Bentornati alle Recensioni Spinose, germoglietti!
I vostri vasi sono ben rincalzati di terra e pacciamati per l’inverno? Avete bevuto abbastanza?
Mentre ci pensate, sappiate che sia questa rubrica che la nostra esperienza sono state arricchite di una nuova storia grazie a-jeonbiscuits-, che ci ha consigliato questo libro; grazie per la dritta, Charlotte!
Oggi parliamo de “La Canzone di Achille”,
romanzo d’esordio del 2011 di Madeline Miller. Quest’opera è la
riscrittura romanzata (anche se pure l’originale non si suppone fosse
una true story) della storia di Patroclo, uno dei
personaggi più importanti dell’Iliade, vista dai suoi occhi.
Ripercorriamo con lui tutti gli eventi significativi della sua vita,
dall’infanzia fin dopo la morte del suo corpo terreno; viviamo così i
burrascosi accadimenti della guerra di Troia e vediamo il primo incontro
con il prode Achille, l’addestramento e il consolidarsi del fortissimo
amore che li unisce.
E no, non sono cugini.
La Canzone di Achille si
prodiga per essere letteratura di guerra, romanzo storico, storia
d’amore e fantasy tutto insieme, considerato che si attiene ai miti
senza lesinare su dee, centauri e fiumi antropomorfizzati che danno
botte da orbi. Ma lo fa bene?
L’ultimo libro che abbiamo recensito è stato il ben più popolare Percy Jackson e Il Ladro di Fulmini,
anche quello a tema mitologia greca, che però è uscito dalla nostra
recensione zoppicante e punto dalle nostre spine impietose. (Anche noi,
come il dio del fiume, diamo botte da orbi). Insomma, non siamo stati
gentili col povero Percy.
Riusciranno il Pelide Achille e Patroclo Meneziade ad evitare la furia di noi Káktos tis Fotiás?
1. La trama
Il piccolo Patroclo nasce principe di Opunte, in Grecia, tanti tanti anni fa.
Ma nonostante il sangue blu, il bimbo è gracile e inadeguato e suo
padre si rifiuta di dargli la propria approvazione e passa la maggior
parte del tempo ad ignorarlo o a guardarlo con schifo. Anzi, è
esattamente il tipo di persona che indica i figli degli altri e fa
“Oooh, guarda, Patrocchio! Queeello è un figlio! Mica tu”. Sì, c’è… c’è
una scena più o meno così nel libro.
Povero, povero Patrocchi- ehm, Patroclo.
Al
re ad un certo punto viene anche una bella idea; Elena di Sparta, la
donna più bella della Grecia, cerca marito, perciò tutti i più
muscolosi, fighi e facoltosi principi della Grecia si presenteranno per
chiederne la mano. Patroclo ha tipo otto anni ed è forte come un petauro
dello zucchero, ma Menezio lo squadra ben bene e decide che è il
pretendente perfetto, perciò lo porta con sé per proporlo come marito.
Lì tira una brutta aria: i pretendenti si presentano uno dopo l’altro e
sono uno più ricco e arrabbiato dell’altro. Con gli occhi a palla e la
mascellazza contratta. Ad un certo punto arriva il guerriero Aiace, uno
più permaloso della gatta Miette che ha dei muscoli che riempie mezza
stanza e un broncio con rughe così profonde che ci si può giocare a
vedere le figure come con le nuvole.
Così il furbo Odisseo
(amore, ma ciao! Uno dei nostri prefe della mitologia!) si fa avanti e
propone che, per non scatenare invidie e rancori, sia Elena a poter
scegliere il proprio sposo tra i presenti e gli altri principi dovranno
promettere di proteggere l’unione dei due promessi, chiunque sia il
fortunato. Tutti giurano col sangue, anche Patroclo, ed a papà Menezio e
il figliolo tocca tornare a casa a mani vuote visto che Elena sceglie
un certo Menelao.
I guai però sono dietro l’angolo, perché al
ritorno in patria, Patroclo uccide un altro bambino bullettino che
voleva rubargli i dadi. Ooops…?
Il crimine è del tutto
accidentale, ma dato che si tratta di un giovane aristocratico, Menezio
punisce il figlio spogliandolo del titolo di principe e lo abbandona
spedendolo in esilio. Praticamente orfano e tormentato dai sensi di
colpa, Patroclo abbandona la terra di Opunte e viene accolto dal re
Peleo, un gattaro che invece di micetti raccoglie tutti i bambini orfani
ed esuli che riesce e se li mette in casa.
