sabato 9 maggio 2020

Recensione: Maruzza Musumeci (Andrea Camilleri)

Carissimi lettori di Recensioni Spinose, in verità in verità vi diciamo che abbiamo deciso di complicarci la vita.
Sì, proprio così. Perciò non solo torniamo con una recensione che abbiamo appena appena flabbricata, ancora cavuda e croccantella, ma dopo Arancia Meccanica e il suo misterioso Nadsat macari questa volta abbiamo deciso di leggiri un libro che non è… proprio in italiano.
E siamo passati al siciliano.
Perciò facciamo una sgommata in retromarcia dal futuro distopico di Burgess per catapultarci nel passato fiabesco di una cittadina, diventata poi celebre per i turpi delitti che la assediano: l’immaginaria Vigàta, nata dalla mente di Andrea Camilleri.
Il nome suona familiare? Potrebbe, considerato che è stato lui a dare i natali al Commissario Montalbano e, oltre ad essere sommerso di premi, i suoi libri sono stati tradotti in più di centoventi lingue diverse. Curiosità: gli è stato persino dedicato un asteroide nel 2017, il 204816 Andreacamilleri!
Ma Maruzza Musumeci non è un libro che parla di commissari né tantomeno di investigazioni, considerando che di cose misteriose ne succedono a bizzeffe e la stragrande maggioranze degli abitanti di Vigàta, a riguardo, non si da né domande né risposte. È un libro di misteri – nella nostra esperienza anche nella vita reale: la prima copia che abbiamo avuto il piacere di leggere continuava ad apparire e sparire da dove veniva lasciata – di piaceri immensi e bellezze fatali, di canzoni che narrano storie senza parole, di follia e morte e di un pezzo di terra sospeso come un pezzo di sughero su di un mare sconfinato, vivo, da cui non si può sfuggire.
Insomma, una storia di sirene.

1. La trama:
Ci tuffiamo nel passato, trovandoci in Sicilia nel mili e ottocento e novantacinco per seguire le avventure di Gnazio Manisco, bracciante stagionale sottopagato e bambino umano che non vuole essere un pidocchio. Fin qui, ci sentiamo di condividere la sua opinione.
Il “capitano” della sua squadra di braccianti, tale zio Japico Prestia, non è bravo come noi e non la condivide, così chiama pidocchio lui, pidocchia sua madre e pidocchi tutti i suoi colleghi. Gnazietto si ribella: un conto è il lavoro minorile, un altro essere chiamati in maniera così infamante.
Japico gli spiega con un racconto breve che intende dire che sia i lavoratori stagionali che i pidocchi sono così insignificanti che la gente si scorda anche solo della loro esistenza, ed è per quello che li chiama così, non per offendere. Quello che Gnazietto estrapola è che se non vuole farsi chiamare pidocchio deve cambiare mestiere.
È il suo nuovo obiettivo, e riuscirà a raggiungerlo solo a diciannove anni, quando erediterà alla morte della mamma un gruzzoletto bastante per un viaggio in America. È lì che Gnazio vuole andare a cercare fortuna, in un altro continente dove la parola “pidocchio” neanche la conoscono e, se c’è un corrispettivo inglese, non fa niente, perché tanto è lui a non conoscerlo.
Si presenta dal delegato di Vigàta per ottenere il suo passaporto ma, acciderbolina! Gnazio prima viveva in un covone di sporco dei piedi e leggere non sapeva, perciò si era perso tutti i manifesti di chiamata alle armi.
Arrestato per cinque giorni come renitente alla leva, al sesto viene portato al distretto militare di un paese vicino per un controllo, a seguito di cui è ritenuto abile e pronto ad entrare subito in servizio.
Gnazio non è il più furbo degli uomini, né degli oranghi.
A causa di questo piccolo inconveniente, la sua carriera militare non inizia nel migliore dei modi:

Allura si fici avanti uno vistuto da militario marinaro con la facci di carogna che gli fici:
«Attenti!».
Che veniva a significari? Gnazio si taliò torno torno, non vitti nisciun periglio e gli spiò:
«Scusasse, ma pirchì devo stari attento?».”
(Traduzione per i meno ferrati in siciliano:
Allora si fece avanti uno vestito da militare della marina, con la faccia incarognita, che gli disse:
«Attenti!».
Che cosa voleva dire? Gnazio si guardò tutt’attorno, non vide nessun pericolo e gli chiese:
«Mi scusi, ma perché dovrei stare attento?».”)

