domenica 13 ottobre 2024

Il Paradiso del lombrico

Il paradiso del lombrico



C'era una volta un uomo che era appena morto e si era perciò ritrovato alle porte del paradiso.
Le porte del paradiso però, erano chiuse, una cosa che l’uomo non riusciva proprio a concepire: infatti lui era sempre stato un ottimo cristiano, almeno dal suo punto di vista.
Era sempre andato a messa la Domenica, aveva sempre seguito i comandamenti. Beh, forse sempre, sempre no. Ogni tanto, diciamo, aveva sgarrato pure lui e in linea di massima aveva sempre detto agli altri di credere in Dio, e lui ci aveva creduto... e aveva fatto bene, pensò, a crederci perché una volta che era arrivato nell'aldilà, aveva effettivamente trovato quelli che gli sembravano i cancelli del Paradiso, tutti perlescenti, con i dettagli di oro che scintillavano, sopra queste nuvole altissime, che a guardare sotto gli venivano le vertigini.
Allora lui si sedette per terra e aspettò e aspettò e aspettò.
Quello che successe fu che a un certo punto qualcuno aprì questi cancelli.
Subito l’uomo si precipitò a infilare la testa dentro il cancello e il cancello fu chiuso e lui rimase strozzato con la testa dentro i Cancelli del Paradiso, urlando, «Fammi entrare, fammi entrare».
Allora qualcuno aprì il cancello: era un Angelo, che uscì a parlare con lui.
«Mi scusi signore, ma lei che cosa fa? Che cosa sta facendo qui davanti alle porte del Paradiso?» «Che cosa sto facendo?» Disse l'uomo, «Voglio entrare, ovviamente» e l'angelo gli disse «Mah, non mi pare che lei sia in lista per entrare. Voglio dire, lei deve stare qui fuori e aspettare che vengano a prenderla per portarlo altrove»
«Come portarmi altrove? Io merito il paradiso!»
«Ah, lei merita il paradiso» rispose l’Angelo «E va bene, se è così la faccio parlare direttamente col mio principale» E prese per mano l'uomo e lo portò direttamente fra le sfere più alte.
In questa luce intensa, sopra le nuvole pi+ alta c'era un profumo di fragole e c'era un vento leggero, una brezza che portava un tepore sottile e tutto era meraviglioso e la temperatura sulla pelle era era come un secondo vestito, un guanto perfetto, e si sentiva il rumore degli uccelli che cantavano e dell'acqua che sgorgava. Insomma un Paradiso assoluto, esattamente quello che qualcuno si potrebbe aspettare.
E così l'uomo fu portato direttamente di fronte alla presenza di Dio che non vi descriveremo, perché Dio è indescrivibile. Dovreste morire e vederlo per poterlo descrivere, e visto che noi non siamo morti e la storia ci è arrivata di seconda mano, possiamo dire che l'uomo incontrò Dio, ma noi non sappiamo come questo Dio fosse fatto.
Possiamo rappresentarlo, se volete, come una gigantesca e luminosissima noce di cocco. Badate bene, questo non è l'aspetto che dovete per forza immaginare per Dio, ma se non avete una un'immaginazione particolarmente fervida, potete visualizzare una noce di cocco grande come due autobus, uno sopra l'altro, ed estremamente luminosa.
Lo sapevate che la noce di cocco è uno dei simboli di Gesù? Comunque, ritornando alla storia, quest'uomo finalmente incontrò Dio e Dio gli disse: «Scusa, ma cosa ci fai qui?».
L'uomo rispose: «Sono morto e sono venuto in Paradiso».
Dio lo guardò bene.
«Mi ricordo la tua faccia, perché mi ricordo la faccia di ogni singola creatura sulla Terra, e non mi pare proprio che tu debba stare qui».
L'uomo era attonito
«Ma io sono andato a messa tutte le domeniche» Disse «e sono sempre stato attento a ricevere il messaggio di Dio, e a trasmetterlo agli altri»
Dio allora si infuriò.
«Come? Come sarebbe a dire? Io sono venuto a te, a parlarti direttamente di persona. E tu ogni singola volta mi hai rifiutato. Quindi che cosa ci fai qui?».
L'uomo si sorprese.
«Io non l'ho mai rifiutata, Vostra Altezza ed eccellenza. Io, io sono sempre stato un vostro fedele servitore».
Allora Dio prese dal terreno una manciata di di terriccio, e in questa manciata di terriccio umido c'era un verme.
Subito l'uomo disse: «Ah, un verme dunque. E per farmi capire che avrei dovuto essere più umile, come un verme della terra»
E Dio gli disse: «No, sciocco, no, non è per niente questo. Il fatto è che io sono venuto da te con questa forma»
L'uomo lo guardò attonito.
«Con la forma del terreno, Signore?»
«No, stupido» rispose Dio «Con la forma di un verme. Sono venuto da te come l'umile lombrico l'umile lombrico che non fa mai del male a nessuno, puro e innocente dal giorno della sua nascita al giorno della sua morte, il Lombrico che porta agli umani solo terreni sciolti e fertili, la mia benedizione, il mio patto fra la natura e voi. Io sono venuto a te come l'umile verme per portarti la gioia. E tu che cosa hai fatto? Hai preso e mi hai schiacciato, rifiutando per la prima volta il mio patto»
«Ma… ma io non lo sapevo» disse l'uomo
«Eh, non lo sapevi, come sarebbe a dire che non lo sapevi? Quando qualcuno ti parla chiaro, tu non lo capisci, perché è quello che il verme dice, il verme è lì da te per offrirti un servizio perfetto. Niente malizia e solo vantaggi»
