lunedì 12 agosto 2019

Come scrivere di ogni cosa 6. I cani

<CAPITOLO PRECEDENTE (Harmony, chick lit e altra brodaglia rosa)

Le nostre Lucha e Mami che giocano

Li chiamano “i migliori amici dell’uomo”, ma da una ricerca è emerso che tanto obbediscono di più alle donne. Alcuni dicono di loro che sono codardi, in realtà sono più coraggiosi sia dei loro antenati lupi che della maggior parte degli esseri umani. Hanno la più grande varietà di forme e dimensioni possibili in una stessa specie dell’intero mondo animale e ci sono razze letteralmente per tutti i gusti. Di chi stiamo parlando? Ma ovviamente dei cani!
I cani sono importantissimi in letteratura. Alcuni sono protagonisti del proprio libro, o persino della propria saga, altri sono imprescindibili accompagnatori di personaggi umani e non, rappresentando la purezza dei sentimenti, l’allegria, la fedeltà e il legame con le nostre origini, con la nostra natura.
Tuttavia ci è capitato un gazilione di volte di leggere di cani che, semplicemente, non sono credibili perché non fanno cose da cani. A volte non sono neanche davvero fatti a forma di cani.
Questo capitolo è qui per aiutarvi a imparare come gestire un cane nei vostri libri e racconti (e anche per darvi un sacco di curiosità fichissime su questi animali fichissimi), come non cadere nei cliché (numerosissimi) che circondano questi animali e anche per farvi innamorare dei compagni di viaggio che hanno affiancato e guidato lo sviluppo delle civiltà umane. Ah, e parleremo anche un po’ di lupi, già che ci siamo.

Cominciamo dicendo che, non importa il periodo storico di quale state scrivendo, potrete sempre inserire un cane nella vostra narrazione. O meglio, quasi sempre. La domesticazione del cane è avvenuta più o meno nel 15000 a.C. (è un sacco di tempo fa!) ed è stata la prima domesticazione in assoluto. Solo molto dopo è arrivata la capra (10000 a.C), la pecora (8000 a.C.), e in seguito la mucca, il maiale e il pollo. Il cavallo, che da tanto l’impressione di aver segnato la storia umana, è arrivato solo nel 4000 a.C., mentre il gatto solo nel 3500 a.C. Nel ricorrente scontro “cat people” vs “dog people”, gli amanti dei cani hanno la carta del tempo dalla loro parte.

Insomma, è un po’ come dire che i cani sono con noi da sempre. Storia antica, medievale, moderna o contemporanea, il cane era lì, quindi non accampate scuse e inseriteli sempre nei vostri romanzi storici, altrimenti non sono credibili. Ma anche nei vostri romanzi non-storici, tranne che non si svolgano su un altro pianeta. Ci viene istintivamente da pensare a Twilight (chi ci conosce sa che siamo molto legati a questo romanzo, che usiamo come esempio di come non-scrivere un libro) nella quale non compaiono mai i cani. A Forks, in tutta una città, non c’è neanche un cane. Passeggiando per le vie di altre città e persino ad un grande festival a Volterra, la protagonista Bella Swan non avvista mai un cane. Ricordatevi: un romanzo in cui ci sono vampiri e licantropi diventa ancora meno credibile se non ci sono animali e non diciamo di metterci per forza i cani, anche se sono il più antico animale addomesticato nonché il più comune, ma almeno un gatto, un cavallo, un pollo… qualche bestiola amichevole, no? Bella Swan dice anche, in una scena, di aver sempre voluto un cane, confermandoci così che nel loro mondo esistono, ma tutti noi ci chiediamo chi diavolo le abbia impedito di prendersene uno se lo voleva così tanto. Non siate come Stephenie Meyer. Scrivete i cani nei vostri libri.

