Dissi a Carlo che
dovevo fare un sacco di compiti, afferrai una bottiglietta di succo di
frutta e un gelato alla crema e salii in camera mia, chiudendo con
delicatezza la porta. Papà era molto agitato per un'imminente partita di
basket, di cui io non riuscivo a cogliere il fascino, perciò per lui
era ok se mi ritiravo in camera mentre lui e Billy Black si sarebbero
messi a urlare al telefono contemporaneamente una sorta di radiocronaca.
Frugai tra il disordine della scrivania in cerca delle mie vecchie cuffie, ma non le trovai.
«Cuffie... dove siete cuffie? Cuffiette belle, andiamo, saltate fuori!» Cantilenai, guardando in ogni angolo.
Alla fine le trovai, tutte aggrovigliate e con segni di masticatura, sotto il lettino di Dracula.
«Gattaccio!» Lo apostrofai, bonariamente, poi collegai le cuffie al mio vecchio lettore CD.
Scelsi un disco che
Phil mi aveva regalato per Natale. A suo dire era uno dei suoi gruppi
preferiti, ma c'erano troppi bassi e strilli per i miei gusti. Lo
inserii nell'apparecchio e mi lasciai cadere sul letto, subito seguita
da Dracula. Indossai le cuffie, schiacciai play e alzai il volume al
livello spaccatimpani. Chiusi le palpebre, ma c'era ancora troppa luce:
mi coprii gli occhi con un cuscino.
Mi concentrai al
massimo sulla musica, cercando di capire i testi e di seguire le figure
complicate della batteria. Al terzo ascolto avevo memorizzato finalmente
le parole dei ritornelli e con mia grande sorpresa scoprii che,
superato il primo impatto con il rumore assordante, il gruppo mi piaceva
molto. Dovevo ringraziare meglio Phil, che mi aveva regalato anche un
secondo CD, in lingua rumena se non sbagliavo... e visto che il primo
disco mi era piaciuto, decisi di ascoltare anche il secondo.
Le canzoni di questo
nuovo disco avevano ancora più urla del primo. A Phil dovevano piacere
davvero gli strilli, ma qui si sfiorava il ridicolo: in un brano di cui
riuscivo solo a distinguere le parole "Oh, padelle dandala" (e non ero
sicura che quello fosse il testo autentico della canzone, ma diceva
molto chiaramente padelle dandala), il ritornello era praticamente
composto di urla acutissime di donne che recitavano più o meno "iu iu iu
caiù oh uo yu yu" o qualcosa del genere.
Ascoltai senza sosta queste nuove canzoni, ridendo ogni volta, finché non mi addormentai.
Aprii gli occhi in un
luogo familiare. Un cantuccio della mia coscienza mi diceva che stavo
sognando, ma a me sembrava di essere di nuovo in mezzo alla luce verde
della foresta. Sentivo lo sciabordio delle onde sulla costa rocciosa. E
sapevo che se fossi riuscita a trovare l'oceano, avrei rivisto il sole.
Cercavo di seguire il suono dei cavalloni, ma ad un tratto spuntò Jacob
Black, che mi prese per mano e mi trascinò nell'angolo più buio della
foresta, protetto da piante contorte e muschiose e festonate di
ragnatele pallide.
«Jacob, c'è qualcosa che non va?» Chiesi.
Sembrava impaurito e mi
tirava verso di sé con tutte le sue forze; io non volevo entrare in
quell'oscurità, volevo andare alla spiaggia e rivedere il sole.
«Corri Bella, devi correre!» Sussurrò lui, spaventatissimo
«Da questa parte,
Bella!» urlò qualcun altro e riconobbi la voce di Mike, che mi chiamava
dal cuore cupo della vegetazione, ma non riuscivo a vederlo
«Perché?» chiesi,
cercando di divincolarmi dalla presa di Jacob, che però era troppo più
forte di me, troppo persino per un essere umano.
