martedì 16 giugno 2020

Un boccaccio di Amuchina - Epilogo

<Precedente (capitolo 13)

«Allora… cosa ci manca?»
«Tutto»
«Come tutto? Abbiamo fatto la spesa l’altro giorno, Neo. Abbiamo anche fatto incontrare zio con una nutrizionista, sembra che finalmente abbia iniziato a capire come funziona la piramide alimentare. Magari ha capito che invece di bersi le cose profumate che trova in bagno, alla base della piramide ci sta… la pasta? Ci sta la pasta, vero?».
Emilia si interruppe e sospirò, lasciandosi cadere pesantemente sulla sedia accanto a quella del fratello. Non ci voleva un telepate per capire che Pampineo, per quanto lei si stesse sforzando di distrarlo e lui di non ignorarla, era ancora perso nei propri pensieri.
La ragazza gli mise una mano sulla spalla.
«Neo?» Lo chiamò, dolcemente.
Il ragazzo la guardò di sottecchi, poi rivolse uno sguardo tristemente confuso al giornale che stringeva tra le mani, iniziando a sfogliarlo senza leggerlo davvero.
Era passata poco più di una settimana da quando erano entrati, per un solo giorno, nella magnifica villa Lazzaretti… e nessuno dei due era ancora riuscito davvero a levarsela dalla testa. Quanto era irrazionale continuare a pensare ad un posto in cui erano stati appena un giorno?
Forse era dovuto a quanto rocambolesca e irreale fosse sembrata l’intera situazione, ed il contrasto tra l’eccitazione di trovarsi tra sconosciuti in un enorme posto sicuro conto il rimanere bloccati in casa per tutta la giornata. Era impossibile da ignorare, con la noia che veniva a solleticarli ogni volta che le pareva ora che era stata imposta una quarantena momentanea… Ed Emilia e Pampineo sognavano avventure ad occhi aperti, prati, cielo, invasioni di cavallette, qualunque cosa gli sarebbe andata bene a questo punto.
Non avevano più avuto occasione di vedere gli altri coinquilini-per-un-giorno oltre Nuan Huan nonostante, sotto sotto, i due fratelli continuassero a guardarsi attorno per cercarli ogni volta che mettevano piede fuori casa. La cassiera era ancora al suo posto, fortunatamente, con il suo sorriso nascosto dalla mascherina artigianale, e i due non potevano essere più felici di vederla ogni volta che andavano al supermercato.
«Hai visto nessun altro di quelli… sai, quelli che erano… con noi alla villa?» Le aveva chiesto Neo, l’ultima volta che l’aveva incontrata, pagandola a centesimini sfregiati.
«Sì» Aveva risposto lei, servizievole «Non tutti. Alcuni no. Ma quelli che ho visto stavano bene! Mi pare di aver visto persino Eros con una ragazza che sembra Anita, da come ce l’ha descritta. Glielo auguro, in fondo non è un cattivo ragazzo»
«Hai visto Belarda?»
«Belarda? Uhm, no, non mi pare proprio. Lo ricorderei. Però non era delle nostre parti, se è sveglia sarà andata via da Caltaleone prima che il sindaco metta in atto quelle nuove precauzioni di cui aveva parlato»
«Oh...»
«Mi dispiace, Neo. Senti, questo è un centesimo o una gomma masticata...?».
Oltre alle uscite necessarie per fare la spesa non avevano molte occasioni di prendere una boccata d’aria, ma da quando avevano scoperto che comprare il giornale costituiva una scusa accettabile, grazie al diritto all’informazione, i due si alternavano nell’uscire almeno tre volte al giorno a compare giornali diversi. Ormai si erano abbassati a comprare (per variare un po’) anche delle testate davvero losche, come “Notizie tristissime” e “Cronahce di Caltaleone”. Quest’ultimo era un giornale stampato localmente il cui titolo, nonostante l’errore fosse stato segnalato più volte alla direzione, non era mai stato corretto; era proprio una copia di questa dubbia testata giornalistica che Pampineo aveva in mano.
Anche se lo teneva senza leggerlo, perché era ancora troppo distratto dal ricordo di qualcosa – di qualcuno – che Emilia ormai capiva bene. Entrambi i fratelli Appestati avevano trovato qualcosa di speciale in quella singola giornata nell’enorme villa: Emilia aveva trovato un pubblico che apprezzava le sue storie e una vera e propria avventura, mentre Pampineo aveva trovato...
«Stai ancora pensando a lei?» Chiese Emilia con gentilezza, ma gli occhi di Pampineo si erano improvvisamente fissati sul giornale con un’intensità tale che le sue pupille si ribellarono e i suoi occhi si storsero per un secondo.
«… Non può essere!» Borbottò lui
«Cosa?»
«Non può essere!» ripeté Neo, più forte, e voltò il giornale bruscamente verso di lei, in un rumoroso frullare di pagine. Emilia boccheggiò.
«Bungi!» Esclamò la ragazza, premendosi le guance coi palmi con espressione esaltata
«Uh?» Pampineo aggrottò le sopracciglia e guardò da sopra il giornale «No, no, lascia stare Bungi!»
«Ma Bungi è il mio idolo!»
«…Villa Lazzaretti, Emilia!».

