venerdì 7 settembre 2018

Sunset 67 - Talenti





«Che ruolo hanno i licantropi in tutto questo?» Chiese Tanya, lanciando un'occhiata a Jacob.
Jacob non poteva rispondere verbalmente, ma mi incoraggiò con un colpo leggero di naso a prendere la parola per suo conto. Dovevo improvvisare, dato che purtroppo non avevo il potere di Edward.
«Intendete, cosa faranno?»
«Si. Proprio quello»
«Se i Volturi non saranno disposti a darvi retta, i licantropi dovranno comunque difendersi. Cercheranno di fermarli»
«Molto coraggioso, ragazzina, ma sarebbe un'impresa disperata anche per gente molto più esperta di voi»
«Lo è, un'impresa disperata. Ma non sapete cosa sono in grado di fare i Quileute».
Tanya si strinse nelle spalle e si rivolse con leggerezza ad Aida e Jacob «La vita è vostra, potete farci quel che vi pare».
«E tu, mia cara?» Si intromise Carmen «Come sei coinvolta? Sei solo umana. Senza offesa». Sorrise ma in modo meno dolce di prima, con ironia.
«Anche se non ho sentito molto su di voi, immagino che Edward vi abbia detto qualcosa di me» Dissi, stringendomi nelle spalle come Tanya «Saprete che è stato Edward ad avvicinarmi. È iniziato tutto da lì, una storia molto lunga. Ormai passo il mio tempo con licantropi, vampiri e streghe, e anche se sono solo un'umana... non ho intenzioni di abbandonare i miei amici. Voglio fare quel poco che posso»
«Si, Edward ci ha parlato di te, Bella. Ci ha detto che sei la sua cantante, ma ha deciso di fare di tutto per resisterti, perché vali molto più da viva che da morta. Non è così, Edward? Pare anche a me una piccola molto speciale» Concesse Tanya come pensando ad alta voce «Difficile resisterle». Non lo disse in modo malizioso, sembrava pensarlo davvero. Sentivo di stare per arrossire.
Jacob mi lanciò un'occhiata calda e affettuosa, poi tornò a guardare i vampiri. Nonostante il suo corpo non gli consentisse di rilassarsi completamente in presenza dei suoi nemici naturali, lo avvertivo molto più tranquillo a livello mentale.
«Una città piena di talenti, Forks» Mormorò Eleazar mentre, nel frattempo, il ritmo del suo andirivieni era aumentato e schizzava dalla porta a Carmen e viceversa a intervalli di un secondo. Era ipnotico e buffo a vedersi; sembrava che dovesse scavare nel pavimento come nei cartoni animati a furia di camminarci così in fretta.
«I vampiri leggono nel pensiero e vedono il futuro, le ragazze umane sono scudi, i ragazzi indiani possono trasformarsi in grosse belve. Mi chiedo se ci sia un termine per definire questa gran concentrazione di poteri in un solo posto»
«Scusa» Disse Edward come stordito, posando una mano sulla spalla di Eleazar per bloccarlo prima che schizzasse di nuovo verso la porta «Cos'hai detto che è Belarda?».
Eleazar lo guardò incuriosito e per un attimo cessò il suo passeggiare nervoso. «Uno scudo, credo. È ancora umana, e poi in questo momento mi sta bloccando, quindi non ne sono sicuro».
Fissai Eleazar, le sopracciglia aggrottate per la confusione. Scudo? In che senso lo stavo bloccando? Non ero sulla difensiva; me ne stavo lì e basta.
«Uno scudo?» Ripeté Edward, stupefatto
«Dai, Edward! Se io non riesco a leggerle la mente, dubito che ci riesca tu. Riesci a sentire i suoi pensieri in questo momento?» chiese Eleazar
«No» mormorò Edward «Ma non ci sono mai riuscito»
«Mai?» Eleazar batté le palpebre «Interessante. Lascia supporre un notevole talento invisibile, se si manifesta così chiaramente prima della trasformazione. Non riesco a trovare un varco nello scudo per farmi un'idea più precisa. Eppure dev'essere ancora grezza, non è trasformata in vampiro». Lo sguardo che lanciò ad Edward era quasi esasperato «E a quanto pare non se ne rende affatto conto, è una cosa del tutto inconscia. Che ironia. Aro mi ha spedito ai quattro angoli del pianeta in cerca di gente che possedesse simili particolarità, mentre tu ti ci imbatti per caso e nemmeno te ne accorgi». Eleazar scosse la testa incredulo.
