giovedì 28 novembre 2024

Il potere di una canzone Disney - I Am Moana (Song of the Ancestors)

Oggi voglio condividere una cosa piccolissima, ma intensamente bella, che mi sono ricordata. Sembra che sia sconnessa da tutto quello che sto postando in questo periodo, ma ho bisogno di raccontarvela.

La canzone di Oceania, quella in cui la nonna parla a Moana, mi ha fatto piangere la prima volta che l'ho ascoltata. Ovviamente è stato un pianto sommesso, nascosto dietro denti stretti, dietro la tensione delle guance, con la faccia bassa... ma è stato un pianto liberatorio, un pianto di gioia.

 

 

"Perché esiti?"

"Non lo so".

Quando la canzone è iniziata, immediatamente ho sentito che qualcosa era familiare. Era come se qualcosa in quelle specifica scena stesse iniziando ad essere più coinvolgente del resto del film, che pure è bellissimo.

La protagonista si sente sconfitta, pensa che il suo viaggio sia finito lì, che non ci sia più niente da fare: ha fallito, la sua missione era più grande di lei.

"Non lo so" Dice, quando la nonna gli chiede perché esita.

Io lo sapevo, perché esitava: perché quando senti che niente di quello che farei potrà avanzare il tuo viaggio, è dannatamente difficile darsi una svegliata, scrollarsi di dosso la fatica e la paura, e continuare, perché sembra un comportamento troppo simile alla pazzia: continuare a fare sempre la stessa cosa aspettandosi un risultato differente. Io esitavo. Esitavo. Non esistevo.

"Moana ascolta, Lo sai chi sei?" Gli domanda la nonna, dopo aver cantato quella che fino a quel momento avevo considerato una canzone come tante altre, per tirare su di morale l'eroina. Sapete, no? La classica cosa su come il viaggio ti lascia cicatrici che rivelano chi sei, la gente che ti ama ti cambia, cose così.

E io, in quel periodo, non avevo assolutamente idea di chi fossi. Stavo cercando di uscire da un periodo della mia vita, un lunghissimo orribile periodo, in cui avevo dovuto annullare me stessa, i miei gusti, la mia personalità, per sopravvivere. Chi ero io? Era terribile, non avere un'identità, non sapere chi fossi e se meritassi di continuare ad esistere.

"Chi sono io?" Si chiede la protagonista in un sussurro, facendo eco perfetta ai miei pensieri. Come se fosse me, nella stessa voce che avevo sentito nella mia testa.

"Sono una ragazza che ama la sua isola, e una ragazza che ama il mare... mi chiama".

Un brivido mi ha attraversato la schiena, partendo dal collo e scendendo lungo la spina dorsale. Io sono nata su un'isola. Quand'ero piccola, più o meno a dodici anni, sono stata costretta da mia madre a lasciare la terra che amavo. L'ho sognata quasi tutte le notti, per anni: le mie strade, i miei edifici, la mia scuola, le facce dei miei compagni di scuola, il sole dorato che sembrava amplificare i colori e i contrasti. La mia isola mi chiamava e più che una chiamata era un grido costante nelle mie orecchie, non c'era nient'altro che la mia isola, dedicavo ad essa le canzoni d'amore.

E mentre guardavo quel film, ero da poco tornata a casa, nella mia isola. Ce l'avevo fatta, ce l'avevo fatta, ero nella mia isola.

"Siamo discendenti di viaggiatori 

Che hanno trovato la loro strada attraverso il mondo

Mi chiamano".

E la mia isola è stata abitata da così tanta gente, da così tanti popoli, da così tanti viaggiatori... la mia città, vicina al mare, è ed è sempre stata meta di navi da tutto il mondo. Da dove veniva la mia gente? Siamo stati arabi e normanni, siamo stati greci e sicani. Perché sentivo questo richiamo enorme per il viaggio, un richiamo che al contempo mi chiedeva di tornare a casa e di vedere il mondo? Stava parlando di me?

"Io ci ho portato dove siamo 

Ho viaggiato più lontano 

Sono tutto ciò che ho imparato e di più 

Eppure mi chiama ancora".

Ero riuscita a tornare a casa dopo un viaggio periglioso, dopo essere stata lontana per letterali decenni, anche se avevano provato in ogni modo ad impedirmelo, e tutto grazie ad un piccolo laptop, uno scanner, una penna biro, una tavoletta grafica economica: i miei disegni (i miei "pupacchiotti" come i miei genitori li chiamavano con condiscendenza) mi avevano portata a casa, avevano pagato la mia indipendenza.

