(Lupus Hominarium)
Nota:
In alcune pubblicazioni le parole “lupo mannaro” e “licantropo” sono sinonimi, in altre viene fatta una netta distinzione. Nelle leggende popolari, spesso il lupo mannaro è semplicemente un grande canide dalle sembianze mostruose e dalle abitudini antropofaghe.
In questa scheda parleremo specificamente del Lupus hominarium, conosciuto sia come lupo mannaro che come lupo di tomba o mangiatombe, un grande canide antropoide a forma fissa (incapace di trasformarsi) e da non confondersi con i licantropi né con i grami dei cimiteri.
ORIGINI
Per motivi di cui parleremo ampiamente più avanti, non ci sono studi molto approfonditi riguardo alle origini di questa affascinante specie, ma si ritiene che l'antenato più probabile sia lo Xenocyon lycaonoides, un canide di grosse dimensioni vissuto nel Pleistocene, fra 1,8 milioni di anni e 30.000 anni fa. È interessante notare come i mannari condividano questo (probabile) antenato comune con i licantropi aurolupus.
Secondo alcuni, ripetuti incroci con i licantropi hanno nel tempo modificato il grezzo aspetto dei lupi mannari fino a portarli alla “versione” da noi conosciuta oggi, sebbene non siano in grado di mutare forma, ma si tratta soltanto di una teoria che non viene supportata da molti studiosi.
ASPETTO
Il demonologo francese Pierre Delancre, lo descrive così:
«Essi sgozzano li cani e li bambini e li divoran con eccellente appetito; camminano a quattro zampe; ululano come veraci [lupi]; hanno ampia bocca, occhi di fuoco e zanne acuminate».
In realtà differisce consistentemente da un licantropo: non è capace di trasformarsi, ha braccia più lunghe e robuste, una lunga coda folta (i licantropi hanno spesso coda vestigiale o addirittura assente), gambe più corte e arcuate, unghie scure e in proporzione grandi, ma la prima differenza percepita ad occhio è la taglia.
Se i licantropi durante il plenilunio hanno spesso una taglia di poco maggiore a quella della loro forma umana, i lupi mannari esibiscono invece una grandezza sconvolgente, con un'altezza sempre superiore ai due metri, muscolose braccia lunghe e con mani molto grandi dotate di forti artigli ricurvi che possono essere utilizzate per scavare, scalare alberi o edifici e abbrancare la preda.
Mani a confronto |
La loro pelliccia, che può essere liscia ma più frequentemente riccia, è molto più folta di quella di un licantropo ed esibiscono una maestosa gorgiera che in alcune femmine può somigliare ad una vera e propria criniera.
Il dimorfismo sessuale è interessante: i maschi hanno pelliccia più corta e chiara e forme più scattanti, mentre le femmine sono più pesanti, con maggiori quantità di grasso, e hanno un manto più lungo, scuro e talvolta più denso, mentre l'altezza non varia molto a seconda del sesso e un esemplare molto grande può essere indipendentemente maschio o femmina.
Durante l'inverno il pelo è folto, con abbondante sottopelo, ma dopo la muta primaverile cambia aspetto. |
- Mannaro irlandese (Lupus hominarium rubrum)
- Piccolo lupo mannaro africano (Lupus hominarium africanus) – estinto
- Mannaro polare (Lupus hominarium arctos)
- Lupunaru (Lupus hominarium italicus) – estinto
- Mannaro bruno di Valvulcano (Lupus hominarium vulcanorum) – estinto
COMPORTAMENTO
“«[...] li quali la notte medesima, con meravigliosa ferocità incrudeliscono, e contro la generazione umana, e contro gl'altri animali, che non son di feroce natura, che gl'abitatori di quelle regioni patiscono molto di più danno da costoro, che da quei che naturali Lupi sono, non fanno. Perciochè, come s'è trovato impugnano con meravigliosa ferocità a le case de gl'uomini, che stanno nelle selve, e sforzansi di romperle le porte, per poter consumare gl'uomini e le bestie che vi son dentro»” – Magnus, traduzione dal latino di Remigio Fiorentino, Venezia, 1561
I lupi mannari sono creature schive, che molto spesso rifuggono il contatto fra di loro o con altre creature sociali... ma questo non significa che non siano pericolosi. Considerano gli esseri umani alla stregua di prede e spesso durante la notte escono dalle loro tane per divorare giovani e bambini, oltre che per rubare pecore e capre.