Lui mi lasciò comunque
andare, improvvisamente, e iniziò a tremare e a strillare peggio di
quella volta che gli avevo raccontato la storia del terrore. Infine,
come se non potesse più sopportarlo, si accasciò sul terreno scuro della
foresta. Lo guardavo terrorizzata: era in preda agli spasimi, i più
violenti che avessi mai visto.
«Jacob!» Urlai.
Ma lui non c'era più.
Al suo posto era comparso un grosso lupo rossiccio con gli occhi neri.
Il lupo si voltò verso la spiaggia, con il pelo ritto sulla schiena, e
un ringhio cupo risuonava tra le sue fauci.
«Bella, corri!» Gridò Mike alle mie spalle.
Ma decisi di non
correre. A me i lupi piacevano e mi piaceva anche Jacob, dunque che
differenza faceva se era un ragazzo umano o un ragazzo lupo? Ovviamente
nella vita vera mi sarei fatta quattro domande in più su quella
questione, ma questo era solo un sogno.
Osservavo una luce che dalla spiaggia veniva verso di me.
E poi, come una
madonnina agli occhi di una suorina fedele, dalla vegetazione apparve
Edward. La sua pelle irradiava una luce fioca, i suoi occhi erano neri e
minacciosi. Con la mano sospesa mi invitava ad avvicinarmi.
Il lupo ai miei piedi ringhiò.
Feci un passo avanti, verso Edward. Mi sorrise, i canini erano lunghi e affilati.
«Fidati di me» Disse, con voce vellutata.
Feci un altro passo. Per colpirlo. Volevo colpirlo, volevo distruggere a pugni la sua stupida faccia brillante da madonnina.
Il lupo fu più veloce di me e si lanciò nello spazio che intercorreva fra Edward, il vampiro, e me.
«Ammazzalo!» Urlai «Ammazzalo!».
Ma Edward era veloce come la luce e aveva afferrato la gola del lupo e...
«NO!» Urlai, alzandomi di scatto sul letto.
Avevo ancora le cuffie
in testa e con uno strattone avevo scaraventato il lettore CD sul
pavimento, dove Dracula lo stava mordicchiando. La luce era ancora
accesa, io ero seduta sul letto, vestita, con tanto di scarpe ai piedi.
Diedi un'occhiata disorientata all'orologio sulla cassettiera: erano le
cinque e mezza del mattino.
Sbadigliai, mi stesi a
pancia in giù e calciai via gli stivali. Ma stavo troppo scomoda per
tentare di dormire. Rotolai a pancia in su e mi sbottonai i jeans,
tentando goffamente di toglierli restando sdraiata. La treccia in cui
avevo raccolto i capelli mi infastidiva, la sentivo premere come uno
spuntone sulla nuca. Mi voltai su un fianco e strappai via l'elastico,
districando i capelli ciocca per ciocca con le dita. Mi ricacciai il
cuscino sulla faccia.
Ovviamente, non servì a
nulla. Il mio subconscio riportava a galla le immagini che avevo
disperatamente cercato di scacciare. Mi sarebbe toccato affrontarle di
petto, ora.
Mi chiedevo se anche
agli altri capitassero cose del genere, se avessero mai avuto sogni che
desideravano di non aver mai ricordato? Sogni imbarazzanti o violenti o
che rivelano cose sui vostri pensieri e meccanismi nella vostra mente
che non avreste mai voluto vedere?
Mi sedetti e, per un
minuto, mentre il sangue rifluiva mi girò la testa. Una cosa alla volta,
dissi tra me e me, afferrando il beauty case.
Purtroppo la doccia non
durò quanto avevo sperato. Mi presi anche del tempo per asciugare i
capelli, ma esaurii in un baleno le cose da fare in bagno. Avvolta
nell'asciugamano, un po' troppo ruvido per i miei gusti, ritornai in
camera.
Non capivo se papà
fosse ancora addormentato o se fosse già uscito. Guardai fuori dalla
finestra e notai immediatamente che l'auto della polizia non c'era. Era
forse di nuovo andato a pesca?
Mi vestii lentamente, indossai i miei pantaloni della tuta preferiti (decorati a piccole, adorabili faccine di alieno) e rifeci il letto. Non avevo altra maniera di ritardare... o almeno così credevo.
