martedì 8 febbraio 2022

Recensione - Tokyo Blues (Haruki Murakami)

"Leggete Haruki Murakami" è quello che il mondo sembra dirci. Ci chiama, come una sirena in un megafono, quel nome giapponese...
Eh, cari Cactus di Fuoco, ma a voi piace il Giappone! E vi piacciono queste narrazioni complesse e delicate e tutti dicono che il signor Murakami è così, complesso e delicato! Leggetelo, leggetelo, leggetelo! C'è pure uno dei vostri booktubers preferiti, Matteo Fumagalli, che lo adora! Insomma, che scusa avete per il fatto che avete ormai una certa età e ancora non avete letto neanche una pagina scritta da Haruki Murakami, pur conoscendone il nome e i titoli di un sacco di opere?
E forse il mondo ha ragione. Dovevamo smettere di cincischiare, attendere, leggere libri trash nel frattempo, finire in un giorno un libro che parla di un maiale di pezza vecchio e brutto che viene smembrato da un'automobile in una strada, di guardare recensioni delle Winx, di saltellare in giro perché siamo hypatissimi per Sanremo, e finalmente leggere un libro di Haruki Murakami.
Così siamo andati in biblioteca. La nostra bellissima biblioteca di fiducia!
E loro ci hanno dato questo libro arancione tutto smangiato, con la copertina graffiata, dal titolo "Tokyo Blues". Ora, quando un libro è conciato così per le feste, come se un gatto selvatico l'avesse usato per allevarci sopra i suoi piccoli, di solito significa che si tratta di un buon libro.
Se poi aprendolo ci trovate dentro anche delle sottolineature, diremmo proprio che qualcuno l'ha amato, letto e riletto, sfogliato pensosamente e che ha pensato pure che fosse una buona idea sottolineare a matita delle frasi importanti su un libro che NON ERA LORO ma della biblioteca. Rendiamo il concetto?
Tokyo Blues è stato amato.
Stringendo il volumetto al cuore, siamo tornati a casa e abbiamo iniziato a leggerlo.
Ora, mentre scriviamo la sua recensione, scopriamo che il vero titolo del libro dovrebbe essere Norwegian Wood (ノルウェイの森 Noruwei no mori) e non Tokyo Blues, ma è così che la Feltrinelli decise di tradurlo nel 1993. In effetti, leggendolo, non abbiamo mica capito perché mai dovesse chiamarsi "Tokyo Blues", ma vabbé...
Quindi, di cosa parla Norwegian Wood? Di una foresta norvegese? Oppure di blues suonati in minuscoli locali di Tokyo? Si tratta di una storia d'amore? Non proprio. Ed è qui che dobbiamo iniziare a parlare de...
 