Ero attonita, sorpresa e orgogliosa. Avevo... un potere? La mia capacità di bloccare il potere di Edward poteva essere analizzata, usata, riconosciuta, applicata anche contro altri vampiri?
«Che gioiellino hai trovato, Edward» rise Tanya «Meno male che l'hai risparmiata»
«Scusami, di cosa stai parlando? In che senso sono uno scudo? Cosa significa?» mi sincerai, emozionata.
Eleazar inclinò la testa di lato e mi studiò «Immagino che nella guardia fossimo un po' troppo formali al proposito.. In effetti, classificare talenti è una faccenda soggettiva e, tutto sommato, casuale. Ogni talento è unico e irripetibile, nel senso che non si presenta mai identico. Tu invece, Bella, sei facile da classificare: i talenti puramente difensivi, che tutelano alcuni aspetti di colui che li possiede, sono sempre definiti scudi. Hai messo alla prova le tue capacità? Hai mai provato a bloccare qualcun altro oltre a me e al tuo compagno?»
«Edward non è il mio compagno» rettificai quasi automaticamente, grattandomi la nuca in una sorta di gesto nervoso. Il diretto interessato mi osservava attentamente. Avevamo parlato di quello che ora sapevo fosse un potere come arma da usare nella battaglia.
Lui mi avrebbe voluta del tutto fuori, ma io volevo saperne di più, volevo sapere se davvero avrei potuto salvare qualche vita.
«Funziona solo per certe cose» Continuai, rivolgendomi ad Eleazar «La mia mente è, come dire... privata. Però non impediva a Jasper di influenzare il mio umore o ad Alice di vedere il mio futuro»
«Una difesa prettamente psichica» Eleazar annuì fra sé «Limitata, ma efficace»
«Io non riesco a sentirla, credi che Aro potrebbe?» intervenne Edward
«Sebbene sia umana... lo escludo. Anche a questo stadio grezzo, è molto potente». Eleazar mi lanciò un'occhiata penetrante.
«Secondo Edward, Demetri non può trovarmi, e nemmeno Alec può farmi alcunché. È possibile?» Chiesi, un po' ansiosamente.
Eleazar, che era rimasto a bocca aperta, la tenne così mentre annuiva. «Credo di si. Ed è un bene, direi!».
«Uno scudo!» Esclamò Edward, trasudando soddisfazione. Per una volta ci trovavamo sulla stessa lunghezza d'onda. «Non avevo mai considerato la cosa sotto questo punto di vista. L'unica che avevo conosciuto prima era Renata, ma lei era così diversa».
Eleazar intanto si era ripreso: era di nuovo in grado di chiudere la bocca. «Appunto. Nessun talento si manifesta esattamente allo stesso modo, perché nessuno pensa mai esattamente allo stesso modo»
«Chi è Renata? Cosa fa?» Chiesi, aggiustandomi meglio sul mio sedile. Normalmente non avrei chiesto, ma la il timore e la reverenza con cui quel nome veniva pronunciato mi faceva pensare che fosse importante.
«Renata è la guardia del corpo di Aro» spiegò Eleazar «Uno scudo molto pratico e anche molto forte»
«C'è sempre un manipolo di vampiri che tiene d'occhio Aro nella sua macabra torre» Disse Kate, col tono di qualcuno che la trovava una cosa divertente «Non so dire come sia fatta, ma tra loro ci deve essere Renata».
«Chissà...» Esordì Eleazar come se stesse riflettendo ad alta voce. Sembrava un atteggiamento tipico di quella famiglia di vampiri. «Renata è uno scudo potente contro gli attacchi fisici. Chiunque si avvicini a lei o ad Aro – ed è la stessa cosa, dato che lei è sempre al suo fianco nelle situazioni critiche – si trova improvvisamente... deviato. Il campo di forza che l'avvolge è quasi impercettibile: ci si accorge di colpo di muoversi in un'altra direzione, con la vaga consapevolezza che non è quella giusta, ma senza ricordarsi bene perché. Renata può proiettare lo scudo a diversi metri di distanza da sé: infatti, in caso di necessità, protegge anche Caius e Marcus. Però la sua priorità è Aro. Tuttavia, ciò che fa non è prettamente fisico. Come per la stragrande maggioranza dei doni, avviene tutto nella mente. Se cercasse di deviare te, per esempio, mi chiedo chi avrebbe la meglio...» Scosse la testa «Non ho mai sentito di qualcuno che riuscisse a mettere fuori gioco Aro o Jane. Sarebbe assolutamente fuori dal comune».
