domenica 11 novembre 2018

Pircio arboricolo

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Pircio arboricolo
(Pethra anthimus arborus) 
 



 


Origine
I pirci arboricoli sono animali di piccole dimensioni originari del pianeta Furioh, un corpo celeste roccioso situato in un sistema solare rotante attorno ad una stella rossa, il sistema Liliare.
Questa specie, originatasi principalmente attorno all'areale della Grande Pozzanghera, ha in sé una serie di caratteristiche che rende tutt'ora un vero e proprio mistero la sua sopravvivenza fino al giorno d'oggi. Tuttavia, da una serie di ritrovamenti fossili è stato facile stabilire che è in realtà una specie relativamente antica, discendente dal pirciocione, un suo antenato che dimostrava caratteristiche apparentemente più atte alla sua sopravvivenza in natura.
Come mai il pirciocione sia in seguito evoluto per diventare questa povera creatura costituisce un'altra sfida logica per gli studiosi, ancora irrisolta.

Etimologia

Il pircio arboricolo deve il suo nome al fisico furiohso Arborus che scoprì questa specie e la forza di gravità in un colpo solo inciampandoci sopra.
“Pethra”, il nome latino che contraddistingue la sua famiglia, è dovuto alla loro abitudine di dormire raggomitolati che, visto il loro colore grigio, finisce per farli assomigliare appunto a delle pietre. “Anthimus” è una parola latina che distingue invece solo la specie del pircio arboricolo nella sua famiglia, e significa “che non ama stare in basso”. Quando è sul terreno, infatti, è goffo e facile preda dei sui nemici naturali, gli Shabatt.

Aspettativa di vita media

Non si sa l'esatta durata della vita di un pircio, in quanto questi piccoli animali non sono mai stati allevati in cattività e vengono predati o muoiono non per cause naturali prima della conclusione naturale del loro ciclo vitale. Ma verranno presto condotti degli studi.

Aspetto

Il pircio è un animale di piccole dimensioni, che misura dai cinquecento grammi al chilogrammo di peso per venticinque-trenta centimetri di lunghezza massima, compresa la coda lunga e sottile, coperta di fitta peluria. Questa non viene assolutamente usata per l'equilibrio, essendone il pircio quasi completamente sprovvisto. Normalmente, infatti, la tiene sollevata di poco dal terreno, e la drizza solo quando è spaventato o in stato d'allarme. Il vero uso della coda del pircio si svelerà più tardi durante il suo ciclo biologico, solo per un certo periodo della sua vita: è usata per aggrapparsi agli altri pirci in acqua, quando la corrente è molto forte e minaccia di trascinarli via.
Sebbene potenzialmente sia il maschio che la femmina possano raggiungere queste dimensioni, in generale i maschi possono raggiungere più facilmente le grandezze massime della specie.
Il suo corpo tondeggiante ricorda nel profilo quella di un'Arvicolina (lemming, topo muschiato...), ma il suo muso è più spesso e pesante, culminante in un tartufo fortemente pigmentato, e contraddistinto da grandi occhi neri (il bianco della sclera non è visibile). Seppure il pircio possa a prima vista sembrare parente dei ghiri oppure di qualche roditore terrestre, appartiene in realtà alla famiglia dei canidi.
Il pircio è coperto da una folta pelliccia grigia, parzialmente idrorepellente, che sfuma di bianco sul ventre e di castano sul dorso, e che non viene considerata utilizzabile né pregiata nell'ambito delle pelliccerie.

Comportamento
Il pircio arboricolo, a dispetto del nome, è terribile sulla terraferma e non sa minimamente arrampicarsi. Per non cadere mentre cammina, adotta un tipico passo lento e cauto che, quando accelera, diventa aritmico e barcollante.
In compenso è un ottimo nuotatore, abilità questa che lo aiuta a sopravvivere nel suo ambiente favorito, ma non a molto altro perché ha una memoria, intelligenza e senso dell'orientamento che lasciano a desiderare.
Il pircio è famoso per la sua fobia verso le persone bionde, riconducibile probabilmente al terribile Shabatt, predatore di Furioh che occupa lo stesso habitat del pircio: questi animali sono infatti coperti da una pelliccia bionda e si trovano sempre ad una certa altezza, aggrappati agli alberi. Questo genera confusione nel pircio che vede probabilmente i capelli delle persone bionde come Shabatt pronti a divorarli.
Non sono allevati come animali domestici sia perché sembrano del tutto non interessati a stringere rapporti con specie diverse dalla loro, sia perché sono impegnativi da fare sopravvivere (anche se paiono di costituzione robusta, sono sostanzialmente incapaci di comprendere i pericoli che li circondano ed evitarli). È stato osservato in natura che la loro socialità può essere concentrata verso una sola specie alla volta: i pochi esemplari che sono stati allevati da altre specie, come i giovani pirci rapiti dai gufi amisci, non mostrano alcun attaccamento alla loro specie di origine.
Quindi non li vuole nessuno.

