mercoledì 26 maggio 2021

Recensione: Bar Sport (Stefano Benni)

È passato così tanto tempo dalla nostra ultima recensione, che non ci ricordiamo neanche più di che genere era quel libro... beh, di qualunque fosse, di sicuro si trattava di qualcosa di completamente diverso da quello di oggi. Si tratta di un libriccino (ahinoi, si finisce in poche ore!) scritto da uno dei nostri autori italiani preferiti, Stefano Benni. Anzi, è il primo libro di Stefano Benni! Come mai non l'avessimo letto prima, è ancora un mistero, ma per fortuna abbiamo rimediato prontamente.
Per chi conosce Benni, sa che è praticamente una leggenda vivente, uno scrittore poliedrico che più poliedrico non si può, capace di far commuovere con delicatezza sublime o di far ridere a spaccapancia. Soprattutto, oseremmo dire, far ridere a spaccapancia: è infatti per i suoi lavori umoristici che il buon Benni è conosciuto, per le sue rappresentazioni caricaturali della società, in particolar modo quella italiana (anche se non disdegna nulla, dagli americani alle razze aliene). Il libro di cui parliamo oggi si intitola “Bar Sport” ed è uno di quei libri, una rappresentazione extra-caricaturale, gonfia e rigonfia di amorevoli stereotipi (e talvolta persino di più raffinati archetipi), di una piccola parte della nostra società, ovvero i bar italiani, in particolar modo quelli di provincia.
Lo sapevate che da questo libro è stato tratto anche un film? Lo hanno fatto nel 2011 e fra gli attori figurano nomi come Angela Finocchiaro, Teo Teocoli e Claudio Bisio! Noi non l'abbiamo ancora visto, ma se rispecchia fedelmente la “trama” del libro, allora dobbiamo recuperarlo al più presto.
Ma bando alle ciance (o inizio alle ciance, è una questione di punti di vista...) e partiamo subito con...

1. La trama
Questo libro non ha una trama, ma piuttosto un'ambientazione. Come lo potremmo chiamare? Saggio umoristico? Raccolta di “vignette”? Molti dei libri di Stefano Benni (non tutti, ma i nostri preferiti sì) sono raccolte di racconti uniti a volte da un'ambientazione comune, altre volte... da niente; (Il nostro favorito è il Bar Sotto il Mare, ma di questo ne parleremo in altra sede) e anche questo non fa eccezione.
Qui l'ambientazione è il bar, questo luogo in cui la gente comune si incontra per consumare un caffé, un gelato, una pasta... no, fermi, una pasta no! I dolci nei Bar Sport sono solo coreografici, destinati a rimanere in esposizione per il resto dell'eternità. Avete presente quei baretti di provincia, dove si ha l'impressione che le paste esposte siano fatte di pietra, con una bella glassatura di cemento fresco ancora da solidificare? Ecco, qualcosa del genere. Una volta siamo andati a Roma, in uno di questi posti, e leggere Bar Sport è stato un po' come riviverlo, giurin giurello.
E vabbé, ovviamente, chiamandosi “Bar Sport” e non “Bar Rock”, si parla anche tantissimo di sport, in particolar modo dei favoriti dalla gente del popolo, ovvero il calcio e (questo almeno un tempo, visto che ora se ne parla sempre di meno) il ciclismo.

L'attesa dello scontro diventò frenetica. Pozzi prese nella sua squadra, la Zamponi, due gregari fortissimi, i fratelli Panozzo, che oltre a pedalare fortissimo erano anche eccellenti portatori d'acqua. Oltretutto, uno dei due sapeva fare dei cocktail stupendi, l'altro era famoso perché una volta, sullo Stelvio, aveva preparato una carbonara per otto ai compagni di fuga senza smettere di pedalare. Poi c'era un certo Zufoli, laureato in medicina, che faceva i massaggi e operava di appendicite senza scendere di bicicletta, e oltretutto aveva inventato una “bomba” formidabile, di cui però non conosceva gli effetti collaterali. Infatti, durante una tappa di pianura cominciò a coprirsi di aculei e fu abbattuto a fucilate mentre cercava di mangiare un telecronista belga.”

Il Bar Sport è un luogo magico... anzi, no, di magico ha ben poco, nell'atmosfera e nei termini. È un luogo terreno, di quelli dove trovate gli sparaballe seriali, i pescatori che hanno sempre preso un pesce “grande così” (non credetegli mai!), i giocatori incalliti di briscola, quelli del flipper, gli scommettitori calcistici, quelli che si credono irriducibili esperti di tutto (i famosi “cuggini” di Elio e le Storie Tese, se qualcuno si ricorda ancora di quella canzone), i playboy in cerca di rimorchio (ma soprattutto di qualcuno a cui raccontare le proprie avventure, rigorosamente farcite di balle).
Racconti e descrizioni insomma, di quello che avviene in un bar di provincia, dei buffi personaggi che lo popolano, degli amori e degli intrighi, degli scandali e delle intossicazioni alimentari, degli eventi memorabili, le trasferte, il rigore che c'era o non c'era, delle amicizie e dei dolori di questo spaccato dell'Italia che si sta estinguendo, quella degli anni '70.
Purtroppo non possiamo darvi troppe informazioni sui contenuti, sulle trame di questi raccontini, favole e descrizioni, perché se lo facessimo rovineremmo la sorpresa: è un libro che va mangiato così, a caldo, e ogni boccone ha un sapore diverso e, si spera, vi farà ridere in modi diversi. Insomma, se il 99% della narrazione è composto da battute umoristiche, riportarle qui sarebbe solo un continuo spoiler. Però, che tentazione di condividere con voi tutti i nostri passaggi preferiti!

