«A casa? Cosa succede?»
Chiesi con urgenza, sentendo subito dopo montare in me uno strano misto
di timidezza e audacia. Volevo avere delle risposte, ma una parte
debole e piccola di me voleva solo che mi ignorassero e mi
costringessero a mia volta ad ignorare nuove possibili complicazioni
nella mia vita.
«Niente di
preoccupante» Mi disse Ayita, abbozzando un sorriso. Persino io, che non
la conoscevo da molto, mi accorsi che non era sincero. «Però ora per te
è il momento di tornare a casa, sono cose che davvero non ti
riguardano».
Mi sentii sprofondare
un pochino, capendo chiaramente di essere di troppo. La parte di me che
voleva che lasciassi perdere e badassi agli affari miei si fece un po'
più grande.
Sospirai e mi voltai a
prendere in braccio Dracula, che durante tutta la durata del gioco si
era accucciato di lato alle mie gambe senza proferir miagolio. Non era
stato espansivo o aveva cercato di avvicinarsi alle ragazze, il che era
inusuale per lui, ma quando mi chinai per sollevarlo era assolutamente
terrorizzato.
Aveva le orecchie
triangolari appiattite contro il piccolo cranio, il pelo ritto come aghi
sul collo e sulla schiena e la coda, due volte più grande del normale e
quasi spumosa con tutto quel pelo alzato, ondeggiava velocemente da un
lato all'altro del suo corpo teso e sinuoso.
«Dracula...» Mormorai,
cercando di alzarlo. Lui agì di scatto affondandomi gli artigli nella
mano non appena gli toccai un fianco, miagolando; appena alzò lo sguardo
e vide che quella povera mano era attaccata a me ci si strusciò su in
segno di scusa, per dirmi nel suo linguaggio che non era me che voleva
attaccare. Poi rivolse gli occhioni al bosco in cui era scomparsa Lara.
Il destinatario dei suoi artigli era lì.
Lo sollevai e stavolta si rannicchiò come una palla spaventata contro il mio petto.
«Ci sono dei freddi
nel bosco?». La domanda mi era passata spontaneamente attraverso le
labbra, dipingendo un'emozione improvvisa sul viso di Sarah che non
riuscii a decifrare. La ragazza mi si avvicinò a passi lunghi e mi
afferrò il braccio in un modo che non era né una costrizione né
prendermi a braccetto. Dopo un paio di secondi di silenzio pesante,
scoppiò a ridere:
«Chi ti ha raccontato quella vecchia storia?»
«La so» dissi a voce bassa, ma ferma
«Andiamo, non devi preoccuparti di queste vecchie sciocchezze!»
«Sbrigati a portarla via» ringhiò tra i denti Ayita, stupendomi.
Sarah annuì brevemente e
iniziò a sospingermi con più forza, costringendomi ad andare più veloce
«Torna alla macchina Belarda. Magari puoi passare un'altra volta, ci
piacerebbe finire questa quest con Rihanna!» esclamò allegra la giovane,
aggiustandosi una ciocca dietro l'orecchio con la mano libera.
La cosa che mi colpì
era che a nessuno pareva strano che Dracula si comportasse quel modo,
quasi che fosse giustificato. Volevano solo che mi allontanassi in
fretta da lì.
Da quando lo avevo
adottato il mio micio nero aveva reagito in quel modo solo davanti ad un
tipo di creatura, e sembrava intimorito dalle Quileute... ma il tocco
prepotente di Sarah sul mio braccio era fin troppo caldo e la pelle era
morbida, seppure salda nella presa. Tutto il contrario di quella di
Edward e della sua famiglia, e aveva la pelle scura, l'aspetto riposato e
un odore normale.
No, la cosa di cui
Dracula aveva paura era nel bosco, e le ragazze sapevano benissimo che
sia Dracula che io avremmo fatto bene a temerlo.
Ma perché non loro?
Cercai di opporre
improvvisamente resistenza e voltarmi indietro, ma Sarah continuò a
trascinarmi con forza che non mi aspettavo, prendendomi anche per
l'altro braccio per strattonarmi e guardare di nuovo in avanti.
Lanciai un urletto: mi aveva fatto male.
Cavolo, dovevo essere
la persona più debole del mondo se tutti, dai morti viventi passando per
Jessica, Angela e queste sconosciute erano tanto più forti di me.
«Scusa, scusa!» Esclamò Sarah, senza però fermarsi «Però non puoi guardare».
Eravamo quasi troppo lontane ormai.
«Cosa sta succedendo?» ripetei, cercando di impormi di fissarla negli occhi.
