Undertaker aveva ordinato una birra e ora la stava
guardando. Non la beveva, la ruotava solo leggermente fra le mani,
osservandone la schiuma. Il boccale di vetro, che fra le mie mani
sarebbe sembrato grosso, fra le sue somigliava più ad un bicchiere. Un
bicchiere piccolo.
Jessica si avvicinò a lui, ammiccando ogni tanto nella mia direzione
«Ehi»
«Hmm?» lui sollevò lo sguardo dalla birra, con l'aria confusa di
qualcuno che è stato distratto mentre calcolava a mente la traiettoria
di una nave spaziale «Che c'è?»
«Ti va una scommessa?».
Mi ero avvicinata abbastanza da poterli sentire parlare: ero stufa di
guardare Jessica che confabulava senza capire cosa stesse dicendo.
«Una scommessa? Un'altra?» Domandò sommessamente Undertaker
«Esatto, bestione. Una scommessa, ma stavolta diversa e credo che la accetterai»
«Dipende. Che genere di scommessa?».
Jessica stava proprio per fargli sapere che genere di scommessa, con il
viso animato di simpatica, irresistibile malizia, quando Undertaker
voltò la testa verso la parete alla sua destra. Non era stato un
movimento brusco, ma c'era qualcosa di rigido nel modo in cui lo aveva
fatto che mi ricordò un cane da caccia che ha avvistato una lepre.
«Tutto okay?» Chiesi timidamente, alzando una mano verso Jessica per
fermarla dallo spiegare e per placarla al tempo stesso. Jess mi fulminò
con lo sguardo e io incassai la testa tra le spalle poco poco, prima di
ricordarmi di ciò che mi aveva fatto e ricambiarla con un'occhiataccia a
muso duro.
Undertaker tornò a guardarci con deliberata lentezza, prima di annuire.
«Certo» Disse. Il suo tono era del tutto convincente, ma una parte di
me si chiedeva se non fosse a beneficio dei miei amici. Poteva sentire i
vampiri attraverso le pareti? Magari non con l'udito, ma con qualche
strano sesto senso da negromante? «Adesso, mi dispiace, ma ho delle cose
importanti da fare»
«E la scommessa?» chiese Jessica, incrociando le braccia sul tavolo strette
«Non posso proprio rimandare. Scusa»
«Eddaaai, non hai ancora sentito cosa volevo farti fare!».
Mike sembrò allarmato e le tirò una gomitata di avvertimento su una spalla, forse con un po' troppa foga.
«Ouch!»
«Scusami tanto Jess»
«Ma che ti prende? Guarda che è una persona come me e te. Mica è strano che faccia le scommesse... o che le perda»
«Tu hai un... un fegato così» Si pronunciò Mike, a metà tra la meraviglia e l'orrore.
«E un possibile problema di gioco d'azzardo» disse Eric.
Jessica stessa ridacchiò. Undertaker intanto ne aveva approfittato per
alzarsi e sistemarsi e due cose, misteriose ai miei occhi, erano appena
avvenute.
La prima cosa misteriosa era che il
contenuto del boccale di vetro era svanito. Mi venne il dubbio che lo
avessero sostituito, ma c'erano ancora dei piccoli residui di schiuma
che facevano chiaramente capire che fino a pochi secondi fa era stato
pieno.
La seconda era che nel girarsi gli vidi
sbattere un piede contro una gamba del tavolo, dritto dritto dal lato
del mignolino, ma non un singolo muscolo del suo volto si mosse né un
sospiro lasciò le sue labbra. Una persona tanto agile da aggredire un
vampiro poteva sbattere per sbaglio i piedi contro le gambe dei tavoli?
C'era ancora speranza per me?
Certo, io in effetti
non riuscivo a camminare in linea dritta senza che si attentasse alla
mia posizione eretta per più di dieci metri. Decisamente meno in
condizione avverse. Non era proprio la stessa cosa.
«Divertitevi, ragazzi» Ci raccomandò il wrestler, e noi gli assicurammo in un coro disordinato che lo avremmo fatto.
«Non fa niente, UT, anche se ci abbandoni» Disse Jessica, sfoderano un
sorriso che era un piccolo sole di per sé «Divertiti anche tu».