2. La copertina
Di copertine ce ne sono state diverse, come avviene con quasi tutti i libri famosi (tranne Twilight, Twilight ne ha solo una, casomai con piccole variazioni). 
Cominciamo con quella della nostra edizione, il libro che abbiamo comprato due giorni fa:

Variante con il tizio a testa di pallone (chi è? Forse il tecnico) e la Luisona (sì, il dolcetto ha un nome) in primo piano. Fra l'altro, vista la qualità della matite, scannerizzata pure con uno scanner da quattro soldi, prima di essere colorata (fortunatamente bene) in digitale.
Vabbé, gradevole. Vabbé. Però non è male, per Bar Sport.
Ma solo a noi quel dolcetto fa un po' impressione? Perché ha labbra così carnose?

Variante con la Luisona (che giustamente ormai è la mascotte di Bar Sport) in primo piano e tutti gli altri immangiabili dolcini sullo sfondo rosso/arancio. Ma se i dolci sono solo coreografici, nel Bar Sport, perché hanno tutti questa fissa per loro? Perché?
Nessuno mette il bambino del gelato in copertina? Dov'è il bambino del gelato? PENSATE AI BAMBINI!
Ciao, sono un dolcetto con il doppio mento! YAY!


Versione con... sì... di nuovo. La Luisona, lei, in primo piano. E poi, sullo sfondo, il cameriere con il braccio più lungo del mondo che regge delle birre e dei cocktail che, chiaramente, ballano. E con una... sigaretta... gigante. Una sigaretta gigante, sì, che bella! Però lo stile ben si adatta al libro. Perfetta! O almeno lo sarà quando finalmente capiremo perché c'è una sigaretta per giganti di Attack On Titans.
Anche questo illustratore fumava. Ma non sigarette.

Versione che... sìììì! Sìììì, c'è anche il bambino del gelato! E la cassiera! E il nonno da bar! Che cover carina, anche se molto semplice nello stile del disegno, quasi per bambini. Questa è probabilmente la più vecchia cover esistente di Bar Sport e noi la troviamo semplicemente adorabile.
Poi c'è il riquadrone sotto, molto sincero riguardo al contenuto della raccolta.
Tutti juventini.


Versione "travestito da libro mistery/giallo tascabile svedese". Ma il grafico di questa versione è impazzito?
Sarà forse la versione crime di Bar Sport, con la Luisona killer?




3. Cosa ci è piaciuto:
Benni, per far ridere, non ha bisogno di ripetere tormentoni, non ha bisogno di usare parolacce e volgarità (anche se qualche “parolina”, in uno spaccato dell'Italia degli anni '70, ci sta eh), non ha bisogno di vessare nessuna minoranza, no: la sua comicità è quasi interamente basata sull'iperbole.
Lui piglia cose vere (vi giuriamo che durante la lettura ci sembrava di vederli, alcuni di quei personaggi, ricordandoci di come li avessimo realmente incontrati), persone vere, e va forte di iperbole, esaltando quei lati di loro che rimangono impressi a fuoco nella mente di chi ci ha a che fare. È un vero piacere, soprattutto perché ci vedi sempre quel già detto fondo di verità, persistente, che ti fa sorridere pure se non vuoi. Te lo rivedi proprio, il vecchietto da bar, oppure il bimbo timido che non ha il coraggio di richiamare l'attenzione del barista per comprare il gelato, oppure... vabbé, niente spoiler.
Oppure uno sì, ok. Uno piccolo piccolo, giusto per farvi capire il tipo di umorismo che a noi piace, e che ci ricorda pure, vagamente, quello dei Simpson.
Non è neanche troppo spoiler, perché fa parte dell'introduzione, così, per darvi l'idea di cosa leggerete sin da subito:

Il Medioevo fu uno dei periodi d'oro dei bar. Fu inventato il posto di ristoro, o stazione per cavalli, in cui i cavalli potevano riposarsi e i cavalieri rifocillarsi. In realtà la cosa andava così: il cavaliere chiedeva al cavallo: “Sei stanco, sì?”, si fermava a beveva. Questo avveniva anche trenta, quaranta volte in un chilometro. […] In queste taverne, che avevano nomi come “Il Gallo d'Oro” “L'Oca irsuta”, “Il Buco del diavolo”, si beveva in coppe pesantissime alte mezzo metro, intarsiate di rubini e zaffiri, con olive gigantesche come cocomeri.
Una variante celebre di queste taverne erano quelle dei pirati, dove si beveva quasi esclusivamente rum. In verità i pirati andavano pazzi per il frappè: ma rozzi e adusi alla vita di mare, finivano sempre per piantarsi i cucchiaini negli occhi. Per questo il novanta percento portava la famosa benda nera”.