Mi vestii lentamente, indossai i miei pantaloni della tuta preferiti (decorati a piccole, adorabili faccine di alieno) e rifeci il letto. Non avevo altra maniera di ritardare... o almeno così credevo.
Mi accomodai alla
scrivania e accesi il vecchio computer. Odiavo usare Internet lì. Il
modem era tristemente sorpassato, il mio abbonamento gratuito scadente:
solo per connettermi mi ci volle così tanto che feci in tempo a scendere
in cucina e prepararmi una tazza di cereali. Fra l'altro, quando il
modem si connetteva faceva anche un mucchio di rumorini buffi e sembrava
un incrocio fra un fax, una stampante e la slitta di Babbo Natale.
Mangiai piano,
masticando con cura ogni boccone. Finito lo spuntino, lavai la tazza e
il cucchiaio, li asciugai e li riposi al loro posto. Salii le scale con
passo pesante. Prima di tutto sistemai il lettore CD, lo sollevai da
terra e lo piazzai esattamente al centro del tavolo. Staccai le cuffie,
che tornarono dove avrebbero sempre dovuto essere, ovvero dentro al
cassetto della scrivania.
Poi feci partire il solito disco rumeno, abbassando il volume finché non diventò un semplice rumore di fondo.
Un altro sospiro e
tornai al computer. Ovviamente, lo schermo era pieno di pop-up
pubblicitari perché ogni volta che papà usava il computer finiva in
posti strani e si spaventava e cliccava tutto contemporaneamente
ottenendo l'alquanto fastidioso fenomeno dei pop-up che spuntavano
all'accensione di internet.
Seduta sulla
poltroncina rigida, chiusi tutte le finestre, anche se rimasi un attimo a
guardare inebetita la pubblicità di un gioco in cui bisognava trovare
parole come "gofo" e "lufo" che, visti i disegni da cui erano
accompagnati, dovevano significare "gufo" e "lupo". Boh.
Alla fine, dopo
tantissimi sforzi, riuscii a raggiungere il mio motore di ricerca
preferito (DuckDuckGo) e digitai una sola parola.
Vampiro.
Al solito, l'attesa fu
snervante. La lista di risultati, quando apparve, era ricchissima e
includeva film, spettacoli televisivi, il noto wrestler Vampiro (di cui
ero e sono una fan), gruppi metal sconosciuti, cosmetici per un trucco
dark, illustratori e fumettisti. A dire il vero, il primo, il secondo,
il terzo risultato e anche la foto con la descrizioncina di Wikipedia
che sta sul lato destro dello schermo erano tutti dedicati al wrestler
Vampiro. Non che mi dispiacesse, ma dovevo trovare creature mitologiche,
così mi misi a cercare più a fondo...
Mi persi nella
navigazione e finii in uno strano sito tutto arancione che si chiamava
"Wattpad" nella quale lessi gli incipit di una dozzina di bruttissime
storie sui vampiri in cui i vampiri erano umani con i denti un poco più
lunghi che dicevano parolacce e per il resto si comportavano esattamente
come ragazzi maleducati normali... beh, a parte il dettaglio dei denti a
punta un po' più lunghi, sembrava la descrizione dei Cullen.
Mi persi letteralmente
dentro Wattpad. Diamine, non sapevo che esistesse un posto dove leggere
migliaia e migliaia di libri completamente gratis! Era impressionante.
Dimenticandomi per un po' dei vampiri, mi misi a leggere una storia
chiamata "Joy I Call Life" che mi fece sospirare e mi strappò un paio di
lacrimucce, ma quando arrivai al sesto capitolo mi ricordai che dovevo
fare una ricerca sui vampiri non sui redattori newyorkesi transgender,
quindi misi fra i preferiti l'indirizzo di Wattpad, ripromettendomi di
andarci insieme a Mike, e continuai la mia ricerca.
