«Giovi guardau da la sua reggia immensa / la bella Villa di Palagonia, / ùnni l'arti impetrisci, eterna e addensa / l'aborti di bizzarra fantasia. / "Viju - dissi - la mia insufficienza; / mostri n'escogitai quantu putìa; / là duvi terminau la mia putenza, / ddà stissu incuminciau Palagonia.»
- Giovanni Meli
Villa Palagonia è un meraviglioso edificio settecentesco situato a Bagherìa; eccentrica e misteriosa, è uno dei monumenti siciliani barocchi più iconici grazie alla presenza delle numerose statue grottesche che la sorvegliano dalle mura basse di cui è circondata.Da qui viene il nome con cui è più ampiamente conosciuta, quello di "Villa dei Mostri".
L'edificio è attualmente di proprietà privata, passata alle mani della famiglia Castronovo nel 1885, dopo l'estinzione della famiglia principesca di cui era dimora, ma ancora in uso e visitabile.
All'interno c'è anche un'elusiva colonia felina, tra cui la mascotte della villa: un simpatico micione bianco e rosso che ha semplicemente il nomignolo di "Gattone"!
Locazione
Orario e contatti
♦ Da novembre a marzo
Aperto tutti i giorni
09:00 - 13:00
15:30 - 17:30
♦ Da aprile ad ottobre
Aperto tutti i giorni
09:00 - 13:00
16:00 - 19:00
(Ultimo ingresso mezz'ora prima della chiusura)
♦ Biglietti
Intero: €6,00
Ridotto: €3,00
♦ Contatti
Telefono: 091 932088
E-mail: villapalagonia@villapalagonia.it
Sito web: https://villapalagonia.it/
Storia
La villa venne fatta costruire a partire da 1715 da Ferdinando Francesco I Gravina Cruyllas, IV principe di Palagonia, pari del regno, cavaliere del Toson d'oro (il tipo di personaggio di rilievo che in un fantasy sarebbe presentato con tremila nomi; nato dalla tempesta, primo del suo
nome, il non-bruciato, padre dei draghi, figlio di Khmer della tribù di Ishtar... insomma, non era proprio l'ultimo dei gibboni).
Per la progettazione della villa fu incaricato il frate domenicano Tommaso Maria Napoli, con la collaborazione di un altro stimato
architetto siciliano, Agatino Daidone; i due tornarono a lavoro sulla
villa diverse volte, prima nel 1737 per lavorare sulle
strutture basse nel giardino e nel 1749 per ultimare diverse decorazioni
interne ed esterne, lavorando per conto anche del nipote.
Morto il fondatore nel 1737 gli succedette il figlio Ignazio Sebastiano, morto nel 1746, con cui erano però iniziati i lavori
per la costruzione dei corpi bassi che circondano la villa.
E poi la villa passò in mano al Negromante.
Qui le cose si fanno interessanti.
Lo scienziato scozzese Patrick Brydone ne scrive nel 1770, nel suo "Viaggio in
Sicilia ed a Malta":
"Il Palazzo Palagonia, per la
sua bizzarria, non ha l’uguale sulla faccia della terra… Pare di essere
capitato nel paese dell’illusione e dell’incantesimo."
Fino a quel punto Villa Palagonia era stata magnifica, sì, ma
"normale": la vera svolta avviene quando il terzo proprietario della
villa, Francesco Ferdinando II detto il negromante, figlio di
Ignazio Sebastiano e Margherita Alliata, ne entra in possesso: fu lui ad
ideare le statue grottesche ed il bizzarro arredamento gli sono valsi l'appellativo di 'precursore dell'arte
surrealista'.
Il 9 aprile 1787 la villa fu visitata dal poeta Johann Wolfgang von
Goethe, che così descrisse la bizzarria dell'esterno dell'edificio nel
suo memoriale "Viaggio in Italia":
«Per trasmettere tutti gli elementi della pazzia del principe di Palagonia, eccone l'elenco. Uomini: mendicanti dei due sessi, spagnuoli e spagnuole, mori, turchi, gobbi, deformi di tutti i generi, nani, musicanti, pulcinella, soldati vestiti all'antica, dei e dee, costumi francesi antichi, soldati con giberne e uose, esseri mitologici con aggiunte comiche (...)
Bestie: parti isolate delle stesse, cavalli con mani d'uomo, corpi umani con teste equine, scimmie deformi, numerosi draghi e serpenti, zampe svariatissime e figure di ogni genere, sdoppiamenti e scambi di teste.
Vasi: tutte le varietà di mostri e di cartocci che terminano in pance di vasi e piedistalli. Immaginate tali figure a bizzeffe, senza senso e senza ragione, messe assieme senza scelta né discernimento, immaginate questi zoccoli e piedistalli e deformità allineate a perdita d'occhio: e proverete il penoso sentimento che opprime chi si trova a passare sotto le verghe da questa follia. (...)
