Il rifugio per animali
di Forks non era un granché ed era sull'orlo della chiusura. Mike mi
disse che se volevo un gatto era probabile che lì non lo avrei trovato,
perché aveva da poco saputo che li stavano trasferendo tutti nel rifugio
di Port Angeles, l'Olympic Peninsula Humane Society, dove se volevo
avrei trovato persino uccelli, conigli o altri animali domestici.
«Port Angeles non è lontano, vero?» Domandai, mentre percorrevamo la strada per il rifugio di Forks
«No, niente affatto. Preferisci andarci?» Mike era quasi speranzoso
«Non ti piace il rifugio di Forks?»
«No, è che...» inclinò la testa, prendendo un profondo respiro «Preferirei andare a Port Angeles. E poi non sapevo che lo stessero chiudendo, adesso. Cioè, fino a stamattina»
«No, è che...» inclinò la testa, prendendo un profondo respiro «Preferirei andare a Port Angeles. E poi non sapevo che lo stessero chiudendo, adesso. Cioè, fino a stamattina»
«Allora andiamoci. Se non hai da fare»
«No, no, andiamoci!».
A Mike piacevo e lui
vedeva questa uscita come una specie di appuntamento, d'altro canto come
potevo dirgli di no? Era così gentile da accompagnarmi a prendere un
gatto, gli avrei volentieri concesso un vero appuntamento, con una vera
cena, per ringraziarlo.
«E poi» Disse lui,
mentre superavamo il fabbricato del rifugio per animali di Forks, un
casermone grigio e puzzolente «Quello di Forks lo stanno per chiudere
perché ci sono stati problemi con gli animali»
«Che genere di problemi?» volli sapere
«Oh, non... non è che
gli animali hanno dato problemi, è che iniziavano ad ammalarsi e cose
così perché erano tenuti male. Intendo, le gabbie venivano pulite
raramente e non c'era abbastanza manutenzione né abbastanza cibo, così
piano piano il rifugio ha perso tutti i possibili adottanti e ha subito
delle denunce dagli animalisti...»
«Che peccato» dissi «Sarebbe stato bello avere un rifugio come si deve a Forks. Avrei fatto la volontaria».
Mike mi guardò per un istante, prima di tornare a posare gli occhi di nuovo sulla strada
«Io ero un volontario» mi confessò «Ho dovuto mollare per diversi motivi. Non giudicarmi»
«Non ti giudico. Lo capisco. Specie se le condizioni sono quelle che mi hai descritto: non è bello se nessuno ti aiuta e devi pulire tutta la pupù da solo»
«Non ti giudico. Lo capisco. Specie se le condizioni sono quelle che mi hai descritto: non è bello se nessuno ti aiuta e devi pulire tutta la pupù da solo»
«Già. Meglio che il rifugio di Forks chiuda».
Un silenzio vagamente
imbarazzato calò nell'auto, mentre guardavamo gli alberi scorrere ai
fianchi dell'automobile. Dopo alcuni minuti, Mike accese la radio e
ascoltammo uno di quei ridicoli programmi radiofonici dove facevano le
vocine.
«Che ci fa quello in
mezzo alla strada?» Domandò Mike, rallentando nel vedere un tizio alto e
scuro immobile in mezzo alla strada.
Arrivammo a fermarci
per non investirlo. L'uomo, vestito con un impermeabile giallo
scolorito, se ne stava al centro della carreggiata a fissare verso il
bosco con uno sguardo atterrito, come se si aspettasse di vedere uscire
un mostro.
Abbassai il finestrino e mi sporsi
«Mi scusi... signore? Ha bisogno di qualcosa?».
Quello parve
riscuotersi all'improvviso e ci guardò. Aveva gli occhi nerissimi e le
labbra tremanti erano brune, i capelli mossi gli scendevano fino alle
spalle, umidicci.
«Potete darmi un passaggio?» Chiese, con voce roca e tremula.
Mike mi guardò e poi, vedendo che non sembravo contrariata, disse
«D'accordo, amico, ma stiamo andando a Port Angeles. Sali dietro».
