Come scrivere i bambini
Ben ritrovati, cari lettori! I Cactus sono tornati con nuova ispirazione per voi calda calda di forno, e quest’oggi vi parliamo di una categoria di personaggi, potenzialmente interessanti ed unici che però, nella stragrande maggioranza della letteratura moderna, riescono a farsi valere praticamente solo nella sezione dei libri per infanzia, salvo i lavori di qualche genio illuminato. Quest’oggi, siori e siore, si parla di bambini.
Se nei libri per adulti talvolta appaiono come personaggi di contorno, generalmente scritti come pupazzi senz’anima, nei libri young adult è già una grazia che esistano. Questi ultimi sono infatti ambienti particolarmente insidiosi per crescere un personaggio bimbo, dato che gli ormoni adolescenziali dei protagonisti si spandono nell’aria come un veleno che stecchisce i bambini altrui a quattro a quattro. Questo meccanismo garantisce la sopravvivenza della prole della coppia principale, dato che gli unici frugoletti che riescono a fare la loro comparsa nello scritto sono quelli che verranno sparati a macchinetta dalla suddetta coppia dopo il loro sfarzoso matrimonio a sedici anni (siete liberi di pensare che qualunque riferimento alla saga di Twilight sia casuale).
Nota: questo meccanismo è abbastanza comune anche nelle fanfiction tratte da suddetti YA, telenovelas e, in generale, altri libri scritti male. Potrebbe da noi essere stato descritto in modo non del tutto realistico, ma quasi.
Spesso scartati in favore di personaggi che possono muoversi con una maggiore autonomia, che possano essere già induriti dalle loro backstory angosciose o che possano sbaciucchiarsi con il loro ammore etterno, i bambini sono in realtà una categoria di personaggi pieni di potenzialità che in tanti non sono in grado di sfruttare: ma niente paura, noi siamo qui proprio per insegnarvi come si fa!
Frenate i cavalli però, perché prima di tutto bisogna dare un’occhiata veloce agli errori più comuni, come facciamo sempre. Non vorrete mica informarvi per bene e poi cascarci sui fondamentali?
Ecco i tre errori più comuni da evitare quando scrivete i vostri pargoletti:
- Piccoli adulti crescono.
Figurano in particolare nelle storie in cui si vede per breve tempo
l’infanzia del protagonista, ma lo scrittore non ha alcuna intenzione
di soffermarcisi; sono anche creati dalle penne di scrittori inesperti o
che non hanno molti esempi nella vita reale di bambini a cui
ispirarsi. Se ne escono con frasi ciniche e acide, parlano come piccoli
avvocati sin dai quattro anni, fanno stunt, sanno come funziona la
moneta locale ed estera e sono, insomma, un adulto. Però sono anche
nani con la facciotta carina che ogni tanto fanno scivoloni
grammaticali, non sanno cose di tutti i giorni e ti fanno sapere che
amano le caramelle. Dei mostri. Attenzione, perché è facile cascarci!
Non tutti i bambini devono per forza essere ingenui e sprovveduti, soprattutto se parliamo di quelli che già hanno superato i dieci anni, ma fare un bambino geniale o precoce alla Artemis Fowl non è facile come sembra e deve essere un’eccezione; rendere il “piccolo adulto” una consuetudine del proprio stile di scrittura è solo controproducente.
- Fatti di caramelle. Bambini
che vivono per le caramelle, respirano caramelle, sniffano caramelle.
Per coloro che li hanno scritti tutti così, sappiate che la
maggioranza dei bambini non vive per le caramelle, ma ha anche altri
impulsi. Se si sente solo, non basta lasciarlo chiuso in una stanza
con una mou per risolvere, ci dispiace. Stupiti, eh?
È vero che i bimbi siano più attratti dai sapori zuccherosi e grassi, ma non vuol dire che sia l’unica motivazione della loro vita: date delle passioni ai vostri bambini, non rendeteli stereotipi coi piedi!
- Più scemi di un ciocco di legno. Il contrario della gestione “piccoli adulti”. Questa situazione avviene purtroppo nei casi in cui la persona che scrive non abbia voglia di impegnarsi a scrivere un personaggio, che invece di essere un personaggio vero e proprio è solo una macchietta irritante al fianco del protagonista (molto raramente infatti i bimbi scemi come ciocchi saranno gli eroi del racconto) e reso bambino proprio perché fa sentire il creatore autorizzato a renderlo emotivamente spesso come una lamincard. Anche al di fuori del panorama letterario, i bimbi irritanti e scemi sono spesso affiancati ai protagonisti degli anime per essere sempre in pericolo, farsi salvare e/o come sketch comico ricorrente, messi lì perché vi facciano allegare i denti.
