mercoledì 24 dicembre 2014

Storia di Natale 2014 - La gallina dorata

Buon Natale! Splendido Yule! Lucente Sol Invictus!
Gioia e meraviglia a voi e profumo di biscotti e case invase dalla luce e dalla musica!
Recuperare lo spirito del Natale, con tanto di sincera commozione, per qualche sconosciuto motivo sembra essere collegato alla prima episassi (perdita di sangue dal naso) di tutta la mia vita. Yuhu! Per la serie "cose strane". Ma sono felice lo stesso, pure sanguinando dal naso.
Yay!
Oggi si aprono i regali di Natale (che ho comprato, TUTTI, per TUTTA la mia famiglia, io, ragazza ventenne, con il mio denaro guadagnato disegnando, e sono felice, felice, felice di averlo potuto fare anche se significa che non avrò nessuna sorpresa quest'anno!).
È stato emozionante, alle 00:35 di notte, alzarsi in silenzio mentre tutta la famiglia dorme, scendere, scovare i regali che ho nascosto in tutti i punti della casa, incartarli, scrivere biglietti "fantasiosi" e infilarli a casaccio in mezzo al prese (ci ho messo pure una Wii, in mezzo al presepe, figuratevi un pò quanto è enorme la nostra rappresentazione della natività... e sono pure atea!).
E voglio fare un regalo pure a voi. Una favoletta (senza pretese nè niente, venuta di getto)!