Trovai un sito
apparentemente promettente: Vampiri A-Z. Aspettai con impazienza che le
pagine si caricassero, chiudendo alla svelta tutte le finestre di
pubblicità che apparivano. Infine, ecco la schermata completa: un
semplice sfondo bianco con caratteri neri, chiaro segno della mancanza
di professionalità del web-designer o taccagneria da parte dei creatori
del sito che non hanno voluto pagare un web-designer oppure non erano
neanche in grado di mettere uno sfondo o delle immagini.
Un sito di vampiri senza immagini, diciamocelo chiaro chiaro, fa schifo.
Tuttavia decisi di non giudicare troppo un libro dalla copertina (o un sito dal suo design) e gli diedi una chance.
Ad accogliermi sulla
home page c'erano due citazioni, una del Reverendo Montague Summers e
una di Rousseau, che dicevano qualcosa del tipo "i vampiri esistono
perché non abbiamo prove che non esistono e i vampiri sono fighi", ma
ovviamente con termini più forbiti.
Il resto del sito (lo
scarno resto del sito) era un elenco, in ordine alfabetico, di notizie
di vampiri ricavate dalle tradizioni di tutto il mondo. Il primo link
che cliccai parlava del Danag, un vampiro filippino, indicato come il
responsabile dell'introduzione del taro sulle isole (io non sapevo
cos'era un taro. Ma non è che si siano premurati di spiegarmelo).
Secondo il mito, il Danag lavorò per molti anni al fianco dell'uomo, ma
la collaborazione cessò quando un giorno una donna si tagliò un dito e
il Danag, succhiandoglielo, gradì il sapore del sangue talmente tanto da
prosciugarla.
Studiai ogni
descrizione con cura, in cerca di elementi familiari, per non dire
plausibili. Sembrava che la maggior parte delle storie di vampiri
riguardassero bellissime donne nella parte dei demoni e bambini nei
panni delle vittime: a pensarci bene, sembravano proprio teorie
costruite ad arte per spiegare l'alta mortalità infantile e trovare una
scusa all'infedeltà dei mariti.
Tutto molto maschilista.
Alcuni racconti
parlavano invece di spiriti incorporei (in tal caso non avrebbero dovuto
essere spostati su un sito di fantasmi, anziché di vampiri?) e
raccomandazioni contro le sepolture improprie. Avevano poco a che fare
con i film che conoscevo e non tutti i vampiri citati erano assetati di
sangue umano, il che mi convinse ancora di più che quelle creature non
dovessero stare nella lista dei vampiri.
Tre voci catturarono
immediatamente l'attenzione, perché mi erano familiari: I Varacolaci
rumeni (io li conoscevo da prima come "Vrykolakas"), I Nelapsi
slovacchi, creature tanto forti e veloci da riuscire a massacrare un
intero villaggio nella prima ora dopo la mezzanotte e infine i più
interessanti, gli Stregoni Benefici.
Perché erano i più
interessanti? Perché il nome era scritto proprio così, Stregoni
Benefici, in italiano... e l'italiano è la mia lingua e la mia cultura,
ma non avevo mai e dico mai sentito parlare di questi "Stregoni
Benefici".
La definizione relativa a questi ultimi era molto breve.
Stregoni Benefici:
vampiri italiani, che secondo la tradizione stanno dalla parte del bene e
sono nemici mortali dei vampiri malvagi.
Mai sentiti nominare.
Erano irrealistici, alquanto, e conoscendo la tradizione italiana... non
ero sicura che esistessero. Tuttavia ero una che dava chance a destra e
a manca come caramelle, dunque diedi una chance anche a questo sito
scarso in conoscenze e in grafica e digitai sul motore di ricerca
DuckDuckGo "Stregoni Benefici".
I risultati furono
inequivocabili: solo altri due siti li citavano, due siti affiliati con
Vampiri A-Z e per giunta scritti in inglese. Nessun sito italiano li
menzionava anche solo per sbaglio, dunque era chiaro che questi Stregoni
Benefici non esistevano nel nostro folklore e se li erano inventati
quei poveracci di Vampiri A-Z giusto per inserire almeno una razza di
vampiri buoni nella lista.
Appurato che quel sito faceva pena esattamente quanto sembrava, decisi di fare una ricerca più seria.