L'uomo annuì e
ringraziò diverse volte, poi aprì la portiera e si infilò dietro di noi.
Aveva l'aspetto di un serial killer, tranne l'impermeabile giallo, e mi
ricordò che avrei dovuto comprare al più presto una bomboletta di spray
al peperoncino. Ripartimmo.
«Che ci facevi lì?» Domandò Mike, con aria affabile
«Io stavo... stavo facendo...» l'uomo balbettò, confuso, poi si appoggiò allo schienale «Sono stato inseguito» concluse infine
«Da chi?»
«Da due persone. Due persone pallidissime» disse
«Forse erano i Cullen» scherzai e Mike diede in una risatina nervosa
«I Cullen?» domandò l'uomo, alzando il tono di voce «Chi sono i Cullen? Sono bianchi come gesso?»
«Si» disse Mike
«E sembrano belli, ma hanno terribili occhiaie scure?»
«Si» confermai io, sentendo che i miei sospetti sulla follia di quella famiglia fossero sempre più sensati
«Hanno gli occhi rossi come sangue?».
Battei le palpebre. Occhi rossi come sangue? Non mi sembrava proprio, ma poteva essere che indossassero lenti a contatto.
«No» Dissi «Ma non li conosco abbastanza per saperlo».
Mike si strinse nelle spalle, inspirando dall narici rumorosamente
«Neanche io li conosco abbastanza. Nessuno li conosce abbastanza. Perché ti inseguivano?»
«Io... non lo so»
balbetto l'uomo «Volevano farmi del male. Mi hanno minacciato, ma non so
perché. Volevano bere il mio sangue, credo»
«Che ci facevi da solo nel bosco, amico?» Domandò Mike, incuriosito
«Raccoglievo funghi»
disse senza esitazioni l'uomo «I boschi sono pieni per ora. Beh, sono
pieni sempre, considerato quanto piove. Ma ho perso il cestino mentre
fuggivo»
«E vuoi andare a Port Angeles?»
«Si. Mia zia vive lì, per ora sono in vacanza e sto da lei»
«E da dove vieni?»
«Dal Texas»
«Un bel cambiamento da lì a qui» ridacchiò Mike «Spero che ti piaccia l'umidità»
«Mi piacciono i funghi» ribatté quello «E tanto basta».
Aveva una voce e un
aspetto inquietanti, dinoccolato e lungo, con la faccia rasa così
perfettamente da sembrare quella di una donna, ma indubbiamente si
trattava di un uomo. Gli occhi grandi contrastavano con il naso lungo e
adunco, il mento carnoso era segnato da una fossetta.
Nonostante ciò sembrava
anche un tipo tranquillo e beneducato, di certo molto più di quei fuori
di testa dei Cullen, perciò non avemmo alcun problema a portarlo fino a
Port Angeles, dove si fece scaricare proprio all'entrata della città,
ringraziandoci profusamente per l'aiuto.
«Di nulla amico» Rispose Mike, amichevole come al solito.
Ripartimmo e dovemmo
girare un bel po' per trovare il rifugio, perché Mike si era
completamente scordato dove si trovasse. Alla fine ci facemmo dare
indicazioni da un contadino che si stava riposando sul ciglio della
strada, appoggiato al retro del suo camioncino stipato di patate, che ci
indicò la direzione per uscire da Port Angeles e trovare il rifugio.
Percorremmo il grande
stradone grigio, fiancheggiato da conifere folte e basse e da recinzioni
di fortuna, finché non trovammo il posto che ci era stato descritto.
«C'eri mai stato prima?» Chiesi a Mike
«Si. Mi ci portava mio padre, ma da solo non ci sono mai venuto»
«Per fortuna l'abbiamo trovato, anche se ora è tardissimo»
«Che vuoi fare, vuoi tornare a casa?»
«No. Telefono a mio padre per dirgli che farò tardi e andiamo. Tranne che... tu vuoi tornare a casa?»
«I miei non mi aspettano oggi, sono andati al matrimonio di mia cugina»
«E tu perché non ci sei andato?»
