venerdì 30 marzo 2018

Sunset 22. Alla caccia del dragon




Il mattino dopo, fu davvero difficile persuadere la parte di me che credeva di aver sognato tutto. Né la logica né il buonsenso erano dalla mia parte. Cercavo un appiglio nei particolari che non potevo aver sognato: il suo strano profumo, ad esempio, misto a quel terribile odore ferroso di sangue. Ero sicura che quello non potesse essere solo una mia invenzione.
Dracula mi zampettò soffice il naso, per svegliarmi.
Ero sul divano, dove aveva avuto luogo la mia discussione con Carlo e dove avevo infine deciso di dormire, senza sopportare di tornare a riposare nella mia stanza.
Mi ero confidata con lui solo per quanto riguarda i quattro tizi che io, Angela e Jessica avevamo sconfitto, senza menzionare Edward. Avevo avuto bisogno di sfogarmi un po', e poi sapevo che non mi avrebbe biasimata se non fossi andata a scuola il giorno dopo.
Mi aveva caldamente consigliato di riposarmi a casa, avevamo bevuto insieme una tazza di infuso digestivo caldo e mi aveva detto che era fiero di me per come mi ero comportata, e che ormai era tutto passato. Mi aveva tranquillizzato abbastanza, grazie agli sforzi suoi e di Dracula congiunti, per farmi passare una notte più riposante di quanto immaginassi sul divano.
Fuori dalla finestra il panorama era scuro e nebbioso, cosa che per qualche motivo mi tranquillizzava. Volevo aprire tutte le finestre, per vedere se potevo riempire la casa dell'odore fresco della pioggia.
Mi stiracchiai felicemente e spupazzai un po' Dracula, facendogli quelle cose che non dovresti fare al tuo gatto come tirargli quei baffini deliziosi e schiacciargli il naso, ma lui subì il trattamento con entusiasmo. Insieme girammo un po' per la casa senza meta, io in pigiama e lui con la pelliccetta ancora calda di sonno.
Non trovai Carlo: ero molto più in ritardo di quanto pensassi. Non che avessi niente da fare oggi. «Meeeeaaaaaaoooooo». Ah, già. Diedi i rimasugli di formaggio e pesce che tenevamo in frigo a Dracula, dando loro il tempo di riscaldarsi un po', e mi lavai a fondo le mani. Ingoiai una barretta ai cereali in tre morsi, la innaffiai con un po' di latte, bevendolo direttamente dal cartone – mi sentivo un po' approssimativa oggi – e mi andai a cambiare.
Indossai abiti pesanti visto che – ricordai – ero rimasta senza giubbotto. Ulteriore prova che la memoria non m'ingannava. Ma certo che non m'ingannava.
Mi affrettai a uscire con Dracula che mi zampettava al seguito: avevo intenzione di fare un bel giro nel vicinato, magari andare nel bosco proprio alla brutta faccia di Capelli-pazzi, e con un po' di fortuna Jessica sarebbe venuta a portarmi il giaccone a casa prima che iniziasse a piovere... anche se non ci contavo. Probabilmente sarebbe venuta a trovarmi di pomeriggio, con calma.
C'era molta più nebbia del solito; l'aria sembrava densa di fumo e la foschia mi aderiva ghiacciata sulla faccia e sul collo. Forse sarebbe stato meglio fare una gita nel pick-up: immaginai la goduria nell'infilarmi nel piccolo, accogliente abitacolo col mio micio e accendere il riscaldamento.
La visibilità era talmente scarsa che percorsi alcuni metri sul vialetto senza accorgermi che un'auto lo occupava: un'auto grigia, metallizzata. Il mio cuore iniziò a martellare, incespicò e riprese raddoppiando il ritmo dei battiti.
Abbassai lo sguardo come fulminata su Dracula, che era diventato una palla di pelo irto nera con le zanne sguainate, che soffiò e con un alto miagolio lamentoso si fece indietro con due balzi.
Non capivo da dove fosse spuntato, ma di colpo eccolo lì che mi apriva lo sportello e m'invitava a salire.
Capelli-pazzi in persona, con malattie mentali, occhiaie fatte col carboncino e tutto.
«Hai bisogno di un passaggio?» Chiese, divertito dalla mia espressione, consapevole che per l'ennesima volta mi aveva colta di sorpresa. Ma c'era qualcosa di diverso. Non sembrava troppo convinto della sua proposta. E non stava cercando di convincermi: ero libera di rifiutare, e forse una parte di lui non ne sarebbe stata sorpresa. Forse non aveva un bel ricordo di come era stato amichevole il nostro ultimo viaggetto in macchina.