Le loro tane sono spesso collocate all'interno dei cimiteri (da cui vengono i nomi di “mangiatombe” o “lupo di tomba”), nascoste da lapidi che risistemano con cura all'imboccatura dei tunnel che scavano.
Durante il giorno, i lupi mannari dormono nelle loro fresche tane, diventando attivi solo quando percepiscono un abbassamento delle temperature dovuto al calar della notte e uscendo per andare a caccia e raccogliere bacche o semi, essendo onnivori e capaci di digerire una gran quantità di alimenti (seppur avendo una vera e propria passione per l'odore e il sapore del sangue).
Tuttavia, non sempre queste creature sono cacciatrici: quando vivono in grandi cimiteri, non si rivelano una minaccia per gli esseri umani, sussistendo quasi interamente di cadaveri. Durante la notte, perché nessuno possa sentirne il rumore, scavano tunnel sotterranei per raggiungere i feretri di persone da poco sepolte e li dilaniano grazie ai lunghi artigli, aprendoli come scatolette, per estrarne i cadaveri che mangiano.
Non necessitano di luce solare (ad esempio non sono capaci di fissare la vitamina D con essa, ma la assumono esclusivamente con l'alimentazione) perciò un esemplare può tranquillamente passare la sua intera vita sotto terra, a mangiare carogne, talpe, topi, radici e insetti.
I lupi mannari che non escono mai alla luce lunare perdono spesso la vista, ma hanno altri sensi ben più sviluppati e per loro non è una gran perdita.
I lupi mannari che vivono al Nord, in zone fredde, sono notevolmente più attivi di quelli che vivono più vicini all'Equatore.
Comunicazione:
Molto spesso i lupi mannari imparano una o più lingue, a seconda del luogo in cui vivono, ascoltando parlare gli esseri umani. Hanno un udito estremamente sviluppato (ed è per questo che i rumori forti o insistenti li infastidiscono molto) e un'impressionante capacità di comprensione e decodifica dei linguaggi che gli permettono di imitare le voci umane e persino i loro accenti.
Spesso usano le loro conoscenze linguistiche per attirare le loro vittime fino all'imboccatura della loro tana, facendo credere loro di essere spiriti e fantasmi o persino persone che hanno bisogno d'aiuto perché sono state sepolte vive.
Sono capaci di comunicare anche con i loro simili utilizzando il linguaggio umano, sebbene non siano molto loquaci in presenza di altri lupi mannari e preferiscano affidarsi ad una mimica complessa e diversa sia da quella dei veri lupi che dei licantropi, molto spesso indecifrabile da un osservatore esterno.
Corteggiamento e riproduzione:
Durante l'inverno, la loro stagione riproduttiva d'elezione, i maschi corteggiano le femmine dei territori vicini attirandole con doni di cibo lasciati ai confini delle loro terre. Dopo diversi giorni di questo rituale, le femmine sono spesso incuriosite e decidono di andare a trovare il maschio per scoprire se è un buon padre; se diversi maschi stanno offrendo doni ad una stessa femmina, ella sceglie di far visita per primo a chi ha saputo cacciare (o trovare) le prede più consistenti.
Tutto si svolge durante le ore più buie della notte. Il maschio e la femmina si incontrano, si parlano, lei valuta la forma fisica di lui e in un certo grado anche il suo carattere (i maschi più amati sono propositivi, ma non avventati, e hanno tane ben nascoste) e se si trova attratta da lui in pochi giorni subentra l'estro riproduttivo, altrimenti lei sceglierà un altro maschio o ritornerà alla sua tana senza concludere niente.
