sarebbero state proprio buffe se si fosse potuto
passare sopra al fatto che erano predatori letali grandi come cavalli.
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