domenica 26 aprile 2020

Recensione - Arancia meccanica (Anthony Burgess)


Salve a tutti martini e quaglie, malcichi e mammole, siete pronti a leggere una nuova recensione spinosa cinebrivido dei Cactus di Fuoco? Ma come, non capite le nostre mottate? Forse è perché non siete familiari con la lingua nadsat o "linguaggio moschetto", lo slang giovanile (completamente inventato, non ci sono davvero giovani che parlano così) con cui è scritto "Arancia Meccanica", un libro diventato famosissimo per via del film di Stanley Kubrick (che, ehm, non abbiamo mai visto...).
Quando eravamo piccini, abbiamo sentito parlare con graaaande entusiasmo di Arancia Meccanica, ma essendo piccini non ci era facile procurarci un libro (o un film) che parla principalmente di stupri e violenza (anzi, ultraviolenza!). Ma per fortuna nella vita si cresce e alla fine non ci sarà nessuno che potrà dirvi cosa potete o non potete leggere, muhahahah!
Arancia Meccanica è una di quelle cose che abbiamo desiderato tanto tanto e per cui abbiamo quindi creato un'aspettativa pazzesca. Eravamo pronti a divertirci come matti con la nostra prima lettura di questo classico immortale di Anthony Burgess... ma immaginate la nostra sorpresa quando abbiamo aperto il libro e... GASP! Non si capiva un cavolo.
Cioè, come fai a rilassarti e goderti una storia quando all'improvviso ti saltano fuori frasi come:
"O potevi glutare il latte coi coltelli dentro, come si diceva, e questo ti rendeva sviccio e pronto per un po’ di porco diciannove, ed è proprio quel che si glutava la sera in cui sto cominciando questa storia.".
E questo nella prima pagina. O fratelli.
Ma prima che, delusi e cadenti, decidiate di non dare una chance a questo libro: bastano poche pagine, diciamo tre o quattro, perché il nadsat diventi all'improvviso perfettamente comprensibile. Gasp! Cos'è questa magia? Abbiamo appena imparato una lingua nuova? È una specie di nuovo Esperanto che tutti possono comprendere? Ehm... sì e no.
Arancia Meccanica è un esperimento da molti punti di vista ed è abbastanza godibile da farsi terminare in un giorno. UN GIORNO.
Insomma, non è per niente un libro friggibuco, ehm, banale. Volevamo dire banale. Il Nadsat ti rimane un po' attaccato in testa.
Iniziamo subito la nostra recensione con...

Che eleganza! Che stile! Che... diavolo... si sono messi addosso?
1. La trama: Alex è la voce narrante, ma soprattutto è un ragazzino matto come un cavallo che beve latte con la droga (il famoso latte plus del Korova Milk Bar), pesta i vecchietti, straccia i libri e si mena con altri ragazzini matti come cavalli per strada. Fa parte di una banda giovanile che veste all'estremo grido (perché sì, evidentemente l'ultimo grido è troppo poco, questo deve essere proprio estremo) e se ne va a spasso e a drogarsi con i suoi soma, ovvero i suoi amichetti e compari di crimine. Il più notevole degli amichetti, o almeno quello che ci è rimasto più impresso, è Bamba, un coso quadrato che ride facendo uah uah uah e che picchia i suoi avversarsi con una catena. Da quel che abbiamo capito, la parola "bamba" significa scemo, un po' tocco. Gli altri due amichetti si chiamano Pete e Georgie. No, questo Georgie non corre felice su un prato come la sua omonima, ma piuttosto viaggia sulla stessa motocicletta dei suoi amici, e intendiamo proprio che stanno in quattro su una moto come un circo e investono i gatti per strada.

 "Ce la spassammo un po’ in quello che chiamavamo il retrocittà, spaventando i vecchi martini e le vecchie semprocchie che attraversavano la strada e zigzagando dietro i gatti e cose così."

I quattro fanno cose estremamente edificanti, come avrete capito, tipo attaccare i poveri impiegati vecchietti della biblioteca e prenderli a calci in faccia o attaccare i poveri ubriaconi per strada e prenderli a calci in faccia o... beh, avete capito, no? Loro la chiamano "ultraviolenza". In pratica è come la violenza, ma praticata in maniera del tutto casuale, per svago.
I nostri quattro piccoli protagonisti sono praticamente quattro idioti eccitati dall'odore del sangue che fanno le piramidi umane sulle motociclette che corrono nella notte.

"Poi si vide un giovane malcico con la sua quaglia che facevano ciucciciucci sotto un albero, così ci fermammo e li applaudimmo, poi ci buttammo sopra a tutt’e due con un paio di sbiffoni e si ripartì che piangevano."

