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venerdì 13 dicembre 2024

Black Duckling


The Black Duckling is a mysterious fae (most likely a subspecies), whose apparition is considered by some a symbol of good luck, by others an inauspicious omen. To date, it is not known whether it is a single specimen or an entire species, since two have never been seen at the same time.

Origins

The origin of this species is largely unknown.

Some experts believe that these are a subspecies or a direct evolution of the Pwca, others deny each connection between these two species. Almost certainly it is a recent Fae, no longer older than a thousand years.

A theory that is taking hold is the one for which in reality the Black Duckling does not belong to any species, but it is a unique and new mutation of some type of fairy that has not yet reproduced, and therefore is an absolutely unique specimen with characteristics not found in any other fae or spirit.

Appearance

As the name suggests, the Black Duckling has something in common with the ducks, which immediately identifies it: the beak, relatively short, and the pace, on two legs that end, however, not on their feet palmated, but in those that seem to be small shoes with curled tip.

It is not known if the Black Duckling wears clothing or if it’s naked and his body is just entirely pitch black.

His typical walk is funny and slightly clumsy, with the knees that get up a lot at every step, giving the impression that it is a tiny child who has not learned very well how to walk yet.

Due to its uniform black color, with the white of the eyes that stands out against the mantle and the absence of details and limbs that protrude (except the legs), some people find the appearance of this creature particularly unsettling, almost frightening, describing it "as if this were an almost completely burnt beast".

Its voice is subtle and nasal, described by some as "ducky", but testimonies (especially the ancient ones) believe this creature capable of emitting very acute blood-freezing screams.

Behavior

The Black Duckling is generally silent, moves without emitting sounds and tends not to communicate verbally, although it is capable of it. When it communicates verbally, it seems able to speak whatever is the language of the person with whom he wishes to communicate: so far there are testimonies of the Black Duckling that speaks in German, American English, ancient English, French, Scottish, Gaelic and Italian.

Trivia

  • Despite the funny and clumsy walk, the Black Duckling is capable of running at a maximum speed of ninety kilometers per hour.

  • They say that dreaming of the Black Duckling means that a great cold is about to arrive.

  • According to some texts, the Black Duckling appears to people who suffer from some incurable evil, but if it is sent away from the patient, the disease will also take away, miraculously healing those who have driven it out.

mercoledì 6 dicembre 2023

La Principessa Starnutina

C'era una volta una giovane principessa che aveva un nome bello ed elegante, ma era da tutti conosciuta come la Principessa Starnutina a causa di un suo certo problema: era sempre afflitta da una pioggia di starnuti, tanti che la gente poteva trovarla anche solo sentendo il suono dei suoi etcí etcí.
«Starnutina, sei nella tua stanza?» Chiedeva il Re.
E da dentro Etcí.
«Ah, allora sei lì».

Etcí nei corridoi, Etcí nella sala da pranzo, Etcí pure in bagno e durante le passeggiate nella meraviglia del suo giardino.
Il Re, che la amava moltissimo, si dispiaceva nel vederla ridotta sempre in questo stato, con la povera Principessa che dal grande starnutire aveva sempre mal di testa, gli occhi che piangevano e non riusciva a finire una frase che subito uno starnutone la interrompeva.
«Papà» Disse un giorno Starnutina «Vorrei provare ad allontanarmi dal castello, che» e qui la poverina fu interrotta da un sonoro etcí! «Sniff, sniff, che ogni volta che sono nei giardini mi pare, etcí!, di soffrire un po' meno del mio male. Forse, se cambiassi aria un pochetto... etcí!».
La Principessa fece segno al Re di continuare lui, che lei si era stancata di fare un lungo discorso e interrompersi sempre; per fortuna il Re aveva capito e dispose di mandare la figliola in campagna per tre giorni, nella speranza che l'intuizione di lei fosse felice. La Regina si oppose, obiettando che non era il caso di fare allontanare una ragazza così cagionevole, ma il viaggio infine si organizzò, e il Re mandò con la ragazza una servitrice fidata, che era come una zia per la principessa e le avrebbe fatto compagnia.