Dopo quel discorsetto ero disorientata. Aida teneva le orecchie appiattite ai lati della testa, la coda che si muoveva a piccoli scatti nervosi. Era sempre scoraggiante sentire parlare dei poteri incredibili del corpo di guardia dei Volturi, e anche in questo caso non mi sentii molto meglio.
Alice, che poteva leggere nel futuro, aveva abbandonato la sua famiglia alla prospettiva. C'era qualche possibilità di vittoria?
«Puoi proiettarlo?» Chiese Kate interessata
«Cioè?» chiesi, tornando alla realtà
«Estenderlo da te a qualcun altro»
«Non lo so. Non ho mai provato. Non sapevo neanche di avere un potere»
«O forse non ne sei capace» tagliò corto Kate «Io ci provo da secoli e tutto quello che sono riuscita a ottenere è una specie di corrente a fior di pelle».
La fissai, sconcertata.
«Kate possiede un'abilità offensiva» Spiegò Edward «Un po' come Jane».
Distolsi automaticamente lo sguardo da Kate, battendo le palpebre, e lei rise.
«Però non sono così sadica» Mi rassicurò «È solo una cosa che mi torna utile in battaglia».
Stavo cominciando a digerire le parole di Kate, a creare collegamenti. Fare da scudo a qualcun altro oltre a te. Come se esistesse un modo per portare un'altra persona al riparo della bizzarra barriera mentale che rendeva muti i miei pensieri.
Pensai che quello era un potere appropriato, che mi piaceva molto. Se avessi potuto scegliere un potere, tra tutti quelli fighissimi che potevano esistere dal camminare sull'acqua all'evocare lasagne col pensiero, ero sicura che sarei finita comunque a scegliere uno scudo, specie se avrebbe potuto essere usato per proteggere anche i miei amici. Ci fosse stata anche solo una vaghissima possibilità...
«Mi piacerebbe se tu mi insegnassi come fare» ammisi «Potresti farmi vedere?»
«Prima vediamo come funziona su di te, il tuo scudo» disse Kate lentamente, facendosi avanti.
Edward emise una specie di ringhio di gola che mi fece trasalire.
«Non ce n'è bisogno, Kate» Mormorò, ma con una sorta di decisione risentita. Né Kate né io gli prestammo attenzione.
«Cosa vuoi farmi?»
«Non muoverti. È solo una prova» Mi sorrise, complice, e si avvicinò quanto bastava perché avrebbe potuto toccarmi solo allungando una mano. Aveva un buonissimo profumo da così vicino.
Jacob e Aida fecero un ringhio di ammonimento nello stesso istante, e Kate si gelò sul posto, immobile come il personaggio di una fotografia babbana.
«Non vuoi sapere se funziona su di te?»
«Si. Ma tu...»
«Sono curiosa anche io, per questo voglio provare. Prometto che sarò gentile. Sarà giusto un pizzicorino. Non vuoi sapere se funziona, il tuo scudo?».
Volevo saperlo. Mi sembrava ancora una cattiva idea farmi toccare dalla vampira, però volevo sapere se potevo resistere anche a lei e quanto forte in realtà fosse questo mio scudo.
Aida si voltò a guardarmi, soppesando il mio livello di indecisione, ed emise un uggiolio. Non voleva che io mi sottoponessi a quell'esperimento, ma... ma dovevo. Per tutti loro. Se ero io l'unica possibilità di fermare Alec e Jane, tanto valeva provare tutto.
«D'accordo» Annuii, allungando un braccio. Avevo una paura cane e continuai ad averne quando le dita gelide della vampira si strinsero intorno al mio polso, marmoree e morte.
«Lo scudo è attivo, a quanto vedo» Disse Kate, con una strana espressione «La mia corrente avrebbe dovuto farti contrarre il braccio, ma non hai sentito niente, vero?»
«No, niente. Hai scatenato la tua, uhm... “corrente elettrica”?»
«Si. Mmm. Non ho mai incontrato nessuno che non la percepisse, mortale o immortale»
«Hai detto che la proietti? Sulla pelle?».