 
1. La trama 
Cominciamo il nostro viaggio con il protagonista alla veneranda età di trentasette anni (veneranda solo perché, in teoria, questo è un romanzo con protagonisti adolescenti, uno di quelli di formazione) e seduto a bordo di un aereo, che sta andando per qualche motivo ad Amburgo.
Durante il volo, il nostro misterioso protagonista sente una canzone diffondersi dagli altoparlanti, una musica di sottofondo che invece di essere quelle canzoncine rilassanti sulla falsariga dell'iconica musica della Wii, è Norwegian Wood dei Beatles, ma in versione orchestrale.
Il nostro misterioso protagonista ne è improvvisamente agitato, turbato, sconvolto, come se avesse visto un gatto uscirgli dai pantaloni e trasformarsi in un pesce tricefalo prima di volare via su ali da pipistrello emettendo delicate flatulenze al profumo di gelsomino e Marracash.
Dopo un attimo di smarrimento descrittivo, in cui arriva pure (giustamente) una povera hostess che cerca di prendersi cura di lui, il nostro misterioso protagonista inizia a ricordarsi cose a caso, tipo un cane che abbaia, le montagne e l'erba.
Inizia con questa entusiasmante scoperta (yay! Cani che abbiano!) il vero e proprio racconto: il romanzo è infatti un lungo flashback, narrato in prima persona dal protagonista Tōru Watanabe (che per il resto del libro verrà chiamato quasi sempre per cognome, Watanabe, quindi sapere che si chiama Tōru sembra quasi superfluo...). 
Un flashback dunque, che torna indietro alla sua infanzia (su cui ci soffermiamo però poco), al suo incontro con Naoko, la fidanzata del suo unico amico Kizuki, il quale si suicida e li lascia da soli, a farsi compagnia l'un l'altro per riempire l'imbarazzato silenzio che sembra rimbombare nella sua assenza, in un vuoto che è fatto a forma di Kizuki. Si tratta dunque di una storia d'amore, magari fra Naoko e il nostro protagonista Watanabe?
No. Sì. Tutto ha in sé dell'amore, se lo si guarda dalla direzione giusta, e l'amore stesso è qualcosa di fuggevole, che tende a sguisciare e strisciare via dalle mani come un'anguilla ricoperta di vicks vaporub. Questa è una storia d'amore... ma per la vita. Per gli amici. Per le piccole cose. Un racconto che si snoda attraverso i difficili anni dell'università, la vita in collegio, l'amicizia inspiegabile di Watanabe (che è un bravo ragazzo che più bravo non si può, potrebbero farlo santo se non fosse che cade nelle tentazioni di un certo tizio...) con Nagasawa, ragazzo spregiudicato, bastardo, arrampicatore sociale, cornificatore seriale (nonché tizio che tenta il nostro povero Watanabe a fare robe che lui non vorrebbe né dovrebbe fare), e quello per Midori, compagna di corso all'università con una vita provata da lutti familiari (nonché personaggio iconico, meraviglioso, fighissimo, fuori di testa). 
L'intera vicenda è ambientata alla fine degli anni sessanta, tra il 1968 e il 1970, nel bel mezzo di un periodo rivoluzionario, perciò sbadabim sbadabam, occupazioni delle università, moti rivoluzionari, propaganda a tutto spiano... però non preoccupatevi, se queste cose vi interessano poco: il nostro tranquillo Watanabe se ne frega altamente della rivoluzione. 
Possiamo in realtà dire che questa rivoluzione avviene dentro di lui. Watanabe ha una famiglia normale, medio-borghese, non gli manca nulla ed è educato, gentile, abbastanza studioso e con una passione per i piccoli viaggi, per la natura, per la musica. Insomma, è fortunato, no? Però se da un lato potrebbe (e dovrebbe) avere una vita normale, dall'altro è sfigatissimo e tutte le persone a cui vuole bene, in un modo o nell'altro, escono dalla sua vita... ma qui ci sono spoiler grossi, perciò shhh!
Riuscirà Watanabe a superare i lutti, gli abbandoni, i problemi che lo affliggono? Eh, lo scoprirete solo leggendo Tokyo Blues, l'unico libro non ambientato a Tokyo (ma in paesucci vicini sì, siamo sempre nel distretto) e senza blues ad avere questo titolo!
 
2. La copertina 
Ci siamo dimenticati di scannerizzare la copertina dell'edizione che abbiamo letto noi, abbiamo restituito il libro in biblioteca pochi minuti fa, e ora trovare un'immagine in buona risoluzione ci risulta difficilino.
Perciò eccola qui in bassissima risoluzione, beccata su internet (e non è neanche esattamente uguale alla nostra, che aveva solo il nome dell'autore e il titolo "Tokyo Blues"):
Obbiettivo: colori sparaflescianti e immagine sgranata.
Prima di trovare le immagini su internet, eravamo convinti che la copertina fosse arancione chiaro, non rossa. Arancione. Ma si vede che la versione che avevamo noi era solo troppo consumata per mostrare i suoi colori originali!
Ma che cosa diranno mai questi ideogrammi? Presenti SOLO nella versione italiana, che ha deciso di fregarsene altamente del contenuto del romanzo, questa copertina dai colori neon (o un poco comunisti, dipende dal punto di vista) porta impresso il nome dell'autore, Haruki Murakami, in Kanji.
Ci tengono tanto a farci sapere chi ha scritto il libro, eh?
A parte questa vecchissima della Feltrinelli, Norwegian Wood può vantare forse decine di copertine diverse da ogni parte del mondo, essendo uno dei libri più di successo di HARUKI MURAKAMI (scusate, ma abbiamo appena capito che va scritto tutto grande, visto il modo in cui lo sbattono in copertina).
Non le possiamo mostrare tutte, ma un paio sì...

