Le tracce portavano fino a quell'anonimo punto sotto un anonimo albero
nella foresta. Poi finivano completamente: qualche ultima goccia di
sangue, come se un rubinetto aperto fosse stato chiuso e avesse sputato
fuori le ultime gocce, e le impronte delle piante nude dei piedi
impresse sul terreno.
Il commissario Sacco, un tipo tarchiato,
capelli corti e grilletto facile, illuminava quel punto con una torcia
elettrica. Era la prima volta che gli capitava di vedere qualcosa di
simile dal vivo e da quella prospettiva. Scoprire le tracce, un caso
grosso, quasi sovrannaturale.
Dietro di lui c'erano Alfredo, l'uomo
che aveva scoperto le tracce, la sua ragazza Francesca e un altro agente
di polizia, Primo.
Alfredo dimostrava quarant'anni portati male,
tutto ossa e con i capelli grigi, e ne dichiarava venti. La sua ragazza,
di contro, avrebbe potuto averne al massimo ventidue, bella, capelli
lunghi biondo cenere e maglioncino a collo alto sopra i jeans attillati.
Primo invece era sulla trentina, capelli neri, spalle larghe e braccia
forti.
Primo sospirò
«Questo qui, dicono, che è il quinto che scompare così» disse
«Lo chiamano il Wendigo» si azzardò a parlare Francesca
«Chi, quello che è scomparso?» domandò Sacco, alzando un po' troppo la voce
«Ma no! No! L'assassino»
«Ah. Perchè lo chiamano il Mandingo?»
«Wendigo» lo corresse Alfredo, con voce calma.
Primo
si limitò a guardarli in silenzio. Lui sapeva tutto di quel caso, fin
nei più piccoli dettagli, e non aveva alcun bisogno di sapere perchè mai
lo chiamassero il Wendigo. Era ovvio.
«Uccide nei boschi» Spiegò Francesca
«Lo so» grugnì il commissario «So come uccide, signorina. Saperlo è il mio lavoro»
«E
poi non ci sono tracce e nessuno ha idea di come sia fatto» continuò
Alfredo, visto che la sua ragazza aveva smesso di parlare, intimidita
«Ricorda il mito dei cacciatori cannibali che vengono posseduti da uno
spirito e danno la caccia agli umani che...»
«Bla, bla, bla. Sciocchezze»
«Lo so!» ribattè piccato Alfredo «So che sono stupidaggini, ma è per questo che lo chiamano il Wendigo!».
Il
commissario lo guardò come se fossa idiota, ma Alfredo non arrossì,
sebbene una sensazione di inadeguatezza e rabbia si stesse impadronendo
lentamente di lui.
«Allora, quando avete trovato le tracce?» Chiese Primo, interessato
«Erano
più o meno le sette e mezza di sera» rispose Francesca «Avevamo fatto
un picnic e poi... beh, siamo andati a fare una passeggiata.
All'improvviso abbiamo visto dei vestiti sporchi di sangue sul terreno e
abbiamo sentito come se qualcuno si lamentasse e un rumore di...
trascinamento»
«Ah ah...»
«E quindi siamo venuti a controllare. C'era sangue dappertutto e poi via abbiamo chiamati e...»
«Signorina»
disse autorevole Primo «So che starebbe al commissario Sacco il compito
di dirvelo, ma sapete che voi due verrete con noi in centrale per dei
controlli, vero?» il poliziotto abbassò gli occhi sulle mani della
ragazza, illuminandole con una torcia «Lo vede che sono sporche di
sangue, vero?».
Le punte delle sue dita, si, erano scarlatte.
«Ma no! Questa è solo salsa! Stavamo facendo un picnic e poi camminando ci siamo portati un panino e...»
«Basta
così!» ruggì Sacco «Questa scusa è ridicola! Un uomo scompare, voi due
seguite tracce misteriose che scompaiono nel niente, chiamate la polizia
per rendervi insospettabili e...»
«La volete finire là sotto?» domandò una voce assonnata, da in mezzo ai rami scuri dell'albero.
Tutti
alzarono la testa. Una figura umana, magrissima, era appostata in mezzo
al fogliame, come un mostro pronto a balzare su di loro. Alla luce
della torcia, però, apparve essere un ragazzino che nemmeno li guardava,
con la voce piena di sonno e i capelli scompigliati.
«Che ci fai lassù?» Ringhiò Sacco
«Dormo
nel mio sacco a pelo, voglio vedere l'alba domani, l'ho trascinato
quassù, dannazione, e mi sono mangiato un panino e voi mi svegliate e
dite tutte quelle scempiaggini sul fatto che sono morto ucciso...».
Il commissario arrossì violentemente e diede la colpa ad Alfredo e Francesca
«Ci
avete chiamati per nulla! Quale Mandingo o Wendigo o quello che è!»
ringhiò, allontanandosi poi insieme a Primo, il quale sussurrò alla
coppietta, poco prima di allontanarsi
«Scusatelo. Fa sempre così»
«Sissignore!» esclamò Alfredo, con un sorriso sollevato.
Francesca si strinse al suo ragazzo, afferrandolo per il gomito, e gli sussurrò contenta
«Insospettabile, non è vero?».
Quando
la rappresentanza delle forze dell'ordine se ne fu andata, Alfredo
raccolse da terra un bastone e con quello colpì il cadavere del ragazzo,
che cadde dai rami dell'albero insieme al registratore vocale che
teneva fra le braccia. Pezzi di carne mancavano dal petto e dalle
braccia.
«Finiamo il nostro picnic, tesoro?» Domandò con delicatezza Alfredo.
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Per il contest di ArteScritta sul tema "Insospettabilità".
Abbiamo deciso di usare Alfredo perchè, beh, è il genio della serie, quello che
fa le cose più "insospettabili". Sinceramente non siamo completamente
soddisfatti del pezzo, abbiamo tagliato tutte le descrizioni che rendevano in
modo più chiaro la tensione psicologica, abbiamo dovuto lasciare dei nudi
fatti per via del limite di lunghezza (e alla fine non abbiamo neanche fatto
il conteggio, speriamo solo che siano meno di 6000 caratteri...).
Comunque non è male e ho avuto la possibilità di scrivere qualcosina...
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