E… se invece vi dicessi che non fosse così?
A quanto pare c’è sempre spazio per l’ignoranza, quindi tre, due, uno, via!
- Troppi zuccheri rendono i bimbi iperattivi. Nope.
Diversi studi riportano che lo zucchero non provoca iperattività nei
bambini: vi basterà una controllatina veloce sul vostro motore di
ricerca preferito per verificare. E se i vostri bambini emettono strida
e giostrano per la stanza dopo una fetta di torta, beh, alcuni di
quegli studi hanno evidenziato che l’atteggiamento dei bambini cambiava
proprio perché i genitori si preoccupavano, modellandosi sulle loro aspettative.
Anche questo ci insegna qualcosa di importante per scrivere i bambini: sono fortemente influenzati dal comportamento delle persone attorno, che lo sappiano o meno!
- Se tu senti freddo, il bambino sente freddo. E
di conseguenza anche se tu senti il caldo il bambino sente caldo,
tipo collegamento psichico: falso mito questo che viene detto di
solito alle mamme con bambini molto piccoli, che non sono ancora in
grado di vocalizzare i loro bisogni. Ricordate che ogni persona ha le
proprie percezioni e necessità, anche quando è un bambolotto rugoso. Se
un genitore molto accorto non se ne fosse ricordato, uno di noi Cactus
non sarebbe tra noi oggi!
- Le punizioni aiutano i bambini a capire meglio le regole. Falso!
Il rafforzo positivo – complimenti, coccole, regali – è un metodo
molto più efficace di pestarli di botte, e il modo migliore per
insegnare qualcosa ad un bambino è attraverso il gioco e dando
l’esempio in prima persona, dato che, specie se molto piccoli,
apprendono come comportarsi imitando i grandi.
Le punizioni, sia violente che psicologiche, sono molto meno efficaci e finiranno sicuramente per creare sfiducia e insicurezza nel bambino. Perciò, NO.
- Bambini violenti se… Giocano
ai videogiochi, vedono combattimenti in televisione, praticano arti
marziali, ascoltano musica rock o metal. No. Lasciate in pace i
piccoli rocker e i baby wrestler: sono solo gusti personali e, anzi,
sfogando le loro energie e aggressività in modi innocui saranno quasi
sicuramente pargoli più sereni.
- L’allenamento danneggia il fisico. Si
dice che blocchi la crescita e logori le cartilagini, e, comunque non
porti a risultati. Falso! Proprio come per un adulto, l’allenamento in
età giovanile porta ad un aumento della forza, ma anche ad una
maggiore padronanza del proprio corpo e previene sovrappeso e problemi
nello sviluppo dello scheletro.
- Bambini bocca della verità. Risate,
ah ah, sentiteci ridere. I bambini non sanno mentire, ma non vuol
dire che non ci provino. Ci piacerebbe pensare che tutti quanti i più
piccini agiscano naturalmente secondo morale, ma ovviamente non è così:
è un comportamento che acquisiscono guardando le persone attorno a
loro. Non vuol dire che non esistano bambini buoni, ma l’etica è un
concetto che apprendono come lo conosciamo noi solo quando sono più
grandicelli.
Guardate, guardate come volano alti sopra la morale quei bambini! Riprendeteli, per favore.
Adesso che abbiamo dato un’occhiata ai cattivi esempi, è il momento tanto atteso: quello in cui siamo fedeli al nome della nostra guida e vi insegniamo come scrivere le cose!
Anzitutto, precisiamo che ci riferiamo qui ai bambini indicando giovani esseri umani che vanno dal neonato al dodicenne prepuberale, e perciò stiamo coprendo in realtà proprio quell’età critica in cui ogni giorno il vostro personaggio sarà un po’ diverso, ognuno con il proprio tempo. Per darvi una mano, ecco una ripassata veloce sulla crescita dei piccoli umani:
Neonato: il bambolotto rugoso. Non sa ancora fare niente, non sa muoversi, piange, dorme quasi sempre e ci vede male; è dipendente in tutto e per tutto dai suoi genitori e richiede l’attenzione costante dei genitori. Gioia.