Quella iconica: 
Gambe o tronchi? O qualcosa di diverso?
In qualche modo, anche se a colori invertiti, ricorda la bandiera giapponese, ma al suo interno, nel cerchio color crema, vediamo delle figure che potrebbero essere cose diverse: i tronchi degli alberi (un bosco è particolarmente importante nella narrazione), oppure le gambe e i piedi dei tre "protagonisti"... che poi cambiano, durante la narrazione, ma sono in qualche modo sempre tre: Watanabe e due suoi amici, che si sostituiscono in maniera ciclica durante la sfortunata storia del protagonista, perdendosi e ritrovandosi, oppure scomparendo e non tornando mai più per essere poi sostituiti da qualcun altro. Sempre in tre.
Insomma, è una copertina perfetta. Gli diamo nove e mezzo, nonostante sia semplicissima (e di solito noi preferiamo le copertine cariche, quasi barocche) perché traspone perfettamente il "feeling" del romanzo. Non prende dieci solo per i nostri difficilissimi gusti personali, ma è forse una delle copertine più adatte al romanzo della storia delle copertine. Complimenti al grafico di Einaudi.
 
Bonus cover:
A sorpresa, se cerchi "Norvwegian Wood", ciccia fuori anche un libro che non è di HARUKI MURAKAMI e non è neanche un romanzo, ma un manuale su come tagliare, accatastare e scaldarsi con la legna. 
Che dire, volevamo riportarvelo come una piccola curiosità ;)
 
3. Cosa ci è piaciuto: Sembrerà strano ai più, ma ci è piaciuto il modo in cui questo romanzo parla di sesso: all'inizio in maniera timida, velata, toccando l'argomento in quel modo pudico e strano, ma desideroso, degli adolescenti, e poi in maniera sempre più aperta, tranquilla, normale. Le scene di sesso sono tante, ma sono inserite benissimo all'interno della narrazione e sono diverse fra loro, disparate, ed è assente quel senso di vergogna opprimente che a volte si può trovare nei romanzi di formazione e che quasi sempre permea la visione occidentale della sessualità.
L'intimità è qui trattata in una maniera naturale e diversificata, con persone diverse che amano cose diverse... e il nostro protagonista, il giovane Tōru Watanabe, non giudica mai in maniera negativa le ragazze che di sessualità e di desideri ne parlano apertamente o che la praticano. Cioè, lui e la sua amica Midori finiscono pure per andarsi a guardare assieme un film porno in sala... e quella parte l'abbiamo trovata, sotto sotto, esilarante. Ma che c'è da dire? Tōru è un ragazzo d'oro.
Ed ecco cos'altro ci è piaciuto! Nonostante sia effettivamente proprio un bravo ragazzo, Watanabe non si lascia trascinare dagli eventi del tutto inerte (anche se ha i suoi momenti di stasi e indecisione, ma è ovvio, è il protagonista adolescente di un romanzo di formazione!), ma ha dei suoi gusti personali, un modo di pensare ben preciso, e ci tiene a farci sapere cosa ama, cosa sa fare, il suo essere intero attraverso le azioni e i pensieri.
Il rapporto che ha poi con la sua compagna di scuola, Midori, è una cosa fantastica.
Midori è un personaggio anomalo, una meravigliosa matta, una pulzella fragile e forte che danza sul filo che divide l'erotomania e il romanticismo, una cuoca bravissima, ma anche un'amica sincera. Beh, fin troppo sincera. Sincera livello "ehi ciao nuovo amico, vuoi sapere che tipo di tortura BDSM mi piacerebbe provare qualche volta? Eh? E che te ne pare se ti racconto tutte le fantasie che ho fatto su di te?".
E vi ritroverete invece a fare pensieri profondissimi insieme a lei e Watanabe che mangiano frittatine o che guardano divampare un incendio che rischia di carbonizzare il quartiere invece di scappare via e mettersi in salvo.
 
