Il mattino dopo, fu
davvero difficile persuadere la parte di me che credeva di aver sognato
tutto. Né la logica né il buonsenso erano dalla mia parte. Cercavo un
appiglio nei particolari che non potevo aver sognato: il suo strano
profumo, ad esempio, misto a quel terribile odore ferroso di sangue. Ero
sicura che quello non potesse essere solo una mia invenzione.
Dracula mi zampettò soffice il naso, per svegliarmi.
Ero sul divano, dove
aveva avuto luogo la mia discussione con Carlo e dove avevo infine
deciso di dormire, senza sopportare di tornare a riposare nella mia
stanza.
Mi ero confidata con
lui solo per quanto riguarda i quattro tizi che io, Angela e Jessica
avevamo sconfitto, senza menzionare Edward. Avevo avuto bisogno di
sfogarmi un po', e poi sapevo che non mi avrebbe biasimata se non fossi
andata a scuola il giorno dopo.
Mi aveva caldamente
consigliato di riposarmi a casa, avevamo bevuto insieme una tazza di
infuso digestivo caldo e mi aveva detto che era fiero di me per come mi
ero comportata, e che ormai era tutto passato. Mi aveva tranquillizzato
abbastanza, grazie agli sforzi suoi e di Dracula congiunti, per farmi
passare una notte più riposante di quanto immaginassi sul divano.
Fuori dalla finestra il
panorama era scuro e nebbioso, cosa che per qualche motivo mi
tranquillizzava. Volevo aprire tutte le finestre, per vedere se potevo
riempire la casa dell'odore fresco della pioggia.
Mi stiracchiai
felicemente e spupazzai un po' Dracula, facendogli quelle cose che non
dovresti fare al tuo gatto come tirargli quei baffini deliziosi e
schiacciargli il naso, ma lui subì il trattamento con entusiasmo.
Insieme girammo un po' per la casa senza meta, io in pigiama e lui con
la pelliccetta ancora calda di sonno.
Non trovai Carlo: ero
molto più in ritardo di quanto pensassi. Non che avessi niente da fare
oggi. «Meeeeaaaaaaoooooo». Ah, già. Diedi i rimasugli di formaggio e
pesce che tenevamo in frigo a Dracula, dando loro il tempo di
riscaldarsi un po', e mi lavai a fondo le mani. Ingoiai una barretta ai
cereali in tre morsi, la innaffiai con un po' di latte, bevendolo
direttamente dal cartone – mi sentivo un po' approssimativa oggi – e mi
andai a cambiare.
Indossai abiti pesanti
visto che – ricordai – ero rimasta senza giubbotto. Ulteriore prova che
la memoria non m'ingannava. Ma certo che non m'ingannava.
Mi affrettai a uscire
con Dracula che mi zampettava al seguito: avevo intenzione di fare un
bel giro nel vicinato, magari andare nel bosco proprio alla brutta
faccia di Capelli-pazzi, e con un po' di fortuna Jessica sarebbe venuta a
portarmi il giaccone a casa prima che iniziasse a piovere... anche se
non ci contavo. Probabilmente sarebbe venuta a trovarmi di pomeriggio,
con calma.
C'era molta più nebbia
del solito; l'aria sembrava densa di fumo e la foschia mi aderiva
ghiacciata sulla faccia e sul collo. Forse sarebbe stato meglio fare una
gita nel pick-up: immaginai la goduria nell'infilarmi nel piccolo,
accogliente abitacolo col mio micio e accendere il riscaldamento.
La visibilità era
talmente scarsa che percorsi alcuni metri sul vialetto senza accorgermi
che un'auto lo occupava: un'auto grigia, metallizzata. Il mio cuore
iniziò a martellare, incespicò e riprese raddoppiando il ritmo dei
battiti.
Abbassai lo sguardo
come fulminata su Dracula, che era diventato una palla di pelo irto nera
con le zanne sguainate, che soffiò e con un alto miagolio lamentoso si
fece indietro con due balzi.
Non capivo da dove fosse spuntato, ma di colpo eccolo lì che mi apriva lo sportello e m'invitava a salire.
Capelli-pazzi in persona, con malattie mentali, occhiaie fatte col carboncino e tutto.
