martedì 30 maggio 2023

Sirene abissali

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Le sirene abissali (Abyssugens hispida) sono creature senzienti che abitano le profondità marine, incapaci di vivere naturalmente a pressioni poco elevate e soprattutto fuori dall'acqua per lungo tempo.

Nonostante il nome possa trarre in inganno, le sirene abissali non rientrano nella famiglia dei merfolk veri e propri, per quanto gli abissali fossero in passato erroneamente classificati come Maregens hispida.

Gli Abyssugens sono creature misteriose, che statisticamente non entrano quasi mai in contatto con le creature di superficie. Sono spiccatamente intelligenti, ma qualunque rarissima interazione avuta con altre creature senzienti li ha etichettati invariabilmente come "strambi": parlare una lingua del tutto diversa e condurre uno stile di vita solitario negli abissi, dove concetti e priorità sono nettamente diversi da quelli delle acque più superficiali o addirittura della terraferma, può rendere difficile la comunicazione con una creatura differente da sé. 

È stata riportata la capacità delle sirene abissali di creare artefatti magici squisitamente efficaci; sono alchimisti ed artigiani pieni di risorse, che inventano qualunque stratagemma per rendersi la vita più semplice: sono dei veri opportunisti, che cercano di ottenere la massima resa dal minimo sforzo, caratteristica questa che gli è necessaria per sopravvivere in un ambiente duro come le profondità abissali.

Sono chiamati anche merfolk abissali, gente dell'abisso, o semplicemente abissali. 

 

Stato di conservazione

Dati insufficienti (DD), le informazioni disponibili sono insufficienti per dare una diretta o indiretta valutazione del rischio di estinzione.

 

Aspetto e fisiologia

Le sirene abissali hanno caratteristiche decisamente meno umane rispetto alle loro controparti di superficie, i Maregens; la testa è più schiacciata, con il muso smussato ma più prominente, leggermente orientato verso l'alto, che mostra un set da un paio di bocche, entrambe funzionali e dotate di denti sottili ed affilati, fatti per lacerare la carne e trattenere la preda durante i loro attacchi fulminei. Le narici nasali sono oblique e sensibili.

È stato riportato che, sebbene siano entrambe perfettamente funzionali sia allo scopo di creare suoni che di nutrirsi, molte sirene abissali preferiscono mangiare da una bocca e cantare dall'altra. Nel tempo la lingua della bocca cantante si ispessisce e si allena, rendendo visibile ad occhio quale delle due sia; entrambe le lingue sono mobili e appuntite, lisce e rosate.

La loro pelle è spessa e resistente, coperta di minuscole scaglie adattate la cui struttura e forma è vagamente simile a quelle delle squame placoidi di squali e razze, che lasciano spazio ai fotofori. Da cuccioli ne sono privi, tanto che attraverso la loro pelle delicata si possono intuire gli organi interni e le vene.

Le sirene abissali hanno una sagoma allungata, quasi affusolata, con postura distintiva che li vede ingobbiti in avanti. Tendono a rimanere statici in posizione verticale quando sono a riposo; presentano una vistosa pinna dorsale dall'aspetto frastagliato, una pinna anale e una grande pinna caudale modificata, che si è divisa per essere affiancata da due pinne più piccole (più ricche di fotofori; è incerto se siano decorative o riescano in qualche modo a migliorare il loro nuoto). Nella parte superiore del corpo presentano due arti a doppia articolazione (al gomito ed al polso), detti braccia, capaci di ampi e rapidi movimenti, che culminano in ossute mani prensili e palmate, dotate di pollice opponibile. Presentano anche delle punte ossee rivolte all'indietro in corrispondenza del gomito.

Gli occhi, grandi e tondi, sono privi di palpebre e lasciano visibile il grande anello bianco della sclera, circondati sulla pelle di fotofori che emanano a comando una luce azzurro o verde acqua pallido che gli consente di fendere l'oscurità degli abissi per guardarsi intorno comodamente. A causa della disposizione dei fotofori, potrebbe sembrare che siano i loro occhi stessi a brillare, ma non è così. Al contrario di quelli dei pesci non sono fissi, e una sirena abissale può ruotarli nell'orbita per direzionare lo sguardo a piacere; a riposo mostrano una certa assenza di focus.