Kate annuì, lasciandomi finalmente andare «Prima l'avevo solo nel palmo delle mani. Come Aro. Adesso, dopo una lunga pratica, riesco a irradiarla in tutto il corpo. È una buona difesa. Chiunque tenti di toccarmi cade a terra fulminato. Solo per pochi secondi, ma sono più che sufficienti».
L'ascoltavo solo con un orecchio, la mia mente stava già lavorando all'idea che, forse, se solo avessi imparato alla svelta, sarei stata in grado di proteggere un piccolo gruppo di Quileute, magari cavalcando uno di loro, e raggiungere in questo modo Alec e Jane per farli distruggere. Mi sembrava di non aver mai desiderato niente con tanta intensità: proteggere ciò che amavo.
Ero così immersa nei miei pensieri che mi accorsi della silenziosa comunicazione fra Edward ed Eleazar solo quando divenne aperta conversazione.
«Ricordi almeno un'eccezione?» Chiese Edward.
Lo guardai per cercare di contestualizzare la sua domanda e mi resi conto che tutti gli altri li stavano già fissando. Chini l'uno sull'altro, erano concentratissimi e sarebbe sembrato che volessero baciarsi o qualcosa del genere se il volto di Edward non fosse stato un grumo di sospetto e quello di Eleazar una maschera di infelicità e riluttanza.
«Non mi va di considerarle tali» Disse Eleazar fra i denti.
L'improvviso cambiamento di atmosfera mi stupì.
«Se hai ragione...» Riprese Eleazar.
Edward lo interruppe «Era un pensiero tuo, non mio»
«Se ho ragione... non riesco nemmeno a concepirne la portata. Cambierebbe completamente il mondo che abbiamo creato. Il significato della mia vita. Ciò di cui finora ho fatto parte»
«Hai sempre agito con le migliori intenzioni, Eleazar»
«Avrebbe una qualche importanza ciò che ho fatto? Tutte le vite che...».
Tanya gli posò una mano sulla spalla in gesto di conforto
«Cosa ci siamo persi, amico mio?» gli chiese «Voglio saperlo per partecipare alla discussione. Non hai mai fatto niente per cui tu debba punirti a questo modo»
«Davvero?» mormorò Eleazar. Poi sfilò la spalla da sotto la mano di Tanya e riprese a camminare avanti e indietro, ancora più furioso di prima. I licantropi, quasi impercettibilmente, spostavano la testa per seguire quel movimento, tenendolo d'occhio.
Dopo averlo osservato per mezzo secondo, Tanya si rivolse ad Edward
«Spiegaci».
Edward annuì, lo sguardo teso e fisso su Eleazar
«Cercava di capire perché i Volturi dovrebbero venire a punirci così numerosi. Non è nel loro stile. Certo, il nostro è il clan maturo più nutrito con cui abbiano avuto a che fare, ma in passato già altre congreghe si sono coalizzate a scopo difensivo e nonostante il numero non hanno mai rappresentato un problema. Noi siamo più uniti, si, ma non tanto numerosi. Per questo Eleazar si è messo a passare in rassegna le altre occasioni in cui qualche clan è stato punito, per un motivo o per l'altro, e ha scoperto un certo modus operandi, una costante che il resto della guardia non avrebbe mai notato, perché soltanto Eleazar riferiva personalmente ad Aro. La costante si ripete una volta ogni cent'anni, o giù di lì».
Oh no. Oh no, i Volturi stavano arrivando per qualche altro motivo oltre che per punire i Cullen (ed estinguere i Quileute)? Tremavo già. Aida se ne accorse e mi diede una zampatina di conforto sulla pancia, che con la zampona enorme che si ritrovava quasi mi mozzò il respiro.
«E in cosa consisterebbe?» Chiese Carmen, anche lei con lo sguardo fisso su Eleazar
«Non capita spesso che Aro prenda parte a una spedizione punitiva» disse Edward «In passato, però, quando voleva qualcosa in particolare, chissà come saltava sempre fuori che questo o quel clan aveva commesso un crimine imperdonabile. In quel caso gli anziani si aggregavano alla guardia per presenziare all'amministrazione della giustizia. Poi, una volta distrutto il clan, Aro concedeva il perdono a un superstite che, a suo dire, si mostrava particolarmente pentito. Guarda caso, si trattava sempre del vampiro in possesso del dono che interessava ad Aro. Al nuovo arrivato veniva assegnato un posto nel corpo di guardia, il che ovviamente lo colmava d'orgoglio; infatti, l'offerta veniva sempre accettata con somma gratitudine, senza eccezioni»
«Immagino che sia esaltante essere scelti per entrare a far parte della guardia» osservò Kate
«Ah!» ringhiò Eleazar, senza fermarsi
«C'è una una tale Chelsea, nella guardia» riprese Edward, per spiegare la reazione rabbiosa di Eleazar «Che riesce a influire sui legami emotivi fra le persone. Può rafforzarli o indebolirli. Può fare in modo che qualcuno si senta legato ai Volturi, che desideri appartenere a loro e... compiacerli».