"E la chiamata non è affatto là fuori

È dentro di me 

È come la marea 

Che sempre sale e scende"

La mia fame di vedere ogni cosa era ancora lì, dentro al mio petto; conoscere, conoscere tutto, vedere e leggere e scoprire e viaggiare, fosse anche solo con i miei piedi perché non ho soldi per altro, fosse anche solo con il dito sull'atlante.

Ecco chi ero. Ecco chi sono. Sono la fame di conoscenza, la curiosità, l'amore per la sua terra.

"Ti porterò qui nel mio cuore 

Mi ricorderai 

Che qualunque cosa accada 

Conosco la strada 

Io sono Moana!"

Mia nonna materna è morta quando ero molto piccola. Mi raccontano che mi amava moltissimo. Tutto quello che ho di lei sono le sue ricette, alcuni scritti, una foto in cui mi tiene in braccio. Non ricordo la sua voce o la sua faccia o il suo odore. Anche se ho visto la sua faccia, in delle fotografie, non riesco a ricordarla mentre chiudo gli occhi.

Ma mi dicono che amava i libri, più di ogni altra cosa, e gli animali, e le storie antiche e la sua terra e me.

In quel momento fu come se stessi ascoltando lo spirito di mia nonna. L'avrei portata nel mio cuore, mi avrebbe ricordata che, qualunque cosa accada, io conosco la strada.

Quel film stava parlando a me.

Quando ho riascoltato la canzone, dopo quella volta, ho fatto molta più attenzione anche alla prima parte e, oh, la porto sempre con me da allora.

"Le persone che ami ti cambieranno 

Le cose che hai imparato ti guideranno 

E niente su queste Terra può mettere a tacere 

La voce silenziosa ancora dentro di te 

E quando quella voce inizia a sussurrare 

Moana sei arrivata fin qui 

Moana ascolta 

Sai chi sei?".

Non ho niente in comune con Moana: non la mia etnia, non il mio colore, non la mia storia familiare, non la mia età. Niente. Eppure quella canzone parlava di me e ha risuonato con me e con la mia storia personale in un modo profondo. Chiudendo gli occhi, potevo immaginare che parlasse del mio mare, della mia gente, delle mie cicatrici.

"Sai chi sei?".

Ora sì. E non importa se questo significa una lunga, interminabile solitudine... quella canzone mi ha ricordato che c'è una bellezza eroica nell'essere chi si è, nonostante tutto, nel viaggiare da soli, nell'imparare tanto da sé stessi quanto dagli altri. I nostri fantasmi, a volte, sono formidabili bussole nel mondo. Ed è incredibile che a ricordarmelo debba essere stata una canzone che viene da un film animato per bambini.

"Io so la strada, io sono ________".

sabato 16 novembre 2024

Strisciante nero


Lo strisciante nero (Nigris reptans) è uno spirito appartenente al gruppo dei lemures, noto per la sua agile e peculiare modalità di movimento. Questa creatura, quasi sempre di dimensioni contenute, è facilmente riconoscibile grazie al suo manto scuro che tende al nero. Gli striscianti neri sono noti per il loro comportamento sociale, preferendo associarsi in gruppi affollati piuttosto che vivere in solitudine.

Etimologia

Il nome scientifico di questa creatura, Nigris reptans, e quello comune, strisciante nero, hanno significati simili: "Nigris" deriva dal latino per "nero", mentre "reptans" indica il movimento strisciante.

Aspetto

Gli striscianti neri sono spiriti che, una volta raggiunta l'età adulta, sono lunghi dai venticinque centimetri al metro e mezzo. Hanno un corpo sottile e affusolato, estremamente flessuoso ed elastico, che termina ad un'estremità con una coda sottilissima e all'altra con una piccola testa smussata.

Gli occhi, rotondi e posti ai lati della testa, sono generalmente di colore verde, più raramente rossi o bianchi, e somigliano a piccole biglie senza alcuna distinzione visibile fra sclera, iride e pupilla: queste tre parti dell'occhio sono infatti in genere trasparenti e il colore è dovuto semplicemente al tipo di energia che scorre nel corpo della creatura. Il tipo di core di uno strisciante nero può essere facilmente individuato guardandone gli occhi.