«E tu perché non ci sei andato?»
«Ho litigato con lei. È una deficiente» rispose tra i denti, aprendo la portiera.
Scendemmo dall'auto e
ci dirigemmo verso gli edifici che si vedevano da lontano, nascosti in
mezzo al verde. Camminammo lungo una recinzione, stavolta robusta, e
superammo un poster di plastica che specificava gli orari di apertura:
altro che in ritardo, eravamo in anticipo!
Ma per fortuna sembrava che ci fosse già qualcuno dentro ad aspettarci.
Una signora con i capelli tinti biondi e le sopracciglia nere ci venne incontro
«Salve, ragazzi!» Disse «Come mai qui così presto?»
«Non sapevamo l'orario, ci scusi» si giustificò Mike
«Non sapevamo l'orario, ci scusi» si giustificò Mike
«E io non stavo nella pelle all'idea di venire qui» aggiunsi.
La donna fece un gran sorriso
«Volete adottare?»
«Io si» alzai la mano «Sono qui per un gatto!».
La donna ci fece un gesto per invitarci ad entrare ed iniziò a fare strada
«Per quale gatto?»
«Perché, potevo scegliere da qualche parte fuori da qui? Avete un sito?»
«Si, abbiamo un sito internet. Mi sembra che non l'abbiate nemmeno visitato»
«No» dissi, sincera «Sono di Forks, mi hanno detto che lì il rifugio sta per chiudere e così siamo venuti qui»
«Ah. Va benissimo. Allora, vuoi vedere i gattini?»
«Si, si!». Lanciai
un'occhiata a Mike e vidi che anche lui sorrideva. Chissà se gli
piacevano i gatti quanto a me oppure se era un tipo da cani... lo vedevo
sempre allegro, sorridente, espansivo, mi ricordava un labrador oppure
un golden retriever.
La donna mi portò a
conoscere gli ospiti felini della struttura. Erano tutti adorabili,
anche se in modi diversi, ma dovevo anche scegliere il gatto che più si
adattava al mio stile di vita e alle mie esigenze.
«Uno giovane ma non troppo» Dissi ad alta voce «Uno o al massimo due anni di età»
«Allora ci sono Lady, Finny e Twilight» mi disse la donna, portandomi a vedere i tre animali, uno dopo l'altro.
Lady era una gatta a
pelo semilungo, grigia e bianca, con gli occhi gialli. Finny era
tarchiato, con un'ossatura robusta, marrone e con gli occhi arancio, un
vero affascinatore che faceva le fusa a mille e per un istante pensai di
non volere nemmeno vedere Twilight perché sarebbe stato inutile: avrei
preso Finny; ma per essere sicura di non aver perso nessuna opportunità
andai a guardare anche Twilight.
Twilight era un micio
davvero particolare: nerissimo, come un pezzo di carbone, con il pelo un
po' più lungo intorno alla collo che gli dava un'aria trasandata e
spettinata e i denti che gli uscivano fuori dalla bocca con i canini di
una minuscola tigre dai denti a sciabola. I suoi occhi, di un arancio
tendente al rosso, lampeggiavano nella mia direzione come se volesse
qualcosa in particolare da me, come se volesse ipnotizzarmi.
«Che carino!» Esclamai, riuscendo a trattenermi a malapena dall'aggrapparmi alla sua gabbia.
Mike rise vedendolo
«Guarda che denti di vampiro che ha!» disse «Sembra Dracula, con il colletto del mantello alzato!».
Non aveva tutti i torti, quel felino sembrava proprio un Bela Lugosi animale in miniatura, con un carisma tutto particolare.
«Posso interagirci?» Domandai alla donna «Voglio vedere com'é, di carattere»
«Certo» disse lei, aprendo la gabbia «Ma è dolcissimo, davvero».
Twilight venne fuori timidamente, muovendo la coda come un serpente e annusando le mie scarpe cautamente.
Mike si chinò per accarezzarlo sulla testa e Twilight lo scansò con una mossa veloce per nascondersi in un angolo.