Ma l'assurdità di una mente priva di gusto si rivela al massimo grado nel fatto che i cornicioni delle costruzioni minori sono sghembi, pendono a destra o a sinistra, così che il senso dell'orizzontale o della verticale, che insomma ci fa uomini ed è fondamento di ogni euritmia, riesce tormentato e torturato in noi. E anche questi tetti sono popolati e decorati di idre di piccoli busti e di orchestre di scimmie ed altre dabbenaggini.»
Nonostante l'apparente disprezzo, lo scrittore ne rimase talmente impressionato che ne La notte di Valpurga del Faust
tracciò la descrizione inconfondibile di un gruppo di mostri presenti
nella villa, prendendoli come esempio del demoniaco, del caotico, del
romantico.
Architettura ed aspetto
Il viale
Villa Palagonia ha, purtroppo, visto una riduzione importante della
propria estensione: una volta arrivava a ridosso del corso Umberto a
Bagheria, esattamente all'altezza dei due pilastri oggi inglobati nella
trama urbana della città.
L'ingresso principale si trovava su corso
Butera, ed era formato da un lungo viale (oggi diventato via Palagonia)
al quale si accedeva tramite tre portoni.
Qui vi era il Grande Arco detto, appunto dei "Tri Portuni", ormai demolito.
Da qui si profilava il lungo
viale adorno di una fitta schiera di statue di mostri, scolpite in
calcarenite. Che vista doveva essere!
Questo viale era segnato a metà dall'arco trionfale tuttora esistente ed adorno di enormi statue, detto "arco del Padre Eterno", al quale i principi di ritorno a casa rivolgevano una preghiera di ringraziamento per essere arrivati alla meta.
Il viale, ora
divenuto strada urbana, è stato spogliato delle tante statue che lo
adornavano: delle schiere di mostri, che in origine sarebbero ammontate a
circa duecento, ne sopravvivono solo sessantadue.
Era qui l'ingresso originale, sul lato settentrionale, ma al giorno d'oggi è stato spostato dalla parte opposta. Se avete fatto l'ingenuo errore di fidarvi di un Google Maps ingannevole e dispettoso, potrebbe capitarvi di essere ancora portati a quest'entrata ormai non più agibile, dove un paio di grandi figure di pietra, grottesche e umanoidi, fanno ancora da sentinelle a questo cancello.
Niente paura: facendo il giro per affacciare su Piazza Garibaldi dovreste poter trovare l'entrata giusta, segnalata dalla presenza dei Pupi.
Queste due statue di pietra accolgono i visitatori al cancello automatico, e sono il primo incontro che, almeno al giorno d'oggi, facciamo con gli abitanti di pietra della villa.
Le proporzioni dei due Pupi di Palagonia (o “Palaunìa” per i locali) sembrano quelle di una creature molto più bassa della stazza che entrambi raggiungono (anche da lì il nome "Pupo", cioè pupazzo, giocattolo di forma umanoide); le statue guarderanno dall'alto qualunque visitatore, anche grazie al piedistallo di pietra su cui sono collocati, come tutte le altre sculture anticamente poste sul viale d'accesso.
Il loro abbigliamento insolito, l'aspetto iconico e l'espressività ne hanno fatto veri e propri simboli di Bagheria, tanto che è possibile ritrovarli sui loghi di panetterie, negozi, sui souvenir.
I Pupi di Palagonia hanno ormai trovato il loro posto nel lessico bagherese, indicando la passività delle persone che preferiscono fare poco o nulla e guardare piuttosto il passío (le persone che passeggiano) in piazza, discutendo con gli amici di qualunque cosa, dal pettegolezzo più frivolo al dilemma filosofico più difficile.
I Pupi di Palagonia hanno ormai trovato il loro posto nel lessico bagherese, indicando la passività delle persone che preferiscono fare poco o nulla e guardare piuttosto il passío (le persone che passeggiano) in piazza, discutendo con gli amici di qualunque cosa, dal pettegolezzo più frivolo al dilemma filosofico più difficile.
Ingresso, foto di Antonio Pignato |
Il cancello tra i due Pupi è automatico, e lo vedrete aprirsi solo quando sarà il momento di uscire. L'entrata è in realtà a destra del cancello, da cui potrete acquistare il biglietto e munirvi di eventuale guida.
Da lì, si potrà finalmente avere accesso al giardino dove (se si ha fortuna), si potrebbe incontrare qualcuno dei gatti che abita nella Villa. Come Gattone!