Nonostante la gaffe faccia arrabbiare non poco il suo superiore, Gnazio viene messo in riga tutto intero insieme ad altri giovanotti da cui apprende che verranno imbarcati il giorno seguente ed arruolati nella marina militare. Alla notizia orripilante Gnazio urla, piange, strepita, suda moltissimo e perde tre ciuffi di capelli in rapida successione, perciò gli viene concesso di fare il soldato di terra prima che faccia di peggio. Solo due cose hanno il puro odio del giovane Manisco: il mare e i pidocchi.
Sembra perciò che il giovanotto dovrà rimandare il proprio sogno di raggiungere “la Merica” e concentrarsi sul suo nuovo impiego da soldato... ma l’ingegno brillante di Gnazio gli torna utile anche stavolta, consentendogli di scalare in fretta i gradi:

[...]un sergente addimannò se c’era qualichiduno che sapiva potare l’àrboli. Gnazio capì sulo la parola àrboli e spiò:
«Che viene a dire potare?».”
(Traduzione:
[…] un sergente chiese se c’era qualcuno che sapeva potare gli alberi. Gnazio capì solo la parola alberi e chiese:
«Che significa potare?».”)

Una volta capito, al grido di “Io saccio come si fa!”, si mette al lavoro in uno dei terreni di proprietà del colonnello Vidusso e gli arrimunna tutti l’àrboli come solo lui sa fare.
Il galantuomo di colonnello gli concede così in cambio un paio di favori, prendendolo in simpatia, e in un quattro e quattr’otto il giovane Gnazio, appena ventino, s’imbarca felice per l’America. Ricordiamo che lui odia il mare, perciò passa tutto il viaggio a sentirsi male chiuso in una stiva con altre persone che si sentono male peggio di lui; vomitando in compagnia (o non si è figli di Maria) il Battello dei Poveracci arriva finalmente alla Merica, terra di libertà e di palazzi altissimi. Subito, Gnazio inizia a guardarsi attorno alla ricerca del lavoro del suo cuore. E quale sarà mai il lavoro che cercava, che lo ha portato ad attraversare l’oceano ed allontanarsi dalla terra che ama?
Il ragazzo vuole potare gli àrboli. Non poteva farlo a casa sua?
No. Questi sono alberi speciali, sono gli alberi di… Broccolino. Gnazio ha studiato alla scuola della vita, perciò è così chiama Brooklyn, e chi non lascerebbe la propria casa e tutto ciò che conosce per potare alberi Broccolini in fondo? Voi sbattereste la porta in faccia a questa opportunità?
In breve, Gnazio impara l’inglese da una vecchierella che da lezioni private (perché era andato in America senza spiccicare una parola d’inglese), ottiene di lavorare al Lincoln Park come giardiniere e si imbatte nella mafia Broccolina. Sì, perché è una persona fortunata. La mafia gli chiede di far seccare gli alberi del parco per aiutarli in alcuni loro loschi affari, ma Gnazio non ci sta (bravo! Bravo, salva gli alberelli innocenti!) e per tutta risposta viene coinvolto in un incidente con uno dei suoi amati alberi Broccolini in cui quasi ci perde la pellaccia, ma infine se la cava con una gamba rotta.
Una gran tragedia? Nì. Perché, anche se ora zoppicherà un pochetto per tutta la vita, Gnazio aveva una gran bella assicurazione che gli frutta un bel mucchio di soldini! Gnazio cade dalle nuvole, perché, avendo come precedenti esperienze lavorative il pidocchio sfruttato e il potatore di alberi in nero, non sapeva neanche che l’assicurazione esistesse. Con i soldi ottenuti decide di fare finalmente ritorno a Vigàta, perché tutte le vecchie di Brooklyn lo importunano dicendo che deve sposarsi e gli alberi non hanno più lo stesso charme dopo l’incidente.
Tornato a casa, Gnazio decide di sistemarsi e comprarsi un pezzo di terra da lavorare: gira che ti rigira, decide infine di acquistare un posto misterioso e bellissimo, la magnifica contrada Ninfa, dieci salme di terra che si affacciano sul mare con fierezza. Gnazio, come detto, il mare lo odia e non vuole vederlo neanche col binocolo, ma si lascia convincere dal prezzo conveniente e dalla presenza di un antico ulivo, di cui si innamora alla sola vista. Gli basta girarsi e non lo vede il mare: problema risolto, no?
Nonostante tutto, però, Gnazio non è convintissimo che la fregatura non ci sia.
Dopo aver leccato tutta la terra della sua proprietà portandosi un fiasco di vino per sapere se è buona, assaggiando un pizzico di terra prima e un sorso di vino poi (come si fa a non volere bene a Gnazio? Guardalo, tutto felice che mangia la terra) si rende conto che non c’è alcun problema con la contrada. Che abbia a che fare con il modo in cui è morto il precedente proprietario…?
Dopo un anno passato a lavorare e a guadagnarsi qualche lira, Gnazio decide di rendere felici tutte le vecchiette di Brooklyn e prendere finalmente moglie. Per trovare la compagna della sua vita si affida alla vecchia “gna Pina”, un’esperta di erbe officinali che sa tutto di tutti in paese, la quale riesce ad organizzargli un incontro con una misteriosa giovane di nome Maruzza Musumeci dopo aver preteso una quantità scandalosa di vino. Sembra però che la vecchia sia riluttante a raccontargli tutta la verità su questa fanciulla, la cui bellezza è riuscita ad incantare Gnazio anche se l’ha ancora vista solo in foto. Qual è il mistero di Contrada Ninfa, e com’è morto il suo vecchio proprietario? Qual è il segreto di Maruzza Musumeci, e perché Gnazio sente di non potere assolutamente fare a meno di lei, ora che l’ha vista?
Non vi rispondiamo qui, ovviamente, sennò questa sezione si chiamerebbe “spoiler”, non “trama”.