Oltre al contorno occhi, le sirene abissali hanno un'alta concentrazione di fotofori sulla coda che possono dare vita ad impressionanti spettacoli luminosi. Generalmente, i pattern sono leggermente diversi da un esemplare all'altro e lo sono sin dalla nascita, motivo per cui un "flash" è sufficiente ad una sirena abissale per riconoscere un esemplare che ha già incontrato. La bioluminescenza delle sirene abissali è possibile grazie a delle cellule mitocondriali specializzate nel loro organismo chiamate "fotociti", che creano la luce al loro interno tramite l'ossidazione di una proteina, detta luciferina, mettendola in contatto con l'enzima luciferasi. Questi fotociti si trovano dentro i fotofori, organi contenuti nella pelle delle sirene abissali e di diversi altri organismi abissali; presentano una porzione ghiandolare, da cui proviene la luce, uno strato riflettente che tappezza il fondo e dei dispositivi rifrangenti, una sorta di lente organica atta a condensare la luce.

Viste le basse temperature, le parti più delicate del corpo degli abissali sono protette da una fitta pelliccia grigia o bianca, che si sviluppa attorno alla testa e la gola, lasciando libere le branchie, protette comunque sia da un opercolo branchiale che da dei ciuffi che si sviluppano sulla mascella e coprono alla vista frontale le aperture respiratorie.

Le ossa delle sirene abissali sono leggere e relativamente flessibili e fragili a causa della difficoltà nel reperire il calcio alle profondità in cui vivono.

Il loro stomaco è più elastico di quello di molti altri animali, consentendogli di mangiare ed immagazzinare il più possibile nel caso riuscissero a trovare molto cibo in una sola volta.

Aspettativa di vita media

Sconosciuta, anche alle sirene abissali. Gli abissali fanno una grande fatica a tenere conto dei riferimenti temporali e la loro percezione della modalità di successione degli eventi è confusionaria e spesso quasi assente, tanto che nella loro lingua non esiste alcuna parola per "tempo", ma neppure per "presente", "passato" o "futuro". Il mondo si divide per loro in "quello che so" e "quello che ancora non so", anche grazie alla loro memoria incredibilmente precisa.

Dimorfismo sessuale

C'è uno spiccato dimorfismo sessuale negli adulti, che rende facile distinguere a colpo d'occhio i maschi dalle femmine. Il primo fattore da considerare è la taglia: coda compresa, il maschio raramente supera il metro e quaranta, contro gli impressionanti cinque metri della femmina. Si tratta chiaramente di un fenomeno di gigantismo abissale: le grandi dimensioni di un animale abissale comporterebbero una minore dispersione di calore, importantissima nelle acque di profondità che superano raramente gli zero gradi centigradi, ed una diminuzione della necessità di un'attività costante, caratteristica dei piccoli organismi.

Inoltre, il maschio tende ad avere colori più delicati, generalmente sui toni freddi del blu, del grigio e del viola, con striature e pattern scuri che ne percorrono il corpo. Al contrario, la femmina scurisce rapidamente durante la crescita fino a raggiungere un assoluto nero pece da adulta.

Habitat e dieta

Gli abissali hanno fatto della loro casa le acque salate tra il profondo piano batiale e gli inizi del piano abissale, spostandosi di livello a seconda della torbidità dell'acqua ed al periodo dell'anno per trovarsi quasi sempre immersi nella zona afotica, cioè la zona in cui la luce solare non arriva. Stiamo dunque parlando di una variazione tra i milleottocento e i duemila metri di profondità.

La loro dieta è esclusivamente carnivora, il che li ha costretti a divenire ben poco schizzinosi, nonché eccellenti predatori. Non disdegnerebbero affatto nurtrirsi di carne umana, né di quella di altre sirene, arrivando talvolta persino al cannibalismo.