Il primo anno della sua vita sarà quello in cui andrà incontro ai cambiamenti più drastici nel lasso di tempo minore, per poi rallentare attorno ai dodici mesi. Comincerà in questo anno a prendere coscienza del proprio corpo, partendo dal controllo della propria testa – nei primi tempi già sollevarla per guardarsi intorno è una gran conquista – e poi prendendo confidenza col resto. Più escono dallo stadio bambolotto più cresce la loro curiosità e voglia di esplorare, e il loro principale strumento per esaminare il mondo attorno a loro è la bocca, con gran terrore di mamme e papà germafobici. Attorno ai quattro-cinque mesi iniziano a spuntar fuori i primi dentini e si può partire con lo svezzamento. In media, a dieci mesi tentano impavidamente di ergersi in piedi (per poi ricadere puntuali sul sedere imbottito col pannolino), ma varia da bimbo a bimbo.
Un anno: il bambino è arrivato ad un livello di consapevolezza del mondo circostante maggiore, il che vuol dire guai in vista. Dato che iniziano sia a valutare le distanze che a testare le acque per capire quanto possono ottenere dai genitori con ricatti morali di ogni sorta, diventa un passatempo favorito per i piccoli geni del male scagliare ciuccetti e pupazzini lontano e piangere disperati perché mamma e papà li recuperino per loro. Se i genitori falliscono le sue diaboliche prove psicologiche, piangerà ad ogni ora del giorno e della notte fino a disseccarsi per avere ciò che vuole. Intorno al settimo mese inizia la lallazione, ovvero il periodo in cui fanno versetti a caso credendo di stare parlando, e imparano ad avere toni diversi. Associa ormai i nomi ai volti, inizia ad essere più autonomo nel mangiare e nel muoversi e la crescita rallenta. Dovrebbero avere gli incisivi, e iniziano a spuntare i molaretti da latte. Dorme meno, ma cammina.
Due anni: o “I Terribili Due”. Nonostante sia un cosetto carino e morbidino, il bambino ha realizzato con enorme stizza e sorpresa di non essere un oggetto, e ora gli tocca capire chi è e cosa gli piace. Così, per conquistare la sua indipendenza, dice NO. Dice no a tutto, che gli piaccia o meno. NO ad andare a trovare la zia che puzza di strano, NO a riordinare i giochi, ma NO anche al pane e Nutella, NO ai bacetti e NO a rivedere per la quindicesima volta Alla ricerca della Valle Incantata, anche se ha chiesto lui di vederlo quelle quattordici volte prima e gli piacerebbe un’altra. Ha imparato tante parole nuove, tra cui, occhio, potrebbero esserci un fracco di parolacce se non si sta attenti, perché assimilano e ripetono tutto. La dentizione da latte è completa, o quasi, quindi occhio che morde.
Dai tre ai quattro anni: buone notizie! Diventano capaci di interagire in modo responsabile con gli animali. La loro intelligenza cresce, perciò potrebbero cercare di giocare qualche colpo basso e, credendosi dei gran furboni, proveranno tecniche alternative di ricatto a quelle sperimentate qualche anno prima, tra cui: il Vomito Ricattatore, il Pianto Finto Senza Lacrime, le Urla al Supermercato e altre carognate. Purtroppo, variazioni delle furbonate potrebbero continuare a spuntare fuori anche fino ai primi anni delle elementari. Però sono affettuosi e più curiosi e riflessivi, tant’è che questa è chiamata anche età dei perché: fanno tante, tante, tante domande.
Cinque anni: altre buone notizie! Finalmente i vostri bimbi mosci possono iniziare a fare karate. Inoltre la sfera emotiva migliora, iniziano a capire che non solo loro non sono oggetti, ma neanche gli altri lo sono! Gli amici diventano importanti punti di riferimento oltre alla famiglia, e migliorano in tutte quelle piccole competenze personali e che gli serviranno per vivere nel mondo dei grandi: comunicazione, capire i giorni della settimana e le ore, distinguere la verità dalle menzogne ed empatizzare con gli altri.