Sarah sembrò trovare
uno strano umorismo nella nostra situazione che anche se capivo, non
condividevo. Sorrideva mentre mi diceva, con franchezza: «Dai, lascia
stare. Sono cose tra noi, e cose pericolose. Cosa te ne viene ad
immischiarti? Se non vogliamo coinvolgerti un motivo c'è, ed è perché ci
sei simpatica, e non vogliamo che accada nulla di male a te a nessuno.
Lascia perdere e torna tranquilla a casa».
Presi un respiro profondo, e mi costrinsi a sostenere ancora lo sguardo divertito, e un po' preoccupato, della mia nuova amica.
«Mi fido di Dracula, fa così solo quando ci sono freddi in
giro. Mi immischio perché non avete paura, e quindi sapete come
sconfiggerli. E dato che ce n'è uno che mi perseguita e mi guarda
dormire, mi piacerebbe tanto capire come fare a combatterli e non avere
più paura».
Sarah mi guardò a bocca aperta.
Se mentre pensavo di
dire quelle parole ero convinta di averci azzeccato sull'intera
situazione ed essere una gran furbacchiona, appena finito di dirle mi
chiesi se ero scema, pazza o chissà che a dire cose così a gente che
non conoscevo.
Potevano essere coincidenze, poteva non entrarci niente con la mia situazione.
Buon Dio.
Dalla faccia di Sarah, sembrava proprio che avessi detto una gran cavolata.
«Scusa» Borbottai automaticamente, sentendomi davvero molto stupida.
Cercai di raccogliere
Dracula da terra per seguirla in qualunque posto sicuro mi volesse
portare, ma lei mi strinse una spalla con la mano e fece uno strano
rumore con la lingua, che sembrava voler dire "aspetta un attimo".
Aspettai, ovviamente.
Sarah deglutì
«Che vuoi dire?» mi domandò, seria
«Voglio dire... quello che ho detto» risposi, avvampando di imbarazzo
«Hai detto che c'è un freddo che ti guarda mentre dormi?»
«Si»
«Ti ha mai fatto del male?»
«Come?»
«Ti ho chiesto se ti ha mai fatto del male. In un qualunque modo».
Mi feci coraggio, tutto
il coraggio che credevo di avere. Forse lei mi avrebbe potuta aiutare
davvero, forse lei aveva una soluzione per tenere lontano Edward.
«Si» Risposi «Ha anche un ordine restrittivo»
«Come si chiama?» la domanda di Sarah era quasi aggressiva
«Ehm... Edward Cullen».
Qualcosa passò nel suo sguardo e un brivido la scosse da capo a piedi. Lo conosceva, conosceva Edward.
Sarah guardò in direzione delle compagne e lo feci anch'io. Era rimasta solo una di loro, la più giovane.
«OMAHA!» Gridò Sarah «I Cullen hanno rotto il patto! Va a dirlo alle altre!»
«COSA?!» Strillò Omaha, lanciando in aria le braccia «Che hanno fatto?»
«Hanno attaccato esseri umani. Hanno attaccato Bella»
«Questa è...» Omaha iniziò a tremare con violenza, riuscivo a vederla anche da lontano, e batteva i denti «... Questa è...»
«Omaha! VAI! VAI!» la incitò Sarah «Non qui, dillo alle altre».
Omaha si voltò con uno
scatto e prese a correre verso la foresta, velocissima. Mentre correva,
si toglieva i vestiti e cercava di appallottolarli alla meno peggio.
Che cosa diavolo stava succedendo? Bisognava essere nudi per affrontare i vampiri? Non aveva alcun senso.
«Vieni» Disse Sarah,
sospingendomi delicatamente con una mano, mentre Dracula ci veniva
dietro docile «Non abbiamo altra scelta se non proteggerti finché tutto
questo non sarà finito»
«Tutto questo cosa?» domandai debolmente e la mia nuova amica non rispose.
Lei aveva le risposte,
lei non aveva paura dei vampiri, solo una gran rabbia, e io volevo
quelle risposte ma avevo paura di sembrare stupida e debole.
Camminammo attraverso il bosco. La luce chiazzava il sottobosco verde di grosse macchie oro.
Gli uccelli cantavano
con grande passione quel giorno, ma si zittirono per un attimo subito
dopo che si udì un potente ululato lontano, chissà se di cane o di lupo.
O magari di coyote. C'erano i coyote da quelle parti? Probabile, visto
che ogni tanto saltava fuori anche qualche orso.
Proseguimmo per qualche
tempo in silenzio, con Sarah che si guardava intorno guardinga, con la
mascella serrata, finché d'improvviso non sbottò
«Quei maledetti
succhiasangue! Lo sapevamo tutte che non avrebbero mai mantenuto il
patto. Ma niente, no! Dovevamo per forza rispettare una tregua imposta
dai nostri antenati! Puah!»