"La morte non è l'opposto della vita, ma sua parte integrante. Tradotto in parole suona piuttosto banale, ma allora non era così che lo percepivo, ma come un grumo d'aria presente dentro di me. La morte era parte di quel fermacarte, parte indissolubile delle quattro palline bianche e rosse allineate sul tavolo di biliardo. E sentivo che noi vivevamo inspirandola nei polmoni come una finissima polvere. Fino ad allora io avevo sempre considerato la morte come una realtà indipendente, completamente separata dalla vita. Come a dire: 'Un giorno prima o poi la morte allungherà le sue mani su di noi. Ne consegue che fino a quando ciò non avverrà essa non potrà toccarci in nessun modo?"
 
La separazione fra la vita e la morte si fa sottile in questo libro, dove tutto è permeato dal concetto che il lutto, la perdita, fanno parte della vita stessa. Tutti perdiamo qualcosa. Tutti guadagniamo qualcosa.
Ciò che conta è il ricordo, l'amore che abbiamo provato e che proveremo ancora, quei profumi antichi, quei tocchi, che ancora vivono nella nostra mente.
D'altronde è così che inizia il libro: con un ricordo, "triggerato" dal suono di una canzone, Norwegian Wood... che fra l'altro non avevamo mai ascoltato prima d'ora! E se neanche voi l'avevate mai sentita, eccola qui:

 
 
Altro fantastico punto di forza è il modo in cui vengono trattate le malattie mentali, ovvero come... malattie! Finalmente! Finalmente un romanzo dove chi ha problemi a relazionarsi con il mondo per colpa dei traumi viene curato e dove non viene colpevolizzato chi ha episodi depressivi!
Whoosh... e poi, secondo noi, amerete la "clinica" alternativa che Watanabe visita (il perché non possiamo dirvelo, ovviamente, perché è spoiler), immersa nella natura, tranquilla, con le galline, i conigli e un pappagallo che insulta chi si prende cura di lui.
 
4. Cosa non ci è piaciuto: Difficile da dire se non ci si pensa, così a caldo, perché comunque lascia una bella sensazione nostalgica, delicata, e la voglia di "fare", di vivere. Si tratta di un bel libro, laddove anche i personaggi che ci stavano antipatici, alla fine, erano necessari alla narrazione. Non c'è luce, se non ci sono ombre.
Forse...  forse però alcuni punti deboli ci sono, se ci fermiamo a riflettere, andando in maniera oggettiva al di là della bellezza della narrazione. Ad esempio, nonostante il romanzo sia narrato in prima persona (e questa è una cosa che sappiamo dare fastidio ad alcuni di voi, ma fidatevi, è comunque una narrazione bellissima) Watanabe non parla mai dei suoi genitori. Ma tipo mai. Sappiamo che ci sono e che sono persone normali, ma 'sto ragazzo va sempre in giro da solo tipo orfanello e, boh, puzza un po' di irrealistico, di forzatura di trama fatta perché HARUKI MURAKAMI non voleva inserire la seccatura dei genitori nell'equazione.
Ah, e poi un'altra cosa che non è proprio fantastica: la prefazione contiene spoiler belli grossi. Non leggetela! Non leggete la prefazione prima della storia!
Alcune considerazioni fatte dai personaggi, poi, sono strane.
Per esempio... (TW: si parla di suicidio) descrivendo cosa è successo prima dell'estremo gesto di una ragazza, uno dei personaggi dice testualmente: “Aveva pensato a tutto, si era portata dietro perfino la corda”. Ma... in che senso "perfino"? Visto che voleva impiccarsi ad un albero, cosa avrebbe dovuto portarsi, un mazzo di carte da briscola?
E parliamoci chiaro, di questo tipo di battute il libro ne è pieno. Anche se, a ben vedere, più che un difetto potrebbe essere il modo di parlare di alcuni personaggi. Conosciamo persone che potrebbero essere le controfigure di Capitan Ovvio nella realtà e riteniamo che forse anche loro meritino di essere rappresentate nei romanzi.
(La cosa della corda ci ha fatti ridere comunque. Sorry, siamo brutte persone-cactus).
Normalmente non leggiamo questo tipo di romanzi, quindi non è il nostro genere di libro, però è stato bello ugualmente. Insomma, per essere quello che è ci è piaciuto. Bravo Haruki! Probabilmente leggeremo qualcos'altro di tuo, magari che non parli solo di adolescenti pieni di problemi.
 