Entrai sulla pagina di Nonciclopedia intitolata "Vampiro", così, per farmi quattro risate.
Essa recitava:
"Il vampiro è una specie animale vivente e non vivente, morto e non morto. Insomma la vita dei vampiri (o non vita?) è un gran casino.
La loro complessità ha reso inutili molti tentativi di scoprire tutto ciò che li riguarda. Ma i nostri ricercatori sono troppo furbi e hanno raccolto comunque diversi dati."
La loro complessità ha reso inutili molti tentativi di scoprire tutto ciò che li riguarda. Ma i nostri ricercatori sono troppo furbi e hanno raccolto comunque diversi dati."
Seguivano questi
"diversi dati". Mi feci quattro risate, ma non era quello che cercavo.
Ah, le insidie del web: inizi a fare una ricerca e finisci che stai
trovando un testo dove dicono che una papera è pericolosa quanto un
vampiro, se non di più, oppure il test di Chicavampiro per sapere se sei
un vampiro. Ero tentata dal fare il test, ma decisi di continuare la
mia ricerca facendo finta di essere una ragazza studiosa e seria.
Finalmente trovai un
sito, chiamato Vampiri.net, che aveva una grafica: era tutto bordeaux e
nero, con le scritte bianche a caratteri piccoli, e oltre ad avere
anch'esso una lista (molto più completa di quella di vampiri A-Z) di
razze di vampiri, aveva anche sezioni dedicate ai miti, alla caccia ai
vampiri, alla protostoria medica, ai giochi di ruolo, le rassegne
stampa, la relazione fra animali e vampiri, narrativa e chi più ne ha
più ne metta. Ecco, questo era un sito interessante!
Cliccai su Miti e Leggende, poi su Origine e significato del termine vampiro.
In particolare era interessante l'inizio del testo:
"Con il termine
"vampiro" si identifica lo spirito di una persona defunta o del suo
cadavere, una creatura-simbolo delle forze del male che si agitano in
una specie di vita quando "la luce del Sole é morta".
L'origine del Vampiro è antichissima e con diverse varianti, si perde nella notte dei tempi ed ha un notevole ruolo nella cultura di quasi ogni popolo.
L'origine del Vampiro si perde nella notte dei tempi, certi metodi osservati nelle necropoli preistoriche in cui grosse pietre sono piantate sul corpo dei morti per impedirgli di tornare dall'aldilà fa presupporre la credenza nel Vampiro."
L'origine del Vampiro è antichissima e con diverse varianti, si perde nella notte dei tempi ed ha un notevole ruolo nella cultura di quasi ogni popolo.
L'origine del Vampiro si perde nella notte dei tempi, certi metodi osservati nelle necropoli preistoriche in cui grosse pietre sono piantate sul corpo dei morti per impedirgli di tornare dall'aldilà fa presupporre la credenza nel Vampiro."
Continuai a navigare nel
sito, alla ricerca di qualcosa che potesse confermarmi che davvero i
Cullen erano una famiglia di vampiri oppure smentirmi e avvalorare la
tesi che erano un gruppo di persone pesantemente drogate.
Alla fine, pur non
avendo trovato nulla, iniziai ad inquietarmi per colpa di tutte quelle
accurate leggende e delle dissertazioni pseudo-scientifiche che
parlavano di malattie realmente esistenti, quindi chiusi il sito
scuotendo la testa, con un po' di ansia, e andai nel posto più sicuro
del mondo: Wikipedia. Lì, di sicuro, nessuno avrebbe intitolato una
sezione "orrore e morte" oppure avrebbe iniziato a parlare dei vampiri
come se in quel momento potessero essere alle mie spalle.
Secondo Wikipedia, i
capelli di un vampiro potevano continuare a crescere dopo la sua morte,
mentre era nella tomba, e questo spiegava perché quasi tutti i Cullen
avevano chiome asimmetriche, spettinate, chiaramente fuori dalla
lunghezza desiderata.