2. La copertina:
Di copertine ce ne sono solo due: una per l’Italia e una per la Francia. Vediamole insieme!

1. Quella italiana
Questa è ovviamente la versione, edita da Sellerio editore Palermo, che abbiamo stretto tra le mani, in cui un languido genderbend di George Harrison dei Beatles si stiracchia su una spiaggia. Si può vedere che è un dipinto di tale Pippo Rizzo, pittore futurista il cui nome non sarebbe fuori posto tra quello dei personaggi di questo libro. Una veloce ricerca su Internet ci svela che il quadro si chiama solamente “Nudo al mare”.
Il dipinto è del 1934, cosa che ci stupisce perché George Harrison non era neppure nato al tempo.
Possibile che la somiglianza sia solo una coincidenza? Un altro dei misteri di Contrada Ninfa.

 Visto? È una sirena. È bella, ignuda, ed è per metà donna e per metà… per metà… uhm, la schiena è la metà pesce, fidati. È una sirena.


2. Quella francese
Nella copertina proposta dalla casa editrice Fayard si punta ad un ritratto più realistico, ma, per quanto il tratto sia gradevolissimo, in realtà l’immagine ha poco o nulla a che vedere con Maruzza Musumeci. Maruzza è bionda, porta spesso i capelli sciolti. Chi è questa? A giudicare dall’espressione e la posa, con proprio grande disappunto, non ne è sicurissima neanche lei.



3. Cosa ci è piaciuto: sicuramente uno dei punti di forza del romanzo è la presentazione delle sirene. Queste creature misteriose di cui né il corpo né la mente seguono le leggi degli uomini sono chiaramente ispirate a quelle della mitologia greca e ben rese; il libro ti lascia sbirciare attraverso gli occhi di Gnazio in un mondo proibito, fatto di istinti, crudele eppure, a discapito – o forse a merito – della sua crudeltà, ipnotico. Tutto questo è accompagnato da un’interessante serie di simbolismi (ad esempio quello terra/mare di Contrada Ninfa, che è sì un appezzamento di terreno con i suoi alberi e tutto, ma è sospeso e si protende sull’acqua) e di ritualizzazioni in cui molto spesso un certo evento si ripete ciclicamente o deve essere ripetuto, un po’ fiaba un po’ incantesimo.
Ci è piaciuto molto vedere come sono state inserite spesso degli spezzoni di cultura popolare e usanze dei piccoli paesi del Sud; addirittura, Gnazio e gna Pina parlano tra loro praticamente sempre in proverbi popolari del posto.