Ecco.
E dopo aver colpito con paio di sbiffoni i due poveracci che amoreggiavano per strada, il gruppo di piccoli idioti ultraviolenti si accosta ad una villa in mezzo al nulla chiamata "Casa Mia", dove fingono che uno di loro si sia sentito male per farsi aprire la porta, intrufolarsi all'interno, strappare il libro che il padrone di casa (un povero scrittore innocente) sta scrivendo (il titolo del libro è "Arancia meccanica"), picchiare selvaggiamente lui e violentare carnalmente la moglie, per poi fuggire impuniti e irriconoscibili (sono mascherati, i quattro piccoli porci) nella notte.
A casa, Alex ci illustra tutto fiero di come i suoi genitori si spaccano la schiena in fabbrica, tornano stanchi morti a casa e non possono dormire perché lui, il loro figlio cretino e degenere, deve sentire a volume altissimo la musica classica mentre si immagina di fare altre ultraviolenze.

"Ero in piena estasi, fratelli. Pi e emme [è così che chiama "papà e mamma", notate bene che delicatezza] nella camera accanto avevano ormai imparato a non bussare sul muro per lamentarsi di quello che chiamavano rumore. Gliel’ avevo insegnato io. Ora avrebbero preso i sonniferi. O forse, sapendo la gioia che mi dava la musica di notte, li avevano già presi."
Ma che ragazzetto simpaaaatico!
Alex fa parte di una specie di programma di recupero per cretini ultraviolenti come lui, che sono diventati un numeroso e spinoso problema nel mondo distopico in cui si svolge la vicenda e ogni tanto a casa sua va a trovarlo un tizio dei servizi sociali che lo ha seguito in questo suo percorso di redenzione (che chiaramente non ha funzionato) per controllare che tutto vada bene. Il tizio dei servizi sociali è un grande grandissimo ingenuo, comunque, perché non sospetta che il suo assistito sia un assassinopestatorestupratoreserialematto.
Un giorno Alex e i suoi soma(ri) decidono di assaltare la casa di una povera vecchia che viveva sola con i suoi gatti, al fine di rubargli tutto ciò che c'è di prezioso per rivenderlo a un tale "Will l'Inglese al caffè Muscleman". La vecchia però chiama la polizia e in più reagisce, bastonando Alex (che è l'unico ad entrare, dalla finestra, dopo aver cercato con un lo stesso patetico trucco della villa "casa mia" a farsi aprire la porta) e facendolo letteralmente assaltare dai gatti. La vecchia ha tanti gatti. Un macello di gatti, gatti dappertutto, qualcosa di pazzesco...
Comunque, una cosa tira l'altra, Alex vien pestato ben bene, ma la vecchietta ci rimette le penne. Arriva la polizia, gli amichetti del protagonista gli voltano indignitosamente le spalle e Alex viene arrestato e portato in carcere.
Ah, l'abbiamo detto che Alex ha quindici anni? QUINDICI? E che a QUINDICI ANNI è appena finito in carcere? Che bel bambino simpatico e grazioso.
Qui passa due anni in una cella sovraffollata fra amici che non sono suoi amici, pestaggi e altra roba che di certo si merita, finché un nuovo "inquilino" del bugigattolo non ci rimette le penne e tutti i carcerati, voltando indignitosamente le spalle al ragazzo come hanno fatto un tempo i suoi soma, indicano come colpevole della cosa Alex. È colpevole davvero? Un pochino, ma non ha fatto tutto da solo, son tutti coinvolti.
Alex viene allora inserito in un rivoluzionario, modernissimo programma di recupero che promette di farlo diventare un cittadino modello in soli quindici giorni. Ma è possibile trasformare un tale mostruoso giovincello, dedito a tutti i vizi e senza alcun rispetto per alcuna forma di vita, in un bravo cittadino?
Apparentemente... sì.
Infatti, in un modo che non vogliamo assolutamente spoilerarvi, Alex diventa un bravissimo ragazzo. Un ragazzo fin troppo buono. A dire la verità, è costretto ad essere buono: il solo pensiero della violenza lo farà sentire male e lo disgusterà a tal punto da rendergli impossibile anche solo dare uno spintone a chi se la prende con lui e costringendolo anzi a comportarsi nella maniera opposta, trattando con gentilezza e servilismo chi lo ferisce.
Alex viene così rilasciato nel duro mondo selvaggio, spogliato dell'unica arma che possedeva, la violenza...