Dai sei anni agli undici anni: l’età scolare, dove il giovanetto si scontra con il mondo reale e inizia a maturare non solo fisicamente, ma molto di più emotivamente. Può essere addirittura protettivo di creature più deboli di lui o di altri bambini, specie se più piccoli. Sviluppa il proprio senso dell’umorismo, mostra ambizioni per il presente ed il futuro, passioni e preferenze spiccate. È fantasioso e crede bene o male a tutte le storielle e le leggende che gli vengono dette.
Anche se il supporto familiare è fondamentale, è più autonomo e con un carattere ben definito, che comunque cambierà inesorabilmente col tempo.
Dodici anni: siamo in piena preadolescenza, soprattutto per le bambine che, si sa, maturano prima.
Difatti può presentarsi anche qualche avvisaglia di crisi adolescenziale tra le bambine, ma in generale tutti questi giovinotti, sia maschi che femmine, hanno tante energie da spendere e voglia di vedere le cose in modo più obiettivo di quello che hanno fatto finora. Siamo in una seconda età della curiosità, in cui il bambino forma gruppi e amicizie per rafforzare la propria identità e indaga il mondo con occhi nuovi. Può essere un periodo problematico o non esserlo affatto, dipende molto dalla persona e dalla crescita personale che ha intrapreso.
Ora di bambini ne sapete pure troppo! Potreste gestire un orfanotrofio, adottare quindici bambini di età diverse, occuparvi di baby parking o, se non siete ambiziosi, far la babysitter per i vicini.
Ma potreste scriverne in modo unico e convincente? Beh, per stare sul sicuro, armatevi dei consigli finali che vi stiamo per dare, esattamente quattro consigli, e diventate impeccabili scrittori di personaggi prepuberali!
1. Scrivete i vostri bambini con delle passioni.
Esattamente come per un personaggio adulto, dare una personalità e degli interessi al vostro bambino lo renderà molto più completo e divertente da seguire per il vostro lettore. Magari gli piace la medicina, o i dinosauri, vuole sapere tutto sulle costellazioni oppure è un grandissimo appassionato di lumache.
Un piccolo tip: rendete i loro interessi più specifici tanto più sono piccoli. Riprendiamo il nostro appassionato di lumache di cui sopra: magari ha incontrato una di queste graziose creaturine e se ne è innamorato, ma crescendo non è difficile immaginare che da quella passione si sia evoluto nello studiare altre creature simili, lumache di specie diversa, oppure altri piccoli animali dei giardini, anche se le lumache che si ricorda da quando era piccolo occupano un posto speciale nel suo cuore.
Ma fate anche il contrario! Fategli odiare qualcosa, l’infanzia è un’età di eccessi!
Qui anche il tip è al contrario: più piccoli sono, più cose ignoreranno e quindi ne saranno diffidenti, perciò potrebbero avercela con un’intera categoria di persone solo per colpa di una. Riprendendo il nostro piccolo amante delle lumache, magari ha sentito dire al vicino banchiere che lui usa i pesticidi nel suo giardino per ammazzare tutte le lumachine, quindi odia tutti i banchieri.
2. Do as I do.
I bambini sono fortemente influenzati dalle loro famiglie e dai loro affetti, e copiano tante piccole caratteristiche dai loro punti di riferimento, assorbendo tutto come spugnette. Se una bambina cresce in una famiglia in cui il babbo odia i danesi, è molto possibile che la bambina faccia lo stesso senza sapere davvero perché e continui a farlo finché non è grande abbastanza da chiedersi da dove diamine venga questo odio, o finché, da più grandicella, non incontrerà un danese e potrà farsene una sua idea personale. A meno che non li odi per tutta la vita, s’intende.
Questo vale nel caso in cui il piccolo si senta parte della famiglia; con i bambini maltrattati è un ginepraio tutto diverso.
3. Gerarchie da scalare.
I bambini hanno iniziato da poco ad affilare le loro skills sociali, quindi non interagiscono tra loro con tutte quelle cortesie che si riservano gli adulti, ed è anche da qui che viene il falso mito dei “bimbi bocca della verità”. Non è onestà, è faccia tosta.
Non è raro vedere un bambino più carismatico a cui gli altri si rivolgono quando si formano dei gruppetti, che siano club di classe di fan di Dragonball o amici che giocano insieme: bambini estroversi che fanno da collante per il gruppo e li coinvolgono nelle loro avventure. Più grandi saranno, più i contorni di queste “gerarchie” saranno sfumati, specie con l’avvento di amicizie più strette... ma intorno ai sei anni si comportano come branchi di lupetti. Eccezion fanno i bambini timidi o troppo maturi per la loro età.