Il piccino non
riesce ad integrarsi facilmente con gli altri bambini di Ftia, il regno
su cui governa Peleo, e ce n’è uno di questi bimbi che gli sta sulle
scatole più di tutti gli altri. Si tratta del giovane Achille, figlio
legittimo del re e della ninfa Teti, un piccolo semidio di una bellezza
mozzafiato, amichevole, carismatico, forte, agile e con capelli biondi
che brillano come oro. Che antipatico!
E-e non è che a Patroclo piace, baka!
Tutta
l’attitudine tsunderina di baby Patroclo sparisce nel momento in cui
Achille lo sceglie come proprio compagno preferito di giochi, e non ci
mette molto ad iniziare a ricambiare sinceramente il suo affetto. I due
crescono insieme, ma una profezia nefasta aleggia sul futuro dei due: si
dice che Achille sia l’aristos achaion, il migliore dei greci del suo tempo, e che solo lui potrà risolvere le sorti di una guerra in procinto di scoppiare…
Achille
combatterà per la gloria o accetterà una vita tranquilla ma
dimenticabile? Quale sarà il ruolo di Patroclo in tutto ciò? La madre di
Achille, Teti, riuscirà ad accettare il legame del figlio con un
mortale? Peleo curerà il suo hoarding compulsivo e riuscirà a non
adottare altri settecento bimbi? Basta Peleo, basta! No, quel bimbo non è
tuo. No, non puoi chiamarlo Briciola.
Cioè, il problema con una
rielaborazione della mitologia è che tutta Italia ha studiato l’Iliade a
scuola e, chi più chi meno, ci ricordiamo come continua! O peggio
ancora, come finisce.
E poi non è che questo romanzo sia la
storia dei sandali di Deidamia, cioè una cosa super secondaria, ma
tratta di Patroclo, il cui intervento cambia la sorte dell’intero poema…
Comunque, la cosa interessante è vedere come gli eventi si svolgono, quindi il libro non ne viene penalizzato anche se sapete già cosa potrebbe succedere a nostro avviso.
2. La copertina
Quando posi troppo vicino all’obiettivo… (sonzogno o sondesto?) |
Tra
l’altro la versione italiana è l’unica che si è filata un commento della
Rowling a riguardo, tutti gli altri citano sempre tale Donna Tartt,
tanto che avevamo il sospetto che se lo fossero inventato e ci avessero
schiaffato un nome famoso a caso scelto tra J.K. e Barack Obama
(comunque la Jo lo ha davvero consigliato, ma quel commento non
l’abbiamo trovato. Boh).
Il prossimooo!
Quando posi troppo vicino all’obiettivo, ma dorato. |
La copertina inglese non si distacca molto dal concetto e realizzazione nostrani, ma guarda com’è DoRaTo!
Di
copertine ce ne sono diverse altre che si possono trovare
sull’Internet, tutte abbastanza minimali, tipo con soltanto un elmo
dorato o con un arco bianco isolato, che forse sarebbe stato
interessante includere nella lista.
Ma dato che non le volevamo
commentare per non allungare troppo il brodo (comunque sono eleganti e
carucce, ma non abbastanza ricche né trash per entrare in lista), per
chiudere volevamo riproporvi un’altra copertina della Bloomsbury che ci
era piaciuta per l’inclusione della lira:
Ghirigoro del mio cuoro, come sono belle le copertine con i ghirigori! |
Ci
è sembrata particolare l’idea di mettere la lira dorata su un libro che
parla di guerra, anzitutto perché questo strumento avrà davvero un
ruolo importante all’interno del racconto, ma anche perché ci abbiamo
visto un riferimento a quel “cantami, o Diva” che invoca la Musa
all’inizio dell’Iliade. Bella, insomma!
3. Cosa ci è piaciuto
Premettiamo
che i personaggi dell’Iliade non iniziano e non esauriscono le loro
storie in quel poema. Il panorama artistico dell’Antica Grecia ha avuto
il tempo di partorire ogni sorta di mito intorno ad Achille e compagnia,
a volte anche contrastanti tra loro, quindi un lavoro che va
riconosciuto all’autrice è stato di dover selezionare e cucire insieme
le vite dei personaggi, una storia alla volta, fino ad avere una trama
sensata ma che rispettasse anche la mitologia originale.
In qualche modo è riuscita, praticamente ogni volta, a usare il mito che preferivamo tra i papabili. Ah, che goduria!
Bella
anche l’enfasi sulla maestà delle creature divine e la cura dei
dettagli storico-culturali dei popoli di cui si parla. Si impara anche
qualcosina sui vecchi costumi leggendo La Canzone di Achille, che non guasta mai!