«Di cosa stai parlando?» chiesi, riuscendo finalmente a mettermi in braccio Dracula, che si era calmato abbastanza
«Non lo sai?»
«No. No, altrimenti io... no» sentii la mia faccia riscaldarsi di nuovo
«È comprensibile. È un
segreto e di certo il succhiasangue non te ne ha parlato, altrimenti
sapeva che saremmo venuti a prendere a calci il suo fondoschiena»
«Qual'è il tuo trucco?
V-voglio dire...» cercai le parole «... Io... Edward è fortissimo, più
forte di un essere umano normale, sembra invulnerabile...»
«Se siamo in ballo balliamo» rispose lei «Anche noi abbiamo il nostro segreto»
«Che segreto?»
«Non so se posso dirtelo senza prima chiederlo al capo, ad ogni modo»
«Chi è il capo?»
«Ayita. Ovviamente. È la più grande di noi ed è la prima ad essersi trasformata»
«Trasformata in cosa?» scattai.
Lei serrò le labbra e tirò indietro la testa.
«Ormai l'hai detto» Incalzai
«Questo non dovevo
dirlo» rispose lei, facendo l'imitazione ad Hagrid, il guardacaccia
mezzogigante della serie di Harry Potter
«Andiamo! Puoi dirmelo!».
Lei guardò da un'altra
parte e si rimise a camminare più velocemente, con le mani profondamente
infilate nelle tasche. Sembrava delusa da sé stessa, dalla sua
incapacità di tenere i segreti.
Dunque si erano trasformate. Ma in cosa? Anch'io potevo trasformarmi nella cosa che poteva tenere lontani i vampiri?
Dracula faceva le fusa:
gli stropicciai la morbida testina, in mezzo alle orecchie, poi lui mi
mordicchiò gentilmente l'indice, e fu allora che sbucammo nei pressi di
una graziosa casetta circondata da una bassa recinzione di legno.
Il terreno muscoso era
stato decorato con quelli che parevano piccoli totem di legno a forma di
lupo, con alcuni particolari dipinti di blu, e c'era una carriola di
metallo arrugginita appoggiata contro un angolo della casa.
Sarah si trasse di tasca una chiave e con quella aprì la porta con un po' di difficoltà.
«Dannata serratura
vecchia» Imprecò sottovoce prima di riuscire finalmente a sentire il
"clicclac" metallico che annunciava l'apertura.
Entrammo. All'interno
la casetta era quasi più rustica che all'esterno, con un tavolaccio di
legno grezzo e sedie di legno grezzo e mobiletti di legno grezzo, un
divisorio di legno grezzo che separava la sala da pranzo dal cucinino
con mobili di legno grezzo. C'era anche una piccolissima stanza da
bagno, la cui porta era ovviamente fatta di legno grezzo.
«Wow, a qualcuno piace tanto lo stile rustico» Commentai.
A me, a me piaceva tanto lo stile rustico.
«Dai» Borbottò Sarah «L'abbiamo fatto con le nostre zampette, certo che non è roba raffinata di città...»
«Zampette?» la stuzzicai.
Inaspettatamente, vidi
un rossore soffuso affiorargli sulle guance. Dovevo aver toccato un
tasto dolente, o meglio, un tasto imbarazzante!
«Le cosa in cui vi trasformate hanno le zampe?» Incalzai
«Basta domande» tagliò corto lei, indicando una sedia «Mettiti lì. Adesso te le faccio io le domande».
Mi sedetti come mi
aveva ordinato e Dracula balzò dalle mie braccia sul tavolo, dove si
acciambellò continuando a fare le fusa.
Sarah posò una mano sul
tavolo e si chinò verso di me con quello che forse voleva apparire un
fare minaccioso, ma che sicuramente appariva come un... fare minaccioso.
«Allora» Disse «Dimmi di questo freddo. Come l'hai conosciuto, come è fatto, come ha iniziato a romperti le...»
«Si chiama Edward. Edward Cullen» iniziai «L'ho conosciuto a scuola. Va nella mia stessa classe...»
«Vampiri che vanno a
scuola, tsk!» sputò lei, mettendosi a camminare avanti e indietro per la
stanza, come una leonessa in gabbia.
«... All'inizio mi
guardava male e basta. Era molto scortese, sgarbato. Il primo giorno mi
ha trattata come se puzzassi o come se fosse furibondo con me. Poi sono
successe tante cose. Gli ho salvato la vita e...»
«Hai salvato la vita ad un vampiro?» quasi strillò Sarah
«Non sapevo che fosse
un vampiro» mi schermii «Pensavo che fosse solo un ragazzo un po'
stupido e con qualche problema psichiatrico. Come potevo pensare che
fosse un vampiro?»
«Come?»
«Come?»
«Beh, diceva cose senza senso e non si spostava quando...»