Come una comune gallina dorata salvò una famiglia


C'era una volta una gallina dorata che viveva in un pollaio con altri tre suoi simili, poichè la persona che possedeva il pollaio era molto, molto povera e a stento aveva potuto permettersi di comprare gli animali, il materiale per costruire quell'unico piccolo pollaio e il cibo per mantenere gli uccelli. La gallina, di contro, era enorme e ben pasciuta, perchè i lombrichi non si comprano e la genetica non è un'opinione, e aveva le piume pulite, lucenti e profumate come citronella (vi accorgerete in molti, annusando una gallina pulita, che essa sa di citronella).
Quando fu la vigilia di Natale, il povero proprietario, che non poteva permettersi di uccidere un tacchino (che non possedeva), volle preparare uno splendido pranzo con una delle sue galline, e scelse proprio quella dorata perchè era la più bella e ben pasciuta, così preparò gli utensili per macellarla e, dopo essersi calcato in testa il suo cappello blu tutto macchiettato, si avviò poi al pollaio.
La gallina dorata, però, si avvide subito del cambiamento nel comportamento dell'uomo che si avvicinava a lei: lesse la minaccia nel passo cauto e nelle mani che si allungavano per prenderla, così prese a correre per non farsi acchiappare e corse per tutto il cortile, finchè l'uomo non fu stanco di correrle dietro.
L'uomo non capiva proprio perchè mai la gallina, che era sempre stata così mansueta, ora si comportasse in quel modo, poichè il povero contadino era abituato a pensare che tutte le galline fossero molto stupide.
Infatti, rispetto agli umani, le galline non hanno una grande intelligenza, ma sono di certo più dotate di quanto non gli si riconosca.
La gallina dorata, spaventata, non appena il povero contadino si fu allontanato, inquieta prese a cercare un modo per fuggire da quel luogo.
Gira avanti e gira indietro, alla fine salì su un mucchio di legna e mattoni e, battendo le ali più forte che potè, scavalcò la recinzione e fuggì. 
Il mondo fuori era vasto e inesplorato, ma alla gallina non interessavano cose del genere: lei vide che era tutto calmo, che l'erba cresceva verde ai bordi delle strade e che gli uccelli continuavano a cantare sulla sua testa.
Dorata, chiameremo così la nostra amica pennuta, prese a camminare lungo una strada sterrata di campagna.
Bisognava dire che non faceva tanto freddo per essere il periodo di Natale, anzi che molti umani non portavano nè cappotti, nè sciarpe o cappelli, ma si vestivano come in primavera. La gallina, con il suo piumaggio caldo, stava più che bene.
Dei bambini inseguirono Dorata, ma si stancarono dopo pochi metri e la lasciarono in pace.
Ah, quanto cibo in questo grande mondo! Solo, le mancavano un pò le sue altre amiche galline. Ma d'un tratto Dorata sentì il verso di almeno una dozzina di sue consimili e poco dopo le trovò: stavano razzolando libere, scortate da una vecchia signora, e sembravano non avere alcuna recinzione.
Dorata subito si mise fra esse e prese a fare conoscenza, salutandole e stabilendo i ranghi gerarchici come dovrebbe fare ogni brava gallina per bene. Qui c'era persino un gallo! Pensate, un gallo, come quello che non gli aveva mai voluto portare il suo vecchio padrone, perchè non voleva che nascessero pulcini, nè tantomeno sentire il canto di prima mattina.
Ed era, questo della vecchietta, un gallo bianco ed enorme, con due bargiglioni rossi e una voce tonante, ma tanto gentile che le altre galline potevano beccargli letteralmente addosso.
Ah, che vita per la nostra Dorata! Le splendevano gli occhietti nel vedere tutta questa meraviglia, anche perchè riuscì a fare amicizia praticamente subito con le altre sue simili. D'altronde le cose non sono troppo complicate fra di loro, quando tutte non hanno voglia di litigare e c'è in giro cibo per tutti.
La vecchia, che si chiamava Allegra, dapprima non si avvide che c'era una nuova gallina, ma quando tornarono al pollaio, la notò subito: era più grossa delle altre e di una bellezza fulgida.
Venne il giorno di Natale.
A casa di Allegra vennero i figli ed i nipoti e vi fu un grande scambio di doni. Si videro Playstation e X-Box, si videro serie TV in DVD e maglioni pelosi, ogni sorta di gioco, gioielli e vestiti. Ad Allegra fu donato un televisore a schermo piatto e lei ne fu felice perchè così avrebbe potuto regalarlo ai suoi vicini, in quanto lei non se ne faceva molto di un televisore e aveva sentito dire che guardarlo troppo faceva anche male agli occhi.
L'albero di Natale, tutto decorato di luci multicolori, di addobbi dorati, di un puntale argenteo, era come la bandiera che indicava a tutti "ecco, questo è un territorio felice, non state alla larga, anzi entrate".
Le galline, in cortile, razzolavano tranquille perchè a loro importava ben poco della mattina di Natale, almeno finchè Allegra non veniva a spargere il becchime per loro, un pò più del solito, ed allora era festa grande.
Dorata non aveva mai mangiato così tanto e poi alle galline furono lasciati anche gli avanzi del pranzo di Natale: pasta e vongole, il grasso di alcune fettine di carne, rimasugli di verdure.
Fra tutti i nipoti di Allegra, solo uno non era contento: si chiamava Piero e gli era stato regalato un macchinone radiocomandato e un album delle figurine dei calciatori, ma a lui non piacevano le macchine e il calcio lo annoiava soltanto, anche se suo padre gli parlava quasi solo di quello. Piero, però, sapeva che i suoi fratelli e i suoi amici e tutti i maschi degni di quel nome non dovevano mai lamentarsi di un regalo che avesse qualche cosa a che fare con il calcio, perciò, semplicemente, se ne stava seduto su un gradino dell'entrata del cortiletto, guardando le galline che razzolavano, con l'album in una mano e il giocattolo buttato sull'erba come una vecchia cosa rotta e non come una nuova cosa di Natale.
Piero aveva paura di dire ciò che gli piaceva davvero, non avrebbe mai rivelato a suo padre che lui di sera, prima di andare a dormire, faceva a cambio con i giocattoli della sua sorellina, o che quando andava dalle sue cuginette amava i loro videogames in cui si da da mangiare ai cagnolini o le splendide case bianche con tutti quei delicati, bellissimi mobili... oh si, le case delle bambole le chiamavano, ed era un nome così fru fru per oggetti così raffinati e ogni volta che Piero ci pensava gli veniva la rabbia, da digrignare i denti e da spaccare in due tutte le sue armi giocattolo e le macchinine, perchè lui, lo sapeva, non avrebbe mai avuto una di quelle case finchè non fosse stato grande e ne avrebbe potuto costruire una e dire che era il modellino di una villa.