4. Cosa non ci è piaciuto: per ammissione stessa dello scrittore, la storia è parzialmente ispirata alla storia di un viddrano che si maritò con una sirena – un contadino che sposò una sirena – che suo nonno gli aveva raccontato, ed il libro Maruzza Musumeci è nato dalla voglia di Camilleri di riraccontarsi la favola aggiungendo una serie di eventi come coda al finale originale. Però, per quanto sembri una mossa voluta da parte dello scrittore, più ci si avvicina alla conclusione del libro più il fascino selvaggio delle sirene va smorzandosi: diventano meno crudeli, meno magiche, fino a che il mistero avvizzisce. Il personaggio di Maruzza è quello che a nostro avviso ne risente di più. Per chi era stato attratto come noi dalla ferocia strisciante con cui vengono presentate potrebbe essere un po’ deludente, specie perché normalizzare Maruzza vuol dire smantellare buona parte della sua caratterizzazione.

Voto complessivo: 75 su 100. Complimenti, hai passato il test, libro bello!

A chi lo consigliamo: anzitutto lo consigliamo a chi piace il tema delle sirene (magari non proprio alla Disney) ed agli appassionati di epica e/o mitologia greca: questo libro è una miniera di riferimenti omerici!
È un libro scorrevole e leggero nella prosa, difatti se vi piacciono le descrizioni corpose, ahinoi, questo libro ha poco da mostrarvi. Si affida molto all’immaginazione del lettore, ed è più che altro fiabesco nelle sue descrizioni. Ma se la trama e questa piccola descrizione dello stile linguistico vi hanno intrigato, vi consigliamo di dargli una chance!
Se invece l’idea di leggere un libro completamente in dialetto vi fa allergia, per favore, non lo toccate neanche questo, che vi cadono le mani. Il dialetto di Vigàta non è neanche un dialetto vero, è un mix di dialetti siciliani vari, perciò ricordatevelo se decidete di iniziarlo.

Dove potete comprare il libro?
Noi lo abbiamo trovato in una biblioteca, quindi probabilmente ci riuscirete anche voi con un po’ di fortuna! È anche disponibile nella maggior parte delle librerie e grandi store online e ci è capitato spesso di incontrarlo dal vivo, quindi vi basta aprire un po’ gli occhietti e guardarvi intorno se volete trovarne una copia!
Che cosa ne pensate del libro? Siete d'accordo con noi su tutto, siamo stati troppo cattivi (perché un po' cattivi lo siamo sempre, è normale nelle recensioni spinose) o siamo stati troppo indulgenti? Fateci sapere, e alla prossima recensione!

P.S.: Suggeriteci libri da recensire! (Meglio se sono gratis, che siamo senza soldi. Ma accettiamo di tutto). Nota: un sacco di gente si limita a dirci il titolo del libro da recensire, o addirittura a scrivere un sacco di titoli in fila, e non abbiamo davvero il tempo di andare a controllare una ad una tutte le trame per decidere se ci interessano o no, perciò per favore potete scrivere un piccolo abbozzo di cosa parla il libro? Così possiamo decidere se controllare la trama ed eventualmente leggerlo.
Per fare un esempio: "Hey, Cactus! Vi consiglio La Magia del Lupo di Michelle Paver perché è un fantasy diverso dal solito, ambientato nella preistoria, ed è molto avventuroso!" oppure "Ciao, vi consiglio Nina, La Bambina della Sesta Luna, perché è un libro per bambini davvero brutto e mi piacerebbe leggere una recensione scritta da voi per spanciarmi dalle risate".
Vi aspettiamo ;)

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