«No, intendo, come gli hai salvato la vita?»
«Eravamo nel cortile
della scuola. Per terra era tutto ghiacciato, così un ragazzo ha perso
il controllo della sua vettura e stava per schiantarsi su di me ed
Edward e l'ho spinto via, salvandolo»
«Dubito che un
camioncino che scivola possa uccidere un vampiro» commentò la ragazza,
sprezzante «Ma sei stata molto coraggiosa lo stesso. Mettersi a rischio
così per un vampiro... di sicuro poi te ne sei pentita»
«Certo»
«E dimmi, com'è la storia che ti spia mentre dormi?».
Gli raccontai tutto: di
come Dracula fosse inquieto ogni notte, di come avessimo montato una
telecamera dentro la mia stanza, di come avessimo poi parlato con la sua
famiglia, dell'ordine restrittivo e della bruttissima avventura a Port
Angeles in cui mi aveva rapita.
Sarah ascoltò tutta la
storia muovendosi all'interno della stanza, nervosa, mangiucchiandosi le
unghie e dando piccoli colpi con le nocche ai mobili: era come se
stesse cercando di contenere a fatica una grande energia.
«Quel maledetto
bastardo» Disse alla fine, quando smisi di raccontare «Non dovrai più
preoccuparti di lui quando le mie amiche avranno finito di fare... la
loro... cosa»
«Cos'è "la loro cosa"?».
Sarah sospirò e si sedette finalmente, abbandonandosi contro lo schienale della sedia.
«Senti, non ho nessun
vincolo che mi impedisce di dirtelo» Iniziò «Ma non voglio guai. Perciò
se le altre ragazze ti chiedono come l'hai saputo, digli che lo hai
indovinato da sola e io non volevo dirti una balla, va bene?»
«Ehm... io non sono... proprio bravissima a mentire»
«Menti per me,
dolcezza» disse lei, sporgendosi sul tavolo e guardandomi dritta negli
occhi con un'intensità feroce «Non farmi finire nei pasticci»
«Scusa, Sarah, posso mentire per te, ma io... davvero non sono brava a mentire»
«Ho capito» si appoggiò
di nuovo allo schienale «Vorrà dire che non dovrai mentire. Prova ad
indovinarlo per davvero. Facciamo questo gioco, mentre le mie amiche
finiscono il freddo nel bosco».
Mi illuminai
«Allora è per questo che sono scappate! Sono andate a uccidere un vampiro!»
«Dannazione!» Imprecò lei, dando un pugno al tavolo «Sono ancora meno brava di te a mentire!».
Iniziai a pensarci su.
Cosa mi aveva detto Sarah? Si erano trasformate. Uccidevano i vampiri.
Avevano le zampe. Chiusi gli occhi, cercando di riportare alla mente le
leggende dei Quileute che conoscevo. Li riaprii.
«Posso fare le domande?»
«Prego. Vediamo quante ce ne metti per indovinarlo!»
«Siete dei licantropi?».
Sarah si impietrì,
un'espressione completamente neutra sul volto. Poi, lentamente, un
sorriso le allargò gli angoli della bocca ed espose i denti bianchissimi
«Porca paletta zozza» disse, lentissimamente «Si. Si, come hai indovinato?»
«Oh, è stato piuttosto semplice» dissi, rassettandomi i pantaloni
«Come?»
«Sono brava con il ragionamento deduttivo. A scuola sono una delle migliori...»
«COME?!»
«COME?!»
«E va bene» iniziai ad
elencare «Hai detto che vi siete trasformate e ho pensato subito a tutte
le creature sovrannaturali che conosco che si trasformano. Eccetto per
alcune divinità, l'unica cosa che mi è venuta in mente sono i
licantropi. Hai infatti detto che avete le zampe e cos'ha le zampe? I
licantropi. In realtà avreste potuto trasformarvi in un qualunque
animale, ma qual'è la più famosa controparte sovrannaturale del
vampiro?»
«Il licantropo» sussurrò lei
«Esatto. E poi conosco alcune cosette sui Quileute e se non sbaglio le vostre leggende dicono che discendete dai lupi»
«Si» confermò lei, con un filo di voce
«E prima abbiamo
sentito un ululato lontano, nel bosco. Quindi cos'altro potevate essere,
se non dei licantropi? Ah, e non è solo quello: quando le ragazze sono
corse via, hanno iniziato a spogliarsi. Licantropi! Hanno bisogno di
levarsi i vestiti, così non li rovinano quando li trasformano».
Calò un grande silenzio. Beh, forse non tanto grande, visto che si sentivano le fusa di Dracula.