Ci voleva mezza giornata di viaggio per arrivare in campagna, e la servitrice notò che la Principessa non era poi così Starnutina durante il cammino: piuttosto che un'allergia pesante, di quelle che fanno piangere gli occhi e starnutire a profusione, sembrava avere solo un raffreddorino, ed anche la principessa se ne rallegrò.
I giorni in campagna furono meravigliosi per la nostra Principessa: si alzava col canto del gallo e faceva colazione con la servitrice (che lei chiamava sempre "Zia"), poi esplorava i campi e il boschetto vicino e bastava la vista di un grillo, dell'erba illuminata dal sole, di un paio di cornacchie in volo, per renderla felice come una bimba. Per pranzo mangiava fuori sull'erba e preparava dei piatti semplici (ma squisiti, perché la nostra Starnutina sempre principessa era), e stava fuori finché non arrivava la sera e tornava a fare compagnia alla cara Zia.
Era sempre rispettosa del bosco, e mai si era divertita tanto! Pareva che fosse cresciuta sotto un pino invece che dentro una culla sfarzosa.
Il secondo giorno vide un grosso serpente nero che prendeva il sole su un sasso, tutto srotolato e rilassato come chi non ha un pensiero al mondo, che pareva un gioiello per come brillava alla luce del giorno.

Alla Principessa parve così bello e placido che avrebbe avuto dispiacere a disturbarlo, perciò augurò:
«Tante belle cose, compare milordo», e in punta di piedi lo aggirò e continuò la sua passeggiata.
«E belle altrettante te ne vengano, principessa» Le parve di udire, ma era una voce così sottile e gentile, e poi lei era tutta sola, che si persuase di averla solo immaginata. Piuttosto, l'essere riuscita a non disturbare il serpente le fece realizzare che era stata silenziosa: da quando era arrivata, i suoi brutti starnuti erano spariti del tutto!
Tutta eccitata della scoperta (se n'era accorta anche prima, ma il primo giorno non aveva sperato osare che gli starnuti che l'avevano perseguitata sin dalla sua prima adolescenza fossero davvero spariti per sempre), tornò a casa per festeggiare con la sua accompagnatrice.
«Zia!» Esclamò «Mi sento quasi che quel caro serpente debba festeggiare con noi. Cosa posso lasciargli?»
«Ho sentito dire» Disse la servitrice «Che i serpenti vanno matti per il latte»
«Non mangiano animaletti? Davvero gli piace il latte?» Ripeté la principessa dubbiosa
«Così ho sempre sentito dire. Dicono che ne siano così ghiotti che entrino anche nelle stalle per bere il latte direttamente dalle bestie che lo producono».

La principessa non era convintissima, ma si fidò della cara zia e si procurò una scodellina del miglior latte di capra che trovò, lo scaldò un poco (che ai serpenti piacciono le prede calde) e andò a portarlo alla roccia a cui aveva visto il serpente. Quello non c'era per il momento, ma la principessa lo lasciò comunque lì.
«Buon pro vi faccia» Disse, e se ne tornò a casa sua.
I serpenti di latte non ne bevono in realtà, ma, nonostante l'errore della servitrice, la generosità della principessa non andò comunque sprecata perché il serpente nero non era un animale comune, ma un membro di quel popolo magico che noi umani a volte chiamiamo fate. S'era fatto rettile perché, a parer suo, non c'era nessuna forma in cui fosse più bello farsi riscaldare la pelle dal sole che da serpente; se aveva apprezzato che la principessa non lo avesse disturbato durante il suo bagno di sole, in quanto fata e non serpente gradì ancora di più quell'offerta di latte, che condivise con le altre fate sue sorelle che vivevano nel bosco con lui.
Mentre sorseggiavano ognuna un po' di latte dentro certi graziosi bicchierini decorati, chiacchieravano tra loro, e le fate decisero infine di fare a loro volta qualcosa per la principessa gentile.
Nel frattempo erano finiti i tre giorni di viaggio e la Principessa non-tanto-Starnutina se n'era tornata al castello insieme alla servitrice.
Lei riabbracciò prima il padre e poi la madre, tutta felice di essere guarita, ma non appena ebbe finito di abbracciare la Regina ebbe solo il tempo di dire:
«Papà Maestà, finalmente ho smesso di...!» e subito uno starnuto troncò la sua frase a metà.
La principessa era sbalordita e frustrata, ma ancora più era disperata la corte: un giorno la principessa avrebbe ereditato il regno, ma come si può avere una regina che è allergica al castello?