«Eh non lo sapevo» insistette l'uomo.
Dio allora alzò una mano e sulla mano si posò una piccola ape dorata.
«Sono venuto da te come un'ape. L'ape che grazie al suo lavoro incessante impollina i fiori e che produce più miele di quanto ne possa mangiare, perché anche tu possa godere di questa dolcezza, perché anche tu possa nutrirti del lavoro di qualcun altro. Ecco, anche lì era un mio segno. Sono venuto a te per darti la mia amicizia e per chiederti se era quello che desideravi. Così tu hai visto l'ape posata sul davanzale della tua finestra, hai arrotolato un giornale e mi hai uccisa».
L'uomo era imbarazzato, mortificato.
«Non non lo sapevo, mio Signore» Disse.
Dio lo guardò storto e lasciò volare via l'ape.
«Beh, non è finita qui, disse una volta sono venuto a te come cane, un cane che ti aveva preso a cuore e che desiderava fare la guardia al tuo giardino non avrebbe mai permesso ai malintenzionati di entrare. Tutto quello che avrebbe fatto era darti la sua fedeltà, il suo amore incondizionato. E tu che cosa hai fatto? Poiché non ti piaceva che il cane perdesse pelo o che si sdraiasse davanti alla tua porta, hai fatto una polpetta avvelenata e gliel'hai data e mi hai ucciso per la terza volta».
L'uomo adesso era visibilmente paonazzo.
«Eh, io non lo sapevo» disse
«Eh, ma tu non sai niente» rispose Dio «Com'è possibile questa cosa? Io continuo ancora e ancora e ancora a venire da te con chiari segni della mia amicizia, e tu ogni volta mi uccidi. Per fortuna tua sono un Dio e perdono, però tre volte sono anche troppe. La cosa è che sono arrivato da te anche una quarta volta»
«Una… una quarta volta?
«Sì. Sono venuto a te come ragno delle cantine. Non avrei potuto essere più adamantino riguardo all’amicizia che ti offrivo: creatura innocua per te, ma flagello degli insetti molesti, mi ero appostato in un angolino dove potevi a malapena vedermi e ho tessuto con impegno la mia trappola e casa. E tu cosa hai fatto? Mi hai chiamato schifoso, hai distrutto la mia casa e mi hai schiacciato con il piede»
«Ma… ma era solo un ragno...»
«Le parole che usi non hanno senso. E se io dicessi “era solo un patto d’amore”? Se dicessi “era solo il mio messaggio per te”? Non ha forse lo stesso significato di “ragno”?. E come se non bastasse, anche se ormai non avevo speranze per te, ci ho provato ancora… e sono venuto da te, come bruco geometride»
«Bruco geometride?» Domandò l'uomo «E che cos'è?».
Subito Dio si abbassò e prese dall'erba fresca che cresceva ai suoi piedi una piccola creatura, un bruchino verde che camminava in modo buffo, contraendosi e allargandosi come il compasso di un geometra.
«Questo poi...» Disse «… Non sai neanche i nomi delle creature del mio creato. Questo è un bruco geometride ed è ed era lì per farti sorridere con i suoi movimenti buffi. E un giorno sarebbe diventato una farfalla che avrebbe potuto insegnarti molto sull'arte del volo e sulle relazioni che esistono fra le piccole creature. Avrebbe potuto farti sorridere, oltre ad impollinare i tuoi fiori. E tu che cosa hai fatto? L'hai visto sul bordo di una di una foglia di lattuga e lo hai schiacciato. Questo questo io non posso perdonarlo poiché per già tre volte ti avevo perdonato. E infine ti ho mandato il più piccolo e colorato dei miei figli e anche lui creatura adorabile che non poteva farti nulla di male. Anche lui tu hai ucciso. Era chiaro a quel punto che cosa desideravi. Ognuno di noi crea il suo paradiso nel momento in cui tu tratti qualcun altro. Con le scelte che hai fatto nella tua vita, hai plasmato il luogo che ti avrebbe accolto dopo la tua morte. Perciò tu hai scelto un mondo in cui il suolo non è sciolto e fertile. Ma duro e freddo e inospitale per la vita. Non hai scelto un luogo dove la frutta è dolce e matura, ma un luogo dove ogni fiore non porta frutto. E non hai scelto un luogo protetto e pieno di amici, ma un luogo senza guardiani e senza amore. E infine hai scelto di ripudiare persino le piccole cose, le piccole gioie che rendono la vita degna di essere vissuta».
Dio, circondato di ogni sorta di creature, si abbassò per incontrare gli occhi dell’uomo.
«Vedi» Disse «Inferno e Paradiso non sono completamente separati ed è solo il nome che noi diamo a questi luoghi. Alla fine siamo noi a sceglierli e tu con le tue azioni hai scelto quello luogo, un luogo freddo e buio, senza gioia e senza amore. Magari ti ci troverai bene visto che lo hai scelto. E anche se i nomi di questi luoghi che non sono completamente separati, anche se non sono paradiso e inferno, di certo quello che ti sei scelto tu, io non lo chiamerei paradiso».




E l’uomo si ritrovò in una pianura sterile e dura, senza frutta e senza fiori, senza amici, sotto un sole bruciante, punto da nugoli di zanzare, infastidito da sciami di mosche.

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