Voto complessivo: 71 su 100. Sei stato promosso, libro bello! 
 
A chi lo consigliamo 
Vi piacciono le letture nostalgiche, che si interroghino sul senso della vita? Avete perso un amico caro da poco e volete qualcuno a cui sentirvi vicini? Forse Tokyo Blues, aka Norwegian Wood, è la lettura per voi.
Sconsigliato invece ai minori (in particolar modo quelli impressionabili) non solo per la presenza di molte scene sessuali abbastanza esplicite (esplicite ma non scabrose, eh! Sono molto, ehm, anatomiche), ma anche perché effettivamente tratta di temi delicatissimi e un tantino depressivi, se non ci si è abituati, come per esempio il suicidio. E di suicidi ce ne sono tantissimi qui dentro, ti fa quasi pensare che la gioventù giapponese passi il suo tempo a studiare e provare a suicidarsi. Dài, scherziamo... oppure anche no... 
In generale, chi odia i romanzi tristi è meglio che questo libro lo posi chiuso a faccia in giù e si allontani con cautela.
 
Dove potete comprare il libro? 
Murakami è lo scrittore giapponese più letto e tradotto al mondo, perciò dovreste trovarlo in qualunque libreria che non sia strettamente specializzata (oppure razzista). Andate lì fuori e acchiappate il libro!
Caso vuole che abbiamo un’affiliazione con Amazon, perciò se vi salta il ghiribizzo di volere in casa un libro sulla cui copertina ci sono gambe-tronchi, date un’occhiata all’inserzione dal link che vi lasciamo qui! Così, voi pagate proprio gnente in più e non vi cambia nulla (tranne che cliccare sul link che vi lasciamo è più comodo), mentre noi ci guadagniamo un paio di centesimi extra. Consideratelo. Ecco il link! Se volete leggerlo prima di comprarlo, invece di piratarlo, non dimenticate di provare a fare un salto in biblioteca! Date amore alle vostre biblioteche! 
 
Che cosa ne pensate del libro? Siete d'accordo con noi su tutto, siamo stati troppo cattivi (perché un po' cattivi lo siamo sempre, è normale nelle recensioni spinose) o siamo stati troppo indulgenti? Fateci sapere, e alla prossima recensione! P.S.: Suggeriteci libri da recensire! (Meglio se gratis, che siamo senza soldi. Ma accettiamo di tutto). Nota: un sacco di gente si limita a dirci il titolo del libro da recensire, o addirittura a scrivere un sacco di titoli in fila, e non abbiamo davvero il tempo di andare a controllare una ad una tutte le trame per decidere se ci interessano o no, perciò per favore potete scrivere un piccolo abbozzo di cosa parla il libro? Così possiamo decidere se controllare la trama ed eventualmente leggerlo. Per fare un esempio: "Ehi, Cactus! Vi consiglio La Magia del Lupo di Michelle Paver perché è un fantasy diverso dal solito, ambientato nella preistoria, ed è molto avventuroso!" oppure "Ciao, vi consiglio Nina, La Bambina della Sesta Luna, perché è un libro per bambini davvero brutto e mi piacerebbe leggere una recensione scritta da voi per spanciarmi dalle risate". 
Cercate i nostri segni, trovate l'ispirazione, e alla prossima recensione! 🌵🔥


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