«Hai bisogno di un
passaggio?» Chiese, divertito dalla mia espressione, consapevole che per
l'ennesima volta mi aveva colta di sorpresa. Ma c'era qualcosa di
diverso. Non sembrava troppo convinto della sua proposta. E non stava
cercando di convincermi: ero libera di rifiutare, e forse una parte di
lui non ne sarebbe stata sorpresa. Forse non aveva un bel ricordo di
come era stato amichevole il nostro ultimo viaggetto in macchina.
Mi interrogai
velocemente sul suo nuovo cambio di atteggiamento, mentre indietreggiavo
– non per paura, ma per rassicurare Dracula – e capii: era facile
essere un cattivo ragazzo in un paese che non era il proprio. Un posto
in cui se Belarda grida e sta ferma invece di difendersi non ci sono
vicini che vi riconoscono, non c'è una reputazione da difendere, non c'è
un'etichetta che urla "Criminali" o peggio ancora "Vampiri" da
appiccicare sulle fronti pallide della famiglia Cullen.
Se sperava che entrassi in macchina o non mi ribellassi nutriva speranze vane.
«No» Dissi ferma. Per
qualche motivo, nel vederlo lì davanti a me senza nessun altro a cui
potesse farmi del male levò tutto la mia ansietà. Lui poteva essere
fisicamente forte, ma lo avevo già tenuto a bada altre volte.
Stava diventando un abitudine. Un pensiero buffo e repulsivo al tempo stesso.
Edward si raddrizzò, rigido, senza espressione.
«Ti ho portato questo.
Non volevo che ti prendessi un raffreddore o qualcosa del genere» Disse,
sulla difensiva, chinandosi a prendere qualcosa nel caldo abitacolo
della sua Volvo. Indossava soltanto una maglia leggera grigia a maniche
lunghe, con uno scollo a V. Il tessuto aderiva al suo torace muscoloso e
perfetto.
«Quante taglie più
piccolo ti sei preso la maglia, Eddie? Si vede tutto. Potresti essere tu
dipinto di grigio» Dissi, mentre lui si rialzava. Gli vidi il suo
solito strano sorriso storto da un lato, intanto che lui allungava verso
di me un giaccone di pelle con le maniche davvero troppo lunghe per le
mie braccia. Emanava un buon odore, dovevo ammetterlo, ancora più forte
per via dell'alta umidità nell'aria.
«Mi stai dando la tua
giacca?» alzai un sopracciglio «Per prima cosa, non sono così delicata.
Poi, non è della mia taglia. E seriamente, perché mi vuoi dare il tuo
giacco di pelle lungo?»
«Giacca o giaccone, Bella»
«Giaccolone lungo» ribattei, seria «Grazie del pensiero, suppongo, ma io possiedo una giacca, e come vedi, sono ben coperta»
«Non sei delicata, eh?» disse lui a voce tanto bassa che non capii se volesse farsi sentire
«Magari non sono un vampiro fatto di cemento, però me la cavo come umana» sbottai.
Capelli-pazzi mi guardò
come lui meritava di essere guardato, ovvero come una folle con i
capelli all'aria e dotata di poteri sovrannaturali irrealistici. Poi
sospirò «Ah, Bella...», e cominciò ad allontanarsi, tenendo il giaccone
su una spalla come un personaggio figo dei tempi di Grease.
Non potevo credere di
avercela fatta così facilmente. Nessun rapimento? Nessuna rivelazione
spaventosa? Davvero? Lo guardai risalire sulla sua macchina luccicante e
filare via fino ad essere inghiottito dalla nebbia.
Con un miagolio, Dracula mi fece sapere che non mi aveva abbandonata e mi era tornato affianco.
«Se ne è andato... se
ne è andato a scuola!» Gioii sollevando in aria il mio micio soffice,
che si irriggidì come un pupazzo di stoffa e diede due calcetti per
riassestarsi; lo sistemai tra le braccia e fischiettando entrai
nell'abitacolo del mio Chevy, metà nido e metà pick-up.
Il mio mezzo ci mise un
po' a riscaldarsi, mentre io giocavo a far rincorrere il mio dito a
Dracula, poi decisi che era il momento di partire e il micio si accucciò
ubbidiente al posto del passeggero. Percorrevamo le strade della città
sature di nebbia senza fretta. Io, perlomeno, ero senza fretta e senza
una meta precisa. Non potevo esserne certa per quanto riguardava
Dracula, ma sembrava molto felice di sporgersi e guardare il paesaggio
verde e nebbioso oltre il finestrino come incantato.