È molto importante che i maschi sappiano essere attraenti, o le femmine non presenteranno affatto il calore e per l'intero anno non nasceranno cuccioli. A volte una femmina non si accoppia anche per cinque o sei anni di seguito per via dell'incapacità di trovare un compagno adatto, altre invece, quando il suo vicino territoriale è particolarmente attraente, la femmina mette al mondo cuccioli tutti gli anni e condivide con lui parte del suo tempo anche al di fuori della stagione riproduttiva, ma in media una femmina si riproduce ogni due-tre anni.
Dopo l'accoppiamento, si avrà una gestazione lunga da sei a nove mesi, un tempo variabile a seconda dell'età della femmina e della grandezza con cui nasceranno i cuccioli, e durante questo periodo il maschio porterà talvolta prede alla femmina, sebbene in certi casi se ne disinteressi.
La femmina partorisce nella sua tana da uno a tre cuccioli che pesano dai tre ai cinque chilogrammi ciascuno e alla nascita sono privi di denti e ciechi. I piccoli aprono gli occhi dopo 9-15 giorni e i canini decidui spuntano dopo due mesi.
Talvolta il padre della cucciolata decide di andare a trovare i suoi piccoli e raramente una volta compiuto questo atto non se ne prenderà cura, perché i suoi livelli di ossitocina e testosterone saliranno rapidamente alla sola vista della sua prole ed egli si sentirà fortemente legato ad essa, al punto tale che spesso, una volta che saranno in grado di nutrirsi di cibo solido, i piccoli andranno a vivere nella tana del padre.
Religione:
La maggior parte dei lupi mannari non ha una religione, ma in alcune zone viene tramandata dai genitori (di solito dal padre, ma talvolta anche della madre) ai figli la credenza che tutti i lupi mannari discendano dal leggendario Mànagarm, il “cane della Luna”.
La figura di Mànagarm è curiosamente presente anche nella tradizione umana. Nell'“Edda in prosa” di Snorri Sturluson si racconta di Mànagarm come del lupo più forte di tutti, e che si pasce della carne di tutti gli uomini che muoiono.
Secondo i lupi mannari, Mànagarm è un immortale che possiede poteri magici che nessun essere umano o angelo è in grado di eguagliare e quando giungerà il Ragnarok (la fine del mondo) egli intercederà presso Fenrir perché la sua stirpe, i mannari, sia salvata. Mànagarm viene anche considerato il patrono delle eclissi lunari e invocato quando queste si verificano per benedire la caccia.
Una rappresentazione di Mànagarm. Gli umani lo chiamano anche "Hati", ma i lupi mannari non stabiliscono alcuna relazione fra i due e lo chiamano unicamente Mànagarm. |
STORIA E GENETICA
I lupi mannari hanno una storia antichissima e strettamente intrecciata con quella degli umani, dei vampiri, ma soprattutto dei licantropi.
Usati come servi (perché semplici da ipnotizzare) dai nosferatu, essi mutavano il loro temperamento pigro e indolente per diventare feroci e potenti macchine da combattimento che pattugliavano i possedimenti del loro vampiro master e uccidevano chiunque osasse attraversarne i confini senza autorizzazione: questo ha dato origine all'idea, sbagliata, che i lupi mannari fossero creature violente, dedite soltanto alla distruzione, coraggiosi e folli abbastanza da combattere fino alla morte con chi penetrava nel loro territorio.
Inoltre, sempre per la loro associazione con i nosferatu, si diceva (e tutt'oggi molti lo credono) che i lupi mannari siano portatori di grandi sventure e che avvicinarsi a loro, anche solo “concettualmente”, non porti nulla di buono.
Molti studiosi dei lupi mannari sono morti in circostanze misteriose, talvolta anche molto violente, e questo ha contribuito a rafforzare l'idea che bisogna stare alla larga da queste creature antiche e schive che potevano trasformarsi in violente forze della natura.