I corpi morti degli striscianti hanno sempre occhi trasparenti, simili a quelli vuoti dell'esuvia di un serpente.

Alcune popolazioni del Vecchio Mondo hanno occhi lattei, molto simili alle striature lungo il loro corpo, ma si tratta di gruppi molto isolati che hanno intrapreso un cammino evolutivo diversissimo da quello dei loro fratelli migratori.

Gli striscianti neri provano raramente a manifestarsi nel mondo materiale, ma talora questo avvenga, trattandosi di piccoli spiriti sono spesso in grado di creare solo ombre che si muovono lungo le pareti, non dissimili ad ombre naturali, proprio come accade ai più famosi wuppi.

Nonostante la loro piccola taglia e il loro essere completamente innocui per gli esseri umani, gli striscianti neri sono famosi per essere la specie "base" per la creazione degli assassini di inchiostro, enormi creature serpentiformi che vengono create quando uno strisciante nero viene portato nel mondo materiale e ingozzato forzatamente di energia al punto da generare un'anomalia nel core che ne cambia la codifica.

Comportamento

A differenza di molti altri lemures, che sono noti per la loro capacità di fluttuare in ogni direzione, lo strisciante nero mostra una preferenza per le superfici solide, da cui deriva il suo nome comune: pur potendo fluttuare, preferisce di gran lunga avere il corpo sempre a contatto con qualche oggetto fisico. Questa creatura è in grado di muoversi rapidamente strisciando su terreno, rami, rocce e altre superfici, usando le sue estremità per spingersi e aggrapparsi.

In gruppo, gli striscianti neri danno talvolta vita a ammassi brulicanti, creando un'immagine affascinante e quasi ipnotica. Questa loro inclinazione a unirsi in grandi masse consente alla specie di sfruttare al meglio le risorse disponibili e di proteggersi dai predatori. Durante le fasi luminose, gli striscianti neri si nascondono in zone ombreggiate o sotto vegetazione fitta, per emergere al ritorno delle fasi crepuscolari, o addirittura buie, alla ricerca di cibo.

Gli striscianti neri sono creature migratorie, che si spostano alla ricerca di luoghi ricchi di cibo e poveri di predatori. Il loro senso più sviluppato, l'olfatto, li guida con sicurezza a quei luoghi "in decadimento" dove è possibile trovare una gran quantità di decompositori di cui nutrirsi.

Habitat

Gli striscianti neri prediligono habitat ricchi di vegetazione, come foreste dense e zone montuose; sono gli spiriti più comunemente rinvenibili nei cosiddetti boschi esauriti, ovvero i resti spirituali di quelle che un tempo erano distese di alberi, i quali sono stati tagliato e/o eradicati nel mondo materiale, ma la cui presenza spirituale è rimasta sigillata dal cemento, impossibilitata a disperdersi nella sua maniera naturale.

La capacità di mimetizzarsi degli striscianti, grazie al colorito scuro ed opaco, li rende abili nel nascondersi tra le ombre dei loro luoghi di residenza. Sono piccoli spiriti adattabili che possono essere trovati in diverse aree geografiche, purché vi sia una disponibilità di spazi sicuri in cui strisciare e ripararsi. Alcune sottospecie di striscianti neri vivono in corrispondenza di soffitte abbandonate.

Dieta

La dieta degli striscianti neri si compone principalmente di paralarve, spiriti decompositori e materia ectoplasmica fresca di piccole dimensioni, come i resti dei pasti di creature più grandi. Grazie alla loro natura sociale, spesso collaborano durante la ricerca di cibo, con alcuni membri del gruppo che si occupano di individuarlo mentre altri si assicurano che l'area circostante sia sicura da potenziali minacce. Le loro bocche sono molto piccole, perciò possono ingoiare solo bocconi di dimensione non più grande di un grillo. Gli esemplari più grandi, quelli lunghi un metro e mezzo, sono capaci di mangiare prede un po' più grandi, fino alle dimensioni di un topolino, ma è comunque raro che queste creature provino a nutrirsi di qualcosa di simile: solo in condizione di estrema fame proveranno a dare la caccia agli spiriti-topo o agli spiriti-rana.

Gli striscianti neri sembrano in grado di digerire la materia vegetale, una condizione rara fra gli spiriti e in particolar modo fra quelli a tendenza carnivora, e per alcuni ricercatori questa è la prova che nel passato la dieta degli striscianti dovesse essere molto diversa.