Si voltò e mi rivolse un sorrisetto felino. «Mrararao?» Suonava proprio interrogativo, e mi strappò un sorriso
«Che c'è, Drakey? Che c'è? La macchina ti innervosisce?» chiesi giocosamente
«Mrrao» sembrava scherzasse, ma non potevo esserne sicura.
Decisi in quel momento
che sarei scesa a trovare Jacob giù alla riserva quel giorno stesso.
Magari avrei potuto fare una chiacchierata con Billy intanto: mi sarebbe
piaciuto scambiare un paio di parole su questi freddi, e anche
andare a trovare il mio nuovo amichetto Jake che però dubitavo fosse in
casa, posto che non avessimo saltato la scuola lo stesso giorno.
La coda di Dracula ondeggiava pigramente.
Accesi l'autoradio su
un canale a caso, tamburellando sul volante e canticchiando in falsetto
la canzone – che per inciso era troppo vecchia perché io potessi
conoscerla – e scoppiando a ridere quando Dracula miagolò in
accompagnamento, anche se non proprio a tempo.
Dovevamo stare facendo più o meno gli stessi suoni.
In quel momento il mio
cellulare si mise a fare ogni sorta di rumori, tra messaggini e chiamate
telefoniche perse, e fui costretta ad accostare per poter controllare a
cosa dovevo tutto quel baccano che spiritava il mio gatto.
I messaggi erano da Jessica, come pure le chiamate abortite dalla durata di un secondo ciascuna.
Era l'unico umano in
grado di fare tutto questo baccano anche da assente. Scossi la testa e
sorrisi, mentre scorrevo le scritte scure che mi informavano che sarebbe
passata subito dopo la scuola per ridarmi la giacca e tanti abbracci e
supporto morale.
Il viaggio mi parve
abbastanza breve. Mi fermai a comprare qualcosa (del salame) in un
negozio di passaggio con i soldi che avevo scordato nelle tasche dei
pantaloni, perché papà Carlo mi aveva sempre insegnato che andando a
fare visita a qualcuno era giusto portare un regalino in segno di buona
fede.
La natura era fresca e
benevola, la nebbia mi faceva sentire immersa in una fiaba da fratelli
Grimm, ma si diradò man a mano che mi avvicinavo a La Push sospinta
dalla brezza che risaliva dal mare.
Parcheggiai nella riserva e mi accorsi di non ricordare doveva vivevano i Black.
E ora, che cosa avrei fatto? Avrei chiesto indicazioni? Ma a chi? Sembrava che tutto fosse deserto.
Scesi della macchina e
Dracula mi venne dietro, zampettando tutto contento e strusciandomisi
fra le caviglie con quella che sembrava l'intenzione di buttarmi a
terra.
«Maooooooo!» Fece, e io fui costretta a fare un saltello di lato.
Vagammo per un po',
finché non incontrammo una ragazza dalla pelle scura e i lunghissimi
capelli neri come pece raccolti in una treccia.
«Scusami!» Le dissi, timidamente «Posso... posso avere un'informazione?».
Lei mi guardò, poi sorrise benevola quando vide il gatto.
«Certo» Rispose
«Grazie» chinai la
testa «Sai per caso dove abitano i Black? Intendo... Billy e Jacob
Black. Sono papà e figlio e io sono loro amica, ma non li vengo a
trovare da quando ero piccola e...» la mia voce si perse in un
borbottio.
Per fortuna la ragazza parve non farci caso e mi indicò una direzione
«Laggiù» Disse «Se vai
sempre dritto, verso là, trovi la loro casa, non ce ne sono altre qui.
Ma oggi non ci sono, Billy deve essere andato a pesca con i Clearwater,
mentre Jacob è a scuola»
«Ah» dissi, un po' delusa «Che peccato»
«Hai fatto un viaggio a vuoto?»
«Mi sa di si» mi strinsi nelle spalle «Fa niente, grazie per la gentilezza»
«Di niente, figurati.
Ah, potresti non aver fatto un viaggio del tutto a vuoto... che ne pensi
di venire con noi? Stiamo facendo una partita a Dungeons and Dragons e
quando i Clearwater tornano dalla pesca possiamo andare da loro, così
puoi incontrare Billy»
«Siete molto gentili» dissi «Ma non è di troppo disturbo?»