«Non sembra molto socievole» Commentò.
La volontaria parve mortificata
«Di solito è buonissimo. Non so cosa gli è preso oggi, davvero. Dategli un'altra possibilità».
Mike mi guardò
«Che ne pensi di
provare con quell'altro gatto, Finny, che ti piaceva così tanto? Quello
faceva le fusa da dietro le sbarre, era adorabile!».
Non ebbe il tempo di
finire la frase che Twilight ritornò, con un topino di plastica fra le
fauci, che depositò ai piedi di Mike, come una sorta di dono rituale per
farsi perdonare. Probabilmente il gatto era nervoso, non era abituato a
noi, ma desiderava che gli volessimo bene ed era davvero straordinario.
I gatti neri, inoltre, si sa che sono magici.
«Twilight è perfetto» Dissi, sicura «Ma mi piacerebbe interagire con Finny prima di sapere quale prendere».
Mi abbassai e carezzai
il micino con un gesto lungo, sulla schiena: lui alzò il sedere e parve
stiracchiarsi sotto quel tocco, mentre emetteva un peculiare suono di
fusa che somigliava ad un morbido "frrrr frrrr".
«Sei sicura di voler
vedere anche Finny?» Domandò la volontaria, che a quanto pareva era
decisissima a scodellarmi il gatto con i denti da vampiro
«Si. È un gatto bellissimo»
«Ma anche Twilight lo è»
«Ma voglio testare il carattere di Finny»
«Preferisci i gatti con un carattere forte o quelli amichevoli, cara?» indagò la donna
«Non lo so. Dipende» mi strinsi nelle spalle «Mi piacciono i gatti a cui piaccio e mi facciano ridere».
La donna, con le labbra
ridotte ad una sottile linea, andò ad aprire anche la gabbia di Finny,
che ne uscì come uno smargiasso, a coda alta e miagolando, mentre si
strusciava contro le caviglie di Mike.
«A me piace questo» Dichiarò il mio compagno di scuola «Guarda che bel bestione coccoloso!».
Malgrado il nome
delicato, Finny era grosso due volte Twilight, con una coda grossa quasi
come il mio polso e adorabili zampone dalle dita rotonde. Inoltre era
un ruffiano socievole e tentatore, mentre Twilight era più nervosetto e
quando vide Finny si nascose dietro le mie gambe, sbirciando di quando
in quanto con un occhio solo.
La scelta era difficile
e avrei dovuto pensarci su a lungo, ma contemporaneamente volevo
tornare a casa al più presto con un gatto tutto mio. Giocai con entrambi
i gatti, li accarezzai, poi li presi in braccio.
Quando sollevai da
terra Twilight, quello si acciambellò tutto contro il mio petto e iniziò
a fare fusa sommesse, con l'espressione di chi si sente protetto,
muovendo soltanto la punta della lunga coda, ma quando lo feci con Finny
quello iniziò a dimenarsi e mi graffiò superficialmente una mano, per
sbaglio. Bastò quel piccolo errore a guidare la mia scelta.
«Prendo Twilight» Dissi «Gli piace stare in braccio, a me piacciono i gatti a cui piace stare in braccio»
«Sei sicura?» domandò Mike, sollevando un sopracciglio «Finny è un figo»
«Si, lo è, ed è per questo che per lui trovare casa sarà molto più facile. E poi mi piacciono i gatti neri».
Il mio compagno guardò
con una punta di rimpianto la volontaria che richiudeva di nuovo in una
misera gabbia Finny e mi chiesi se avesse intenzione di adottarlo, un
giorno o l'altro.
«Dovrai compilare un questionario» Disse la donna, rivolgendosi a me «E firmare alcuni documenti»
«Non c'è alcun
problema» dissi, raccogliendo di nuovo da terra Twilight e portandolo
con me verso la reception, dove nel frattempo erano arrivati due signori
di mezz'età, un uomo e una donna.
Dovetti rispondere ad
una serie di domande su come era fatta la mia casa, sul fatto che avessi
avuto animali precedenti o meno e sui miei ancora inesistenti orari di
lavoro, poi firmai dei documenti e feci parlare la volontaria con mio
padre, al telefono, e finalmente Twilight divenne mio.