«Sai cosa è incredibile?» Mi chiese Sarah
«Che i vampiri esistano» risposi «E che tu sia un licantropo»
«No. Beh, non solo»
«No. Beh, non solo»
«C'è di più incredibile?» domandai, vagamente allarmata
«Si. Che oggi è il
primo giorno che ti incontriamo e che tu abbia già capito cosa siamo.
Nessuno, nessuno, nessuno oltre a te lo sa»
«Sono sveglia»
«Non è solo questo... è che... sei fortunata. Non l'avresti mai scoperto se non fosse arrivato un vampiro nel bosco»
«Sono fortunata. E sveglia»
«Te lo concedo, ragazza umana» sbuffò lei, ma era divertita e sorrideva.
Anch'io le sorrisi:
c'era qualcosa di stranamente rassicurante nel rimanere soli nel bosco
insieme ad un gatto e ad una donna lupo.
Ci pensai meglio. Poi ci ripensai ancora. Battei le palpebre. Una donna lupo?
«È assurdo» Dissi, a voce un po' troppo alta
«Si, lo è» rispose Sarah, dandosi un colpetto sul petto con le dita
«Cioè... non mi stai prendendo in giro? Puoi... provarmelo?»
«Che sono un licantropo?»
«Si»
«Si»
«Non penso. Cioè, dovrei aspettare il permesso del capobranco. Non posso andare in giro a trasformarmi per dare spettacolo»
«Giusto» ammisi.
Abbassai gli occhi e mi
misi a tamburellare con le dita sulle mie cosce, praticamente senza
produrre rumore. Licantropi. Donne-lupo che uccidevano i vampiri. Che
avrebbero ucciso Edward.
Sperai con tutta me
stessa che non mi stessero prendendo in giro, ma mi dissi che se
abominazioni come i Cullen esistevano niente impediva che anche ragazze
capaci di trasformarsi in lupi potessero esistere.
«Vuoi qualcosa da bere?» Mi chiese Sarah, spezzando il silenzio «Una birra? Una coca-cola?»
«Acqua ne avete?» domandai, speranzosa
«Certo».
Lei si alzò e
trotterellò goffamente fino al cucinino, dove aprì uno stipo per
estrarne un bottiglione di plastica. Mentre cercava i bicchieri, mi
domandò «Allora, non hai paura?»
«Paura?» chiesi «Mi è parso di capire che voi siate contro i vampiri»
«Si, ma non pensi che possiamo, che so io, fare del male anche agli esseri umani?»
«Ehm... non ci ho pensato» scossi la testa «Ma non mi sembra il vostro caso. Siete gentili. E ce l'avete con i vampiri»
«Sei una che deduce le cose facilmente, vedo» mi mise davanti due bicchieri d'acqua
«Sono tutti e due per me?»
«Si, certo».
Nessuno mi aveva mai
servito due bicchieri d'acqua. Chissà perché la cosa mi parve strana.
Sarah si allontanò di nuovo e tirò fuori da un cassetto un posacenere,
che lavò e poi riempì d'acqua, per servirlo infine al mio gatto.
Dracula aprì gli occhi
(si era messo a fare un riposino), mosse i baffini e si alzò in piedi
prima di mettersi a bere avidamente.
Sarah si risedette di fronte a me, sorseggiando una coca cola dalla lattina
«Allora...»
«Si?»
«Sicura, neanche un briciolo di paura?»
«È importante? Se vuoi puoi provare a spaventarmi».
Lei rise forte
«Accidenti, sei forte
tu. Mi avevano detto di non raccontare agli esseri umani questa storia
dei licantropi perché danno di matto, ma tu la stai, sai, gestendo bene»
«Conoscevo i vampiri da
prima. Ho già avuto abbastanza paura quando ho scoperto di loro, i
licantropi non possono essere peggio»
«No, hai ragione» prese un altro sorso «I licantropi non possono essere peggio dei vampiri. Niente può essere peggio di loro»
«Cosa sono?»
«Cosa sono?»
«I licantropi o i vampiri?»
«I vampiri»
«Vampiri, no?»
«I vampiri»
«Vampiri, no?»
«Cioè, intendo... da
dove vengono. Come sono fatti. Sono completamente diversi da quelli
delle leggende che conosciamo, possono uscire alla luce del giorno e non
hanno i denti lunghi e tutte quelle cose da vampiro. Pensavo che tu ne
sapessi qualcosa e sono certa che queste cose me le puoi dire, giusto
per non farmi brancolare nel buio. Ho paura di loro»
«E ne hai ragione» Sarah posò la lattina, ormai vuota, sul tavolo «Fammi tutte le domande che vuoi. Sono preparatissima».
Lei sapeva cos'erano i vampiri. Come si sconfiggono. Lei sapeva sapeva sapeva...
Piena di emozione, mi sistemai meglio sulla sedia, poggiai gli avambracci sul tavolo e feci la prima domanda.