2. La copertina:

Quella della nostra versione è così:
È Halloween? Non ci ricordavamo fosse Halloween...
Beh, son quattro i malcichi in copertina... ma non sono neanche lontanamente vestiti come quelli, vanitosi e attenti al loro stile, della storia. Questi son agghindati da scheletri. Ma non c'è che dire, fanno una bella atmosfera e ti fanno intuire le cose importanti: è la storia di quattro deficienti giovani, che vogliono divertirsi. Non c'è male, non c'è male come copertina.

Ah! Guardate che bello, un occhio!
E poi c'è questa versione, con un'illustrazione celeberrima, la stessa (se non sbagliamo) che compare su alcuni poster del film. È Alex! Con il suo fido coltello! Che fa quello che sa fare meglio: l'ultraviolenza.

3. Cosa ci è piaciuto: questo è un libro che fa ridere come cavalli. Fa ridere come Bamba: uah uah uah. Certo, forse dovete essere un pochino sadici (ve l'abbiamo già detto che è ultraviolento?), ma vi assicuriamo che per via del linguaggio bizzarro in cui è scritto è difficile, davvero difficile, prendere troppo "sul serio" le scene di pestaggio (o di stupro, anche se quelle rimangono sempre un pochino... ehm... brutte).
Inoltre l'idea di usare uno slang inventato è geniale! Il linguaggio di questo romanzo non potrà mai invecchiare, perché la sua lingua non si potrà mai evolvere.
Wikipedia spiega la cosa così (e noi siamo d'accordo, eh):
Burgess, un poliglotta che amava il linguaggio in tutte le sue forme, era consapevole del fatto che il gergo linguistico fosse di natura in costante cambiamento. Consapevole che se avesse usato un modo di parlare al tempo in uso il romanzo sarebbe diventato molto presto datato, creò allora il Nadsat. L'uso di tale slang è quindi essenzialmente pragmatico; aveva bisogno che il suo narratore avesse una voce unica che restasse senza età rafforzando nel contempo l'indifferenza di Alex alle norme della sua società, e suggerendo che la sottocultura giovanile esiste indipendentemente dal resto della società. In Arancia Meccanica, gli interrogatori di Alex descrivono la fonte del suo argot come "penetrazione subliminale".
A proposito, la traduzione di Floriana Bossi è e-c-c-e-z-i-o-n-a-l-e.
Aldilà del linguaggio esilarante, la cosa bella è che tutto questo guazzabuglio sembra leggero e fatto per ridere, una storia di ultraviolenza fumettosa e pesantemente esagerata, una specie di cartone animato per adulti, ma in realtà nasconde un contenuto morale ed etico abbastanza interessante e che potrete comprendere solo se lo leggete (perché sì, la parte che ha una rilevanza morale non l'abbiamo proprio raccontata nella trama, è la seconda parte e se la volete ve la dovete andare a guarda' da soli).