Il giardino
Anche il giardino è stato, purtroppo, notevolmente ridotto dalla stessa demolizione che ha eliminato il viale e buona parte delle statue dei mostri: quella che era un giardino padronale diviso in quattro corti, coronate dalle statue dei mostri in pietra tufacea d’Aspra, è ridotto ora a soli tre
quarti di questo settore.
È
costruito sulla base di un semplice disegno geometrico che segue la
forma delle corti, diviso simmetricamente in due aiuole per parte; queste hanno bordature di oleandri, ibisco e strelitzie, e all'interno delle aiuole si possono trovare principalmente limoni, aranci, cedri del Libano, araucarie, palme e fichi d'India, ma potrete imbattervi anche in piante più bizzarre, come monstera ed asparagi!
Esattamente come i suoi interni, il giardino della villa nasconde varie sorprese, come il piccolo giardino di piante grasse posto poco lontano dall'entrata vera e propria nell'edificio, o alcuni degli ornamenti marmorei, realizzato tra il 1770 e il 1780, che lo abbelliscono.
Tra questi troviamo sei sedili marmorei
di gusto barocco, poggiati alle facciate e sormontati da rilievi... e, in tempi leggermente più recenti, il giardino si è ovviamente popolato dalle statue che danno il nome alla villa!
Tra le fronde, a sorpresa, ci si può imbattere in nanetti vestiti di tutto punto e figure mostruose e bizzarre a guardia dell'entrata secondaria, un enorme fonte dalla bizzarra scritta incisa "Magister salvator vinci prior ventus" e, ovviamente, i 62 mostri multiformi, tutti diversi tra loro, che sono sopravvissuti ai giorni nostri, appollaiati sulle mura a cantare, ballare, accogliere il visitatore nel loro vivo, grottesco mondo.
La Dama Misteriosa
La scoperta più recente sulla Villa è stata fatta in questo decennio dallo storico e ricercatore indipendente Mario Bonaviri (il che indica la concreta possibilità che, in effetti, non abbiamo ancora scoperto tutto l'esporabile nella dimora del Negromante); durante un sopralluogo, svolto per il suo progetto di censimento di tutte le manifestazioni grafiche in Sicilia dal Medioevo ad oggi, si è trovato faccia a faccia con una certa Dama.
La "Dama Misteriosa" si trova nel cortile orientale, nascosta in bella vista sull'intonaco di rivestimento dei corpi bassi della Villa. È stata così battezzata da Antonio Mineo, l'amministratore della Comunione Ereditaria Castronovo (proprietaria della Villa); rimasto nascosto per almeno cinquant'anni e potenzialmente di più, si tratta di un graffito realizzato con la tecnica del carboncino che traccia una figura evanescente, presumibilmente femminile, che rappresenta una donna con un lungo, ricco abito e i capelli acconciati in maniera elegante. I segni tracciati sono abbastanza sottili, quindi è facile non accorgersi della sua presenza; ma aguzzando lo sguardo, si può notare la Dama Misteriosa, tutelata da un vetro di protezione che la protegge dagli agenti atmosferici.
La Sala delle Fatiche di Ercole
Si accede al piano nobile attraverso uno scalone a doppia rampa
realizzato in prezioso marmo di Billiemi sotto il fastoso, principesco
stemma della famiglia Gravina.
Appena raggiunto il portone del secondo piano, subito ci s'imbatte in un vestibolo
ellittico fatto affrescare con scene raffiguranti le ''fatiche di
Ercole'', in omaggio al nuovo gusto di fine '700. Da qui, andando dritto si raggiunge una piccola cappella, a destra si è il portale che conduce dentro la Sala degli Specchi.
La Sala degli Specchi
«Specchiati in quei cristalli e nell'istessa
magnificenza singolar contempla
di fralezza mortal l'immago espressa.»
Questa è la scritta, in endecasillabi, che campeggia ancora all'entrata
del Salone degli Specchi della Villa dei Mostri.
Il meraviglioso salone dei ricevimenti, di pianta quadrata, è decorato
lussuosamente con marmi di svariato colore e vetri lucidi, dipinti per
apparire marmo, mentre il tetto è interamente coperto di specchi di base argento che
deformano, moltiplicano e deridono le figure riflesse, tenuti insieme da una lega di ferro.
Sui muri
campeggiano medaglioni e busti artistici raffiguranti il principe e
persone della sua famiglia famiglia, scolpiti nel marmo dal Gagini.
I Salottini (La sala dei filosofi, la sala da tè/del biliardo)
Un tempo questi ambienti erano riccamente arredati, ed anche gli interni
non mancavano di stranezze: i piedi di alcune sedie erano segati in
maniera diseguale così che rimanessero zoppe, mentre altre erano
talmente inclinate in avanti che bisognava fare molti sforzi per non
scivolare e cadere, ed anche i velluti delle sedute spesso celavano
delle piccole, dolorose sorprese. Talvolta, queste sedute erano disposte
in cerchio in modo da darsi le spalle, in modo che i vari interlocutori
non potessero guardarsi in volto mentre conversavano.