«Sono davvero vampiri?»
«Da quel che ne
sappiamo, si» Rispose lei «Si nutrono di sangue umano e il loro cuore
non batte. Sono autentici. Sono non-morti. Però potrebbero non essere
gli unici tipi di vampiri esistenti e per non sbagliare noi li chiamiamo
i freddi. Il perché lo sai»
«Certo. Allora, sono creature magiche? Voglio dire, è la magia che li tiene in vita o qualcos'altro»
«Qualcos'altro?»
«Si, per esempio strane colonie batteriche o qualche altro fenomeno naturale»
«La magia è naturale»
mi rivelò lei, con un gran sorriso «Ma capisco perfettamente cosa
intendi. Si, sono creature magiche. E si, hanno strane colonie
batteriche dentro. Sono un mix di cose, tutti ingarbugliati, e sono
velenosi»
«Velenosi? Cioè, se ti mordono ti avvelenano?»
«Anche. Ma ti passano pure i loro batteri. Batteri e veleno, così soffri orribilmente mentre ti trasformi in uno di loro».
Quell'idea mi fece
rabbrividire, sentii un gelo letterale sulla pelle. Se Edward mi avesse
morsa, avrei sofferto orribilmente e poi sarei diventata una di loro. Era
un'idea a dir poco terrificante e fino ad ora non avevo neanche osato
sfiorarla, non avevo voluto pensare all'eventualità che fossero
contagiosi.
«Che c'è?» Mi domandò la ragazza-lupo, preoccupata «Sembra che tu abbia visto un fantasma»
«No, pensavo... se
Edward dovesse mordermi... se un freddo qualunque dovesse mordermi...
diventerei una di loro? Basta un solo morso?»
«Un solo morso» confermò lei «Sono così putrescenti e pieni di veleno che basta un solo morsetto a contagiare un'altra persona»
«E allora come mai non ci sono tanti vampiri in giro?»
«Perché» fece un
sorrisetto lugubre «Quando mordono qualcuno la fame è tale che devono
ucciderlo e prosciugarlo. E se ti uccidono di sicuro non puoi
trasformarti. È molto raro che riescano a mordere qualcuno e basta,
ecco perché sono così pochi»
«Ma i Cullen sono un'intera famiglia»
«Famiglia! Non sono una
famiglia. Sono solo un gruppo di succhiasangue che per proteggersi
dagli attacchi degli altri succhiasangue si sono messi a fare branco. I
freddi non hanno concetti come "famiglia" e non provano amore»
«Io credo che Edward abbia una cotta per me» protestai debolmente
«Ma diresti che è amore?»
«Io... no»
«E perché no?»
«Perché è ovvio che mi vuole e basta, chissà perché»
«Già. I freddi sono
creature orribili, con una violenta smania di possesso. Sono gelosi,
invidiosi, infingardi, possessivi oltre il criminale. Ma non possono
amare come noi»
«Giusto. Sono orribili» bevvi quasi tutto d'un fiato il primo bicchiere d'acqua «Orribili. Allora perché creano altri vampiri?»
«Per fare branco, te
l'ho detto. I succhiasangue si fanno le faide tra loro e sanno di essere
prede facili se rimangono da soli. Sono sempre in guerra con tutti e si
ammazzano un giorno si e l'altro pure»
«Si ammazzano tra loro?»
«Si. Continuamente»
«Si. Continuamente»
«Fra i Cullen ce n'è uno che è un dottore. Voglio dire, come fa a resistere all'odore del sangue?»
«È naturalmente più docile degli altri. È stato lui a creare tutta la famiglia, perché manca di aggressività e capacità di combattere ed è capace di staccarsi da una preda. È un rammollito ed è per questo che ha deciso di crearsi un branco tutto suo. Cioè... non si chiamano branchi, quelli sono per gli animali e per noi licantropi... loro si chiamano...» strinse gli occhi, nel tentativo di ricordare la parola corretta «...Clan. Si chiamano clan»
«È naturalmente più docile degli altri. È stato lui a creare tutta la famiglia, perché manca di aggressività e capacità di combattere ed è capace di staccarsi da una preda. È un rammollito ed è per questo che ha deciso di crearsi un branco tutto suo. Cioè... non si chiamano branchi, quelli sono per gli animali e per noi licantropi... loro si chiamano...» strinse gli occhi, nel tentativo di ricordare la parola corretta «...Clan. Si chiamano clan»
«Quindi ci sono clan di vampiri che si fanno la guerra»
«Si»
«E voi cosa c'entrate?»
«I Cullen promisero di
non fare mai del male ad un essere umano. Lo promisero ai nostri
antenati, i nostri nonni, e in cambio i licantropi promisero di non
ucciderli. Tutto qui. Ma se hanno rotto il patto e hanno iniziato a fare
i deficienti...» Sarah afferrò la lattina di coca-cola e me la mostrò.