Eleazar si arrestò di colpo «Era a tutti evidente l'importanza di Chelsea. Riuscire a spezzare le alleanze, in caso di scontro, significava avere la meglio con maggior facilità. E separare emotivamente i membri innocenti di un clan dai colpevoli significava fare giustizia senza inutili violenze: i colpevoli potevano essere puniti senza interferenze e gli innocenti risparmiati. Se Chelsea non avesse spezzato i legami che tenevano unito il clan, sarebbe stato impossibile impedire loro di combattere come un sol uomo. All'epoca mi sembrava un atto di grande magnanimità da parte di Aro. Sospettavo che Chelsea contribuisse a tenerci più uniti di quanto non saremmo stati altrimenti, ma anche quella mi pareva una cosa buona. Aumentava la nostra efficacia. Rendeva la coesistenza più facile».
Le sue parole mi chiarirono alcuni ronzanti dubbi. Non avevo capito, infatti, come mai il corpo di guardia, questi vampiri così potenti e talentuosi che probabilmente avrebbero potuto smembrare i tre capi Volturi con la stessa facilità con cui Edward riusciva a fare il deficiente, obbedisse invece con tanta solerzia, quasi con devozione, ai suoi comandanti.
«Quant'è forte il suo dono?» Chiese Tanya con voce tagliente. Passò velocemente lo sguardo sui membri della sua famiglia.
In effetti ero dannatamente preoccupata anch'io.
Eleazar si strinse nelle spalle «Io sono riuscito ad andarmene insieme a Carmen» disse e poi scosse la testa «Ma qualunque legame meno intenso di quello fra partner è a rischio. In un clan normale, perlomeno, perché nella nostra famiglia i legami sono più forti. L'astensione dal sangue umano ci ha resi più civili, ci ha consentito di formare autentici legami d'amore. Dubito che Chelsea riuscirebbe a spezzarli, Tanya».
Tanya annuì, apparentemente rassicurata, mentre io continuavo a pensare che Chelsea avesse un potere terribile ed Eleazar procedeva nell'analisi.
«Perciò, ai miei occhi, l'unico motivo per cui Aro ha deciso di venire qui di persona è che non si tratta di una punizione, bensì di un'acquisizione. Deve essere presente per tenere sotto controllo gli eventi, ma ha bisogno della guardia al completo per proteggersi da un clan così grande e dotato. In tal modo, però, gli anziani resterebbero a Volterra indifesi, alla mercé di qualcuno che potrebbe approfittarne. Quindi si spostano tutti. In quale altra maniera Aro si assicurerebbe i doni su cui ha messo gli occhi? Deve desiderarli parecchio» concluse, come se riflettesse fra sé.
La voce di Edward fu lieve come un sospiro, tanto che dovetti concentrarmi e aguzzare l'udito per sentirlo.
«Da quel che ho potuto vedere nei suoi pensieri, l'ultima volta che ci siamo incontrati, Aro non desidera altro che Alice».
Possibile che Alice non fosse fuggita per pura (ma giustificata, eh) vigliaccheria, ma perché l'aveva capito grazie alla sua speciale vista del futuro? Che avesse visto questa Chelsea mentre tentava di distruggere il suo amore per i Cullen e legarla ad Aro, Caius e Marcus? Anch'io sarei scappata e più veloce possibile.
«Per questo Alice se n'è andata?» Domandai, timidamente. Da quando avevo capito che i vampiri del clan di Denali erano persone vere (e non dei manichini stupidi come i Cullen), non riuscivo più a sembrare arrogante e sicura. E poi avevo una paura nera nel cuore: la mia voce tremò.
Edward mi guardò con dolcezza
«Credo di sì. Per impedire ad Aro di ottenere la cosa che desidera di più al mondo. Per impedire che metta le mani sul suo potere».