Mi interrogai velocemente sul suo nuovo cambio di atteggiamento, mentre indietreggiavo – non per paura, ma per rassicurare Dracula – e capii: era facile essere un cattivo ragazzo in un paese che non era il proprio. Un posto in cui se Belarda grida e sta ferma invece di difendersi non ci sono vicini che vi riconoscono, non c'è una reputazione da difendere, non c'è un'etichetta che urla "Criminali" o peggio ancora "Vampiri" da appiccicare sulle fronti pallide della famiglia Cullen.
Se sperava che entrassi in macchina o non mi ribellassi nutriva speranze vane.
«No» Dissi ferma. Per qualche motivo, nel vederlo lì davanti a me senza nessun altro a cui potesse farmi del male levò tutto la mia ansietà. Lui poteva essere fisicamente forte, ma lo avevo già tenuto a bada altre volte.
Stava diventando un abitudine. Un pensiero buffo e repulsivo al tempo stesso.
Edward si raddrizzò, rigido, senza espressione.
«Ti ho portato questo. Non volevo che ti prendessi un raffreddore o qualcosa del genere» Disse, sulla difensiva, chinandosi a prendere qualcosa nel caldo abitacolo della sua Volvo. Indossava soltanto una maglia leggera grigia a maniche lunghe, con uno scollo a V. Il tessuto aderiva al suo torace muscoloso e perfetto.
«Quante taglie più piccolo ti sei preso la maglia, Eddie? Si vede tutto. Potresti essere tu dipinto di grigio» Dissi, mentre lui si rialzava. Gli vidi il suo solito strano sorriso storto da un lato, intanto che lui allungava verso di me un giaccone di pelle con le maniche davvero troppo lunghe per le mie braccia. Emanava un buon odore, dovevo ammetterlo, ancora più forte per via dell'alta umidità nell'aria.
«Mi stai dando la tua giacca?» alzai un sopracciglio «Per prima cosa, non sono così delicata. Poi, non è della mia taglia. E seriamente, perché mi vuoi dare il tuo giacco di pelle lungo?»
«Giacca o giaccone, Bella»
«Giaccolone lungo» ribattei, seria «Grazie del pensiero, suppongo, ma io possiedo una giacca, e come vedi, sono ben coperta»
«Non sei delicata, eh?» disse lui a voce tanto bassa che non capii se volesse farsi sentire
«Magari non sono un vampiro fatto di cemento, però me la cavo come umana» sbottai.
Capelli-pazzi mi guardò come lui meritava di essere guardato, ovvero come una folle con i capelli all'aria e dotata di poteri sovrannaturali irrealistici. Poi sospirò «Ah, Bella...», e cominciò ad allontanarsi, tenendo il giaccone su una spalla come un personaggio figo dei tempi di Grease.
Non potevo credere di avercela fatta così facilmente. Nessun rapimento? Nessuna rivelazione spaventosa? Davvero? Lo guardai risalire sulla sua macchina luccicante e filare via fino ad essere inghiottito dalla nebbia.
Con un miagolio, Dracula mi fece sapere che non mi aveva abbandonata e mi era tornato affianco.
«Se ne è andato... se ne è andato a scuola!» Gioii sollevando in aria il mio micio soffice, che si irriggidì come un pupazzo di stoffa e diede due calcetti per riassestarsi; lo sistemai tra le braccia e fischiettando entrai nell'abitacolo del mio Chevy, metà nido e metà pick-up.
Il mio mezzo ci mise un po' a riscaldarsi, mentre io giocavo a far rincorrere il mio dito a Dracula, poi decisi che era il momento di partire e il micio si accucciò ubbidiente al posto del passeggero. Percorrevamo le strade della città sature di nebbia senza fretta. Io, perlomeno, ero senza fretta e senza una meta precisa. Non potevo esserne certa per quanto riguardava Dracula, ma sembrava molto felice di sporgersi e guardare il paesaggio verde e nebbioso oltre il finestrino come incantato.
Si voltò e mi rivolse un sorrisetto felino. «Mrararao?» Suonava proprio interrogativo, e mi strappò un sorriso
«Che c'è, Drakey? Che c'è? La macchina ti innervosisce?» chiesi giocosamente
«Mrrao» sembrava scherzasse, ma non potevo esserne sicura.
Decisi in quel momento che sarei scesa a trovare Jacob giù alla riserva quel giorno stesso. Magari avrei potuto fare una chiacchierata con Billy intanto: mi sarebbe piaciuto scambiare un paio di parole su questi freddi, e anche andare a trovare il mio nuovo amichetto Jake che però dubitavo fosse in casa, posto che non avessimo saltato la scuola lo stesso giorno.