«Maestà» Disse uno dei consiglieri del re, aggiustandosi gli occhiali «Il Nano Muto forse potrà dirci la ragione del male della principessa».
Infatti proprio in quei giorni stava arrivando in città un artista molto particolare, un nano che era in grado di raccontare storie bellissime senza dire mai una parola grazie all'ausilio di un teatrino che aveva costruito tutto lui, solo con la carta, e di un misero lume. Si diceva anche che fosse un grande saggio, e che le storie narrate dai suoi pupazzi di carta fossero in grado di rivelare grandi verità a chi assistesse a questi spettacoli.
Il nano fu mandato a chiamare per esibirsi a corte, sotto la promessa di una lauta ricompensa, e in soli due giorni (in cui la povera Principessa Starnutina era stata tormentata peggio di prima dal suo solito problema) era pronto ad imbastire il suo spettacolo per i reali.
Anche stavolta il nano non disse una parola, ma aprì il suo teatrino di carta pieghevole, che da chiuso pareva proprio un libro, ed iniziò a muovere i cavalieri e le amazzoni di carta, gli animaletti e i draghi bianchi, ognuno così bello che sarebbero stati un piacere da guardare anche senza storia alcuna, e il lume proiettava le loro figure grandi sulla parete per permettere di vedere la storia anche alle persone distanti.

Il Re e la Principessa guardavano con uguale entusiasmo la storia, sorridendo felici, bisbigliando ogni tanto e inspirando rumorosamente ai colpi di scena, ma la Regina ad ogni secondo si rabbuiava di più.
Alla fine si alzò dal trono e sbottò:
«Tutte falsità, non è vero! Come osi accusarmi di fronte alla mia Corte? Continua così e vedrai se non ti farò impiccare!».
Il nano non rispose nulla, fermando le sue umili marionette di carta.
Lui raccontava solo attraverso le proiezioni, e in assenza di parola, era facile che ognuno vedesse dunque una storia diversa: così come i pupazzi proiettavano le ombre sul muro, gli spettatori proiettavano una storia sui pupazzi e ci vedevano dei dettagli diversi.

Il Re e la Principessa Starnutina, che erano buoni e gentili, vedevano una storia che li interessava e sapeva anche farli ridere, mentre la Regina si era tradita nel vedere le proprie malefatte in quella carta e le sue ombre e si era così sentita accusata dal nano.
«Come ti permetti! Io non farei mai niente del genere alla principessa! E poi com'è che lo sapresti tu, dove sono le tue prove?».
Conoscendo la madre ed insospettita da queste parole, la Principessa Starnutina chiese subito alla servitù di controllare le stanze della regina, e la sua fedele Zia le portò una strana boccetta rinvenuta tra i profumi: una polverina inodore fine fine fine, giallo pallido, apparentemente innocua, ma bastava aprire la boccetta in cui stava e... Subito anche la povera servitrice iniziò a starnutire!
A quel punto era chiaro che qualcosa di losco era avvenuto, e dopo molte pressioni, la Regina confessò: erano anni che somministrava quella polvere, che veniva creata macinando i semi essiccati del Fior Pizzicore, alla principessa, mettendola sul suo pettine, sulle sue posate, sul suo cuscino, sui suoi abiti, persino spargendola sulle proprie mani per farla stare male quando la abbracciava, come aveva fatto al suo ritorno qualche giorno prima.
La Regina e il Re ne erano immuni, perché la Regina, che nella vita non aveva niente da fare, aveva cosparso dell'olio essenziale del Fior Pizzicore il pettine che Sua Maestà usava per i baffi e lo aveva impastato nel proprio rossetto, così che quell'aroma, l'unico capace di farlo, neutralizzasse gli effetti della polvere ricavata dai semi.
La Regina sperava che così solo la figlia sembrasse fragile e che, vedendo la Principessa cagionevole, il Re non avrebbe abdicato in suo favore e lei avrebbe potuto tenere il suo potere di regina un po' più a lungo, e ancora insisteva che la principessa fosse comunque troppo debole per quel ruolo.