Il momento esatto in cui lui finì di pronunciare l’ultima sillaba, gli occhi della sorella trovarono quelle due parole sulla pagina.
Aggressione a Villa Lazzaretti
Violenza tra le mura della sua villa ai danni del signor Daniele Lazzaretti, approfittando dell’isolamento. L’aggressore? Insospettabile: in manette la vecchietta assassina.
«Assassina?» Disse ad alta voce, Emilia, preoccupata. Lei e il fratello si scambiarono un’occhiata carica di angoscia.
L’articolo proseguiva esponendo una quantità di dettagli tanto bassa da essere frustrante: la vecchietta criminale, tale Rosetta Gomblotti…
«La Gomblotti?!»
«Ti sorprende così tanto, alla fine, Lia?»
«In effetti, hmm, no»

si era introdotta abusivamente all’interno della villa, pochi giorni dopo che un assembramento di ospiti era stato sciolto dalle forze dell’ordine. La vecchietta, avvantaggiandosi della fiducia del ricco imprenditore guadagnata durante quel famoso assembramento, si era intrufolata in casa sua e aveva ordito un piano per ucciderlo, facendolo precipitare giù dalle scale in modo che sembrasse un incidente.
La ragazza del signor Lazzaretti aveva provato a chiamare il fidanzato il mattino seguente, ma si era insospettita quando qualcuno aveva risposto, senza però dire nulla, e nessuno l’aveva richiamata entro l’ora. Aveva anche sentito la cagnolina, normalmente calma, abbaiare come una matta in sottofondo all’altro capo della linea telefonica. “Pensavo che fosse il Governo al telefono”, avrebbe poi dichiarato la vecchia, chiamando il nipote al cellulare “Non potevo parlare perché avrebbero riconosciuto la mia voce, ma non potevo neanche non rispondere e fargli credere che avessi paura di loro”.
La giovane atleta aveva così allertato le autorità, che avevano liberato il cane che l’anziana criminale aveva imprigionato, trovato Rosetta e ricostruito il suo delitto, fatto allo scopo di impossessarsi temporaneamente della villa. La donna era stata portata poi via in manette, negando tutte le accuse nonostante le prove schiaccianti che la indicavano come colpevole.

C’erano molte informazioni mancanti nell’articolo. Forse ce n’era una però, che era decisamente più importante delle altre.
L’articolo non spiegava minimamente se il signor Lazzaretti fosse sopravvissuto o meno.
«Stratopico» Fece Neo, confuso.



