sabato 1 novembre 2025

Lysandre che piange 1. Di fronte allo schermo

Quando aveva visto l'immagine sullo schermo Lysandre aveva dovuto sedersi.

Ora la stanza oscura, abbandonata, odorava di polvere e umidità, con quel sottile effluvio che permeava i luoghi sotterranei in cui i pokémon avevano fatto la loro tana, ma c'era stato un tempo in cui quel luogo era asciutto, pulito, asettico.

L'uomo non ricordava quel passato con precisione, la sua mente si era spezzata, ma flash di qualcosa, che sembrava essere stata la realtà anni prima, gli bombardavano il cervello, come schegge entrate attraverso i suoi occhi.

La realtà del presente era lo schermo. Uno schermo azzurro, enorme, unica luce accesa nel buio, accecante contro l'oscurità, che mostrava l'immagine di un progetto: un fiore meccanico, sbocciato verso il cielo. Perché un'immagine così bella gli provocava una sensazione tanto viscerale di orrore? Lysandre sentiva gli artigli di qualcosa che gli si aggrappavano allo stomaco, una voce che gli sussurrava nell'orecchio: "guarda".

E lui aveva guardato. E quando aveva anche ricordato, le lacrime avevano iniziato a rigargli la faccia.

«Sono stato io» Aveva sussurrato «Quella cosa... quella cosa orribile...».

L'arma finale. Ecco cos'era, quel fiore maledetto. Posta sottoterra dal mostro, il Re di Kalos di tremila anni prima, e riportato alla luce da lui, Lysandre, che aveva cercato di fare sbocciare ancora una volta la sua luce di distruzione.

Lysandre abbassò la testa, i palmi premuti contro gli occhi, le lacrime calde e viscide che gli si accumulavano sotto le palpebre, che scendevano sulle mani, che si accumulavano come pozze salate e bollenti. Come aveva potuto fare una cosa simile? Come aveva potuto essere così cieco?

Voleva morire. Doveva morire. E ora non avrebbe potuto farlo, condannato, come il Re di Kalos prima di lui, a vivere per un tempo inumanamente lungo. 

Non c'era nessuno ad udirlo, perciò lasciò andare un singhiozzo, e quel gemito rotto riecheggiò fra le pareti, mescolandosi al ronzio basso dello schermo. Pianse, stringendosi i pugni contro la fronte, i muscoli della schiena tesi, la testa incassata fra le spalle, piegato, senza riuscire ad alzare lo sguardo ancora una volta sul progetto dell'arma.

«Zeh!».

Una creatura elegante gli si avvicinò, muovendosi rapida sulle quattro zampe. Il suo corpo nero e verde emetteva un vago brillio nell'oscurità, specie gli occhi, bianchi e stranamente geometrici.

«Zygarde» Sussurrò Lysandre «Perché non mi hai fatto morire?».

Zygarde guardò il grande progetto, il fiore antico che Lysandre aveva estratto dalla terra in cui aveva dormito per tremila anni, e poi spostò di nuovo la testa verso l'uomo. Avevano trovato un modo di comunicare, loro due, così efficiente che sembrava condividessero i pensieri. A volte, Lysandre pensava, era come se Zygarde fosse nella sua testa... e forse, forse aveva ragione.

«Zeh gah» Disse il pokémon, con un tono lievo, come a dire "Guarda che non è morto nessuno"

«Però avrebbero potuto. Il piano... il piano era quello... ucciderli tutti»

«Zeh zeh?» "Ah sì? Tu sei l'unico che si è fatto male"

«La mia incompetenza non scusa la mia crudeltà»

«Gruff zeh» "Ma se hai fatto di tutto per farti fermare! Ti bastava non annunciarlo a tutta Kalos e nessuno ti avrebbe fermato"

«Non merito la tua compassione, Zygarde».

Il pokémon gli spinse la testa contro una gamba, socchiudendo gli strani occhi luminosi, e Lysandre sentì una sensazione calda, ma in qualche modo impalpabile, incorporea, propagarsi al suo corpo, fino al cuore.

«Gahr gahr zeh» "Il bene che hai fatto, amico mio... quello è più grande. E sono sicuro che farai ancora di più, molto di più".

Lysandre pianse più forte.

«Zah Garh» "Davvero non li capisco, gli esseri umani".


 

- Altre mini-scene di Lysandrino che piange qui -

(Ci piace scrivere gli omoni fieri che piangono. C'è una catarsi in questo. Andate a leggerne altre.)  

 

 

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