Ecco da dove veniva il male della Principessa!
Il mistero era finalmente svelato.
Nonostante il Re fosse triste di questo, perché le aveva voluto molto bene, la Regina fu punita aspramente: tutti i suoi gioielli e i suoi beni preziosi furono dati in ricompensa al Nano Muto, compresa la corona reale, e da quel momento ella non fu più Regina.
Una volta che la Principessa era guarita e poteva benissimo dedicarsi ai doveri a cui si preparava da tutta la vita, il Re abdicò quel giorno stesso in favore della figlia, e poté godersi il resto dei suoi giorni in pace, senza regine cattive che mettevano cose strane sul suo pettinino per baffi e senza più la responsabilità della corona.
Quanto alla Principessa Starnutina, lei prese volentieri il posto del padre e negli anni a venire starnutí solo qualche volta, e regnò con grande intelligenza e bontà; in più, ora che non era più né Principessa né Starnutina la gente prese a chiamarla col suo vero nome: Regina Aureliana.
Ma c'è da rivelarvi un'altra cosa: il giorno in cui Aureliana aveva scoperto la verità, prima che il Nano se ne andasse carico e contento dei gioielli della madre, questi era andato a parlare alla principessa, e a gesti le aveva fatto capire che gli era stato proprio chiesto di venire qui da qualcuno.
«Di chi si tratta, caro mio? Chiunque sia stato è ora un grande amico per me, poiché ha fatto la mia fortuna».
Il Nano a questo punto sorrise sotto la barbona e con un gesto sinuoso del braccio imitò un serpente.
Poi rise senza voce, prese il suo teatrino e se ne andò, e dicono che ancora oggi non si sia fermato e si possa avere la fortuna di incontrarlo... Ogni volta che immaginiamo una grande storia guardando della semplice carta.

Larga la foglia,
Stretta la via,
Dite la vostra che ho detto la mia!

mercoledì 12 luglio 2023

Canalis digestorium [ITA]

(Did you get lost, wanderer? You can find this page in English HERE, once it's completed!)

 

CANALIS DIGESTORIUM

Quello che è volgarmente definito "tubo magico" è una struttura anatomica presente all'interno del corpo di alcune scide che ha il compito di introdurre e assorbire i principi nutritivi contenuti negli alimenti.
Talvolta viene modificato al di là della sua struttura fondamentale, generalmente per il piacere sessuale.
Il nome anatomico più corretto al momento è quello di canalis digestorium, ma nel tempo sono nati diversi nomi più diffusi nel parlato.
Svolge principalmente le funzioni di un apparato digerente, fondamentali quando non si trovano in una delle loro dimensioni habitat per supplire energia extra che consenta loro di mantenere il controllo sulla propria forma fisica quando sono soggetti alle leggi fisiche del piano materiale terrestre.
Vista la sua incredibile efficienza nel metabolizzare il cibo, a seguito della digestione non c'è alcune produzione di feci, dato il corpo riesce ad assimilare praticamente tutto per il proprio sostentamento, non lasciando alcun residuo.

Cosa si mangia oggi?

Per una scide, praticamente qualunque cibo di origine organica può costituire un valido nutrimento, persino quelli che risultano indigesti ad altri animali come corteccia d'albero, cioccolato e caffè, oppure ossa.
Si definisce "organico" un composto in cui uno o più atomi di carbonio sono uniti tramite legame covalente ad atomi di altri elementi; tra questi si annovera ciò che è prodotto da o parte di corpi viventi.
Straordinariamente, questo comprende anche gli idrocarburi, rendendo perfettamente commestibile per le scide la benzina senza piombo.

Nonostante le scide siano onnivore (nonché dotate di una gamma di alimenti da cui scegliere veramente ampia!) vi sono comunque categorie di prodotti organici che trovano assolutamente repellenti e di cui non si nutrirebbero mai, come tutte le escrezioni di scarto prodotte dai corpi animali.
Va da sé che molte scide trovano qualche difficoltà più o meno grave, e soprattutto tra le più giovani, ad assumere ingredienti di origine inorganica.
Durante la convivenza tra scide e umani, questo ha creato un piccolo dilemma in cucina, quello che riguarda... il sale!
 
Ricercato da molti animali, il sale è prezioso per gli umani, usato per insapore e preservare le loro pietanze, ma per le giovani fate può risultare da indigesto a tossico; somministrare una certa quantità di sale ad un neonato folletto appena uscito dalla sua zucca potrebbe gravemente danneggiare la sua salute, o, se il consumo è reiterato o la dose eccessiva, addirittura ucciderlo.
Al contrario, una scide adulta non ne risente, ma non ne ricava alcun beneficio, dato che non trova neppure particolarmente appetitoso il sapore salato.