Così ce lo riporta Goethe:
«I
piedi delle sedie sono segati inegualmente, in modo che nessuno può
prendere posto e, davanti all'entrata, il custode del palazzo invita i
visitatori a non fidarsi delle sedie solide perché sotto i cuscini di
velluto nascondono delle spine.».
Un viaggiatore del periodo aggiunge:
«L'orologio a pendolo è sistemato dentro il corpo di una statua: gli
occhi della figura si muovono col pendolo, e roteano mostrando
alternativamente il bianco e il nero. L'effetto è orribile. La camera da
letto del proprietario e del suo spogliatoio sembrano due scomparti
dell'arca di Noè. Non v'è bestia, per vile che sia, che non compaia lì
dentro; rospi, ranocchi, serpenti, lucertole e scorpioni, tutti scolpiti
in marmo di colore adatto. Ci sono anche moltissimi busti altrettanto
stravaganti. In alcuni si vede da una parte un bellissimo profilo, le
giri dall'altra e ti si presenta uno scheletro. Oppure vedi una balia
con un bambino in braccio; il corpo è esattamente quello di un infante,
ma la faccia è quella di una vecchia grinzosa di novant'anni.»
Leggende sulla Villa
Con un'atmosfera tanto intensa, era impossibile che non si creassero
leggende attorno alla Villa dei Mostri!
Una di queste, diffusa anche al tempo, voleva che la presenza nefasta
della "Corte dei Mostri" potesse provocare aborti o nascite deformi
nelle donne gravide che si trovavano al loro cospetto.
C'erano anche una serie di voci sulla presunta follia del "Negromante", alimentate dalla stravaganza delle opere
di cui si circondava e di cui si sospettava una natura nefasta; voci, tuttavia,
smentite dal ritratto storico che ne si ha attraverso
testimonianze e documenti: quello di un uomo che ricoprì cariche
politiche di notevole responsabilità, come già il nonno, e che, nella
vecchiaia, si occupò di opere misericordiose.
Il conte di Borch lo stimò così:
«Sono stato veramente meravigliato dal suo tratto e dal modo giusto e corretto con cui ragionava di ogni cosa».
Goethe ce ne da un ritratto ancora più carismatico e facile da immaginare:
«Pettinato e intalcato, il cappello sottobraccio, vestito di seta, la spada al fianco, calzato elegantemente con scarpine ornate da borchie e pietre preziose. Così il vecchio incedeva con passo solenne e tranquillo; tutti gli occhi erano appuntati su di lui».
Carismatico, intelligente, misterioso, il nostro Negromante non era tuttavia considerato essere di bell'aspetto; alcuni psicologi
che si interessarono alla sua figura, come Helen Fisher, Wilhelm
Weygandt ed Emil Kraepelin, provarono ad imputare il suo amore per
un'estetica grottesca ad una sorta di folle rivincita contro il destino
attraverso cui il Principe, fabbricandosi degli amici altrettanto
brutti, avrebbe potuto trovare il proprio posto.
Tuttavia non aveva affatto problemi fisici manifesti ed è sempre descritto da chi lo incontrò in vita come una persona posata ed elegante e, al di là dello zelo del primo periodo di studio freudiano, si
potrebbe essere individuato un simbolismo ben diverso dietro la
costruzione della villa: recenti studi ipotizzano una precisa matrice
alchemica del XVIII secolo (come per altre ville bagheresi) alla base
di questo edificio. La ripartizione dei cosiddetti mostri in due settori
laterali della villa (musicanti da una parte e creature deformi
dall'altra, con la costante presenza del dio Mercurio, fautore della
trasmutazione della materia) significherebbe la ricerca dell'armonia
partendo dalla musica (Nigredo) sino alla materia (Rubedo).
Le parole dello stesso principe confermare l’impostazione misterica dell’intera villa contribuirebbero le parole dello stesso principe di Palagonia:
«Ho
completato la creazione, dopo i sei giorni biblici di Nostro Signore,
ispirandomi a Diodoro Siculo, secondo il quale l’azione magica del sole
sul limo fertile d’Egitto non cessa di far nascere animali strani».
Più modernamente, la villa ha la reputazione di essere infestata da misteriose presenze, fama alimentata dalla testimonianza di alcuni ragazzi che
hanno asserito di aver assistito, durante una visita, al portone d'ingresso nella Sala
degli Specchi chiudersi a chiave da solo, dall'interno.
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