«No» lei ridacchiò «Il
paladino più forte della nostra squadra è stato appena ucciso da due
orchi spietati. Un tiro mancino, una vera sfortuna, e ora è rinato come
personaggio molto più debole... se vogliamo riuscire a sopraffare il
drago, avremo bisogno di un altro giocatore e tu sei proprio quello che
ci serve».
Non avevo mai giocato a
Dungeons and Dragons, era uno di quei giochi che in televisione fanno
sembrare molto stupidi, tuttavia di fronte a tanta disponibilità e alla
prospettiva di imparare qualcosa di nuovo, decisi di accettare.
«Va bene» Dissi «Anche se ti avverto, non so proprio da dove iniziare»
«Non ti preoccupare» rispose lei «È facile!».
Mi condusse attraverso
gli alberi, fino ad una raduretta nascosta, non troppo distante dalla
spiaggia poiché si sentiva chiaramente il rumore delle onde che si
infrangevano contro le rocce e la sabbia. Sedute a terra, con mantelli
grezzi drappeggiati sulle spalle, c'erano altre quattro ragazze, tutte
native Quileute, che avevano accerchiato un grande tabellone poggiato su
una tovaglia da picnic. Intorno a loro, sparpagliati in giro, c'erano
pacchetti di patatine, noccioline, biscotti e un paio di bottiglie di
aranciata.
Sembrava una strana
congrega di strane streghe e sorrisi istintivamente, salutando con la
mano e un po' di soggezione. Erano tutte più alte di me, con fisici ben
più scolpiti, zigomi alti e capelli lunghissimi.
«Ragazze!» Disse la
signorina che mi aveva trovato nel bosco «Non ci crederete, ma ho
trovato vagante nella foresta la giocatrice che ci serviva!».
Tutte scoppiarono in
risate e commenti entusiastici e una di loro si alzò in piedi con un
movimento goffo e mi venne incontro come per controllarmi. Aveva occhi
scurissimi, ma in qualche modo ferali, come una specie di donna lupo, e
si muoveva in modo strano.
«Ciao» Mi disse, con voce profonda quasi come quella di un ragazzo «Io sono Ayita e sono il dungeon master. Tu sei... ?»
«Belarda» risposi «Belarda Cigna»
«Che nome... particolare» commentò Ayita «Vieni, siediti».
Mi sedetti fra lei e una ragazza un po' più tarchiata e tutte loro si presentarono.
«Io sono Sarah» disse
la ragazza tarchiata «E nel gioco sono un'elfa guerriera. Da poco
rinata, purtroppo. Ah, e che si chiama Lady Gaga»
«Io sono Aida» si
presentò quella che mi aveva accompagnata «E sono una guerriera ladra
mezzorco di nome Gorga. Sono la più tosta del gruppo» gonfiò un bicipite
e se lo indicò «I mezzorchi spaccano»
«Io sono Omaha!»
esclamò quella che pareva la più giovane, coprendosi meglio le spalle
con il mantello «E sono una maga umana. In gioco puoi chiamarmi Leah la
Bella»
«E io» disse l'ultima
di loro, che aveva una cicatrice sul mento e una ciocca di capelli
colorati di rosso «Sono Lara, nella vita e nel gioco, anche se in Dn'D
sono uno gnoll».
Annuii, convinta. Che cavolo era uno "gnoll"?
«Lei non ha mai giocato prima, ragazze» Spiegò Aida, ridacchiando «Non ci avrà capito niente»
«Oh no» dissi subito, con un filo di voce «So cos'è un mago. E un elfo. E un umano... ovv-ovviamente... e un...»
«E uno gnoll?» fece lei, alzando un sopracciglio e stappando una bottiglia di aranciata
«No» confessai, abbassando lo sguardo.
Tutte insieme,
iniziarono a spiegarmi come funzionava Dungeons and Dragons e sembravano
davvero divertite da quella cosa. Per fortuna imparavo in fretta,
soprattutto a giocare ai giochi, perciò assimilai tutto molto
rapidamente.
Scelsi anch'io di
essere uno gnoll, quando mi spiegarono che erano delle iene antropomorfe
che pesano più di cento chili, ma mi spiegarono anche che non potevo
esserlo adesso perché erano personaggi problematici e prima di unirsi
alla loro compagnia, Lara era stata uno gnoll loro nemico per molto
tempo.