Adesso che abbiamo rotto il ghiaccio e capito che i cani vanno scritti, passiamo subito ad elencare gli errori più comuni che la gente fa:
  1. Cani che sudano. È una cosa che purtroppo abbiamo riscontrato anche su Wattpad, una convinzione che non sappiamo proprio da dove sia saltata fuori. Noi l’abbiamo dato sempre per scontato, ma a quanto pare non è così, quindi ci vediamo costretti a scriverlo: i cani NON sudano. Suvvia, avete mai visto un cane con il pelo tutto impiastricciato di sudore sotto il sole? No, ovviamente! (Mentre noi lo abbiamo letto in un racconto, ugh). Per abbassare la propria temperatura corporea, i nostri amici a quattro zampe ricorrono alla ventilazione polmonare: in pratica ansimano. E perdono anche un po’ di liquidi dal naso e dai polpastrelli, ma è secondario.
  2. Cani che vedono in bianco e nero. Si tratta di un falso mito: sebbene i cani possano percepire uno spettro cromatico ridotto rispetto al nostro, non vedono affatto in bianco e nero. I colori che percepiscono più facilmente sono il giallo e l’azzurro. 
  3. L’alfa grosso e cattivo. Così come nei branchi di lupi, anche in quelli di cani l’alfa non è il cane più alto e più forte (o più cattivo), ma quello più autorevole… e l’autorevolezza non è conferita dalla dimensione o dalla potenza dell’animale. E non è neanche un ruolo ereditario, come ci è capitato di leggere! Il figlio di un alfa non diventerà necessariamente un alfa, visto che in un branco di lupi di solito… sono tutti figli dell’alfa! E di certo non potranno diventare tutti dei capi.
  4. Il maschio aggressivo, la femmina remissiva. Così come non si può generalizzare per le persone, non si può fare neanche con i cani… e comunque, questa distinzione sarebbe sbagliata. È vero, verissimo, che spesso i maschi sono più territoriali (basta vedere quante volte alzano la zampa per annaffiare i pali e gli alberi durante una passeggiata!), ma questo non equivale all’aggressività. Una curiosità utile in questo senso: ai tempi in cui i combattimenti fra cani erano legali, le femmine di pitbull erano le più utilizzate per la loro tenacia e aggressività, il che ci porta al nostro prossimo punto, ovvero…
  5. Pitbull malvagi. Se avessimo cinquanta centesimi per ogni volta che abbiamo letto “cattivo come un pitbull”, “aggressivo come un pitbull” o “sembrava un pitbull (riferito ad un personaggio ombroso e scontroso)” saremmo ricchi. Ricchi, vi diciamo! Intorno al pitbull è tutto un fiorire di leggende e falsi miti che farebbero mettere le mani nei capelli anche a un santo. Sembra che gli scrittori neanche lo abbiano mai visto un pitbull, visto che li descrivono spesso come enormi, schiumanti, con gli occhi cattivi. Insomma, forse quella lì è una tigre stressata sotto steroidi con le emorroidi, ma di certo non un pitbull! I pitties hanno infatti un peso tra i 16 ed i 27 kg per i maschi e tra i 13,5 ed i 23 kg per le femmine, insomma sono dei nanerottoli! Tutti i cani che noi Cactus di Fuoco possediamo sono più grandi di così e non è che siano dei giganti. E poi, diciamocelo chiaro chiaro, i pitbull non fanno paura se li guardate in faccia, visto che sono fatti a forma di cuccioli: è solo la loro brutta fama che fa rabbrividire le persone che non li conoscono e fa sciaguratamente associare quell’aspetto dolce, rotondo e puccioso a un carattere che poco o nulla ha a che fare con quello di questo cane. Ma di questo ne parleremo meglio più avanti, nella sezione dedicata alle razze.
  6. La pallina! LA PALLINA! Nel 99% dei casi, quando qualcuno che non conosce bene i cani (magari semplicemente non li conoscete bene, giovani scrittori! Non ve ne si può fare una colpa) scrive di uno di loro, lo descrive come un “pallinadipendente”. Un po’ è colpa dei film e dei cartoni, anche loro spesso creati da scrittori superficiali, ma sappiate che in realtà la quantità di cani appassionati di sferette lanciate e di riporto sono pochissimi. Eh sì, il riporto e l’ossessione per le palline sono tipiche di alcune razze, in particolar modo i retrievers (come i labrador e i golden retriever), ma la maggior parte dei cani non sono affatto interessati alla palla. I nostri cinque cani, per esempio, non se ne fregano niente delle palline, mentre il nostro gatto nero corre come un matto quando ne vede una. Sì, smettetela di stereotipizzare anche i gatti.
  7. Il cane che lecca la mano che lo picchia. Dicono che i cani amino senza condizioni, che la loro fedeltà sia incrollabile, che siano disposti a morire per il loro padrone. Ma è davvero così? Nì. Molto dipende dal carattere individuale, della razza a cui appartiene, ma soprattutto dal padrone. Uno dei nostri cani, una femmina di maremmano abruzzese, apparteneva precedentemente a un padrone che la lasciava sola tutto il giorno, che non giocava con lei e che la sgridava. Non la picchiava neppure, eh, si limitava a sgridarla e non curarla. Ebbene, la cucciola (al tempo era una cucciolona) non provava un briciolo di affetto per lui. Incorruttibile anche con il cibo (il cane “mangione” che farebbe qualunque cosa per un boccone è un altro falso mito piuttosto radicato…), la piccola si era lasciata deperire pur di non dover passare del tempo con quell’uomo. Non accettava il suo cibo, vi rendete conto? Ora è una bella bestiona adulta, educatissima, obbediente, protettiva, e non dubitiamo che metterebbe in pericolo la sua vita per noi… ma per quell’uomo non avrebbe sprecato uno solo dei suoi preziosi peli bianchi. L’affetto di un cane non è incondizionato, la sua fedeltà non è eterna: sono cose che vanno guadagnate e meritate.
  8. Cani che riconoscono il tono di voce, ma non le parole. È vero che il tono di voce è importante (se strillate a un cane con la voce vibrante di rabbia come un drago pazzo, ovviamente il cane un po’ di paura ce l’avrà), ma quando addestrate un cane, dopo un po’, il tono di voce diventa irrilevante. Ormai quando chiediamo “zampa” lo possiamo dire come ci pare, strillando o sussurrando, con l’accento sbagliato (zampà) o girando su noi stessi, otterremo sempre una zampa. I cani riconoscono le parole eccome! C’è una femmina di border collie di nome Chaser che conosce ben 1022 parole diverse. Se le dici “portami la pallina rossa” lei ti porterà la pallina rossa. E non veniteci a dire che c’entra niente il tono di voce! Come fate a dire che c’è un tono di voce particolare per definire “pallina” e “rossa”.
  9. Cani che cercano la libertà e l’indipendenza. Ricordatevi che i cani sono animali sociali, così tanto da provare forte stress e persino depressione se non possono avere interazioni regolari. A volte i cani scappano di casa, ma non è perché non vogliano più stare con il loro padrone: spesso si tratta di cani che si annoiano, che hanno poca stimolazione mentale o che semplicemente hanno visto qualcosa che li interessa (magari una femmina in calore? O, se sono femminucce in calore, un bel maschietto attraente) che vogliono raggiungere. Ma poi, tornano, eh! O almeno, ci provano (a volte anche loro si perdono, purtroppo). Ma un cane appagato al 100% (anche al 80%, ok) se ne frega dell’indipendenza, visto che si tratta di animali fortemente sociali e fortemente dipendenti dal branco. Una delle nostre cagnoline (beh, non tanto “ina”, ma vabbè), una meticcia di nome Mami potrebbe scappare quando vuole (confessiamo che si è fatta adottare con la forza, visto che non la volevamo all’inizio), ma ci sta appiccicata alle gambe anche quando non dovrebbe, motivo per cui andiamo con lei in biblioteche, musei e in generale ovunque possa entrare un cane. Sta appiccicata. A proposito, ci viene in mente un film di animazione, Lilly e il Vagabondo 2: il cucciolo ribelle. È un film carinissimo, con belle canzoni e bei personaggi, ma si basa interamente su una sciocchezza: il cucciolo Zampa che non vuole stare con la sua famiglia che lo ricopre di attenzioni e fugge per diventare un cane di strada Un cucciolo di cane. Che scappa di casa per diventare un randagio volontariamente. I cuccioli dei canidi sono dipendenti al 100% dalla loro famiglia e, per ovvi motivi, non si sognerebbero mai di buttarsi in mezzo ad una strada da soli, lontano dalla madre e dai fratellini, dalla protezione del branco, dal caldo e dal cibo. La trama di Lilly e il Vagabondo 2 è più fantascienza di Matrix, ma sul serio. Almeno Matrix ha un minimo di plausibilità.
  10. Cani e gatti nemici proverbiali. Punto. Uno dei libri che abbiamo pure recensito, Il Gatto che aggiustava i cuori (di Rachel Wells), vede i cani solo come antagonisti puri, tutti cattivi ad abbaiare contro al protagonista Alfie (che ovviamente è un gatto). È vero che i gatti e i cani hanno linguaggi corporei diversi, ma anche gli animali possono diventare bilingue! E, molto spesso, cani e gatti che crescono insieme si vorranno bene e cercheranno di proteggersi a vicenda. Ve lo diciamo per esperienza personale. Dunque sì, è possibile (e probabile) scrivere dell’inimicizia fra un cane e un gatto, ma altrettanto possibile farlo con la loro amicizia.