4. Cosa non ci è piaciuto:
Che, siccome il libro è umoristico e demenziale già di suo, per forza di cose la nostra recensione non fa ridere! Scherzi a parte, Bar Sport ha alcune piccole pecche, è ben lontano dall'essere un libro perfetto (che poi dài, i libri perfetti sono noiosi...) e si nota tanto che è uno dei primi, se non il primissimo lavoro di Stefano Benni, che raffinerà ulteriormente la sua capacità narrativa nei libri successivi.
Che cosa non ci è piaciuto, quindi?
Alcuni racconti, che a furia di gonfiare e gonfiare, non fanno più ridere verso la fine. L'esempio più lampante è “il grande Pozzi”, che è al contempo uno dei racconti meno riusciti del libro e uno di quelli con gli esempi di comicità più demenziali in assoluto (ve ne abbiamo anche riportato un pezzettino ne “la trama”: è quello in cui c'è il dottore che cerca di divorare un telecronista belga); all'inizio è splendido, ma a furia di gonfiarsi con comicità sempre più demenziale finisce per essere prevedibile e non fa più ridere. Insomma, avrebbe dovuto finire alla prima tappa: ma perdoniamo Benni, perché anche noi abbiamo fatto questi tipi di errore. Lo capiamo, ragà, è divertente scrivere la cose demenziali, si finisce per prenderci la mano e ti rilassano come un massaggio in una spa. Però non sono bellissime per il lettore... non fanno schifo, ma neanche sono superlative. Ecco una piccola pecca.
Ricordiamo inoltre che, al contrario di altri libri di Stefano Benni, questo non fa commuovere e non fa fare neanche riflessioni particolarmente profonde. Insomma, è un libro di puro e semplice intrattenimento, senza troppe pretese, e che potrebbe non piacere affatto a chi si infastidisce quando si parla di calcio.
 
Voto complessivo: 70 su 100. Complimenti, hai passato il test, libro bello!
 
A chi lo consigliamo: a voi, nostalgici degli anni settanta! Voi, che passavate le giornate al bar e che vi lamentate sempre che “i giovani d'oggi stanno sempre attaccati ai telefonini, quelli sì che erano bei tempi!”. In realtà erano tempi come tanti altri, ma visto che vi mancano tanto (e possiamo capirla, la nostalgia... anche a noi, oh oh, mancano gli anni novanta) potete riviverli, ridendo come matti, in questo bellissimo libriccino che chiaramente è più targettizzato a voi che a noi. Per il resto, chiunque può farsi delle sanissime risate, anche se nei '70 non era nato, leggendo “Bar Sport”. E per voi, le paste dolci in esposizione, specie se sono bianche e nere, avranno un nuovo appeal. 
 
Dove potete comprare il libro: lo beccate ormai ovunque! Ma se volete comprarlo su Amazon, lo trovate seguendo il nostro link affiliato, così un paio di centesimi ce li becchiamo pure noi (e siamo o non siamo stati bravi a farvi conoscere questo libro?)... oh no. Aspettate, su Amazon non lo trovate, se non con l'edizione in lingua olandese. Perché, esattamente? Perché, Amazon, dovevi decidere di non avere proprio il libro che recensiamo oggi, nonostante sia uno dei pilastri della comicità letteraria italiana? C'è un motivo per questa cosa? No?
E vabbé, compratelo altrove, o trovatelo nella vostra biblioteca di fiducia: il libro è abbastanza vecchio da potersi beccare anche lì. 
 
 
 
P.S.: Suggeriteci libri da recensire! (Meglio se sono gratis, che siamo senza soldi. Ma accettiamo di tutto). Nota: un sacco di gente si limita a dirci il titolo del libro da recensire, o addirittura a scrivere un sacco di titoli in fila, e non abbiamo davvero il tempo di andare a controllare una ad una tutte le trame per decidere se ci interessano o no, perciò per favore potete scrivere un piccolo abbozzo di cosa parla il libro? Così possiamo decidere se controllare la trama ed eventualmente leggerlo.
Per fare un esempio: "Hey, Cactus! Vi consiglio La Magia del Lupo di Michelle Paver perché è un fantasy diverso dal solito, ambientato nella preistoria, ed è molto avventuroso!" oppure "Ciao, vi consiglio Nina, La Bambina della Sesta Luna, perché è un libro per bambini davvero brutto e mi piacerebbe leggere una recensione scritta da voi per spanciarmi dalle risate".
Vi aspettiamo ;)

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