Udii Tanya e Kate mormorare qualcosa con voce alterata.
«Aro vuole anche te, giusto?» Sussurrai «Per il fatto che leggi il pensiero a distanza».
Edward fece spallucce, l'espressione improvvisamente troppo composta
«Ma non con la stessa intensità. Non ho nulla di più da dargli di quanto già non abbia. E naturalmente, deve prima trovare un modo di piegarmi al suo volere. Mi conosce e sa quanto sia improbabile» concluse sardonico, inarcando un sopracciglio.
Oh, ma come cavolo facevano tutti quanti a conoscere i Volturi di persona? Ogni tanto andavano nella loro torre da cui dominavano il mondo e gli dicevano “Ciao! Aro, Marcus, Caius! Facciamoci tutti insieme una bella bevuta di sangue A positivo mentre chiacchieriamo dei nostri poteri di cui voi volete impadronirvi per consolidare il vostro già immenso potere!”.
Eleazar, giustamente, si incupì di fronte al fare disinvolto di Edward.
«Conosce anche i tuoi punti deboli»
«Non è una cosa di cui valga la pena discutere ora» si affrettò a replicare Edward.
Eleazar ignorò il tentativo di sviare il discorso e proseguì.
«Probabile che Aro voglia anche la tua compagna Bella, una volta che avrà scoperto che cosa sa fare. Sarà senza dubbio affascinato da un talento in grado di tenergli testa nientemeno che in forma umana»
«Non sono la sua compagna» pigolai, ma nessuno mi diede ascolto.
Però, caspita, potevo tenere testa al re dei vampiri.
Edward cambiò tema, a disagio
«Credo che i Volturi stessero solo aspettando di avere un pretesto. Non sapevano che scusa avrebbero trovato, ma il piano era già predisposto. Ecco perché Alice ha probabilmente visto la loro decisione prima che trovassero un appiglio nella testimonianza di Rosalie. Era già tutto stabilito, mancava solo una giustificazione valida»
«Se i Volturi stanno abusando della fiducia che tutti gli immortali ripongono in loro...» mormorò Carmen
«Ha qualche importanza?» chiese Eleazar «Chi ci crederebbe? Se anche qualcuno si convincesse che i Volturi approfittano del loro potere, che differenza farebbe? Nessuno è in grado di tenergli testa»
«Alcuni di noi, a quanto pare, sono così pazzi da volerci provare» sussurrò Kate.
Questi qua bisbigliavano tutti, dovevo respirare piano per poterli sentire: erano l'esatto contrario dei Quileute, che quando volevano bisbigliare finivano per gridare così forte che li si poteva sentire dall'altro lato di un corridoio d'ospedale.
Edward scosse la testa «Siete qui soltanto come testimoni, Kate. Qualunque cosa voglia Aro, non credo che, per ottenerla, sia disposto a macchiare la reputazione dei Volturi. Se riusciamo a smontare le sue accuse, dovrà lasciarci in pace»
«Naturalmente» mormorò Tanya.
Ma alzare un poco il volume della voce, per fare sentire l'unica povera umana nella stanza, no, eh?
Nessuno sembrava convinto, in ogni caso. Per pochi interminabili minuti ci fu solo il silenzio. Poi sentii il rumore di pneumatici che svoltavano dalla strada principale sullo sterrato che portava a casa Cullen.
«Sono Peter e Charlotte» Spiegò Edward, che doveva averlo capito dai loro pensiero «A quanto pare Alice è riuscita a convincerli a unirsi a noi. Prepariamoci al secondo turno».
Fu allora che Jacob sbuffò, come se avesse sentito abbastanza, e si alzò in piedi, urtando per sbaglio un tavolino. I vampiri sobbalzarono tutti.
«Ce ne dobbiamo andare, figlio-lupo?» Gli domandai.
Lui annuì con il testone immenso. Aida sbuffò, d'accordo: era evidente che entrambi pensavano di aver udito abbastanza per oggi. Salii in groppa a Jacob (aiutata da Aida, che mi spinse provvidenzialmente con il muso per evitare che sembrassi troppo goffa di fronte ai nuovi vampiri) e galoppammo via.
Ero sicura che quelli di Denali avessero fatto qualche commento riguardo alla cosa, ma sussurravano troppo piano perché potessi sentirli. 






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