Nascita e crescita
Le tane dei pirci sono piccoli buchi nel terreno che vengono usate soltanto durante l'allevamento dei piccoli e nell'ultimo mese di gestazione dalla madre. Sono scavate quasi sotto le radici di piante di bacche o noci, per garantirsi la copertura della tana grazie alla loro foglie, anche se gli arbusti sotto cui è più facile trovarli sono le piante di Sfere Paglierine, delle bacche gustose e sovraccariche di nutrienti che servono sia alla madre che ai piccoli durante l'inverno. A causa di ciò, le piante di Sfere Paglierine hanno preso anche il nome di Spia-pirci, perché sembra che sbircino sempre nelle buche scavate da questi animali.
Le tane dei pirci arboricoli sono molto semplici perché altrimenti, dato il loro scarso senso dell'orientamento, non saprebbero come uscirne.
I piccoli pirci nascono in inverno, dopo quattro mesi di gestazione. Di solito sono due piccoli di cui la madre si deve occupare da sola visto che passato l'autunno, la loro stagione riproduttiva, i maschi si scordano di avere una famiglia e se ne vanno.
Tuttavia i pirci mal sopportano il freddo e la madre, che fatica a trovare del cibo anche solo per sé, non riesce a tenere in vita entrambi i piccoli. Di solito, il più debole dei due cuccioli non supera i due mesi di vita; a volte, però, vengono trovati dai gufi amisci, famosi per la loro attitudine a prendersi cura anche di cuccioli e pulcini non propri, che li portano via e se ne prendono cura.
La lotta tra la madre e il gufo per il possesso del piccolo non avviene perché, purtroppo, la genitrice del cucciolo non riesce neanche a inseguirlo.
Anche dopo che la famiglia è stata alleggerita di un membro, in un modo o nell'altro, è ancora dura superare l'inverno a causa della concorrenza alimentare dei terribili pikadon e dei predatori sempre in agguato.
Superati i tre mesi, il piccolo superstite comincia a barcollare fuori dalla tana e la madre amorevole, immediatamente, batte in ritirata e lascia il piccolo da solo.
Anche se viene a mancare il supporto del genitore adesso è l'istinto a venire in soccorso al pircetto, e gli indica di cercare una fonte d'acqua in cui muoversi liberamente. Tuttavia, per quanto l'istinto possa essere di grande aiuto, il senso dell'orientamento dei pirci è ancora penoso, e vagabondano mesi e mesi prima di arrivare a qualche fonte, fiume o lago.
Di solito riescono ad arrivare più o meno a metà estate all'acqua, periodo durante il quale le acque diventano un brulichio grigio di pirci. Per un giovane pircio arboricolo, questa è la prima occasione di vedere un pircio che non è sua madre.
Siccome di solito si riuniscono nei fiumi della loro zona, che sono notoriamente dalla corrente molto forte da combattere per animaletti piccoli come loro, i pirci vengono trascinati via dalla corrente e la loro giovinezza e scarsa esperienza non gli consente di resistervi. È ora che usano la loro coda per aggrapparsi agli altri pirci in acqua per rimanere ancorati allo stesso punto. Visto che, però, i pirci hanno anche una scarsa capacità di organizzazione, il cambiamento operato sussiste nel fatto che verranno trascinati via in blocco.
È così che i pirci inconsapevolmente aiutano la distribuzione della specie in tutta la zona e nelle vallate vicine ed evitano sovrappopolazioni.
Ma anche quando sono in acqua, l'ambiente in cui si sentono di più a loro agio, i pericoli non sono finiti: nell'acqua attendono i loro predatori acquatici, i coccosballi, e molti pirci vengono uccisi dai pescatori che li scambiano erroneamente per pietre e ci passano sopra con le barche, non rendendosi spesso conto dell'errore commesso.
Però non succede spesso che un coccosballo invada le acque dove ci sono anche loro ed è un periodo relativamente meno pericoloso di quanto non sia quello sulla terraferma.
Dopo aver passato l'altra metà dell'estate a sguazzare, capacitarsi di non essere gli ultimi superstiti di una razza estinta, essere trascinati via dall'acqua e rincontrare possibili fratelli perduti (che essendo stati cresciuti dai gufi, nutriti con topi e roditori, sono diventati più grossi, aggressivi e tendenti al cannibalismo e avranno una vita brevissima perché gli fa male troppa carne), finalmente arriva l'autunno.