Mark McWoodland, un hooded werewolf |
In tempi molto remoti, quando i licantropi erano più “grezzi” e primitivi, sono avvenuti alcuni accoppiamenti fra lupi mannari e licantropi, che hanno dato origine ad una prole ibrida ma quasi sempre in grado di trasformarsi e che ha preferito la vita gregaria a quella oscura e solitaria, confondendosi con i licantropi.
Molte generazioni dopo poteva capitare che un licantropo, che aveva avuto antenati mannari, al raggiungimento di una certa età non fosse più capace di ritornare in forma umana (un processo lungo e talvolta doloroso che rende le mutazioni sempre più difficili e dà alla forma umana connotati via via più lupini) e iniziasse ad assumere i tratti tipici dei lupi mannari, fino ad essere indistinguibile da uno dei suoi antenati, sebbene mai di taglia grande quanto i più possenti della sua specie. Questi particolari individui vengono definiti “hooded werewolves” e i loro cuccioli possono essere (anche se la scelta del partner influenza molto il risultato) sia licantropi, che lupi mannari che altri lupi mannari “incappucciati”. Gli hooded werewolves sono probabilmente gli unici lupi mannari in grado di usare la magia e sono talvolta persino più potenti dei loro parenti licantropi, ma pagano caro il suo prezzo perché sono facilmente “permeabili” dalle forze magiche e inclini a modifiche corporali che li portano talvolta a dolori cronici.
I lupi mannari possono riprodursi con i licantropi, con gli aurolupus e persino con i lupi ombra, ma non con gli esseri umani né con i veri lupi.
Modernamente, i lupi mannari ancora in vita sono pochissimi a causa dello sterminio della specie compiuto dal Ministero dell'Oscurità, ma la specie non è ancora considerata estinta.
Lupi mannari famosi
- Mark McWoodland
- Bestia del Gèuvadan
Curiosità
- Secondo la tradizione popolare italiana, un figlio maschio partorito la notte di Natale è destinato a diventare un lupo mannaro. Per evitarlo, il padre dovrebbe attuare un rituale barbaro: per tre notti di Natale consecutive deve marchiare il piedino del figlio con un ferro rovente, facendoci una piccola croce, altrimenti, raggiunti i vent’anni, la maledizione si attiverà e l'adorato (forse non tanto adorato però, se si è disposti a marchiarlo a fuoco pur di non vedergli crescere i peli...) figliolo diventerà una bestia. In passato due celebri hooded werewolves italiani sono nati durante la notte di Natale e questa spiacevole coincidenza ha condannato innumerevoli bimbi nati durante la notte di natale al supplizio della marchiatura del piede.
- In Italia e nei dintorni, il lupo mannaro viene chiamato anche “luv ravas”. Nel Dizionario piemontese, italiano, latino e francese, di Casimiro Zalli “luv ravas” viene definito un feroce quadrupede di pelo fulvo (il colore più comune per i lupi mannari della penisola italica, più piccoli e più chiari di quelli dell'Est europeo) che urla come il lupo ma è diverso nel resto delle sue fattezze. “Assale i corvi e gli animali più piccoli e li persegue sugli alberi per succhiarne il sangue e mangiarne il cervello.”
- Sebbene solitamente i lupi mannari divengano “serial killer”
La giovane bestia del Gévaudan - Nell'opera di J.R.R Tolkien è presente una razza di grandi lupi capaci di parlare, malvagi e dall'olfatto finissimo, chiamati Mannari Selvaggi o Warg. Sauron stesso, il principale antagonista de “Il Signore degli Anelli” è soprannominato Signore di Lupi Mannari perché fra le sue fila conta innumerevoli alleati di questa specie.
- Una vecchia leggenda italiana suggerisce che i lupi mannari non siano in grado di salire più di tre scalini. In realtà sono ottimi e veloci arrampicatori, grazie anche alle lunghe braccia robuste e alle grandi mani, quindi una scala non salverà di certo l'incauta vittima...
Galleria di immagini (Clicca per ingrandire!)
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