Tuttavia leggendo tutto il resto del testo capii come Edward e compagnia non potevano
in alcun modo essere vampiri: da nessuna parte si citava che essi
potessero essere duri come marmo o che fossero autentici psicopatici, né
che vivessero in grandi ville bianche, che si riunissero in famiglie o
che dovessero forzatamente dare il tormento a ragazze come me. Avevo
confrontato scrupolosamente con ogni mito un piccolo catalogo di
elementi salienti: velocità, forza, bellezza, colorito pallido,
occhiaie, occhi cangianti, le caratteristiche elencate da Jacob come
freddi e nemici dei licantropi, ma c'erano poche descrizioni che
coincidessero con più di una sola caratterisica per volta.
Arrivai ad una conclusione: Edward e la sua famiglia potevano essere tante cose, ma di certo non si trattava di vampiri.
Cercai "pelle dura come
il marmo", ma il primo risultato era "come pulire e lucidare il marmo in
modo naturale", il secondo "come pulire il mortaio in marmo".
Più scendevo lungo la
pagina, più mi accorgevo che non c'erano pagine che parlavano di cose
simili, neppure a carattere medico. Che cosa poteva causare una pelle
durissima, come quella che avevo riscontrato in Alice? Era una sindrome
così rara da essere introvabile su internet? No, certo che no! Non
sembrava una sindrome, Alice si muoveva come una persona normale e la
flessibilità della sua cute, nonostante la durezza, sembrava ottimale.
Ero confusa e vagamente spaventata, anche per colpa di quel sito, Vampiri.net, che mi aveva messo in testa idee orribili.
Spensi il computer
direttamente dall'interruttore, senza aspettare di chiudere
correttamente la sessione. Oltre che ansiosa, mi sentivo un po'
imbarazzata per me stessa... che cosa stupida, ero seduta in camera mia a
fare una ricerca sui vampiri perché non riuscivo a capire cos'erano i
Cullen. Cosa c'era che non andava in me?
Decisi di prendermi una
vacanza, anche breve, anche di un solo pomeriggio. Dovevo uscire di
casa, ma tutte le mete che desideravo davvero raggiungere distavano
almeno tre giorni di viaggio. Infilai comunque gli stivali, senza una
destinazione chiara in testa, e scesi al piano di sotto.
Mi strinsi nell'impermeabile senza nemmeno controllare che tempo facesse e uscì a grandi passi.
Il cielo era coperto,
ma ancora non pioveva. Ignorai il pick-up e proseguii a piedi verso est,
oltre il nostro giardino, diretta alla foresta sempre rigogliosa. Non
mi ci volle molto per smarrire la visuale della casa e della strada e
sentire soltanto il rumore della terra viscida sotto le suole e gli
schiamazzi improvvisi delle ghiandaie.
All'interno della
foresta c'era uno stretto lembo di terra che faceva da sentiero, senza
il quale non avrei rischiato di avventurarmi così lontano. Il mio senso
dell'orientamento era inesistente: in un luogo meno accogliente mi sarei
quasi certamente persa.
La stradina si insinuava nel profondo della vegetazione, perlomeno verso est, mi pareva. Serpeggiava attorni agli abeti sitka e a quelli canadesi, ai tassi e agli aceri. Conoscevo i nomi degli alberi che mi circondavano e lo dovevo a papà, che me li indicava sempre durante le nostre gite, quando ero più piccola. Amavo quegli alberi, ma ce n'erano ancora alcuni che non riconoscevo e altri di cui non ero sicura, perché erano ricoperti da erbacce verdi e macchie espanse di licheni.
La stradina si insinuava nel profondo della vegetazione, perlomeno verso est, mi pareva. Serpeggiava attorni agli abeti sitka e a quelli canadesi, ai tassi e agli aceri. Conoscevo i nomi degli alberi che mi circondavano e lo dovevo a papà, che me li indicava sempre durante le nostre gite, quando ero più piccola. Amavo quegli alberi, ma ce n'erano ancora alcuni che non riconoscevo e altri di cui non ero sicura, perché erano ricoperti da erbacce verdi e macchie espanse di licheni.