La coda di Dracula ondeggiava pigramente.
Accesi l'autoradio su un canale a caso, tamburellando sul volante e canticchiando in falsetto la canzone – che per inciso era troppo vecchia perché io potessi conoscerla – e scoppiando a ridere quando Dracula miagolò in accompagnamento, anche se non proprio a tempo.
Dovevamo stare facendo più o meno gli stessi suoni.
In quel momento il mio cellulare si mise a fare ogni sorta di rumori, tra messaggini e chiamate telefoniche perse, e fui costretta ad accostare per poter controllare a cosa dovevo tutto quel baccano che spiritava il mio gatto.
I messaggi erano da Jessica, come pure le chiamate abortite dalla durata di un secondo ciascuna.
Era l'unico umano in grado di fare tutto questo baccano anche da assente. Scossi la testa e sorrisi, mentre scorrevo le scritte scure che mi informavano che sarebbe passata subito dopo la scuola per ridarmi la giacca e tanti abbracci e supporto morale.
Il viaggio mi parve abbastanza breve. Mi fermai a comprare qualcosa (del salame) in un negozio di passaggio con i soldi che avevo scordato nelle tasche dei pantaloni, perché papà Carlo mi aveva sempre insegnato che andando a fare visita a qualcuno era giusto portare un regalino in segno di buona fede.
La natura era fresca e benevola, la nebbia mi faceva sentire immersa in una fiaba da fratelli Grimm, ma si diradò man a mano che mi avvicinavo a La Push sospinta dalla brezza che risaliva dal mare.
Parcheggiai nella riserva e mi accorsi di non ricordare doveva vivevano i Black.
E ora, che cosa avrei fatto? Avrei chiesto indicazioni? Ma a chi? Sembrava che tutto fosse deserto.
Scesi della macchina e Dracula mi venne dietro, zampettando tutto contento e strusciandomisi fra le caviglie con quella che sembrava l'intenzione di buttarmi a terra.
«Maooooooo!» Fece, e io fui costretta a fare un saltello di lato.
Vagammo per un po', finché non incontrammo una ragazza dalla pelle scura e i lunghissimi capelli neri come pece raccolti in una treccia.
«Scusami!» Le dissi, timidamente «Posso... posso avere un'informazione?».
Lei mi guardò, poi sorrise benevola quando vide il gatto.
«Certo» Rispose
«Grazie» chinai la testa «Sai per caso dove abitano i Black? Intendo... Billy e Jacob Black. Sono papà e figlio e io sono loro amica, ma non li vengo a trovare da quando ero piccola e...» la mia voce si perse in un borbottio.
Per fortuna la ragazza parve non farci caso e mi indicò una direzione
«Laggiù» Disse «Se vai sempre dritto, verso là, trovi la loro casa, non ce ne sono altre qui. Ma oggi non ci sono, Billy deve essere andato a pesca con i Clearwater, mentre Jacob è a scuola»
«Ah» dissi, un po' delusa «Che peccato»
«Hai fatto un viaggio a vuoto?»
«Mi sa di si» mi strinsi nelle spalle «Fa niente, grazie per la gentilezza»
«Di niente, figurati. Ah, potresti non aver fatto un viaggio del tutto a vuoto... che ne pensi di venire con noi? Stiamo facendo una partita a Dungeons and Dragons e quando i Clearwater tornano dalla pesca possiamo andare da loro, così puoi incontrare Billy»
«Siete molto gentili» dissi «Ma non è di troppo disturbo?»
«No» lei ridacchiò «Il paladino più forte della nostra squadra è stato appena ucciso da due orchi spietati. Un tiro mancino, una vera sfortuna, e ora è rinato come personaggio molto più debole... se vogliamo riuscire a sopraffare il drago, avremo bisogno di un altro giocatore e tu sei proprio quello che ci serve».
Non avevo mai giocato a Dungeons and Dragons, era uno di quei giochi che in televisione fanno sembrare molto stupidi, tuttavia di fronte a tanta disponibilità e alla prospettiva di imparare qualcosa di nuovo, decisi di accettare.
«Va bene» Dissi «Anche se ti avverto, non so proprio da dove iniziare»
«Non ti preoccupare» rispose lei «È facile!».
Mi condusse attraverso gli alberi, fino ad una raduretta nascosta, non troppo distante dalla spiaggia poiché si sentiva chiaramente il rumore delle onde che si infrangevano contro le rocce e la sabbia. Sedute a terra, con mantelli grezzi drappeggiati sulle spalle, c'erano altre quattro ragazze, tutte native Quileute, che avevano accerchiato un grande tabellone poggiato su una tovaglia da picnic. Intorno a loro, sparpagliati in giro, c'erano pacchetti di patatine, noccioline, biscotti e un paio di bottiglie di aranciata.