Tip: dai quattro anni in su si accorgono di chi li tratta come poppanti. I bambini vogliono essere trattati come adulti, anche se non lo sono, e preferiscono chi li rispetta.
4. Ha capito tutto! E invece no.
Il bello di un personaggio bambino è poter esplorare il suo modo di vedere il mondo, che è innegabilmente diverso da quello di un adulto. Il pensiero critico sulle cose che impara si mette in moto solo più tardi, perciò non ha filtri sulle spiegazioni che riceve o che si dà ed è meno obiettivo di un adulto.
Quante volte da grandicelli vi siete trovati a pensare, divertiti: “Io da piccolo ero convinto che...” per poi scoprire che era una visione alla meglio scorretta della cosa? Un piccino molto fantasioso, poi, può partire dalla sua informazione sbagliata e costruirsi tutto un mondo di idee e teorie, altrettanto sbagliate, per spiegarsi il mondo su quella stessa falsariga. Questo, ve lo assicuriamo, può essere uno spunto perfetto per fare un po’ di commedia!
Ora sì che siete pronti! Ad ogni modo, prima di salutarci, vi lasciamo qui una piccola bibliografia utile con esempi di bambini ben scritti che può tornarvi utile:
- Il sacrilegio (Francesca Bertuzzi): questo
romanzo è un bel thriller che abbiamo pure recensito, avvincente e
ben strutturato. La scrittura della piccola Emma, orfana per cui la
protagonista si improvviserà mamma, è adorabile, con molta personalità e
ci trasmette il senso di protezione che avverte la protagonista: un
ottimo esempio di come scrivere i bambini. E poi ha una tartarughina
trafugata.
- La Cattedrale del Mare (Ildefonso Falcones): un
romanzo storico, ben scritto, anche se con vicende che fanno venir
voglia al lettore di rapire quei bambini scritti bene dalle pagine e
metterli in qualche posto sicuro. È un romanzo di crescita, ma anche
uno storico accuratissimo, consigliato a tutti gli appassionati del
genere.
- Stranger Things (Fratelli Duffer):
Eh sì, nella nostra piccola lista c’è un intruso. Come molti di voi
sapranno, nonostante siano recentemente usciti alcuni romanzi collegati
alle ambientazioni di questa opera, Stranger Things non è affatto un
libro, ma una serie televisiva targata Netflix che ha come protagonisti
quattro bambini (più uno che è desaparecido e disperato per la maggior parte del tempo). Abbiamo adorato il modo in cui i personaggi più giovani sono gestiti, con caratterizzazioni ben distinte e divertenti.
- Harry Potter e La Piera Filosofale (J. K. Rowling): anche
questa è un’opera che abbiamo recensito sul nostro blog, è il primo
libro di una serie che si è sempre distinta per la sua capacità di
caratterizzare i suoi personaggi, che possano piacere o meno. Perché,
in mezzo ad incantesimi, i tre piccoli protagonisti rimangono sempre
molto umani, e magistrale è il modo in cui man a mano Harry, Ron ed
Hermione crescono durante la saga.
- Hunger Games (Suzanne Collins): distopico
iconico, va assolutamente citato per personaggi come Prim, la
sorellina della protagonista, e Rue. Se lo leggete e volete solo
scrivere i bambini ma tanto siete dei misantropi va bene, ma se i
bambini vi piacciono tenete dei fazzoletti pronti perché ci sono tante
lacrime da versare.
- L’uomo dei cimiteri (Cactus di Fuoco): una nostra opera, ebbene sì! L’uomo dei cimiteri è un fantasy gotico ambientato nell’Irlanda dell’800 che segue le avventure del giovane Rory Tad sin dalla sua nascita in una notte buia e tempestosa. E, tra padrini becchini, pecorai, leprecauni e circhi itineranti, di bambini ce ne sono diversi e ci abbiamo vinto un Premio Watty, quindi pensiamo di averlo scritto abbastanza bene.
Tutti i disegni in questa pagina (e molto probabilmente anche in tutte le altre pagine, se non diversamente specificato) sono stati realizzati dalle nostre artiste, Furiarossa e Mimma. Potete vedere altri loro lavori e/o supportarle (e supportare così anche tutti i Cactus di Fuoco ;)) sulla loro pagina Patreon. Diventate patroni delle arti!