Questi sono “gli errori”. Ma possiamo fare di meglio (o di peggio). Possiamo andare oltre. Quelle che elencheremo di seguito sono le cosiddette “cugginate”, quelle stupidate colossali come un troll potteriano che non abbiamo fortunatamente mai letto in un romanzo o in un racconto, ma sfortunatamente sentito fra gli ignoranti, fra i sedicenti esperti di cani e fra le casalinghe cinofobe che sono davvero convinte di queste stupidate raccontategli dai loro mariti o fratelli sedicenti esperti di cani.

Avremmo potuto anche non includere le cugginate qui, perché crediamo che i nostri lettori siano intelligenti abbastanza da distinguere le cose impossibili e completamente inventate dalla realtà plausibile, ma: a) è comunque possibile che a forza di sentirsi ripetere le cugginate si finisca per crederci davvero e b) ci facciamo due risate, che è la cosa più importante.

Alcune fanno solo sorridere, altre vi sganasceranno, altre ancora vi faranno arrabbiare, ma la domanda è sempre questa: siete pronti per tutte le assurdità sul mondo cinofilo?

  1. Da genitori di razza diversa possono nascere cani di razza pura. Questa cugginata, purtroppo molto comune, spinge gli idioti a fare accoppiare cani di razza diversa sperando di ottenere cuccioli di razza pura. Ma di quale delle due razze, poi? Cioè, volete dire che se accoppi un alano e un cocker ti nasceranno… cosa? Degli alani puri o dei cocker puri? La verità è che nasceranno dei meticci D.O.C (Di Origine Cretina). Ci sono poi gli idioti che producono incroci e li vendono come cani puri. Sapete che ci sono allevamenti, ovviamente non autorizzati dall’ENCI, che vendono chincer, ovvero incroci fra chihuahua e pincher nano? Ok. Fate un po’ quel che vi pare, ma se vi nascono cani a forma di marmitta con i piedi di topo sappiate che noi non c’entriamo niente.
  2. Il cane (maschio) è in calore, per questo fa il monello! I maschi non possono andare in calore: loro sono pronti a riprodursi 365 giorni l’anno. Quindi se il vostro cane fa il monello non è perché vuole fare fiki fiki, ma perché non sapete controllarlo. Pirla.
  3. I cani non vanno lavati fino ai sei mesi di età. Ok, questa chi l’ha inventata, gli amanti della puzza e dei parassiti? No, perché un cane lo puoi lavare quando ti pare se è sporco, eh: tranquilli che non muore.
  4. I cani di razza hanno il palato nero. Ah. Questa non abbiamo proprio idea di da dove possa essere spuntata, ma ovviamente è una falsa credenza: a seconda della razza e dell’individuo, possono avere colori molto diversi tra loro.
  5. I cani di razza hanno il neo sulla faccia, vicino alla bocca. Come le dive? Sul serio? Questa cugginata presumiamo sia cicciata fuori dal fatto che piuttosto spesso i pastori tedeschi hanno davvero una macchiolina scura, una specie di neo, vicino alla bocca: ma è tipico per l’appunto dei pastori tedeschi, è presente anche negli individui non puri, e non c’azzecca niente con le altre razze. Thank you.
  6. I cani di razza hanno la lingua blu. Ok. E siccome solo il chow chow e lo shar pei hanno in realtà la lingua blu, tutti gli altri cani sono bastardini patentati, giusto?
  7. Il cane sta benissimo: ha le gengive rosse rosse! Come rosse? Rosse, abbiamo sentito bene? Guardate che le gengive devono essere rosa (in alcune razze sono ammesse macchie più scure), ma se sono rosse il vostro cane non è che stia proprio benissimo: ha un’infiammazione alla bocca.
  8. Guarda che bello, ho comprato uno yorkshire teacup! “Ah, che bello, ha la stessa grandezza del tuo cervello!”. I cani teacup, chiamati così perché potrebbero stare dentro a una tazza (di solito così brutti e malati, perché selezionati con i piedi, che potrebbero direttamente buttarli nella tazza del cesso) sono una moda neanche tanto recente in cui si prende una razza di cane già piccola di suo, ma sana, e si fa rimpicciolire con l’allevamento selettivo finché quei cani adorabili non sembrano piuttosto dei topi brutti con la congiuntivite e il pelo a chiazze, ma che fanno strillare le signorine “ahhh, che cariiiino!”. Vengono chiamati anche “pocket” o talvolta, impropriamente, “toy”. E la cosa interessante è che, poiché queste varietà non sono riconosciute da nessuna ente ufficiale (come potrebbero?) non esistono. Ufficialmente, lo yorkshire teacup (o il maltese toy o altra roba del genere) è soltanto un cane rachitico con gli occhi di fuori e che avrà problemi di salute per il resto della sua breve vita. Non supportate questo business sulla pelle di cuccioli che non avrebbero mai voluto nascere brutti. Non comprate cani rachitici. Be smart.
  9. La cagna deve avere almeno una cucciolata nella vita. Ma anche no. La maggior parte degli ingenui è convinta che ogni femmina (comprese quelle umane) debba figliare, che sia importante per… boh… il carattere? La salute? Comunque sappiate che non è assolutamente vero: il calore, l’accoppiamento, il parto sono uno stress (quasi più per voi che per l’animale stesso) che, se non volete produrre cuccioli, può essere evitabilissimo. Una sola gravidanza non ha alcun riscontro apprezzabile sulla salute della cagna: avere una o nessuna cucciolata è esattamente la stessa cosa.
  10. Se non tagli le orecchie al cane, diventa sordo. O semi-sordo. O gli vengono le infezioni. Questa balla grossa come una casa viene generalmente perpetrata dagli estimatori (o presunti tali) delle razze molossoidi o dei pitbull. A noi, in prima persona, l’ha detto un allevatore di amstaff, nella versione “gli vengono i vermi”. Voi, che siete persone intelligenti, avrete già capito che i vermi non c’entrano niente con la presenza delle orecchie, che sono una cosa naturale e che devono stare lì, al loro posto. Sappiate che tagliare orecchie canine è solo ed esclusivamente uno sfizio estetico: il proprietario (o l’allevatore) che vuole far sembrare cattivo il proprio cane gli affetta via le orecchie per lasciare quella specie di “cornetti” corti che stanno su e che sembrano un po’ i cornetti di un demone.