Dorata, vedendo un rimasuglio di dolce sulla manica del ragazzino, si avvicinò a lui.
Un'altra cosa che Piero amava molto erano gli animali, ma suo padre non voleva tenerne, e così loro non ne avevano; amando molto queste creature, il ragazzo conosceva tutte le galline della nonna, una per una, e aveva dato un nome a ciascuna, ma di Dorata non si ricordava proprio.
La guardò con la bocca spalancata, come se quello fosse un miracolo natalizio, poi la prese delicatamente in braccio (e da lui la gallina si lasciò prendere, perchè lo stupore e la delicatezza non allarmano gli animali, in genere).
Che razza di cosa era questa! Tutta d'oro come se l'avessero tuffata nel metallo fuso e con delle belle zampe che sembravano gli speroni d'un gallo, paffuta e graziosa.
Piero la desiderò con intensità quasi dolorosa, poichè tutti avevano ricevuto un regalo vero, tranne lui, e a lui quella creatura piaceva.
Sua nonna comparve dalla cucina e interpretò subito lo sguardo del ragazzo. Oh, lei era una brava nonna: disse a Piero che aveva dimenticato di incartargliela e mettergliela sotto l'albero, anche perchè sarebbe soffocata in un incarto, ma che la gallinella dorata era il suo regalo di Natale.
Felice come una pasqua, Piero corse da suo padre e gli disse che quello era un regalo della nonna.
Dovete sapere che il padre di Piero, a causa di una situazione matrimoniale piuttosto instabile, non poteva più offendere sua suocera in alcun modo, così era costretto ad accettare da lei qualunque dono, ed Allegra lo sapeva, per questo aveva dato la gallina al suo amato nipote.
Così il padre dovette fingersi contento, entusiasta, e fare mille moine a quel volatile che lo disgustava come tutto quello che gli ricordava le umili origini della famiglia di sua moglie. Lui era un uomo serio, ok, forse non troppo serio vista la sua passione per le battute da cabarettista, ma era senza dubbio un uomo d'affari, di quelli importanti, e percepiva come una grossa umiliazione che suo figlio, il figlio di un uomo ricco e importante, avesse ricevuto come regalo una gallina viva. Di tutti i volatili, ecco, il meno nobile di tutti! Il più stupido! La gallina.
Se Dorata avesse saputo cosa quell'uomo pensava di lei, si sarebbe indignata e di certo avrebbe provato a cavargli un occhio, probabilmente riuscendoci.
Ma l'uomo ci teneva ancora alla sua famiglia, se non altro perchè i suoi colleghi lo avrebbero guardato come un poveraccio se lui l'avesse persa, durante il periodo di Natale per giunta, così egli promise di comprare una casetta per la gallina e metterla in giardino, pur con una fitta di disgusto al pensiero che quello stupido volatile-non-volante avrebbe potuto fare alle sue violette ed ai gerani e a come avrebbe spiegato  al suo giardiniere che avrebbe dovuto fronteggiare una minaccia ambulante su zampe raspanti come quella.
La gallina fu chiamata proprio Dorata e per il tempo in cui furono a casa della nonna rimase fra le altre galline, accompagnata piuttosto spesso dal suo nuovo padroncino, che era fuori di sé dalla gioia di avere un animale tutto per sé e pensava già a quali trucchetti avrebbe potuto insegnarle (sempre che si potessero insegnare dei trucchetti ad una gallina) e a come fotografarla non appena fossero tornati a casa, per poi condividere le foto su Instagram, ma soprattutto dove portare a razzolare, un pò come si portano le pecore al pascolo, la sua amica pennuta.
La gallina, dal canto suo, si era già abituata a quel piccolo umano che le veniva dietro e che ogni tanto le accarezzava la schiena con le punte delle dita, come se avesse paura di spaventarla.
Quand'ecco che qualcuno si avvicinò al cortile, un uomo vestito con laceri abiti da lavoro e un cappellino da baseball blu tutto punteggiato di macchiette di cemento: era il contadino povero che aveva perso la gallina e che stava salendo in paese per cercare qualche offerta in un supermercato e vedere se poteva permettersi una buona cena.
La gallina, non appena vide l'uomo, battè le piccole ali e prese a correre, ma così facendo attirò l'attenzione del contadino, che subito la vide e la riconobbe, anche perchè lei era tanto diversa dalle altre gallinelle, più sottili e bianche e nere, che razzolavano nel cortiletto.
Così il povero si avvicinò e spiegò che quella era la sua gallina e che era fuggita.
Il bambino negò, dicendo che era un regalo della sua nonna.
Il contadino volle sapere chi mai fosse la sua nonna e gira che ti rigira alla fine pure la nonna spuntò, quando udì la discussione fra il giovane e il vecchio farsi più accanita.
Allegra e il povero contadino si guardarono negli occhi e ammutolirono.
Persino le galline rimasero in un catatonico silenzio finchè la nonna non prese a ridere ed andò ad aprire al contadino, lo abbraccio ed entrambi quasi piansero, in preda ad una crisi isterica di felicità,
Saltò fuori la storia che il povero non era altri che il nonno, il marito di Allegra, Rinaldo, che anni prima si era perso di vista con lei durante un gran guazzabuglio dovuto al programma di protezione testimoni, e alla fine aveva deciso di ritirarsi a vivere in Calabria, la regione più povera d'Italia, dove era sicuro che non l'avrebbero mai trovato, ma che, ahimè, neppure la donna che amava di più al mondo sarebbe mai riuscita a rintracciarlo.
Senza più un soldo, l'uomo aveva iniziato a lavorare come raccoglitore di arance e in molti anni aveva racimolato abbastanza denaro da comprarsi un minuscolo appezzamento di terreno e una minuscola casetta di legno e poter vivere coltivando un altrettanto minuscolo orticello e lavorando saltuarialmente ancora come raccoglitore di agrumi.
Sua moglie lo credeva morto.
Ma ora erano di nuovo insieme e sarebbe stato fino alla fine dei loro giorni.
Fu così che il padre e la madre di Piero non si separarono,  la famiglia di Allegra fu ricomposta, Dorata si salvò e Piero ebbe il regalo che aveva sempre voluto e che lo spinse a diventare, da grande, il più ricco allevatore di pollame del Sud Italia.
Quanto al gallo, lui e Dorata ebbero molti e molti pulcini e furono quelli ad essere selezionati per diventare una nuova razza altamente produttiva, nonchè bella e pluripremiata.
Perciò, ricordatevi, niente è insignificante: neppure la gallina fuggita di un pover'uomo.

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