Era una normalissima
lattina di alluminio e mi chiesi perché me la stesse facendo vedere
finché lei non la accartocciò usando solo il pollice e l'indice e poi
prese a modellarla fra le dita finché non la ridusse a un cubettino
irregolare. Il rumore metallico e stridente disturbò Dracula, che
miagolò e si scrollò come un cane bagnato.
«Impressionante» Dissi
«E sono ancora in forma umana» lei mi fece l'occhiolino «Quando siamo trasformate, i freddi non hanno scampo».
Ero curiosissima
riguardo alla loro trasformazione, ma sapevo di non poterglielo
domandare finché non fosse arrivata anche Ayita. Diventavano come i
licantropi della televisione, mostri antropomorfi capaci di correre su
due e sue quattro zampe, oppure somigliavano a veri lupi? Magari un mix
delle due. Oppure qualcosa di ancora diverso.
«Tutti i vampiri possono leggere nel pensiero?» Domandai.
Sarah mi guardò allibita, lasciando cadere il cubetto di metallo
«Cosa?!»
«Lo so, forse è una domanda stupida...»
«No, no, aspetta. Ci sono vampiri che leggono nel pensiero?»
«Beh, Edward può»
«EDWARD PUÒ LEGGERE NEL PENSIERO?!»
«Si. Si, lui può leggere nella mente delle persone intorno a lui. Mi ha anche spiegato come funziona»
«Dannazione!» imprecò
lei «Non lo sapevamo! Però è ottimo averti incontrata, sai? Una
coincidenza stranissima. Però ora sappiamo che Eddie legge nel pensiero.
Che orrore»
«Già» scrollai le spalle «Ma non nel mio. Sono l'unica persona al mondo di cui lui non riesce a leggere la mente»
«Sei seria?»
«Serissima»
«Allora, per favore, adesso lascia che ti faccia io qualche domanda...».
Attraverso quello che
parve un interminabile botta e risposta, le raccontai tutto quello che
sapevo riguardo al potere di Edward e, più nel dettaglio, della
relazione che intercorreva fra me e lui, dei nostri scambi di battute
più importanti e del suo strano carattere.
«Molto bene» Disse Sarah «Ci sarai utilissima. Lo prenderemo, quel bastardo. Lo prenderemo e lo daremo alle fiamme».
Non aveva finito di
parlare che qualcuno aprì la porta. Erano Aida, Omaha e Lara e ciascuna
di loro reggeva un sacco di iuta con dentro delle cose che si muovevano.
Cose che sembravano pezzi di esseri umani, a giudicare da come una mano
artigliava l'interno del sacco di Lara.
«Che ci fai lei qui?» Domandò Omaha, cercando di nascondere dietro di sé il sacco che si contorceva
«Tranquille» rispose
Sarah «Sa dei vampiri, mi sta aiutando. Ha informazioni importantissime,
per esempio mi ha detto che il succhiasangue Edward può leggere nel
pensiero».
Sui volti di tutte e tre le ragazze passò un'espressione al limite dello shock.
«Leggere nel pensiero? Che?!» Fece Aida, sbattendo sul pavimento il suo sacco senza però lasciarlo «Sul serio?»
«Sul serio»
«Ma lei non dovrebbe essere qui» ingiunse Lara, arrabbiata «Dovevi portarla a casa»
«Sa che siamo licantropi» spiegò Sarah «L'ha indovinato».
Tutte e tre le ragazze con i sacchi mi guardarono. Mi strinse nelle spalle
«Non potevate essere nient'altro» dissi «L'ho indovinato. Conosco bene i vampiri».
Omaha sospirò, mentre l'espressione di Lara si ingentilì
«Comunque è pericoloso» disse «E...»
«Piuttosto» la interruppe Sarah, alzandosi in piedi «Come mai avete portato qui il vampiro fatto a pezzi?»
«Volevamo capire se era quello che inseguiva la ragazza» spiegò Aida «Se era... coso... Edmund...»
«Edward» la corressi automaticamente
«Eh, Edward».
Mi alzai anch'io e mi
avvicinai ai sacchi. Quelli continuavano a muoversi e ad emettere uno
strano rumore pietroso, come di sassi leggeri che rotolavano gli uni
sugli altri.
«Mi ha raccontato di
Edward» Disse Sarah «È un cavolo di stalker. E se ho capito bene come
funziona, questo dev'essere lui che ha cercato di raggiungere Belarda
per rapirla di nuovo o qualcosa del genere».
Fu allora che dalla
porta spuntò anche Ayita. Non la riconobbi immediatamente come la
ragazza che ci aveva fatto da dungeon master, forse perché la sua testa
era ricoperta di pelo e aveva due orecchie a punta.