Sembrava una strana congrega di strane streghe e sorrisi istintivamente, salutando con la mano e un po' di soggezione. Erano tutte più alte di me, con fisici ben più scolpiti, zigomi alti e capelli lunghissimi.
«Ragazze!» Disse la signorina che mi aveva trovato nel bosco «Non ci crederete, ma ho trovato vagante nella foresta la giocatrice che ci serviva!».
Tutte scoppiarono in risate e commenti entusiastici e una di loro si alzò in piedi con un movimento goffo e mi venne incontro come per controllarmi. Aveva occhi scurissimi, ma in qualche modo ferali, come una specie di donna lupo, e si muoveva in modo strano.
«Ciao» Mi disse, con voce profonda quasi come quella di un ragazzo «Io sono Ayita e sono il dungeon master. Tu sei... ?»
«Belarda» risposi «Belarda Cigna»
«Che nome... particolare» commentò Ayita «Vieni, siediti».
Mi sedetti fra lei e una ragazza un po' più tarchiata e tutte loro si presentarono.
«Io sono Sarah» disse la ragazza tarchiata «E nel gioco sono un'elfa guerriera. Da poco rinata, purtroppo. Ah, e che si chiama Lady Gaga»
«Io sono Aida» si presentò quella che mi aveva accompagnata «E sono una guerriera ladra mezzorco di nome Gorga. Sono la più tosta del gruppo» gonfiò un bicipite e se lo indicò «I mezzorchi spaccano»
«Io sono Omaha!» esclamò quella che pareva la più giovane, coprendosi meglio le spalle con il mantello «E sono una maga umana. In gioco puoi chiamarmi Leah la Bella»
«E io» disse l'ultima di loro, che aveva una cicatrice sul mento e una ciocca di capelli colorati di rosso «Sono Lara, nella vita e nel gioco, anche se in Dn'D sono uno gnoll».
Annuii, convinta. Che cavolo era uno "gnoll"?
«Lei non ha mai giocato prima, ragazze» Spiegò Aida, ridacchiando «Non ci avrà capito niente»
«Oh no» dissi subito, con un filo di voce «So cos'è un mago. E un elfo. E un umano... ovv-ovviamente... e un...»
«E uno gnoll?» fece lei, alzando un sopracciglio e stappando una bottiglia di aranciata
«No» confessai, abbassando lo sguardo.
Tutte insieme, iniziarono a spiegarmi come funzionava Dungeons and Dragons e sembravano davvero divertite da quella cosa. Per fortuna imparavo in fretta, soprattutto a giocare ai giochi, perciò assimilai tutto molto rapidamente.
Scelsi anch'io di essere uno gnoll, quando mi spiegarono che erano delle iene antropomorfe che pesano più di cento chili, ma mi spiegarono anche che non potevo esserlo adesso perché erano personaggi problematici e prima di unirsi alla loro compagnia, Lara era stata uno gnoll loro nemico per molto tempo.
Così alla fine scelsi di essere una mezzelfa.
«Ottima scelta» Disse la dungeon master, Ayita, poi si posò le mani sulle ginocchia «Prendi un foglio e riempilo».
Riempii la scheda del mio personaggio con una matita. C'erano un mucchio di parametri di cui tenere conto, ma sembravano importanti per il gioco perciò non protestai.
«Come ti chiamerai?» Domandò Sarah/Lady Gaga
«Un nome leggiadro e carino» dissi, picchiettandomi con la matita sul mento «Però anche originale...»
«Caspita, non vuoi niente» ridacchiò lei
«Aspetta... mi chiamerò... Rihanna! Rihanna Kardashian».
Presero tutte a ridere, ma approvarono la mia scelta. Nel gioco ero bionda, alta, ed ero una guerriera con il potenziale di diventare molto abile. Rihanna Kardashian, figlia del potente elfo Eminem Kardashian, che si era unita alla loro compagnia allo scopo di abbattere il drago che aveva ucciso il suo cuginetto preferito, Jason Derulo Kardashian.
L'esperienza di gioco fu parecchio più immersiva di come l'avrei mai immaginata, con la dungeon master che raccontava di ambientazioni dettagliate e nemici dalla grande personalità... a dire il vero, pensai, non erano tante le persone che avrebbero potuto creare una trama con tanta abilità e cercai con tutte le mie forze e la mia concentrazione di non essere troppo imbarazzante e di aiutare il gruppo a sconfiggere il drago che braccavano ormai da più di due mesi.