Comportamento

Socialità

Le sirene abissali conducono perlopiù una vita solitaria, eccezion fatta per il periodo che le madri e i piccoli spendono insieme nel primo periodo di sviluppo dei cuccioli.

Cucciolo di sirena abissale con i fotofori attivi.

La madre rimane accanto ai piccoli per i primi cinque anni della loro vita, offrendo protezione, cibo e insegnamenti. I cuccioli fanno gruppo tra loro formando piccoli plotoni (termine che nei Maregens e negli Abyssugens indica gruppi di media grandezza, da quattro a trenta individui). L'atteggiamento della madre, per quanto amorevole, è tutt'altro che puramente altruista: per evitare di perdersi nel buio delle profondità marine i piccoli abissali ricorrono massicciamente alla bioluminescenza e cantano piccoli richiami acuti e melodiosi per segnalare la propria presenza alla famiglia; così facendo attirano però anche diversi predatori che la mamma, usando i figli come esca, può acciuffare e divorare con molta più facilità. Il canto dei piccoli abissali è stato accostato a quello di un uccellino canoro, acuto, a volte modulato, ma in qualche modo "inquietante" o "nostalgico" ad orecchie umane.

Superati i cinque anni, i cuccioli di abissale sono diventati ormai troppo grandi perché per la madre sia ancora vantaggioso condividere il cibo con loro, perciò smette di nutrirli e li incoraggia a trovare un'area diversa in cui vivere. A quel punto i piccoli si disperdono e, con tutta probabilità, vivranno vite isolate che potrebbero o meno essere interrotte dal breve incontro con un proprio simile e, forse, da un fortunato accoppiamento.

Anche da adulti mantengono voci affascinanti ed armoniose, una caratteristica probabilmente unica per creature del loro habitat. Hanno decisamente meno capacità di spaziare sui suoni emessi e replicare la parlata di altre creature rispetto ai merfolk, considerando anche che parlare gli serve poco o nulla superati i cinque anni d'età; il richiamo a lunga distanza che emettono per fare sapere la propria posizione e disponibilità a possibili partner è stato descritto come una sorta di "lamento" melodioso, un misto tra il canto di una balena e quello di una strolaga maggiore.

Caccia

Le sirene abissali sono cacciatori opportunisti, che difficilmente sprecano energie in inseguimento e ricerca attiva delle proprie prede. Molto più comunemente, usano la tecnica dello stun per cacciare: hanno un olfatto finissimo e, quando avvertono la presenza di qualcosa in avvicinamento, attivano tutti i fotofori in un flash che possa stordire l'intruso. Se si tratta di un pericolo spengono immediatamente i fotofori e fuggono, se è una possibile preda invece scattano per afferrarla e ucciderla all'istante. Differente è l'approccio se si tratta invece di un conspecifico (vedi Corteggiamento e riproduzione).

Diverse sirene abissali possono anche avvalersi degli strumenti ed artefatti che creano da sé, basandosi sulle lezioni impartitegli dalla madre e sulla sperimentazione condotta nel tempo. Sono predatori voraci che divorano senza esitare qualunque animale più piccolo di sé sia sicuro mangiare; questo potrebbe rendere le femmine di sirena abissale decisamente pericolose per un essere umano, se non fosse che i due habitat sono così distanti da rendere il pericolo solo ipotetico... considerato anche che il record umano di scuba diving attuale è di "soli" 332 metri.

Da soli

Le sirene abissali non sono territoriali. Quando non stanno interagendo con un'altra creatura di solito rimangono immobili o nuotano pigramente senza una direzione precisa, cambiando rotta di quando in quando, a bioluminescenza spenta. Si spostano portano con sé gli artefatti che hanno creato nel tempo, in borse create con la pelle di altri animali o a mano.

Si trovano molto spesso immersi in una sorta di stato meditativo, pratica che si pensa possa aiutarli a risparmiare anche le moltissime energie che un essere senziente spende nell'attività cerebrale. Quando "vagano", il loro stato mentale è assimilabile alla meditazione Vipaśyanā.