  11. Le orecchie dei cani da combattimento vanno tagliate, perché sennò quando combattono l’altro cane gli si attacca alle orecchie e gliele strappa. AH. Ah. Correlata al punto precedente: affettare orecchie canine è solo uno sfizio estetico del padrone. Ma poi, c’è da dire, il combattimento fra cani è vietato in qualunque stato che sia un minimo civilizzato. E poi scusa, come sarebbe a dire che gliele tagli tu, le orecchie? Del tipo “mah, visto che l’altro cane gliele potrebbe strappare, facciamo prima che gliele levo io?”. Ma allora strappati la faccia, deficiente, perché stiamo per colpirti con una serie di pugni che ti devastiamo proprio. Dulcis in fundo, ma voi ve li immaginate due cani da combattimento che si masticano le orecchie l’un l’altro? Cioè, che invece di cercare di scannarsi, mordendosi alla gola, o di colpire gli occhi e il naso dell’avversario, si attaccano alle orecchie? Tipo giostra, che uno gira cercando di liberarsi e l’altro, boh, gli sta attaccato all’orecchio con la bocca? Noi no. E sapete perché? Perché i canidi non cercano di strapparsi le orecchie in combattimento: non a caso i pitbull ADBA o in generale quelli che combattono per davvero hanno le orecchie intere.
  12. Dopo sette anni il dobermann impazzisce e sbrana il suo proprietario. Invece voi, se credete a una cosa del genere, siete pazzi ora. Ci sono diverse versioni della spiegazione di questa cosa, ma la più famosa è quella per cui il cervello del dobermann crescerebbe con l’età e a sette anni diventerebbe troppo grosso per il suo cranio, che avendo una forma allungata e stretta non riuscirebbe ad ospitarlo. Ma allora: a) i levrieri dovrebbero nascere tutti matti, vista la forma della testa che si ritrovano e b) invece di impazzire, visto che gli si schiaccia il cervello, dovrebbe perdere gradualmente funzionalità motoria e intellettiva, soffrire di attacchi epilettici e infine morire, mica mangiarvi. Purtroppo questa cugginata è stata spesso una scusa per uccidere i dobermann (anche quelli degli altri, eh) prima del compimento del settimo anno. Dieci secondi di pausa e silenzio per la morte di questi innocenti, vittime dell’ignoranza umana.
  13. La coda del dobermann va tagliata perché ci vive un verme che poi a sette anni sale nel cervello e li fa impazzire. No comment.
  14. Se un dobermann ti morde, non si stacca più, poi avrai bisogno del cric per aprirgli la bocca. Questa cugginata, che il povero doby condivide con il pitbull (purtroppo sono due razze profondamente colpite dal pregiudizio e dall’ignoranza), è veramente incredibile, ma… un sacco di gente ci crede comunque. Che senso avrebbe, dal punto di vista naturale, mordere qualcosa e non lasciarla più? Ma non devi usare la bocca per altre cose, magari… respirare? Mangiare? Bere? NO? Devi per forza mordere una cosa per tutta la vita? E poi, giusto cielo, aprire la bocca del cane col cric… la spiegazione che i cretini danno a questa sciocchezza è che quando il cane morde una persona (badate bene, non una crocchetta, non una palla, non un altro cane, ma solo una persona umana), disarticola la mandibola dall’articolazione per restare attaccato in maniera permanente. Peccato che una mandibola disarticolata, nella realtà di noi persone che vivono in un mondo con leggi della fisica, sia debolissimo rispetto a un morso “normale” perché sarebbe dato senza fare leva. Quindi tranquilli: non dovete girare sempre attrezzati come meccanici se andate in giro con un doby o un pitty.
  15. La cane cruda fa diventare il cane aggressivo. “E la verità cruda, invece, a te fa proprio schifo”. La carne cruda sarebbe, in teoria, l’alimento più consigliato in assoluto per un cane. Ora, se date del miele a un’ape questa vi diventa aggressiva? Se date l’erba a una capra vi diventa aggressiva? Se date il latte a un bambino, allora il bambino vi sbrana, occhio, eh. Parlando di esperienze in prima persona: la carne cruda ai nostri cani non ha mai fatto niente, sono tutti patatoni morbidoni coccoloni.
  16. Se castri un cane lo fai diventare gay. “E potessi diventare gay anche tu, così non ti riproduci e non passi quei geni di cretino che ti ritrovi”. Diciamocelo chiaro, boys and girls, un cane gay non sarebbe poi così male (almeno non scappa ogni venti secondi per raggiungere le cagnette in calore), ma potete stare tranquilli che non lo fate diventare un bel niente, nemmeno omosessuale, con la castrazione. Rimarrà il vostro cane di sempre. Punto. Le modificazioni caratteriali sono minime e di solito sono solo vantaggiose (per voi) perché magari la smetterà di pisciarvi sulla biancheria per marcarla.
  17. Il cane senza cistifellea non morde. Stiamo ancora ridendo. Non sappiamo da dove possa esser cicciata fuori questa diceria, non sappiamo in che modo la cistifellea e i morsi siano collegati. Non sappiamo. Accettiamo di non sapere.
  18. Se vuoi sottomettere il tuo cane, fagli la pipì addosso. “Esci il cane e piscialo”. A parte i fraintendimenti con l’Accademia della Crusca, NO, non urinate sul vostro cane per l’amor del cielo. Un cane urinato: a) puzzerà e voi non volete che il vostro cane puzzi (tranne che non siate quelli che “i cani non vanno lavati”), b) non avrà assolutamente capito che volete sottometterlo e c) penserà quello che pensano tutti, ovvero che fate schifo.
  19. Se il cucciolo fa la pipì in casa, mettetegli il naso nella pipì e poi picchiatelo col giornale. “E se tuo figlio fa la pipì a letto, rotolalo nelle coperte pisciate e buttalo dalle scale”. Che senso avrebbe questa cosa? Secondo i “sedicenti” (qua pure sedicenti va fra virgolette) comportamentisti della domenica, in questo modo il cagnolino capisce che lo state picchiando per via della pipì. Quello che in realtà il cagnolino capisce è che lo state sporcando (anche ai cani non piace essere sporcati di urina, lo sapevate? Ecco, sapevatelo) perché siete dei porci maneschi a cui piace anche picchiarlo. Non fatelo. Be smart.
  20. Il cane deve digiunare almeno una volta alla settimana. Ehm. Sarà un nuovo modo per risparmiare sui croccantini…

Note: alcune delle spiegazioni che abbiamo dato potrebbero essere ulteriormente approfondite e celano tutto un mondo interessante dietro, ma per motivi di spazio (uniti al fatto che è una rubrica di scrittura, non di zoologia o di cinofilia) non possiamo scrivere tutto. Se siete interessati, siamo certi che potreste trovare tantissimo materiale utile su internet, e in particolar modo sul sito “Ti presento il cane”, che è davvero ricchissimo.

