Oggi andrò a funghi.
Con questa premessa apro questa nuova pagina, contenta e felice come una pasqua perchè sto sempre meglio.
La mia cura per la disbiosi intestinale, ovviamente, continua, ma dovrà andare andare avanti per almeno tre mesi, quindi non c'è fretta, solo il sollievo per essere di nuovo in grado di dormire (e sognare) la notte.
E proprio stanotte ho sognato la mia terra, la Sicilia, e in particolar modo una visita ad Alcamo... con occhi nuovi, come quasi sempre nei viaggi onirici, ho visto le sue chiese maestose, il suo lungo corso costellato di negozi, il chioschetto dei gelati in piazza, le palme che da lontano sembrano innalzarsi dal nudo lastricato, il convento in disuso, ormai divenuto gigantesca biblioteca, le cui mura trasudano atmosfere sacre e arabe e calde.
Voglio la mia Sicilia.
Attualmente abito in Calabria e fa freddo... non molto freddo, per intenderci, tengo ancora le maniche corte (ma io tengo sempre le maniche corte, non le dismetto neppure a gennaio e neanche quando vado in montagna e ci sono cinque gradi). L'Aspromonte, ai piedi del quale vivo, è assolutamente bellissimo, ma non è la mia terra e ho bisogno di sentire uscire dalle bocche della gente il mio dialetto, ho bisogno di mangiare le mie specialità, ho bisogno di sentire il calore del mio popolo.
Che poi, diciamocelo chiaro, i calabresi non sono affatto calorosi come li si descrive, sono solo... opprimenti. E sono davvero fissati con il cibo, eh, anche se la cucina non è speziata come si crede e il peperoncino non si usa tanto quanto si pensa (in Sicilia lo usiamo molto di più, e di qualità migliori anche). Non parlo di tutti, ma di una buona parte. Ed è un'opinione mia, eh, quindi è da prendere con le pinze, perchè so benissimo che ci sono calabresi validissimi... solo che sono rari.
Ma qui, nel mio piccolo paesino, persino gli oppidesi riescono a dire che gli oppidesi sono impiccioni, pettegoli e sostanzialmente inutili se non a crearti un'irritazione gastrica con le loro chiacchiere da quattro spiccioli.S-p-e-t-t-e-g-o-l-a-n-o t-u-t-t-i.
Ma si può sopportare tutto questo se poi devi andare a funghi. Ah... i paesaggi aspromontani sono come il paradiso, non un paradiso puro e semplice, ma complesso e dall'odore grasso della terra e leggermente acidulo delle foglie in decomposizione, con il profumo delle foglie di fragola selvatica, delle felci bagnate dalla rugiada e dalla nebbia, e il terreno costellato di faggiole da mangiare ad ogni due passi. La luce penetra dalle fronde in un modo del tutto particolare, giocando con la nebbia e quasi muovendosi, sono lame tremanti di raggi solari che tagliano il terreno e segnano netti contrasti fra luci e ombre. Se un paradiso esiste, deve essere fatto così.
Insomma, date un'occhiata a queste foto!
Quando le scattavo pensavo... wow. Questi luoghi mi appartengono tanto quanto le coste soleggiate e i cannoli con la ricotta perchè ho deciso che non può essere altrimenti: bisogna fare proprio ciò che è bello, conservarlo nei ricordi (e nelle foto) e amarlo come se non ci fosse un domani perchè, pensateci, un domani potrebbe non sserci davvero.
Sto scrivendo un racconto sui funghi. Devo.
Fatevi ispirare dalla vostra terra anche quando pensate che non abbia nulla di buono. Guardate gli angoli, usate le lenti di ingrandimento, esplorate la gastronomia, esplorate le campagne, fatevi affascinare dalla storia dei vostri luoghi. Vedrete che amerete molto di più casa vostra.
E sarete più felici.
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