Mi vennero date un
mucchio di indicazioni su come tenere un gatto, ma non ne avevo bisogno:
avevo accuratamente studiato online come si accoglie un nuovo gatto in
casa. Mi dissero anche che ero fortunata: i padroni precedenti di
Twilight lo avevano già castrato, altrimenti avrei dovuto lasciarlo a
loro e attendere che venisse operato prima di poterlo portare a casa e
sarebbe potuta passare anche più di una settimana.
Avevo dovuto scegliere
anche se tenere il suo vecchio nome, Twilight, oppure se dargliene uno
nuovo, ora che lo stavo adottando, così decisi che lo avrei chiamato
Dracula il Potente Dentone, solo Dracula per gli amici.
Avevo un gatto. Un gatto tutto mio, nero, giovane e bello.
Quando tornammo in
auto, notai che non ci eravamo neanche portati un trasportino, dunque il
gatto avrebbe dovuto viaggiare sulle mie ginocchia, ma ahimè, a lui
piaceva andarsene a spasso e passeggiò pericolosamente sul cruscotto e
poi sui sedili posteriori, distraendo Mike.
«Tieni quel gatto, santo cielo!» Sbottò lui, che però non potè trattenersi dal ridere.
Dracula amava la sua auto: sfregava la faccia contro i sedili, mentre camminava, e faceva fusa potentissime.
Recuperai il felino,
gli tenni la collottola e me lo feci sdraiare sulle gambe,
costringendolo a calmarsi con massaggi leggeri sul cranio.
«Molto meglio» Commentò Mike «Hey, ti va di fare uno spuntino? Sto morendo di fame»
«Si, come no» accettai di buon grado
«Solo che... il gatto, che si fa? Lo lasciamo in macchina da solo?»
«Perché, che succederebbe? Non fa caldo, non rischia di morire mentre mangiamo un cornetto»
«No, ma è un gatto, con gli artigli e tutto, rischia di distruggermi i sedili».
Lui aveva ragione, ma avevo previsto tutto: con un gesto teatrale estrassi dalla mia borsetta una pettorina con un guinzaglio.
«È ora di testare» Dissi con piglio teatrale «Come si comporta Dracula al guinzaglio».
Ci fermammo ad uno
starbucks e infilai senza difficoltà la pettorina a Dracula, poi
scendemmo. Con passo caracollante e malfermo, ondeggiando come se fosse
ubriaco, il gatto ci seguì.
«Almeno non lo devi trascinare» Commentò Mike «Come quei gatti nei video».
Prendemmo da bere e una
ciambella ciascuno e rimanemmo lì a chiacchierare. Dracula, legato con
il guinzaglio ai piedi del tavolino, attirava lo sguardo dei curiosi e
una mamma con due bambine al seguito si avvicinarono per vederlo meglio.
«Non morde» Dissi subito «Lo potete accarezzare. L'abbiamo appena adottato, è il suo primo giorno d'aria».
Le bambine,
educatamente, presero a lisciare il pelo di Dracula e lui iniziò a fare
le fusa ed a girare su sé stesso, dando testatine affettuose alle mani
delle due bimbe.
Io e Mike parlammo un
po' con la mamma, che ci encomiò per il bel gesto di aver adottato un
gattino e ci disse che eravamo una bella coppia.
Mike arrossì, ma sorrise.
«Non siamo ancora una
coppia» Mi affrettai a dire «Ci conosciamo da qualche settimana, da
quando mi sono trasferita a Forks da Phoenix. È il mio migliore amico,
ma non stiamo insieme»
«Allora siete una bella
coppia di amici» si corresse la donna, poi prese per mano le sue due
bambine «Ora andiamo, piccole! Cosa si dice ai signori che vi hanno
fatto accarezzare il gattino?»
«Grasie» dissero le due piccole, in coro, dondolando un po', poi la famigliola si allontanò.