E adesso che sapete cosa dovete evitare di scrivere, corriamo come labrador dietro a un gatto spaventato a scoprire cosa invece dovete scrivere.
Il mondo dei cani è variegato e non tutte le categorie possono essere scritte allo stesso modo: il piccolo chihuahua, estremamente attaccato al padrone, ma molto reattivo e con scarsa intelligenza ubbiditiva, non è certamente paragonabile nel suo modo di agire a un malinois, fiero soldato sempre pronto ad imparare nuovi trucchi e a mettersi in gioco, e nessuno dei due somiglia all’immenso mastiff, l’unico cane che può superare i cento chili di peso, tranquillo, pacato, lentissimo, ma affettuoso ed estremamente protettivo. Dunque divideremo i cani in alcuni macrogruppi comportamentali/morfologici… eh sì, perché la morfologia nei cani è molto spesso legata ad alcuni particolari scopi e rivela molto riguardo alle attitudini caratteriali! Ma senza altri indugi, cominciamo subito:
  1. Cani da guardia. Alcune razze esempio di questa categoria sono il bullmastiff, il dogue de bordeaux, il fila brasileiro, il pastore dell’asia centrale, il cane corso e il mastino napoletano, ma qui parliamo anche di tutti gli incroci con alta propensione per la difesa del territorio. I cani da guardia sono quelli che quasi tutti sbagliano a scrivere. Avete presente quelle scene, nei cartoni o nei fumetti, in cui qualcuno tira un osso, una scarpa, una palla o qualcosa del genere al cane da guardia per farlo distrarre ed entrare di soppiatto nel giardino o nella casa in cui voleva intrufolarsi? Ma certo che ce l’avete presente! Ecco, scene come questa sono un grossolano errore! I cani da guardia, in quanto appunto “da guardia”, sono stati selezionati allo scopo di essere in grado di distinguere le minacce vere da quelle finte: non si metteranno a rincorrere le farfalle mentre i ladri vi svaligiano la casa, e ovviamente non si faranno distrarre da una scarpa lanciata, ma aspetteranno pazientemente che il cretino che ha lanciato la suddetta scarpa provi a scavalcare il cancello per poi: a) svegliare abbaiando tutto il vicinato e b) mangiarselo. Piccola curiosità: molte persone fanno lavorare insieme un piccolo cane “abbaione” (un volpino può andare benissimo) e un grosso cane da guardia, per far funzionare il più piccolo come un allarme e il più grande come deterrente. Dunque il carattere di un cane da guardia sarà pacato, con alta soglia di attenzione, poca voglia di abbaiare a tutto quel che passa (almeno se è un buon guardiano, perché ovviamente le eccezioni a questa regola esistono) in quanto sono in grado di distinguere ciò che è pericolo da quello che non lo è. Ma attenzione! Non si tratta mai di cani distaccati dalla loro famiglia e se vengono trattati male tenderanno a fare la guardia con meno attenzione e premura: infatti è proprio l’affetto che li lega alla famiglia, alla casa, al territorio che li spinge a proteggerlo con sprezzo del pericolo. Sono cani affettuosissimi, che non amano stare per troppo tempo da soli, e assolutamente da non tenere legati a catena corta; alcuni sono persino un po’ “pagliacci” in ambito familiare. Ma ora la domanda che stavate aspettando: è possibile dunque aggirare un cane da guardia ed entrare in una casa da esso protetta, senza ucciderli? Sì, ma solo nel lungo termine! In pratica dovreste diventare amici del cane, magari andando a trovarlo tutti i giorni e portandogli qualche piccola leccornia, per far sì che lui non vi attacchi anche se cercate di introdurvi nello spazio che lui sorveglia. Essendo amici di tutti i cani da guardia della nostra città (non rubiamo niente, lo giuriamo!) possiamo dire che è un metodo che funziona.
  2. Cani da compagnia. Alcune razze esempio di questa categoria sono tutte quelle carine e coccolose, con gli occhi a bottoncino, che vi piacciono tanto: volpino di pomerania, volpino italiano, chihuahua, carlino, cavalier king charles spaniel, maltese, barboncino nano, pincher nano, griffoncino belga, papillon, bulldog inglese, bouledogue francese e tutti gli incroci fra due o più di queste razze. Ah, ma ovviamente i cani da compagnia non sono solo quelli piccoli! Ne conosciamo uno veramente, ma veramente grande… non ci credete? Ok. L’alano tedesco (che qualcuno, per confonderci tutti, chiama “grande danese”). Il più alto fra i cani! Ma non è, come molti pensano, un cane da guardia e men che mai un cane da difesa personale (Scooby Doo in questo ci azzecca alla grande) bensì il più grande dei cani da compagnia, un elegante apollo canino creato per far sembrare gli aristocratici ancora più aristocratici. Tutti i cani da compagnia sono accomunati da un potentissimo tratto comune: sono appiccicosi come litri di melassa, in continua ricerca dell’approvazione umana, spesso leccatori di facce e di mani compulsivi, ladri di fette di prosciutto dai vostri panini (perché il vostro cibo è meglio, ecco), apprezzatori di coccole infinite. Dormono sui vostri divani, lasciano peli sul vostro letto, con la coda (perennemente scodinzolante) vi buttano giù le madonnine e i vasettini dai tavolini (e anche dalle mensole, se è la coda di un alano). Insomma, sono cani che vogliono esserci sempre per i loro padroni, anche se non sanno bene quale sia la loro utilità. Non hanno un’alta tempra, se li sgridate piangono, se provate anche solo a picchiarli piangono così tanto che fra un po’ svengono, perciò non è una buona idea scrivere di uno di questi cani che protegge il protagonista: non sono combattenti e tendono, giustamente, ad avere paura di chi invece lo è.