La capacità di digestione della materia vegetale è inoltre prova inconfutabile della totale assenza di una connessione fra gli striscianti e i serpenti del mondo materiale a cui tanto somigliano.

Conservazione

Nonostante gli striscianti neri non siano attualmente considerati a rischio immediato di estinzione, la loro popolazione è influenzata dalle attività umane che ledono il loro habitat naturale. La deforestazione e l'urbanizzazione non incidono in maniera diretta sulla loro presenza, poiché spesso è possibile trovarli in luoghi che sono stati abbondantemente deforestati da decenni, ma rappresentano minacce significative per la sopravvivenza della specie per via del graduale allontanamento di altri spiriti più grandi, i quali non amano le zone urbane. Senza spiriti più grandi, che caccino e si riproducano in quei luoghi, gli striscianti rischiano di morire di fame e, dopo periodi più o meno lunghi, si muovono in altre zone, alla ricerca di nuovo cibo; pertanto, l'estensione del loro habitat è considerata in notevole diminuzione.

Sembra un controsenso che il luogo più comune in cui vengano rinvenuti siano i boschi esauriti, ma bisogna ricordare che queste distese di alberi spirituali morti, i quali si stanno lentamente decomponendo, non sono rinnovabili: una volta che gli alberi si sono completamente dissolti, non ne verranno piantati di nuovi e gli striscianti non potranno tornare in quei luoghi.

Curiosità

  • Gli striscianti neri hanno un linguaggio comunicativo unico, composto da suoni e movimenti distintivi che permettono loro di coordinarsi durante la ricerca di cibo e di avvisarsi in caso di pericolo. Questo linguaggio non è compreso istintivamente da nessun altro spirito.
  • Nonostante l'aspetto molto differente, i wuppi appartengono allo stesso genere, Nigris. Quelli che sembrano essere tentacoli da "polpo" nei wuppi, sono in realtà code multiple, del tutto identiche a quelle degli striscianti neri nella loro struttura interna.

 

Galleria di immagini (Clicca per ingrandire!)
 
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🌵🎨 Tutti i disegni di questa pagina (e probabilmente anche delle altre, se non è diversamente specificato) sono stati realizzati dalle nostre artiste, Furiarossa e Mimma. Scoprite di più sui loro fantastici lavori, cliccando su uno dei loro link e gustandovi le loro gallerie! 🌵🎨

 

 

venerdì 1 novembre 2024

Ottobre 2024 - Cosa abbiamo creato?

Ottobre 2024 è finito: Ecco cosa abbiamo postato online questo mese, grazie anche al supporto dei nostri beneamati patrons!


+++DISEGNO++++
 
Il Cammino delle Leggende (The Way Of Legends) / Nuovo mondo oscuro (New Dark World) OCs
Glowing eyes | Danny Doll | Yeah, Fine. | Ladan being the best Vlad 1 | Brainless knight | Mentor | You can't own what is no more | The perfect son |


Other
Little fire eel | Graveyard boy |

Furry, anthro and animals (not commissions)  
Look at all these chickens! |
 
Danny Phantom

Phantom's fate & Fortune: meet the artists | Yawning Vlad | Ectober '24 - Past, present, future | Ectober '24 - Past, present, future (again) | Early studies for the Monarch | Clockface - A clockwork being completely reworked to adapt to our writing world  | Vlads | Just a coffee cup (not of coffee) | Harlequin covers? WHY?! |


Patrons Only!
Time to dig (WIP) | The Mentor (knight form) and the Runner (WIP) | Danny Runner (WIP) | The Monarch (WIP) | Spottedleaf (WIP) | Ladan (WIP) | Danny Runner portraits (WIP) | Phantom redesign (WIP) | The cheese thief (pack for patrons) | The Dawn of Beast (Pack for patrons) |
 
+++SCRITTURA+++

Danny Runner and the Phantom Crown

4. The cost of being twice yourself [ENG] / Il prezzo di essere due volte te stesso [ITA] | 5. Forest [ENG] / Foresta [ITA] | 6. The David Villa [ENG] / La villa dei David [ITA] | 7. Monsters beyond the veil [ENG] / I mostri oltre il velo [ITA] |
 
Stupido Danny, hai le fette di prosciutto sugli occhi
 
Racconti
 
Totale dei lavori pubblicati:55
 
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