venerdì 16 novembre 2018

Sunset 72 - Serata Karaoke parte 2


Undertaker aveva ordinato una birra e ora la stava guardando. Non la beveva, la ruotava solo leggermente fra le mani, osservandone la schiuma. Il boccale di vetro, che fra le mie mani sarebbe sembrato grosso, fra le sue somigliava più ad un bicchiere. Un bicchiere piccolo.
Jessica si avvicinò a lui, ammiccando ogni tanto nella mia direzione
«Ehi»
«Hmm?» lui sollevò lo sguardo dalla birra, con l'aria confusa di qualcuno che è stato distratto mentre calcolava a mente la traiettoria di una nave spaziale «Che c'è?»
«Ti va una scommessa?».
Mi ero avvicinata abbastanza da poterli sentire parlare: ero stufa di guardare Jessica che confabulava senza capire cosa stesse dicendo.
«Una scommessa? Un'altra?» Domandò sommessamente Undertaker
«Esatto, bestione. Una scommessa, ma stavolta diversa e credo che la accetterai»
«Dipende. Che genere di scommessa?».
Jessica stava proprio per fargli sapere che genere di scommessa, con il viso animato di simpatica, irresistibile malizia, quando Undertaker voltò la testa verso la parete alla sua destra. Non era stato un movimento brusco, ma c'era qualcosa di rigido nel modo in cui lo aveva fatto che mi ricordò un cane da caccia che ha avvistato una lepre.
«Tutto okay?» Chiesi timidamente, alzando una mano verso Jessica per fermarla dallo spiegare e per placarla al tempo stesso. Jess mi fulminò con lo sguardo e io incassai la testa tra le spalle poco poco, prima di ricordarmi di ciò che mi aveva fatto e ricambiarla con un'occhiataccia a muso duro.
Undertaker tornò a guardarci con deliberata lentezza, prima di annuire.
«Certo» Disse. Il suo tono era del tutto convincente, ma una parte di me si chiedeva se non fosse a beneficio dei miei amici. Poteva sentire i vampiri attraverso le pareti? Magari non con l'udito, ma con qualche strano sesto senso da negromante? «Adesso, mi dispiace, ma ho delle cose importanti da fare»
«E la scommessa?» chiese Jessica, incrociando le braccia sul tavolo strette
«Non posso proprio rimandare. Scusa»
«Eddaaai, non hai ancora sentito cosa volevo farti fare!».
Mike sembrò allarmato e le tirò una gomitata di avvertimento su una spalla, forse con un po' troppa foga.
«Ouch!»
«Scusami tanto Jess»
«Ma che ti prende? Guarda che è una persona come me e te. Mica è strano che faccia le scommesse... o che le perda»
«Tu hai un... un fegato così» Si pronunciò Mike, a metà tra la meraviglia e l'orrore.
«E un possibile problema di gioco d'azzardo» disse Eric.
Jessica stessa ridacchiò. Undertaker intanto ne aveva approfittato per alzarsi e sistemarsi e due cose, misteriose ai miei occhi, erano appena avvenute.
La prima cosa misteriosa era che il contenuto del boccale di vetro era svanito. Mi venne il dubbio che lo avessero sostituito, ma c'erano ancora dei piccoli residui di schiuma che facevano chiaramente capire che fino a pochi secondi fa era stato pieno.
La seconda era che nel girarsi gli vidi sbattere un piede contro una gamba del tavolo, dritto dritto dal lato del mignolino, ma non un singolo muscolo del suo volto si mosse né un sospiro lasciò le sue labbra. Una persona tanto agile da aggredire un vampiro poteva sbattere per sbaglio i piedi contro le gambe dei tavoli? C'era ancora speranza per me?
Certo, io in effetti non riuscivo a camminare in linea dritta senza che si attentasse alla mia posizione eretta per più di dieci metri. Decisamente meno in condizione avverse. Non era proprio la stessa cosa.
«Divertitevi, ragazzi» Ci raccomandò il wrestler, e noi gli assicurammo in un coro disordinato che lo avremmo fatto.
«Non fa niente, UT, anche se ci abbandoni» Disse Jessica, sfoderano un sorriso che era un piccolo sole di per sé «Divertiti anche tu».