Quando mi vide si
sorprese, ma non cercò di indietreggiare. Ormai l'avevo vista e lei
sapeva che non poteva fare niente per cancellare quella memoria.
La testa di Ayita era
quella di un lupo, ma in scala gigante, più lunga del mio busto, con
grandi orecchie erette. Il suo pelo nero, striato da una singola
striscia bianca che scendeva dal mento alla pancia, era lungo come
quello di un samoiedo, ma arruffato, e formava una splendida criniera.
Era una lupa in tutte
le proporzioni, tranne la taglia: era alta come un cavallo e questo la
rendeva terribile, meravigliosa, spaventosa. Avevo brividi in tutto il
corpo.
Eppure sapevo che era Ayita dai suoi occhi, scuri e incredibilmente intelligenti, che mi fissavano.
«Beh» Disse Sarah, in
tono finto-scocciato «Ormai l'hai vista. Sei dei nostri, hurray. Ma dì
qualcosa a qualcuno e il grande lupo cattivo verrà a mangiarti!».
La ignorai. Non lo feci
apposta, ad ignorarla, era solo che non si poteva stare ad ascoltare
qualcuno quando sulla soglia c'era un lupo alto come un cavallo.
«Non avere paura» Disse
Omaha «Noi proteggiamo gli esseri umani, non facciamo mai loro del
male. Non ascoltare quello che dice Sarah».
Ayita si leccò le
labbra nere e mi venne incontro, sfiorando il tetto con le orecchie.
Dracula miagolò e indietreggiò sul tavolo, fino ad arrivare sul bordo, e
lì si fermò come un coniglio sorpreso dai fari di un'automobile.
Mi si avvicinò così
tanto, quel lupo gigante, che potevo sentire l'odore caldo della sua
pelliccia, che mi calmava e rassicurava. Sapeva di legno di pino e di
pelo di cane, di pelle e cuoio ed era come un fuoco nel cuore della
foresta.
Mi guardò negli occhi e mi calmai del tutto, smettendo di rabbrividire.
Volevo toccare quello
splendido pelo lungo, aveva l'aria di essere soffice come quello di un
coniglietto, ma non volevo mancare di rispetto a quella nobile, immensa
creatura.
Sarah rise, incrociando le braccia
«Stai cercando di spaventarla?»
«No, va bene» mi
intromisi «Sto benissimo. Capisco che non vuole farmi del male. Io...
adoro i cani» mi corressi immediatamente «E i lupi. I lupi ovviamente!».
Le ragazze risero ed io arrossii un pochino.
Ayita si allontanò da
me per quanto potesse permetterlo la piccola stanza (che con lei dentro
sembrava davvero striminzita) e si accoccolò in un angolo, tenendo gli
occhi fissi su di noi, con le zampe muscolose allungate di fronte a sé.
Aveva unghie che sembravano coltelli di selce.
«Allora dicci» Disse
Lara «Il coso che abbiamo qui è il tuo succhiasangue?» e detto questo
aprì il sacco per farmici sbirciare dentro.
Mi avvicinai con
cautela, non proprio desiderosa di vedere un mostro smembrato:
all'interno vidi un pezzo di braccio, un pezzettino di busto con tanto
di costole che sporgevano, un piede mozzato all'altezza della caviglia e
la testa del vampiro che agitava silenziosamente la bocca mandando
maledizioni. Non c'era neppure una goccia di sangue e per qualche motivo
la vista di pezzi di corpo strappati che si agitavano non mi diede
affatto la nausea, lasciandomi libera di analizzarne le fattezze senza
impressionarmi. Sembravano pezzi finti, giocattoli per Halloween o
sculture neanche troppo realistiche di un artista un po' macabro.
Sollevai un sopracciglio, tirando un po' il lembo del sacco per guardare meglio
«Non è Edward» dissi «Edward non è nero».
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Note degli autori: Nella
storia originale non ci sono licantropi donna. O meglio, ce n'è una ed è
vista come anomala... ma questa è la nostra storia. E qui c'è un motivo
ben preciso per cui il branco di ragazzi (che a questo punto della
storia non esiste ancora) non conosce quello di ragazze. Le cose si
complicano, ma sono anche molto più divertenti adesso! E basta con 'sto
sessismo che solo i maschi possono fare i lupi... che è, le donne non
possono avere i peli? XD
Speriamo che il nostro branco "alternativo" vi piacerà, anche perché l'azione è alle porte!
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Aggiorneremo la storia su questo blog un pò più lentamente che su
wattpad, quindi se avete la app di wattpad, oppure vi piace leggere
direttamente da quel sito, continuate a leggere la storia da qui
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