Ci
sono piaciute tante cose, per esempio, ci piace Patroclo dolce. Il
protagonista è empatico ma anche furbo, più intelligente di quanto si
reputa essere, e anche queste sono caratteristiche accurate al Patroclo
dell’Iliade, che viene proprio descritto come “sempre dolce” da uno dei
personaggi del poema.
Sono curati anche i suoi rapporti con gli
altri, particolarmente tenero quello con Briseide, ma anche intenso
quello con Achille. Tant’è che a noi l’Achille originale sta abbastanza
antipatico (anche perché tifavamo per Ettore), però il Pelide diventa
carismatico e desiderabile nella sua imperfezione, vedendolo dagli occhi
di questo Patroclo: chapeau!
Oh, altra piccola nota
stilistica interessante: la scrittura risulta sempre fresca perché evita
come la peste similitudini comuni e frasi fatte. Anche questo ci
piasce.
4. Cosa non ci è piaciuto
Alcuni dettagli sembravano un po’ off con
tutta la cura che era andata nel resto del libro. Ad esempio, c’è una
scena in cui viene descritta una malattia stranissima per cui dei
cavalli hanno tutti i sintomi del mondo e muoiono dopo pochissimo. Ah, e
vomitano. Però i cavalli, nella realtà, non sono capaci di vomitare!
Essendo una pestilenza provocata da mano divina ci sta anche che sia
grave, però stona un po’ con la precisione del resto. Cioè, è talmente
grave che muta la fisionomia interna dei cavalli?
Ci sono anche altri piccoli dettagli stonati, ma niente di vistoso. Dobbiamo trovarlo o no il pel(ide)o nell’uovo?
Voto complessivo: 87 su 100! Oooh, ma che bravo libro bello, sei stato promosso!
A chi lo consigliamo:
È praticamente un must per chi è affascinato dai miti e dalla storia
dell’Antica Grecia, e lo consigliamo anche a chi piacciono le storie
d’amore, a chi vuole leggere storie romantiche con due protagonisti
dello stesso sesso non-cringe e a chi là fuori shippa Patrochille. Ma un
po’ a tutti, va’.
Attenzione solo al fatto che certe scene trattano temi crudi e/o delicati. Detto questo, è un buon libro, leggetevelo!
Dove potete comprare il libro?
Per
motivi a noi sconosciuti – visto che è bellissimo – non è un libro che
figura in ogni libreria esistente su un cuscino di velluto attorniato di
rose damascene e scritte dorate in greco antico che ti dicono
“leggitelos”. Anzi, ci è capitato ben di rado di vederlo in negozio dal
vivo, perciò, se volete procurarvene subito una copia, rivolgersi alla
rete potrebbe essere una saggia scelta.
Caso vuole
che abbiamo un’affiliazione con Amazon, perciò se vi salta il ghiribizzo
di volere in casa un libro sulla cui copertina sta la panza di un
soldato greco con una tendina, potreste dare un’occhiata all’inserzione
dal link che vi lasciamo qui! Voi pagate proprio gnente in più, quindi a
voi non cambia nulla (tranne che cliccare sul link che vi lasciamo è
più comodo), mentre noi ci guadagniamo un paio di centesimi.
Consideratelo. Ecco il link!
Se volete leggerlo prima di comprarlo, invece di piratarlo, non dimenticate di provare a fare un salto in biblioteca! Date amore alle vostre biblioteche!
Che cosa ne pensate del libro? Siete d'accordo con noi su tutto, siamo stati troppo cattivi (perché un po' cattivi lo siamo sempre, è normale nelle recensioni spinose) o siamo stati troppo indulgenti? Fateci sapere, e alla prossima recensione!
P.S.: Suggeriteci libri da recensire! (Meglio gratis, che siamo senza soldi. Ma accettiamo di tutto). Nota: un sacco di gente si limita a dirci il titolo del libro da recensire, o addirittura a scrivere un sacco di titoli in fila, e non abbiamo davvero il tempo di andare a controllare una ad una tutte le trame per decidere se ci interessano o no, perciò per favore potete scrivere un piccolo abbozzo di cosa parla il libro? Così possiamo decidere se controllare la trama ed eventualmente leggerlo.
Per fare un esempio: "Ehi, Cactus! Vi
consiglio La Magia del Lupo di Michelle Paver perché è un fantasy
diverso dal solito, ambientato nella preistoria, ed è molto
avventuroso!" oppure "Ciao, vi consiglio Nina, La Bambina della Sesta
Luna, perché è un libro per bambini davvero brutto e mi piacerebbe
leggere una recensione scritta da voi per spanciarmi dalle risate".
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