"Gorga si alzò dalle rocce su cui era seduta e si batté il petto con un pugno
«Ormai è troppo tempo che seguiamo questa stupida lucertola gigante» ruggì «E adesso ne abbiamo perso anche le tracce? Come cavolo può essere successo? AHHH, spacco tutto!»
«Siediti, mia buona amica mezzorchessa» la rabbonì Lady Gaga, mostrandole il palmo disarmato della mano «Non è ancora finita. Sebbene questo drago, come molti, sia refrattario alla magia, possiamo provare a rintracciarlo seguendo le tracce che lascia. Abbiamo una maga con noi che probabilmente saprà ritrovarlo...».
Leah la Bella, con i suoi lunghissimi capelli neri come ali di corvo, iniziò a preparare un cerchio magico per terra. Con cura raccolse le pietre di dimensione corretta, poi tracciò un complicato simbolo con la preziose polvere di ala di libellula che aveva raccolto e condizionato per essere magica nelle ultime tre settimane.
«O la va o la spacca, ragazze» Disse, sollevando il bastone decorato da rune che portava sempre con sé «EVOCO IL POTERE DELLA CONOSCENZA! DIMMI DOV'È IL DRAGO, SPIRITO DELLA GRANDE LIBELLULA!»."

«Che sfortuna!» Ayita mostrò a tutti il risultato del tiro del dado «La tua evocazione magica non funziona. Dovrete provare qualcos'altro...».

"Gorga, scoraggiata, si buttò pancia all'aria nel prato
«Sentite» disse «Io non ce la faccio più. C'è un mezzorco bello che mi aspetta a casa, si chiama Gradadrurg e ha i peli del petto lunghi quindici centimetri. Perché non lasciamo perdere il lucertolone?»
«Non fare la disfattista, amica mezzorchessa» si intromise Lady Gaga «Dopotutto non abbiamo ancora terminato le nostre risorse! Inolte, come puoi dire così dopo che una nostra amica è morta nel viaggio alla ricerca del drago?».
Il gruppo esplose in sonore proteste: si doveva continuare, lo dovevano alla loro amica che era perita nelle insidie di quel viaggio.
«E va bene» Grugnì Gorga «Ma anche la novellina dovrà aiutarci! Novellina... ha qualche idea su come trovare il drago?».
Rihanna Kardashian, che fino ad ora non aveva praticamente detto una parola, si guardò intorno. Come trovare un drago? Come avrebbe potuto fare lei, se neanche una potente maga ci era riuscita?
«Ho un'idea» Disse d'improvviso «Ma dovete seguire bene le mie istruzioni».
Il gruppo annuì e tutte le donne si strinsero intorno a lei.
«Leah la Bella, sei capace di viaggiare indietro nel tempo?» Domandò allora Rihanna, seria
«Viaggiare indietro nel tempo... si, credo di si. Ma non ci servirebbe a niente, posso farlo solo una volta ogni cinquanta turn... cioè, solo ogni tanto e solo per non più di dieci minuti!»
«Dieci minuti ci basteranno» Rihanna annuì «Torna indietro e rifai il rituale per localizzare il drago»
«D'accordo!».
Leah la Bella prese a danzare intorno alle sue compagne, compiendo complessi movimenti fluidi, che ricordavano lo scorrere della sabbia in una clessidra o il simbolo dell'infinito, poi batté il bastone magico sul terreno gridando parole arcane in una lingua antichissima...."