Corteggiamento e riproduzione

In questa stagione, una volta ripresi dallo sbigottimento di una vita in gruppo, i pirci si mettono alla ricerca di un partner tra quelli che sono rimasti, e, una volta trovato, escono fuori dall'amata acqua in favore della terraferma su cui sono goffi e impacciati. Qui, lontano dal rischio di allagamenti, fanno la tana assieme.
Il corteggiamento dei pirci è poco spettacolare. Si limitano a cercare di invogliare un altro pircio del sesso opposto a seguirli, ed il primo che accetta sarà il suo compagno per quella stagione. Si ha una possibilità piuttosto alta che le coppie che si vengano a formare siano costituite dal primo pircio del sesso opposto a cui il pircio in questione si sia legato per la coda durate il periodo estivo.
Inizialmente ci si è interrogati sul perché non vi fosse una qualche forma di selezione o corteggiamento da parte di uno dei due partner, ma in effetti che il pircio arrivi alla fine dell'estate è già una testimonianza a suo favore e ne fa un veterano.
Alla fine dell'autunno, il maschio si allontana e torna a cercare l'acqua, mentre la femmina seguirà il suo esempio solo quando il suo piccolo riuscirà ad uscire dalla tana. Dato il loro orribile senso dell'orientamento, entrambi i genitori hanno scordato l'ubicazione dell'acqua e, probabilmente, la ritroveranno solo a metà estate.

Habitat e dieta

L'habitat del pircio è variabile a seconda della stagione, ma è comunque facile trovarlo in zone vicine all'acqua, a meno che voi non abbiate un senso dell'orientamento pari a quello del pircio stesso.
I pirci sono animali onnivori a forte tendenza erbivora. Questo vuol dire che sono in grado di digerire la carne, che in natura riescono a rinvenire solamente se si imbattono in carcasse di animali già morti, ma non sono in grado di farne il loro alimento principale.
Vanno invece ghiottissimi di bacche, di cui le loro favorite sono ovviamente le sfere paglierine. Prediligono le bacche di gusto non spiccatamente dolce, e mangiano anche piccoli frutti acerbi caduti precocemente dagli alberi.

Distribuzione e conservazione
In qualche modo, non è un animale minacciato di estinzione. Si trova in ogni areale vicino alla Grande Pozzanghera, e nonostante le fluttuazioni demografiche ingenti, la popolazione dei pirci riesce comunque a rimanere piuttosto stabile, probabilmente in larga parte grazie all'intervento dei gufi amisci.

Magia
Non pervenuta.

Curiosità
 

  • Il pircio arboricolo è senza dubbio il più sfortunato tra i Pethra: difatti a lui sono ispirati anche modi di dire tra cui “buttare pircio”, che è sinonimo di gettare malocchio, mandare sfortuna, e “ballare come un pircio” che, richiamando appunto l'andatura barcollante di questo canide, è più o meno un sinonimo di “ballare come un orso” o “avere due piedi sinistri”. La sua derivazione “camminare come un pircio” si spiega quindi da sé.

  • Un blocco di pirci che si tengono per la coda e vengono trascinati giù lungo un fiume dalla corrente viene chiamato “mattula”. 

 

🌵🎨Tutti i disegni in questa pagina (e molto probabilmente anche in tutte le altre pagine, se non diversamente specificato) sono stati realizzati dalle nostre artiste, Furiarossa e Mimma. Potete vedere altri loro lavori e/o supportarle (e supportare così anche tutti i Cactus di Fuoco ;)) sulla loro pagina Patreon. Diventate patroni delle arti!🌵🎨

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