Così alla fine scelsi di essere una mezzelfa.
«Ottima scelta» Disse la dungeon master, Ayita, poi si posò le mani sulle ginocchia «Prendi un foglio e riempilo».
Riempii la scheda del
mio personaggio con una matita. C'erano un mucchio di parametri di cui
tenere conto, ma sembravano importanti per il gioco perciò non
protestai.
«Come ti chiamerai?» Domandò Sarah/Lady Gaga
«Un nome leggiadro e carino» dissi, picchiettandomi con la matita sul mento «Però anche originale...»
«Caspita, non vuoi niente» ridacchiò lei
«Aspetta... mi chiamerò... Rihanna! Rihanna Kardashian».
Presero tutte a ridere,
ma approvarono la mia scelta. Nel gioco ero bionda, alta, ed ero una
guerriera con il potenziale di diventare molto abile. Rihanna
Kardashian, figlia del potente elfo Eminem Kardashian, che si era unita
alla loro compagnia allo scopo di abbattere il drago che aveva ucciso il
suo cuginetto preferito, Jason Derulo Kardashian.
L'esperienza di gioco
fu parecchio più immersiva di come l'avrei mai immaginata, con la
dungeon master che raccontava di ambientazioni dettagliate e nemici
dalla grande personalità... a dire il vero, pensai, non erano tante le
persone che avrebbero potuto creare una trama con tanta abilità e cercai
con tutte le mie forze e la mia concentrazione di non essere troppo
imbarazzante e di aiutare il gruppo a sconfiggere il drago che
braccavano ormai da più di due mesi.
"Gorga si alzò dalle rocce su cui era seduta e si batté il petto con un pugno
«Ormai è troppo
tempo che seguiamo questa stupida lucertola gigante» ruggì «E adesso ne
abbiamo perso anche le tracce? Come cavolo può essere successo? AHHH,
spacco tutto!»
«Siediti, mia buona
amica mezzorchessa» la rabbonì Lady Gaga, mostrandole il palmo disarmato
della mano «Non è ancora finita. Sebbene questo drago, come molti, sia
refrattario alla magia, possiamo provare a rintracciarlo seguendo le
tracce che lascia. Abbiamo una maga con noi che probabilmente saprà
ritrovarlo...».
Leah la Bella, con i
suoi lunghissimi capelli neri come ali di corvo, iniziò a preparare un
cerchio magico per terra. Con cura raccolse le pietre di dimensione
corretta, poi tracciò un complicato simbolo con la preziose polvere di
ala di libellula che aveva raccolto e condizionato per essere magica
nelle ultime tre settimane.
«O la va o la
spacca, ragazze» Disse, sollevando il bastone decorato da rune che
portava sempre con sé «EVOCO IL POTERE DELLA CONOSCENZA! DIMMI DOV'È IL
DRAGO, SPIRITO DELLA GRANDE LIBELLULA!»."
«Che sfortuna!» Ayita
mostrò a tutti il risultato del tiro del dado «La tua evocazione magica
non funziona. Dovrete provare qualcos'altro...».
"Gorga, scoraggiata, si buttò pancia all'aria nel prato
«Sentite» disse «Io
non ce la faccio più. C'è un mezzorco bello che mi aspetta a casa, si
chiama Gradadrurg e ha i peli del petto lunghi quindici centimetri.
Perché non lasciamo perdere il lucertolone?»
«Non fare la
disfattista, amica mezzorchessa» si intromise Lady Gaga «Dopotutto non
abbiamo ancora terminato le nostre risorse! Inolte, come puoi dire così
dopo che una nostra amica è morta nel viaggio alla ricerca del drago?».
Il gruppo esplose in
sonore proteste: si doveva continuare, lo dovevano alla loro amica che
era perita nelle insidie di quel viaggio.
«E va bene» Grugnì Gorga «Ma anche la novellina dovrà aiutarci! Novellina... ha qualche idea su come trovare il drago?».
Rihanna Kardashian,
che fino ad ora non aveva praticamente detto una parola, si guardò
intorno. Come trovare un drago? Come avrebbe potuto fare lei, se neanche
una potente maga ci era riuscita?
«Ho un'idea» Disse d'improvviso «Ma dovete seguire bene le mie istruzioni».