Continuai a camminare
finché la rabbia che provavo per me stessa mi diede energia. Quando
iniziò a passare, rallentai. Dalla cappa protettiva del bosco filtrava
giusto qualche goccia, ma non capivo bene se fosse pioggia oppure acqua
rimasta sospesa tra le foglie dal giorno prima, che ritornava alla terra
gocciolando piano.
Un albero caduto di
recente – lo capii perché dove avrebbero dovuto trovarsi le sue radici
la terra era tutta smossa e si vedevano ancora le forme di queste ultime
– era appoggiato addosso al tronco di uno dei suoi fratelli e creava
una piccola, graziosissima, panchina naturale, un riparo a pochi passi
dal sentiero. Attraversai i cespugli e mi sedetti con cautela, tirandomi
la giacca a vento in modo che proteggesse dal fondo umido i miei
vestiti, quindi appoggiai la schiena e la testa coperta dal cappuccio
contro l'albero vivo.
Avevo scelto il posto
sbagliato? Forse. Ma dove altro potevo andare? La foresta era
verdeggiante, similissima all'ambientazione del sogno della notte
precedente, e proprio per questo non mi stava concedendo la pace che
avevo sperato. Ora che non si sentiva più il rumore dei miei passi nel
fango, il silenzio era straziante. Anche gli uccelli tacevano e la
frequenza delle gocce aumentava, probabilmente aveva iniziato a piovere
sul serio. Da seduta, le felci erano più alte di me, se qualcuno fosse
passato lì davanti dal sentiero non mi avrebbe vista.
In mezzo agli alberi
era molto più facile credere alle assurdità che in camera mia mi avevano
fatta vergognare. La foresta era la stessa da migliaia di anni,
imperscrutabile, verde e selvaggia, e i miti e le leggende di centinaia
di luoghi diversi, in centinaia di lingue diverse, sembravano molto più
plausibili lì che tra le quattro pareti di una stanza.
I Cullen non erano vampiri, ma erano comunque qualcosa. Qualcosa di impossibile da definire razionalmente si stava chiarendo. Che fossero i freddi di cui parlava Jacob?
Infine, il quesito più importante di tutti: come mi sarei comportata, se quella fosse stata la verità?
Di una cosa, tra tutte,
ero sicura: l'Edward oscuro, il vampiro, del mio sogno era un riflesso
della mia paura per ciò che aveva detto Jacob, nonché della paura perché
avevo scoperto che quel ragazzo era uno psicopatico, uno stalker, una
sorta di vampiro emozionale che voleva prosciugare la mia felicità.
Guardai in alto, fra le
fronde verdissime che si chiudevano sopra la mia testa come un tetto di
giada, cantante di mille gocce d'acqua.
Cosa avrei fatto, come avrei potuto salvarmi, se i Cullen fossero stati veri demoni?
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Note sul capitolo: Poiché l'intero capitolo è basato sulla ricerca online, abbiamo davvero ricercato
online e non fatto finta come Stephenie Meyer (che a quanto pare c'ha i
pop-up che si aprono da soli quando accende il computer, boh, noi
abbiamo dovuto inserire la storiella del padre che cerca online e si
spaventa per giustificarla), che si è inventata una cosa ridicola come
gli Stregoni Benefici. Perché, che diamine, siamo italiani e non ci
piace che inventino i nostri miti, ok? OK? Ovviamente scherziamo
su questa cosa. Chiunque può inventare un mito, però non sarebbe stato
molto più figo se davvero la Meyer avesse usato una leggenda italiana
vera? Se avesse fatto conoscere un po' della nostra storia? Se si fosse
sforzata giusto un filo di rendere più interessante anche questa ricerca online? Domanda retorica.
Per il resto, tutto quello che abbiamo nominato in questo capitolo riguardo alle cose che Belarda cerca online, esiste davvero. Cercare per provare, ma mi raccomando, con DuckDuckGo!
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Aggiorneremo la storia su questo blog un pò più lentamente che su
wattpad, quindi se avete la app di wattpad, oppure vi piace leggere
direttamente da quel sito, continuate a leggere la storia da qui
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