4. Cosa non ci è piaciuto: vi ricordate che abbiamo detto che c'è un messaggio etico e morale interessante di sottofondo? Certo che ve lo ricordate, l'abbiamo scritto solo qualche riga sopra. Ecco, peccato che questo messaggio non vada a parare da nessuna parte. Insomma, ti fa dubitare, ti mette questa pulce nell'orecchio: "ma se un uomo è intrinsecamente cattivo, e viene costretto a diventare buono contro la sua volontà, potrà mai considerarsi buono davvero?" e poi... attenzione perché stiamo per spoilerarvi... spoilerspoilerspoiler spoiler... e poi è un nulla di fatto, perché il finale di questo pasticcio di ultraviolenza è terribile. Insomma, per farla breve Alex riesce a recuperare la capacità di fare del male.
"Ah!" Direte voi "Allora è questa la risposta al quesito! Non potrai mai costringere una persona che è davvero malvagia, fin nel profondo del suo cuore marcio, a diventare buona, nemmeno con la forza!".
Oh no. O, fratelli, voi non sapete.
Perché nel capitolo finale, appiccicato lì quasi con un patetico buonismo, Alex inizia a, tenetevi forte, maturare e diventare buono. Così, a caso, senza motivo, facendoci capire che lui non era cattivo, ma solamente giovane e sbandato. GIOVANE E SBANDATO. E AMMAZZAVA E STUPRAVA. Giovane e... giovane e... scusateci, dobbiamo bere un bicchiere d'acqua.
Insomma, non solo la morale è del tutto inconcludente e non così profonda come speravamo, ma il finale ti ammelensisce tutto e questa cosa fa solo una gran pena.
Volevi fare un libro senza freni, un libro spregiudicato, caro autore? E allora ti conveniva andare fino in fondo e regalarci un bel protagonista fedele a sé stesso, non questo qui che finisce per ascoltare musica romantica al posto di quella che amava.
*Fine spoiler*
Un'altra cosa, a parte il finale, che non ci è proprio piaciuta è che le donne non sono mai personaggi veri. Ci sono poliziotti che sono personaggi, ricettatori che sono personaggi, nemici e amici che sono personaggi, ricercatori e compagni di cella, ma delle donne non ci viene mai rivelato neppure il nome. Mai. Le donna sono solo di contorno, oggetti da picchiare e stuprare, e nessuna di loro, mai, viene vista come una persona che sia anche solo lontanamente possibile rispettare.
Capiamo pure che questa scelta possa far parte della visione del ragazzo protagonista, che è misoginissimo (come lo chiamate uno stupratore? Un porco schifoso misogino, ovviamente), ma anche l'autore ci ha messo del suo, eh. Il papà di Alex, per esempio, parla più di sua madre, che si limita a piangiucchiare per tutto il tempo. Ma il fatto è che, effettivamente, aldilà della visione del protagonista, le ragazze effettivamente non fanno un cavolo in questa storia, come se non avessero alcun ruolo se non quello della vittima. Non vediamo mai una poliziotta o una dottoressa, una politica in tv o anche solo una bibliotecaria donna, o una commessa in un negozio... niente, le donne vengono annullate, ridotte al ruolo di povere vittime urlanti e piangenti per il cento percento del libro, e questa è una cosa che ci ha fatto storcere non poco il naso, una pecca grossa e pesante, una macchia di unto gigantesca su una trama altrimenti tutto sommato divertente.
Sì, possiamo accettare che ci siano stupri e "ultraviolenze" in una trama chiaramente incentrata su questo, ma che le donne siano chiaramente viste come un oggetto da tutti i personaggi, scrittore compreso? No, questa è una cosa che fa solo incavolare, una mancanza abbastanza grossa nella creazione di un mondo alternativo che in questo modo, escludendo il 50% della popolazione, perde tantissima ricchezza. Eddai, volevamo vedere almeno una ragazza nelle bande giovanili! Sarebbe stato figo vedere una quaglia, come si dice nel linguaggio moschetto, che uccide e che taglia e che non ha rispetto per nessuno. E invece no, perché le donne qui son tutte signorine più o meno perbene, ma fatte solo per soffrire, mai per offendere.

Voto complessivo: 66 su 100. Hai superato il test, vecchio libraccio! L'hai superato nonostante le pecche mica indifferenti, ma è perché sei un libro perché proprio ci ha fatti ridere, eh.

A chi lo consigliamo: A chi piace la violenza, ma proprio quella grondante sangue, e contemporaneamente lo humor un po' infantile. Insomma, alla maggior parte dei ragazzi medi del quarto-quinto superiore. Ma anche a chi ha voglia di un viaggio quasi allucinato in un mondo distopico e folle attraverso gli occhi di un quindicenne veramente sopra le righe. È un libro senza tempo: i suoi pregi vivranno per sempre, i suoi difetti faranno la stessa identica cosa.


Dove potete trovare il libro:
Mah, un po' dove vi pare. Lo beccate in un mare di versioni diverse, su IBS, Amazon, Kobo e quant'altro... date un'occhiata nella biblioteca della vostra città: probabilmente lo troverete lì senza spendere un centesimo!


Che cosa ne pensate del libro? Siete d'accordo con noi su tutto, siamo stati troppo cattivi (perché un po' cattivi lo siamo sempre, è normale nelle recensioni spinose) o siamo stati troppo indulgenti? Fateci sapere, e alla prossima recensione!

P.S.: Suggeriteci libri da recensire! (Meglio se sono gratis, che siamo senza soldi. Ma accettiamo di tutto). Nota: un sacco di gente si limita a dirci il titolo del libro da recensire, o addirittura a scrivere un sacco di titoli in fila, e non abbiamo davvero il tempo di andare a controllare una ad una tutte le trame per decidere se ci interessano o no, perciò per favore potete scrivere un piccolo abbozzo di cosa parla il libro? Così possiamo decidere se controllare la trama ed eventualmente leggerlo.
Per fare un esempio: "Hey, Cactus! Vi consiglio La Magia del Lupo di Michelle Paver perché è un fantasy diverso dal solito, ambientato nella preistoria, ed è molto avventuroso!" oppure "Ciao, vi consiglio Nina, La Bambina della Sesta Luna, perché è un libro per bambini davvero brutto e mi piacerebbe leggere una recensione scritta da voi per spanciarmi dalle risate".
Vi aspettiamo ;)

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