«Stavolta sei stata fortunata» Disse la dungeon master «Ti riesce in pieno: sei indietro nel tempo».

"Si ritrovò immediatamente a dieci minuti prima, circondata dalle sue compagne ignare. Si terse il sudore dalla fronte, ricreò il cerchio magico e provò a localizzare il drago"

«Lo localizzi parzialmente»
«Che cavolo significa "parzialmente"?»
«Hai una... vaga idea di dove sia andato»
«Tipo, che ne so, a est?»
«Esatto».

"«Il drago si trova a est!» Esclamò Leah la bella «Non sono riuscita a capire esattamente dove si trovasse, ma so che direzione ha preso!»
«Che maga da strapazzo» commentò Gorga «Ma sempre meglio che stare qui a marcire...».
Nessuna di loro, eccetto Leah la bella, sapeva che in un futuro alternativo la novellina, Rihanna, aveva evitato lo spreco assoluto della preziosa polvere di ali di libellula.
Il gruppo si incamminò allora attraverso la foresta, diretti proprio ad est, finché non incontrarono una macchia di alberi così fitti e spinosi da essere impenetrabile. Non avevano scelta: dovevano aggirare la macchia da destra oppure da sinistra. Quale strada avrebbero scelto?
«Separiamoci» Propose Lady Gaga «E ci ricongiungeremo alla fine della strada. Così, se ci saranno cose da raccogliere in entrambi i sentieri, le raccoglieremo tutte, no?»
«Io non credo che sia una buona idea» disse timidamente Rihanna «Separarsi di solito porta alla morte. E sento come un... come un presagio. Un olezzo di morte sulla foresta. Non dobbiamo separarci, oppure verremo attaccate!»
«Verremo attaccate comunque» ridacchiò Gorga, facendo roteare un pugnale con destrezza «Ma noi non li temiamo e gli faremo assaggiare le nostre...»
«Come no» la interruppe Leah la Bella «Per questo ci hanno ammazzato una compagna»
«Aspettate» disse Lady Gaga «Ma dov'è la gnoll? Non la sento dall'inizio dell'avventura...».
La compagnia si guardò intorno: non c'era traccia dell'enorme iena rossiccia che li aveva accompagnati per oltre metà del tragitto, proteggendo loro le spalle, e senza di lei si sentivano tutte alquanto esposte.
«Che le è successo?» Domandò Rihanna, spaventata «Dov'è?»
«Forse» le rispose Gorga «Avevi ragione su quell'"olezzo di morte" che aleggia sulla foresta...».
Neppure un uccello cantava. La loro compagna gnoll era sparita.
Destra o sinistra? Destra o sinistra, qual'era la scelta?
E all'improvviso, con un rombo cupo, la macchia di alberi fu scossa.
Tutte alzarono la testa e un brivido collettivo le colpi.
«ALLE ARMI!» Ruggì Gorga, sfoderando l'ascia che portava sulla schiena.
Un calore incredibile investì tutte loro quando la foresta oscura e spinosa prese fuoco.
«Cos'è? Cos'é?» Domandò Rihanna, con il cuore che galoppava, anche se nel profondo sentiva di sapere benissimo di cosa si trattava.
Alcuni alberi franarono rumorosamente verso di loro e fu solo grazie ad una grande fortuna..."
«Il dado dice che sopravvivete, anche se siete un po' bruciacchiate»
"...Che sopravvissero. Leah si strinse un braccio ustionato, digrignando i denti, con il sudore che gli sgorgava sempre più copioso sulla fronte
«RAGAZZE! RAGAZZE!» urlò, cercando di vedere le sue compagne oltre le fiamme e i rami neri che si innalzavano verso il cielo, rastrelli di morte, impedendogli di fare il quadro della situazione.
Cosa aveva abbattuto gli alberi? Cosa gli aveva dato fuoco?
Sopra le chiome di inchiostro, in un tripudio di fuoco, con le ali rosse spalancate contro il cielo, si stagliava il drago.
«Finalmente» Grugnì Gorga, stringendosi una benda su un ginocchio.
Appunto, il drago. Che vomitò fiamme dalle fauci spalancate.
«NO!» Gridò Rihanna, gettandosi contro Lady Gaga e rotolando con lei per terra, ma lontane abbastanza dalla portata della fiammata.
«Mi hai salvato la vita!» Disse l'elfa alla mezz'elfa
«Non stare a ringraziarmi!» Rihanna si alzò in piedi, ancora tremante di adrenalina «Dobbiamo uccidere il drago!»
«Ma come, se non scende a terra?».
Fu allora che videro un'ascia solcare il cielo, roteando, verso la testa del dragone.
«L'ascia di Gorga!».
E l'ascia..."