La televisione accesa parlò alla stanza vuota ad un volume che, se ci fosse stato qualcuno per ascoltare, sarebbe stato assordante.
«Tristano Miseri» Diceva la giornalista locale, toccandosi poco professionalmente i riccioli biondi con il palmo della mano «Ricoverato all’Ospedale dei Bambinelli Santi e sospettato di essere il cosiddetto “paziente zero” di Caltaleone, è oggi stato dimesso: infatti gli innumerevoli tamponi che sono stati sprecati su di lui hanno confermato che non si tratta di coronavirus, ma di un banale raffreddore. La madre di Tristano rivela “mio figlio è un disgraziato che si mette ammollo nell’acqua fredda e poi gli cola il naso per un mese”. Niente casi positivi di covid-19 dunque a Caltaleone, fino ad ora la città si difende bene, e ora passiamo la linea al sindaco per un annuncio».
Lo schermo diventò blu chiaro per qualche istante.
«Non si vede» Diceva una voce nasale «Che cavo devo metterci?»
«Hai collegato il video nell’audio e l’audio nel video» rispondeva un’altra

«No, qui mi dice che l’audio si sente»
«Ah, ecco, non avevi collegato proprio il cavo. Attacca qua!».
L’immagine sfarfallò solo per un attimo ed ecco finalmente comparire il sindaco, un uomo alto forse un metro e quaranta, ma con la faccia da David di Michelangelo che lasciava un po’ spaesato chiunque lo guardasse. Indossava una maglietta nera dei Linkin Park, una spaventosa collanina di metallo che rappresentava la faccia da zombie della mascotte degli Iron Maiden e un cappellino da baseball con la scritta rossa “Metallica”.
«Cari concittadini» Disse l’uomo, con una vocetta soave, angelica «La paura del coronavirus ha paralizzato le nostre strade e svuotato i nostri supermercati, ma non permetterò al virus di entrare nella nostra beneamata città, fosse l’ultima cosa che faccio! Per questo ho deciso che durante l’intero periodo di quarantena sarà vietato entrare e uscire dalla città. Non mi interessa se lavorate in un altro comune, non me ne frega niente se siete poliziotti, medici o vattelappeschi vari, se uscite e poi rientrate da questo paese IO VI FACCIO AMMAZZARE!» urlò e i suoi occhi sembrarono uscire di un paio di millimetri dalle orbite, creando un contrasto spaventoso con la bellezza dei suoi lineamenti, ma il sindaco riprese immediatamente il controllo «Se uscite da questo paese, dunque, badate bene di non rientrare. I nostri migliori cacciatori sono già appostati a tutte le entrate della città e non esiteranno a sparare alle vetture che vedranno dirigersi verso il centro. Se credete che vi risparmieranno perché siete amici dei loro cugini vi sbagliate di grosso: i cacciatori verranno pagati per ogni macchina che centrano con uno o più proiettili, e sappiate che ho avuto modo di assoldare solo uomini e donne eccezionalmente avari. Nel frattempo i nostri cari concittadini hanno già iniziato a lavorare ad una serie di muri di mattoni che renderanno fisicamente impossibile alle autovetture l’uscita e il rientro dalla città. Quando queste misure potranno essere applicate, ripristinerò la normale vita dei cittadini di Caltaleone all’interno della città. STRANIERI, STATE ALLA LARGA!».
L’immagine sullo schermo sfumò in una transizione terribilmente artigianale per ritornare all’immagina dello studio, con la ricciolosa conduttrice bionda che si stava smaltando le unghie di blu.
«Grazie al nostro Sindaco Ermenegildo Tavanazzo per i chiarimenti» Disse la donna «E adesso passiamo al prossimo servizio: il pappagallino Bungi che sta facendo il giro del mondo rimarrà bloccato a Caltaleone per i prossimi due mesi, a causa dei recenti provvedimenti di chiusura totale della città. Ecco che cosa ne pensano i nostri cittadini...».


La mano di un uomo afferrò il telecomando e spense la televisione. La persona a cui apparteneva preferiva le storie raccontate dalle persone, piuttosto che la televisione, e lui credeva di aver appena appreso la migliore: dopotutto, non sono molti quelli che tornano indietro dalla morte.

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THE END.

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