  3. Cani da caccia. A questa sezione appartengono i cani da ferma (come pointer, setter, bracco italiano e bracco tedesco), i cani da riporto (i vostri amati pallinomaniaci, golden retriever e labrador), i cani da seguita (tutti i segugi), i cani da tana (come il bassotto, che no, non è assolutamente un cane da compagnia, anche se l’ENCI direbbe di sì) e i cani da sangue (come il bloodhound e il segugio bavarese). Con un gruppo così eterogeneo ci si può aspettare grande diversità fra una razza e l’altra. I cani da seguita in genere sono tutti pucciosamente appassionati delle attività di gruppo, mentre i bassotti e i suoi amici terrier sono dei malvagi pronti a mangiare i vostri neonati (i bassotti più dei terrier, sul serio, è capitato che abbiano mangiato dei neonati). I cani da sangue, come il bloodhound (conosciuto anche come cane di Sant’Uberto) hanno un carattere forte e necessitano di essere addestrati da un padrone di polso, anche se come quasi tutti i segugi rimane affettuosissimo. I cani da ferma sono cani “medi”, nel senso che non ci sia niente che fanno troppo: gli piace essere coccolati, ma non ne sono dipendenti come i cani da compagnia, gli piace correre, ma non sono levrieri, gli piace giocare, ma non sono border collie, sono cani normali. Tuttavia, tutte queste razze hanno due cose in comune, altrimenti non sarebbero state infilate nello stesso gruppo. La prima delle due è un istinto predatorio altissimo. A loro piace cacciare, piace uccidere, piace infilare i denti nel sangue. Sì, persino il vostro adorabile cockerino dal pelo ondulato, che si accoccola sui vostri piedi e vi guarda con occhioni in cui si riflettono milioni di lucine, se gliene deste l’occasione ucciderebbe a sangue freddo e ne godrebbe non poco. Attenzione! L’alto istinto predatorio non significa aggressività: esso infatti non è mai incanalato nell’attacco verso i propri simili o verso gli esseri umani, ma solo sugli altri animali che non fanno parte della famiglia. La seconda cosa che questi cani hanno in comune è la voglia di compiacere il loro padrone: sono stati selezionati perché cacciassero al fianco degli esseri umani e perché lo facessero con gioia, motivo per cui per loro è semplice anche imparare diversi comandi ed eseguirli con passione. Insomma, sono cani altamente addestrabili (chi più, chi meno).