Mike mi guardò, incrociando le mani sul tavolo
«Non siamo ancora una coppia?» domandò, beffardo
«Già. Può darsi che capiti» concessi «Se per te va bene»
«Ma prima dovremmo darci un appuntamento»
«Dove, a Port Angeles» ghignai
«Perché no. Però pensavo una location più romantica»
«Dimmi, sono tutta orecchie»
«Che ne pensi di una gita alla riserva indiana?»
«Che ne pensi di una gita alla riserva indiana?»
«Ma non dobbiamo andarci con gli altri?»
«Si, è vero» disse lui,
rilassandosi contro lo schienale «Ma se ti piace quando siamo con gli
altri, poi possiamo tornarci da soli»
«Io ho un'idea migliore»
«Spara»
«Trekking nei boschi.
Se sopravviviamo insieme all'attacco di un orso, allora vuol dire che
siamo fatti per stare insieme» scherzai
«Allora dovremmo andare
a Goat Rocks» rispose «È il posto peggiore del mondo per campeggiare,
uno stratovulcano inattivo pieno di orsi e neve»
«Mi sembra romanticissimo. Nel vero senso della parola»
«Romantico? E perché mai?»
«Romantico? E perché mai?»
«Sai cos'è il romanticismo, vero?».
Parve spiazzato da quella domanda. Sorrisi
«Quando torni a casa,
fai una ricerca sul romanticismo» gli dissi «E quando avrai finito
saprai perché Goat Rocks mi sembra il più romantico dei posti in cui
andare»
«Quindi... è lì che vuoi andare» sembrava quasi spaventato «È davvero pericolosissimo per chi non è un esperto»
«E quindi un giorno ci
andremo, ma non ora» lo tranquillizzai «Iniziamo da una meta facile.
Conosci il territorio meglio di me. Andremo a fare trekking insieme,
scegli tu la meta».
Il suo bel volto da bambino si illuminò tutto e i suoi occhi azzurri scintillarono
«Quindi ci stiamo dando un appuntamento?»
«Senza dubbio. Sei il
mio migliore amico, qui. Anche se dovesse saltare fuori che non stiamo
bene come coppia sarà comunque divertente»
«Si» disse lui, battendo le mani due volte
«E poi questo era un test» completai «Ti avrei dato un appuntamento se ti fossero piaciuti gli animali»
«Li adoro!» replicò «E adoro anche Dracula! Anche se preferivo Finny»
«Perché non lo prendi tu, allora? I tuoi non vogliono?» lo interrogai
«No» scosse la testa, l'espressione triste «Ma ho un cane che fa a pezzi i gatti, non sarebbe una grande idea».
Continuammo a
chiacchierare, poi facemmo una breve passeggiata, infine tornammo a
Forks. Fu una delle mattinate più tranquille e divertenti della mia vita
ed ero euforica per essere riuscita finalmente ad adottare Dracula.
All'inizio papà ignorò
il gatto, come se non esistesse, ma quando uscii dalla stanza e mi
nascosi dietro la porta, lo vidi alzarsi dal divano per andare a
lisciare la testolina del felino. Oh, papà! Quando avrebbe imparato che
amare i micetti non era una cosa da femminucce?
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Note degli autori: Questo
capitolo e gli avvenimenti in esso presenti sono del tutto assenti nel
libro originale, Twilight; questo perchè Belarda Cigna ha un carattere
diverso da Bella Swan e ciò la porta a fare scelte diverse, che
necessitano di alcuni capitoli accessori liberi dalla nefasta influenza
dei Cullen (o talvolta anche con la nefasta influenza dei Cullen,
ma con nuovi fatti non accaduti nel libro) in cui si svolgono azioni
che allontaneranno gradualmente la trama di questo libro da quella
dell'originale, per evitare l'effetto semplice riscrittura.
Sunset sarà dunque un libro più lungo di Twilight, nel suo insieme.
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aggiorneremo la storia su questo blog un pò più lentamente che su
wattpad, quindi se avete la app di wattpad, oppure vi piace leggere
direttamente dal sito, continuate a leggere la storia da qui
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