«Ho un'idea» Disse d'improvviso «Ma dovete seguire bene le mie istruzioni».
Il gruppo annuì e tutte le donne si strinsero intorno a lei.
«Leah la Bella, sei capace di viaggiare indietro nel tempo?» Domandò allora Rihanna, seria
«Viaggiare indietro
nel tempo... si, credo di si. Ma non ci servirebbe a niente, posso farlo
solo una volta ogni cinquanta turn... cioè, solo ogni tanto e solo per
non più di dieci minuti!»
«Dieci minuti ci basteranno» Rihanna annuì «Torna indietro e rifai il rituale per localizzare il drago»
«D'accordo!».
Leah la Bella prese a
danzare intorno alle sue compagne, compiendo complessi movimenti
fluidi, che ricordavano lo scorrere della sabbia in una clessidra o il
simbolo dell'infinito, poi batté il bastone magico sul terreno gridando
parole arcane in una lingua antichissima...."
«Stavolta sei stata fortunata» Disse la dungeon master «Ti riesce in pieno: sei indietro nel tempo».
"Si ritrovò
immediatamente a dieci minuti prima, circondata dalle sue compagne
ignare. Si terse il sudore dalla fronte, ricreò il cerchio magico e
provò a localizzare il drago"
«Lo localizzi parzialmente»
«Che cavolo significa "parzialmente"?»
«Hai una... vaga idea di dove sia andato»
«Tipo, che ne so, a est?»
«Esatto».
"«Il drago si trova a
est!» Esclamò Leah la bella «Non sono riuscita a capire esattamente
dove si trovasse, ma so che direzione ha preso!»
«Che maga da strapazzo» commentò Gorga «Ma sempre meglio che stare qui a marcire...».
Nessuna di loro,
eccetto Leah la bella, sapeva che in un futuro alternativo la novellina,
Rihanna, aveva evitato lo spreco assoluto della preziosa polvere di ali
di libellula.
Il gruppo si
incamminò allora attraverso la foresta, diretti proprio ad est, finché
non incontrarono una macchia di alberi così fitti e spinosi da essere
impenetrabile. Non avevano scelta: dovevano aggirare la macchia da
destra oppure da sinistra. Quale strada avrebbero scelto?
«Separiamoci»
Propose Lady Gaga «E ci ricongiungeremo alla fine della strada. Così, se
ci saranno cose da raccogliere in entrambi i sentieri, le raccoglieremo
tutte, no?»
«Io non credo che
sia una buona idea» disse timidamente Rihanna «Separarsi di solito porta
alla morte. E sento come un... come un presagio. Un olezzo di morte
sulla foresta. Non dobbiamo separarci, oppure verremo attaccate!»
«Verremo attaccate
comunque» ridacchiò Gorga, facendo roteare un pugnale con destrezza «Ma
noi non li temiamo e gli faremo assaggiare le nostre...»
«Come no» la interruppe Leah la Bella «Per questo ci hanno ammazzato una compagna»
«Aspettate» disse Lady Gaga «Ma dov'è la gnoll? Non la sento dall'inizio dell'avventura...».
La compagnia si
guardò intorno: non c'era traccia dell'enorme iena rossiccia che li
aveva accompagnati per oltre metà del tragitto, proteggendo loro le
spalle, e senza di lei si sentivano tutte alquanto esposte.
«Che le è successo?» Domandò Rihanna, spaventata «Dov'è?»
«Forse» le rispose Gorga «Avevi ragione su quell'"olezzo di morte" che aleggia sulla foresta...».
Neppure un uccello cantava. La loro compagna gnoll era sparita.
Destra o sinistra? Destra o sinistra, qual'era la scelta?
E all'improvviso, con un rombo cupo, la macchia di alberi fu scossa.
Tutte alzarono la testa e un brivido collettivo le colpi.
«ALLE ARMI!» Ruggì Gorga, sfoderando l'ascia che portava sulla schiena.
Un calore incredibile investì tutte loro quando la foresta oscura e spinosa prese fuoco.
«Cos'è? Cos'é?»
Domandò Rihanna, con il cuore che galoppava, anche se nel profondo
sentiva di sapere benissimo di cosa si trattava.
Alcuni alberi franarono rumorosamente verso di loro e fu solo grazie ad una grande fortuna..."