  4. Levrieri. Anche questi elegantissimi animali, perfetti da affiancare a un nobile con l’erre moscia, sono cacciatori, ma per morfologia e comportamento hanno poco da spartire con gli altri cani da caccia. Innanzitutto sono animali antichissimi, le cui origini affondano nelle radici stesse della civiltà umana. Il loro nome deriva da “leporarius”, che significa “per le lepri” ovvero cane adatto a cacciare questi rapidissimi lagomorfi. Le rappresentazioni dei levrieri che ci giungono dall’Antico Egitto sono pressoché invariate rispetto ai cani moderni. Ma come sono, caratterialmente, degli animali che sono al nostro fianco da così tanti anni? Ebbene, la vostra impressione al primo sguardo, quella di nobiltà ed eleganza è… del tutto azzecata! I levrieri sono antichi e sembra che sappiano di esserlo. Non sono dei distruttori coatti, dei coccolatori arditi, e non cercano neanche la vostra approvazione. A loro basta essere. Sanno di essere belli, sanno di essere delle perfette e funzionali macchine da caccia, degli eleganti accompagnatori di re e regine, e perciò si comportano di conseguenza. Molto spesso (quasi sempre) hanno una bassa intelligenza ubbiditiva, il che non significa affatto che siano stupidi, ma che non gli importi molto di fare “seduto”, “dammi la zampa”, “riportami la pallina” e “cacchio, ti prego guardami cane!”, proprio perché non sentono la necessità di compiacervi. In genere hanno però un carattere dolce, soffrono la solitudine (sì, esatto, il cane che non vi calcola in realtà soffre quando non ci siete), sono poco aggressivi… ma di contro, il loro istinto predatorio è persino più alto di quello degli altri cani da caccia, perciò a lasciarli liberi rischiate che si mangino tutti i gatti del circondario. Quando non corrono come dei pazzi (e loro amano correre come dei pazzi) sono dei gran pantofolai che si sdraiano in pose improbabili sulle poltrone più morbide che riescono a trovare. Insomma, sono un po’ i gatti del mondo canino, ci avete fatto caso? Non vi obbediscono, danno la caccia a tutto e dormono in posizioni strane. Ah, e sanno di essere bellissimi.
  5. Cani da guardianìa. Da non confondere con i cani da guardia, quelli da guardiania (conosciuti anche come pastori custodi) sono quelli il cui compito è di proteggere le greggi e le mandrie, non un bene immobile, sebbene sappiano farlo egregiamente. In questo gruppo rientrano tutti i cosiddetti “grandi bianchi” come il cane da montagna dei Pirenei (Belle di Belle e Sebastien, in pratica), il pastore di Tatra, il Kuvasz e lo splendido, bellissimo, favoloso pastore maremmano abruzzese. I cani da guardiania non hanno lo stesso carattere di quelli da guardia: al contrario di loro, non soffrono molto la solitudine, non hanno bisogno di così tanto affetto e approvazione, e sono ben più rustici da punto di vista della salute. Molti cani da guardia hanno il pelo raso, alcuni soffrono il freddo, altri hanno problemi respiratori dovuti al muso corto, o problemi articolari dovuti al peso e alla conformazione del corpo, mentre i cani da pastore custodi sono rustici, con un pelo folto e di consistenza vitrea autopulente per far fronte alla pioggia e al fango, muso spesso lupoide, gambe sane e forti che permettono loro di camminare per chilometri e chilometri senza stancarsi mai. Caratterialmente, la maggior parte di questi cani è fiera e protettiva, indipendente, con un atteggiamento sobrio e attento, diffidente verso gli estranei e moderatamente estroversi verso il padrone. Attenzione! Non sono cani che esternano l’affetto che provano come fanno gli altri cani, ma questo non significa che non amino i loro umani con tutto il cuore o che esiterebbero un istante a mettere in pericolo la loro vita per proteggerli, solo che sono… riservati. I veri duri del mondo dei cani. Forse potrete piegare gli altri a bastonate, ma non loro. Forse potrete corrompere gli altri con il cibo, ma non loro. Loro sanno benissimo qual’è il loro lavoro, qual’è il loro posto, e come eroi virili (pure le femmine) fanno il loro dovere con poche parole e tanta azione. Anzi, a dire il vero le femmine sono più riservate e protettive di come lo sono i maschi (e anche i maschi non scherzano). In quanto a obbedienza sono cani intelligentissimi, capaci di imparare davvero qualsiasi cosa, ma… non è detto che obbediscano. Hanno una mente brillante dentro quelle arruffate teste pelose, ma proprio per questo potrebbero guardarvi negli occhi e decidere che voi siate troppo stupidi per dare ordini a loro. Sono integri, seri, composti, saggi, ligi al dovere e con un grande senso pratico, il loro affetto va conquistato con un rapporto alla pari fatto di fiducia, ma quando finalmente avrete al vostro fianco uno di questi magnifici bestioni che vi ama sentirete davvero il significato dell’amicizia.
  6. Pastori conduttori. Conosciuti anche come cani paratori, vengono affiancati ai cani da guardiania nel lavoro su greggi e mandrie. Questa categoria comprende ad esempio il border collie, il bearded collie, l’australian shepherd, il bobtail, il mudi, il puli, il pumi, il blue heeler e il corgi, oltre a un milione di incroci e meticci diversi perché nella maggior parte dei casi i pastori non usano animali di razza pura per questo compito. Il pastore conduttore, sebbene lavori a fianco di cani da guardiania, ha un carattere diversissimo: è sempre in azione, mai pacato, con una voglia di correre, di fare, di obbedire altissima. Questi cani hanno bisogno di tantissimo movimento per sfogare le loro infinite energie e perciò decisamente non sono cani per tutti… abitate in un mini appartamento? Lavorate otto ore al giorno? Non sono cani per voi. Se il vostro protagonista ha una vita troppo piena di impegni, non osate dargli come cane un border collie… oppure anche sì, purché teniate a mente che quel poveraccio di un cane diventerà stressato, schizoide, psicopatico, distruttore e probabilmente pure ossessionato dalle palline. Effetto comico assicurato! Ma non fatelo nella vita reale. Sul serio, non consigliamo di tenere cani esauriti che distruggono le case.
  7. Pitbull, bullies e bandog. Pitbull significa “cane da arena” (pit, in inglese, è la fossa, o arena, dove si svolgono i combattimenti), in relazione al fatto che questi cani sono stati creati proprio per combattere! Simili a loro per comportamento e spesso per aspetto ci sono tutti i cosidetti bully breeds (american staffordshire terrier, bull terrier, american bully, valley bulldog e simili) e una buona parte dei bandogs, che non sono cani di razza pura ma incroci un po’ frankensteineschi per creare il perfetto cane da guardia. Nei libri, nei cartoni, nei fumetti, spesso i pitbull e tutti i loro simili sono degli idioti attaccabrighe, dei cosi feroci e bavosi, brutti e cattivi. Nella realtà si tratta di cani sì fortissimi, sì resistentissimi, sì lottatori, ma anche estremamente dolci con la famiglia, sofficiosi con i bambini, in molti casi persino amici dei gatti. Purtroppo in molti si fanno ingannare dai giornalisti, che li dipingono come mostri senza cuore che sbranano i bambini, ma c’è tutta un realtà estremamente complessa dietro questi articoli: spesso i casi di aggressioni non sono perpetrati da veri pitbull, ma da meticci di vario genere che a volte neanche ci somigliano… e tuttavia scrivere “pitbull” (o rottweiler e dobermann) in un titolone scandalistico attira molto di più l’attenzione. Tutti i bully breeds sono cani fantasticamente coraggiosi, disposti letteralmente a morire per il proprio padrone, e sono a tutti gli effetti dei supercani con un morso potentissimo, agili, potenti e sempre pronti a usare le loro caratteristiche fisiche superiori al servizio degli esseri umani. La vera natura di questi cani è dolcissima, giocosa, amante dei bambini, ma proprio perché hanno origini radicate nel mondo del combattimento hanno spesso (e questo il rovescio della medaglia) un’alta aggressività intraspecifica, ovvero verso gli altri cani. Se non viene addestrato in maniera graduale e corretta, fin da piccolo, un pitbull tenderà ad aggredire gli altri cani. Infine, intorno a questo gruppo di cani si sono sviluppate infinite leggende metropolitane, e di alcune ne abbiamo anche parlato, ma voi ricordatevi bene di non crederci: sono solo cani, degli splendidi, meravigliosi compagni che non dovrebbero essere amati di meno solo per il loro aspetto. Una curiosità: il dizionario Sabatini-Coletti, alla voce pitbull, riporta che questa razza è stata “selezionata il laboratorio”. Pftt. Pfttttt. In laboratorio? Ma che, sono seri?