«Colpisce il drago alla base del collo, ma senza ucciderlo».

"Si conficcò proprio alla base del collo, facendo fuoriuscire un fiotto di sangue bollente che striò le squame scure del ventre della bestia.
«Maledetti!» Ruggì il drago, afferrando con gli artigli l'arma e strappandosela dalle carni con un solo movimento «Di voi non resterà che un pugno di cenere»
«Che?! Parla?!» quasi strillò Rihanna, che non aveva mai visto un drago in vita sua
«Certo che parlo» rispose il drago, poi lanciò verso di lei l'ascia.
Ma per fortuna, a pararla con lo scudo fu Lady Gaga, che le salvò la vita.
«Adesso siamo pari» Ansimò Rihanna «Non mi devi più niente»
«Lo so. È una bella sensazione» rispose l'elfa.
Il drago ruggì e scese verso di loro in picchiata. E adesso? Come contavano di sconfiggere un drago all'aperto, in quel guazzabuglio di sterpi, rami e fiamme?
Prima che il mostro potesse raggiungere le ragazze, Leah la bella lanciò un incantesimo offensivo per accecare la bestia che..."

«Non ha alcun effetto»

"Non ebbe il benché minimo effetto sul mostro, che ridendo fra le zanne atterrò a zampe larghe sopra l'elfa e la mezz'elfa, non schiacciandole solo perché voleva sadicamente divertirsi con loro.
«Morirete, piccole creature insulse» Sibilò, facendo saettare la lingua fuori dalle labbra".
[Illustrazione: ROAR! Lo sappiamo, questa è una viverna, però è l'unico "drago" rosso tra quelli che abbiamo disegnato che va bene come illustrazione
[Illustrazione: ROAR! Lo sappiamo, questa è una viverna, però è l'unico "drago" rosso tra quelli che abbiamo disegnato che va bene come illustrazione. All'inizio avevamo messo il disegno di un altro artista, però non si fa, quindi ora vi beccate la nostra viverna e fate finta che è un drago]
Lara interruppe il gioco «Aspetta, aspetta Ayita!»
«Che c'è?»
«Non l'hai... non lo senti» sussurrò
«Che cosa?»
«Quella... quella cosa» disse, in modo parecchio allusivo, a denti stretti.
Battei le palpebre, sentendomi di troppo.
Ayita parve d'un tratto più sveglia
«Sei sicura?» domandò
«Si. Voglio dire... è... nella foresta»
«Vai a controllare. Potrebbe essere un falso allarme, come l'ultima volta»
«Non credo»
«Allora vai, veloce!».
Lara si tolse il mantello ed iniziò a correre come una gazzella, superando d'un balzo un tronco, e quando fu ad una cinquantina di metri da noi mi parve proprio di vederla mentre si sfilava via la maglietta.
Che cosa diavolo stava succedendo adesso?
«La partita è sospesa» Disse Ayita, serissima «E qualcuno deve accompagnare a casa Belarda».




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 Aggiorneremo la storia su questo blog un pò più lentamente che su wattpad, quindi se avete la app di wattpad, oppure vi piace leggere direttamente da quel sito, continuate a leggere la storia da qui


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