Fu me che Undertaker guardò per ultima, prima di uscire dal locale. Mi
guardò negli occhi, con quelle sue iridi di un verde tanto peculiare – e
scuro, visto da lontano, difficile da distinguere – e accennò appena
col capo. Aveva un'espressione particolare sul volto, come se fosse
deciso, pronto a tutto, e al tempo stesso volesse rassicurarmi. Un “ho
tutto sotto controllo, non preoccuparti”.
Mi fidai, e annuii appena di rimando. Come potevo non fidarmi di lui?
Ci divertimmo anche dopo, anche se non rimanemmo a lungo. Jessica
dedicò qualche minuto allo stuzzicarci nell'accennare quali terribili
piani avesse avuto per Undertaker, senza però svelarceli davvero.
Suppongo mi trovasse buffa quando mi infervoravo per difenderlo, perché
continuava a suggerire cose al limite del legale. Alla fine alzò le
mani in segno di resa e disse «Non lo farei mai, Undertaker è uno dei
buoni. Mi ha detto di non mettere insieme carminio e giallo limone».
Io riuscii a salvarmi dal cantare tutti le volte che mi fu riproposto
quella sera stessa, mentre Angela sembrava aver gradito l'esperienza, e,
sebbene nessuno riuscisse a sentirla quando cantava, ci mostrammo tutti
molto supportivi delle sue performance e la incoraggiammo a rifare
quando voleva.
Ci divertimmo, e un ragazzo carino
che non era del nostro gruppo ammiccò nella mia direzione, facendomi
avvampare automaticamente. Mike intercettò il mio sguardo e si mise in
mezzo, in modo fin troppo ovvio per essere stato fatto sovrappensiero.
Jessica intercettò lo sguardo di Mike che intercettava il mio, e se lo
tirò da parte accennando qualcosa che somigliava inquietantemente ad un
“woo woo vai tigre” nella mia direzione.
La cosa si
risolse in un nulla di fatto – lui non si avvicinò ed io ero troppo
timida per avvicinarmi da me, e non ero neanche sicura di volerlo fare –
ma era stato piacevole. Mi chiesi se trovarmi un ragazzo potesse essere
una buona idea, ma alla fine decisi di no: la vita era già troppo
complicata senza metterci in mezzo anche questioni di coppia. Magari
quando tutta la storia dei vampiri fosse finita? Quando sarei stata al
sicuro e non più sorvegliata dalle spie dei Volturi?
Angela si sedette accanto a me e mi rivolse un sorriso, mentre Eric
sghignazzava apertamente alle mosse da “ballo di coppia” di Jessica e
Mike, che stavano facendo queste strane mossette vagamente coordinate da
seduti, sulle note di Jai Ho (You are my Destiny). Sembravano un
po' scemi, ma la disinvoltura con cui riuscivano a fare cose del genere
me li rendeva ancora più cari (oltre che farmi sentire imbarazzata in
loro vece).
Ma forse la cosa più inaspettata fu
quando uno scoiattolo, un cosino minuscolo e peloso, entrò dalla
finestra e saltò sul bancone, cercando di acchiappare le noccioline di
lato al bicchiere di un tizio. Il tizio (un ragazzo moro con un piercing
al naso) scacciò l'animale in malo modo e questi scappò verso il nostro
tavolo emettendo uno squittio indignato.
Era
senza dubbio uno scoiattolo abituato alla presenza umana, perché si
tuffò nel mio bicchiere fortunatamente vuoto e ci si fermò.
Mike e Jessica lo videro e anche loro si bloccarono per un istante. In
sottofondo continuava a scorrere la stessa canzone. Poi i due
ricominciarono a fare le mossette di ballo sulle note di Jai Ho, ma
avvicinandosi lentamente allo scoiattolo, come se gli danzassero
intorno, finché quello non decise che allontanarsi da quegli umani matti
fosse l'idea migliore della serata e poco importava se non avrebbe
avuto noccioline. Eric rideva così forte che per poco non cadde dalla
sedia.
«Lo scoiattolo non ha voluto sfidarci in un
contest di ballo» Dichiarò Jessica, quando la canzone terminò «Dopotutto
io e Mike siamo i migliori, vero?»
«Vero» confermò
lui, afferrando il mio bicchiere per sbaglio e cercando di bere, ma
allontanandolo da sé con un'aria schifata quando si accorse che non solo
non c'era nessun liquido dentro, ma si potevano distinguere invece
chiaramente alcuni peli di scoiattolo.
Ed io sorrisi, non potei farne a meno. Ero tra amici.
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