«Il dado dice che sopravvivete, anche se siete un po' bruciacchiate»
"...Che
sopravvissero. Leah si strinse un braccio ustionato, digrignando i
denti, con il sudore che gli sgorgava sempre più copioso sulla fronte
«RAGAZZE! RAGAZZE!»
urlò, cercando di vedere le sue compagne oltre le fiamme e i rami neri
che si innalzavano verso il cielo, rastrelli di morte, impedendogli di
fare il quadro della situazione.
Cosa aveva abbattuto gli alberi? Cosa gli aveva dato fuoco?
Sopra le chiome di inchiostro, in un tripudio di fuoco, con le ali rosse spalancate contro il cielo, si stagliava il drago.
«Finalmente» Grugnì Gorga, stringendosi una benda su un ginocchio.
Appunto, il drago. Che vomitò fiamme dalle fauci spalancate.
«NO!» Gridò Rihanna,
gettandosi contro Lady Gaga e rotolando con lei per terra, ma lontane
abbastanza dalla portata della fiammata.
«Mi hai salvato la vita!» Disse l'elfa alla mezz'elfa
«Non stare a ringraziarmi!» Rihanna si alzò in piedi, ancora tremante di adrenalina «Dobbiamo uccidere il drago!»
«Ma come, se non scende a terra?».
Fu allora che videro un'ascia solcare il cielo, roteando, verso la testa del dragone.
«L'ascia di Gorga!».
E l'ascia..."
«Colpisce il drago alla base del collo, ma senza ucciderlo».
"Si conficcò proprio
alla base del collo, facendo fuoriuscire un fiotto di sangue bollente
che striò le squame scure del ventre della bestia.
«Maledetti!» Ruggì
il drago, afferrando con gli artigli l'arma e strappandosela dalle carni
con un solo movimento «Di voi non resterà che un pugno di cenere»
«Che?! Parla?!» quasi strillò Rihanna, che non aveva mai visto un drago in vita sua
«Certo che parlo» rispose il drago, poi lanciò verso di lei l'ascia.
Ma per fortuna, a pararla con lo scudo fu Lady Gaga, che le salvò la vita.
«Adesso siamo pari» Ansimò Rihanna «Non mi devi più niente»
«Lo so. È una bella sensazione» rispose l'elfa.
«Lo so. È una bella sensazione» rispose l'elfa.
Il drago ruggì e
scese verso di loro in picchiata. E adesso? Come contavano di
sconfiggere un drago all'aperto, in quel guazzabuglio di sterpi, rami e
fiamme?
Prima che il mostro potesse raggiungere le ragazze, Leah la bella lanciò un incantesimo offensivo per accecare la bestia che..."
«Non ha alcun effetto»
"Non ebbe il benché
minimo effetto sul mostro, che ridendo fra le zanne atterrò a zampe
larghe sopra l'elfa e la mezz'elfa, non schiacciandole solo perché
voleva sadicamente divertirsi con loro.
«Morirete, piccole creature insulse» Sibilò, facendo saettare la lingua fuori dalle labbra".
[Illustrazione: ROAR!
Lo sappiamo, questa è una viverna, però è l'unico "drago" rosso tra
quelli che abbiamo disegnato che va bene come illustrazione. All'inizio
avevamo messo il disegno di un altro artista, però non si fa, quindi ora
vi beccate la nostra viverna e fate finta che è un drago]
Lara interruppe il gioco «Aspetta, aspetta Ayita!»
«Che c'è?»
«Non l'hai... non lo senti» sussurrò
«Che cosa?»
«Quella... quella cosa» disse, in modo parecchio allusivo, a denti stretti.
Battei le palpebre, sentendomi di troppo.
Ayita parve d'un tratto più sveglia
«Sei sicura?» domandò
«Si. Voglio dire... è... nella foresta»
«Vai a controllare. Potrebbe essere un falso allarme, come l'ultima volta»
«Non credo»
«Allora vai, veloce!».
Lara si tolse il
mantello ed iniziò a correre come una gazzella, superando d'un balzo un
tronco, e quando fu ad una cinquantina di metri da noi mi parve proprio
di vederla mentre si sfilava via la maglietta.
Che cosa diavolo stava succedendo adesso?
«La partita è sospesa» Disse Ayita, serissima «E qualcuno deve accompagnare a casa Belarda».
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