  8. Terrier. I terrier sono già stati citati quando abbiamo parlato dei cani da caccia, ma poiché sono un po’ “particolari” ne tratteremo a parte qui. A questa categoria appartengono i cani selezionati per la caccia al selvatico nelle tane sotterranee e per la cattura di topi e ratti, come il fox terrier, il welsh terrier, l’irish terrier, l’adorabile west higland white terrier, il jack russell terrier, lo yorkshire terrier, lo scottish terrier, il cairn terrier e una vagonata di altre razzie più o meno sconosciute in italia. Perché i terrier sono diversi dagli altri cani da caccia? Chi ha un jack russell lo sa il perché. Andiamo, lo sapete. Lo sapete. Non avete bisogno di scavare nel vostro cuore per capirlo, no? Cosa pensate quando pensate a un jack russell? Il cane che scoppia un sacco di palloncini con i denti in un minuto, quello del Guinness World Record. I cani che attaccano le macchine. I cani che si attaccano con i denti ai paraurti. I cani che mozzicano, ma per davvero, mica come i pitbull. I jack russell sono i portabandiera fieri della loro categoria, i terrier, i cani più peperini che ci siano! Hanno la caccia nel sangue, il combattimento nel sangue, la distruzione nel sangue. I pitbull stessi sono nati incrociando un terrier (l’old english terrier) con l’old bulldog, ed è proprio dal primo che hanno ereditato l’aggressività! I terrier sono scatenati, temerari, pronti a tutto, e sembra proprio che non sappiano di essere piccoli, perché sono perennemente pronti ad affrontare Brock Lensar 1 vs 1 per il titolo mondiale dell’UFC. Va da sé che per scrivere un buon terrier dobbiate metterci una forte dose di coraggio, reattività, sprezzo delle autorità, sprezzo del pericolo, sprezzo de tutto e fame canina. Ovviamente sono sempre cani, non puzzole con la rabbia, quindi vi ameranno, ma niente gli impedirà di amarvi anche mentre vi mangiano i canarini, vi scollano la carta da parati e abbaiano alle mosche. Avete mai sentito parlare del rat-baiting? Era una forma di gioco d’azzardo molto popolare nel Regno Unito (perché sti inglesi hanno sempre passatempi strani?) che consisteva nel liberare un terrier in un pozzo pieno di ratti o topi e cronometrare quanti ne riusciva a far fuori nel minor tempo possibile. Ecco, c’era un terrierino di nome Billy che pesava dodici chili ed era molto popolare perché era capace di uccidere cento (100!) ratti in circa cinque minuti. Ecco, ora sapete che razza di cani sono i terrier.
  9. Cani da difesa personale. Abbiamo già parlato dei cani da guardiania (per gli animali) e di quelli da guardia (per gli oggetti e gli immobili), adesso c’è una terza categoria di protettori, i cani da difesa personale. I veri e propri cani da difesa personale sono solo cinque: il boxer, il riesenschnauzer (o schnauzer gigante), il dobermann, il rottweiler e il pastore tedesco. Basta. Stop. Non esistono razze più equilibrate di queste, più adatte alla difesa personale, più perfette nel riconoscimento del pericolo, più coraggiose nello slancio per salvarci la vita e contemporaneamente facilmente addestrabili. Questi cinque cani sono eroi coraggiosi che spessissimo vediamo figurare fra i cani dell’esercito e i cani da ricerca, fatti apposta per servire con onore. Che poi oggi l’allevamento del pastore tedesco si stia un po’ andando a far friggere a causa della ricerca estetica perfetta è un altro paio di maniche… ma tanto le categorie da lavoro rimangono sempre incredibili, non per la bellezza, ma per il carattere. I cani da difesa personale sono i soldati del mondo canino, pronti ad obbedire ad ogni vostro ordine, ma fieri e decisi. Qualcuno li chiama “cani robottino” proprio per questo motivo. Sono i cani che piacciono un po’ a tutti, in pratica, perciò considerateli seriamente se dovete pescare un cane da affiancare al vostro protagonista, perché questi piaceranno un sacco al vostro pubblico! Un curiosità: il rottweiler è la nostra razza canina preferita, ma per cause di forza maggiore nessuno di noi ne possiede (per ora) uno. Sono pucciosi, con quella facciona rotonda!
  10. Spitz. I cani di tipo spitz sono razze primitive utilizzate per il traino, la caccia e la pastorizia. Fra i più famosi ricordiamo il siberian husky, l’alaskan malamute, il samoiedo e il groenlandese. La maggior parte degli spitz sono nordici, ma alcuni provengono dall’oriente, come l’akita e lo shiba. Uno spitz si riconosce subito: è come un lupo, ma più puccioso e, di solito, più piccolo. Questi cani hanno pellicce foltissime che gli garantiscono l’isolamento termico, con sottopelo abbondante, orecchie ridotte (mai padellone come quelle dei pastori tedeschi!) che riducono il rischio di gelamento e una gorgiera di pelo che protegge le vie respiratorie e quindi tutta la gola. Spesso gli spitz hanno anche la coda arricciata e portata sulla schiena (pensate ai keeshond o ai samoiedi!). Ricordate i cani scodinzoloni che rincorrono la pallina e sono amici di tutti? Ecco, gli spitz non sono così. Gli spitz sono piccoli lupi, che dai loro progenitori selvatici hanno ereditato il bisogno di riconoscersi in una gerarchia, la capacità di aggredire sia gli altri cani che gli animali e, in caso di bisogno, anche gli esseri umani e… la vocalità. Infatti gli spitz sono grandi ululatori e alcuni abbaiano persino molto poco, preferendo emettere strani versi. Avete mai visto i video degli husky che “parlano”?
  11. Cani primitivi. Questi sono cani “strani”, quei cani con le orecchione dritte che li guardi e non ti sembrano imparentati con i lupi. Probabilmente, in effetti, non lo sono: non tutti i cani, infatti, discendono dal lupo! Rientrano in questa categoria gli affascinanti xoloitzcuintle (i cani nudi messicani, come quello del film di Coco), i misteriosi kelb tal-fenek o cani dei faraoni,i bellissimi thai ridgeback, i graziosi basenji, il sottovalutato cirneco dell’etna e i vari “podencos” da caccia. Uno dei nomi del basenji è “catto”, una parola che ricorda un po’ la fusione delle parole cane e gatto, e oseremmo dire che descrive bene il suo temperamento: quale altro cane non abbaia e si pulisce leccandosi da solo? E poi c’è il thai ridgeback, che sulla schiena ha una striscia di pelo che cresce in senso opposto a tutto il resto del mantello. I cani dei faraoni sono la copia sputata del dio egizio Anubi… beh, no, non hanno un corpo da persona, ma la testa è uguale, eh. I xoloitzcuintle (e no, questa parola non si legge come probabilmente credete che si legga) di solito hanno meno denti rispetto ai cani normali, oltre a non avere (a volte) i peli! I cani primitivi sono in generale dolci e allegri, ma diffidenti verso gli estranei, con una buona attitudine alla caccia. Ogni razza di questa categoria ha caratteristiche uniche spiccatissime e una storia affascinante alle spalle, motivo per cui non ci addentreremo troppo in questo argomento lasciando che siate voi a decidere quale razza cercare.
Crediamo di avere solo scalfito la superficie del variegato mondo canino, ma non possiamo dilungarci troppo se vogliamo parlarvi anche di altri argomenti. Ci vorrebbero tre enciclopedie per dire tutto sui nostri scodinzolanti amici a quattro zampe! Ma almeno abbiamo coperto gli errori principali e dato un’infarinata generale alle razze.
Un’ultima cosa prima di concludere: i cani seguono lo sviluppo delle civiltà umane fin dalle loro origini, tanto che secondo alcuni scienziati la nostra supremazia sulle altre razza e il nostro stile di vita come lo conosciamo si sia originato proprio da questa simbiosi con loro. Non ci sono cani che odiano gli uomini, anche se purtroppo è vero il contrario.
Vi lasciamo con questo splendido corto, The Promise.




E voi? Avete cani? E se sì, in quale gruppo rientrano? Parlateci di loro, raccontateci una loro marachella… e se non avete cani, inventatevene uno e scrivete una scena, una piccola avventura, che li vede protagonisti. Questo è il semplice esercizio di scrittura che vi assegniamo oggi.


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