Fu me che Undertaker guardò per ultima, prima di uscire dal locale. Mi guardò negli occhi, con quelle sue iridi di un verde tanto peculiare – e scuro, visto da lontano, difficile da distinguere – e accennò appena col capo. Aveva un'espressione particolare sul volto, come se fosse deciso, pronto a tutto, e al tempo stesso volesse rassicurarmi. Un “ho tutto sotto controllo, non preoccuparti”.
Mi fidai, e annuii appena di rimando. Come potevo non fidarmi di lui?
Ci divertimmo anche dopo, anche se non rimanemmo a lungo. Jessica dedicò qualche minuto allo stuzzicarci nell'accennare quali terribili piani avesse avuto per Undertaker, senza però svelarceli davvero.
Suppongo mi trovasse buffa quando mi infervoravo per difenderlo, perché continuava a suggerire cose al limite del legale. Alla fine alzò le mani in segno di resa e disse «Non lo farei mai, Undertaker è uno dei buoni. Mi ha detto di non mettere insieme carminio e giallo limone».
Io riuscii a salvarmi dal cantare tutti le volte che mi fu riproposto quella sera stessa, mentre Angela sembrava aver gradito l'esperienza, e, sebbene nessuno riuscisse a sentirla quando cantava, ci mostrammo tutti molto supportivi delle sue performance e la incoraggiammo a rifare quando voleva.
Ci divertimmo, e un ragazzo carino che non era del nostro gruppo ammiccò nella mia direzione, facendomi avvampare automaticamente. Mike intercettò il mio sguardo e si mise in mezzo, in modo fin troppo ovvio per essere stato fatto sovrappensiero. Jessica intercettò lo sguardo di Mike che intercettava il mio, e se lo tirò da parte accennando qualcosa che somigliava inquietantemente ad un “woo woo vai tigre” nella mia direzione.
La cosa si risolse in un nulla di fatto – lui non si avvicinò ed io ero troppo timida per avvicinarmi da me, e non ero neanche sicura di volerlo fare – ma era stato piacevole. Mi chiesi se trovarmi un ragazzo potesse essere una buona idea, ma alla fine decisi di no: la vita era già troppo complicata senza metterci in mezzo anche questioni di coppia. Magari quando tutta la storia dei vampiri fosse finita? Quando sarei stata al sicuro e non più sorvegliata dalle spie dei Volturi?
Angela si sedette accanto a me e mi rivolse un sorriso, mentre Eric sghignazzava apertamente alle mosse da “ballo di coppia” di Jessica e Mike, che stavano facendo queste strane mossette vagamente coordinate da seduti, sulle note di Jai Ho (You are my Destiny). Sembravano un po' scemi, ma la disinvoltura con cui riuscivano a fare cose del genere me li rendeva ancora più cari (oltre che farmi sentire imbarazzata in loro vece).
Ma forse la cosa più inaspettata fu quando uno scoiattolo, un cosino minuscolo e peloso, entrò dalla finestra e saltò sul bancone, cercando di acchiappare le noccioline di lato al bicchiere di un tizio. Il tizio (un ragazzo moro con un piercing al naso) scacciò l'animale in malo modo e questi scappò verso il nostro tavolo emettendo uno squittio indignato.
Era senza dubbio uno scoiattolo abituato alla presenza umana, perché si tuffò nel mio bicchiere fortunatamente vuoto e ci si fermò.
Mike e Jessica lo videro e anche loro si bloccarono per un istante. In sottofondo continuava a scorrere la stessa canzone. Poi i due ricominciarono a fare le mossette di ballo sulle note di Jai Ho, ma avvicinandosi lentamente allo scoiattolo, come se gli danzassero intorno, finché quello non decise che allontanarsi da quegli umani matti fosse l'idea migliore della serata e poco importava se non avrebbe avuto noccioline. Eric rideva così forte che per poco non cadde dalla sedia.
«Lo scoiattolo non ha voluto sfidarci in un contest di ballo» Dichiarò Jessica, quando la canzone terminò «Dopotutto io e Mike siamo i migliori, vero?»
«Vero» confermò lui, afferrando il mio bicchiere per sbaglio e cercando di bere, ma allontanandolo da sé con un'aria schifata quando si accorse che non solo non c'era nessun liquido dentro, ma si potevano distinguere invece chiaramente alcuni peli di scoiattolo.
Ed io sorrisi, non potei farne a meno. Ero tra amici.


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