Corteggiamento e riproduzione

Negli abissi, la scarsissima densità di popolazione rende difficile l'incontro dei sessi. Per questo motivo quando ciò accade, né il maschio né la femmina rifiutano l'opportunità di un accoppiamento a meno che l'aspirante partner non sia gravemente malato.

Raggiunta la maturità sessuale, se una sirena abissale scopre tracce del passaggio di un suo simile (una traccia olfattiva, ad esempio, o degli oggetti lasciati indietro) inizia a cantare ad intermittenza per segnalare la propria presenza. Il canto delle femmine è più basso e vibrante, quello dei maschi un po' più modulato: la differenziazione del canto è utile per fare capire immediatamente se si ha a che fare con un individuo dello stesso sesso o dell'opposto.

Le sirene abissali sono praticamente sempre disponibili ad un accoppiamento; siccome le femmine presentano ovulazione indotta, sono necessari diversi accoppiamenti per ottenere una fecondazione. Anche nel caso la femmina abbia già dei piccoli di cui si sta prendendo cura non è affatto improbabile che accolga le avance di un maschio.

Durante l'accoppiamento, maschio e femmina nuotano paralleli uno all'altra finché il primo non inserisce uno dei due emipeni nell'ovidotto della femmina. Gli emipeni sono normalmente coperti, all'interno del corpo, e sono scoperti per la riproduzione attraverso il tessuto erettile; l'erezione è causata dal pompaggio dell'acqua dall'esterno all'interno del corpo, che un organo chiamato sifone introduce nei corpi cavernosi del tessuto erettile attraverso un orifizio apposito. Esattamente come per i Maregens, anche per gli Abyssugens è praticamente impossibile accoppiarsi fuori dall'acqua: non solo un'erezione sarebbe impossibile, ma anche l'espulsione dello sperma, dovuto all'inturgidimento di particolari strutture che lo pompano fuori, avviene grazie all'uso dell'acqua.

I maschi sono ulteriormente gratificati dal trovare una compagna dal fatto che, tra un accoppiamento e l'altro, lei assume il compito di cacciare per entrambi e tenere tutt'e due in condizioni ottimali per ottenere molte uova sane. Alla fine dell'incontro amoroso i due prendono strade separate, poiché rimanere uno accanto all'altra li porterebbe invariabilmente ad entrare in competizione per il cibo e le risorse.

Le sirene abissali sono ovovivipare: la madre incuba le uova al proprio interno fino alla loro schiusa, momento in cui i neonati abissali sono finalmente pronti ad entrare nel mondo. Le cucciolate di abissali sono in numero variabile tra i quindici e i quaranta, con un interessante tasso di mortalità infantile che si aggira stabilmente sotto il tre per cento quando i piccoli sono sotto le cure della madre, ma si innalza bruscamente appena i piccoli iniziano a vivere da soli.

Paradossalmente, uno dei pericoli, seppur raro, che le piccole sirene abissali devono affrontare è proprio un possibile incontro con un adulto che non è uno dei loro genitori: se sufficientemente affamato, un esemplare maturo potrebbe provare a divorare un giovane abissale.

Curiosità

  • Tutte le informazioni al momento conosciute sugli Abyssugens hispida oltre al loro aspetto e dieta ci vengono dai racconti di un unico esemplare, Lihsangiongiangionschìo, trovato a girovagare sulla terraferma sotto forma di essere umano grazie ad un artefatto magico creato dalle sue stesse mani.
  • Gli abissali hanno nomi unici ed estremamente lunghi. Non sembra che abbiano un significato, trovano anzi l'idea di un nome proprio che indica qualcosa di differente da chi lo porta insensato e buffo.
  • Essiccato, visto il blu/azzurro assunto dalla pupilla circondata di bianco alla morte, si dice che l'occhio di una sirena abissale sia un nazar antimalocchio senza pari.
  • Hanno un ottimo controllo sui fotofori del proprio corpo e si affidano abbastanza alla vista da tenere sempre accesa la mascherina luminosa attorno agli occhi; non avendo palpebre, un modo certo per discernere se una sirena abissale immobile è cosciente o meno è controllare se la mascherina luminosa attorno agli occhi è attiva o meno.

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Voci correlate


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