È probabilmente questa la radice della credenza popolare per cui il sale può scacciare le fate o gli sia persino letale come il ferro. Nel mondo rurale in cui gli umani dovevano condividere la campagna con le scide, questi avevano imparato presto che salare il cibo non solo lo preservava dall'andare a male, ma rendeva anche più improbabile un suo furto da parte dei Cari Vicini. Tuttora in varie parti del mondo, come l'Isola di Man, sopravvive la credenza che salare il latte durante i trasporti lo protegga dalle attenzioni dei fae.
Col tempo però sono nate delle variazioni della credenza che, facendo un po' di confusione, sovrapponevano la figura dello spirito fatato allo spirito malevolo (malombra) e l'usanza di salare le pietanze si è ingrandita e confluita negli esorcismi praticati sin dall'Antica Roma che vedevano il sale, in quanto potente ingrediente magico, capace di fermare gli spiriti alla porta se messo sulla soglia o proteggere i neonati a cui ne veniva posto un pizzico sulle labbra.
In realtà nella stragrande maggioranza dei casi una scide adulta troverà il sale tutt'al più un po' indigesto. È semplicemente come cercare di uccidere un umano leggermente intollerante al lattosio versando del latte a terra.
Un'interessante eccezione è costituita dai domovoj, scide domestiche che abitano le zone russo-ucraine e adorano i cibi salati, che gli vengono offerti dagli abitanti delle casa che tutelano.
Non è chiaro se i domovoj abbiano avuto qualche evoluzione speciale che gli consente di mangiare così tanto sale o, semplicemente, ne gradiscono tanto il sapore da ignorare qualunque controindicazione.

Presenza del Canalis digestorium

Il tubo magico sembra avere una struttura leggermente variabile da scide a scide, dato che queste lo creano e modellano a seconda dei loro bisogni e abitudini.
 
Anzitutto, non è chiaro se sia un organo che manifestano solo sul piano materiale, dove gli è necessario, o lo modellino a piacere anche nei propri luoghi d'origine. 
Ci sono però moltissime testimonianze di banchetti fatati che fanno supporre che il tubo magico sia una struttura più consistente di quanto si pensi; banchetti ricchi di cibo e bevande (di cui chi visita il loro mondo deve guardarsi bene dal consumare), che vengono descritti dagli umani che vi hanno preso parte o come straordinariamente deliziosi, capaci di fare impazzire e non riuscire più ad apprezzare il cibo umano chiunque ne mangi anche solo una volta, o come disgustosi ed immangiabili.
Quest'ultima descrizione è in parte dovuta ai limiti decisamente meno restrittivi che i fae hanno nel definire cosa costituisce un cibo valido, ed in piccolissima parte anche alla loro cucina che fa volentieri a meno del sale.
 
Il punto d'incontro tra i due mondi è sicuramente quello dei dolci e i prodotti caseari.

 

Parti del Canalis digestorium

Il Canalis digestorium è un tubo cavo, dritto, elastico ed estremamente resistente, che percorreverticalmente il corpo di una scide a partire dalla bocca fino all'altezza della vita.
Praticamente tutti i fae mangiano e bevono per proprio diletto e sostentamento, dunque la parte fondamentale del tubo magico è quella costituita da bocca, faringe, e pandissolvio o tubo magico (da cui viene il nome comune e più giocoso del canale per sineddoche).
La parte accessoria è costituita invece da una tratto del tubo extra, modificato, detta pseudoretto (corredata quasi sempre da un punto edonedico) che termina con l'ano. Questa parte è presente in alcune scide, in altre creata solo all'occorrenza, ed in altre sempre assente. La parte accessoria prolunga il linea retta il Canale digestorium oltre l'altezza della vita, concludendosi con una seconda apertura verso l'esterno, ma non ha funzione digestiva e non è necessaria alla sopravvivenza della scide.
Il suo unico scopo è quello di ottenere piacere fisico, consentendo una stimolazione piacevole di organi appositi dentro il corpo della scide da parte di un eventuale partner, emulando i comportamenti sessuali di alcuni animali complessi a scopo puramente ricreativo.
Una curiosità è che la parte accessoria del Canalis digestorium è creata principalmente dalle scide la cui riproduzione è normalmente dissimile da quella animale, ad esempio quelle che creano semi o spore, per intrattenere attività carnali con creature che invece hanno una copula classica (o quantomeno la imitano per l'occasione, se sono scide di un tipo simile). L'accoppiamento con questa modalità non porta praticamente mai alla riproduzione.

 

Parte fondamentale

Bocca

È attraverso la bocca che il cibo entra nel corpo, e qui inizia la digestione meccanica per mezzo dei denti e chimica grazie ai secreti delle ghiandole salivari, i quali contengono una serie importante di enzimi che rendono il cibo più ricettivo alla disgregazione biomagica. La masticazione e la prima digestione enzimatica non sono necessarie al fine della digestione, ma rendono il processo più rapido, tanto da essere praticamente immediato appena il cibo raggiunge il tubo digerente; inoltre, le scide tengono a questo passaggio per indulgere nel sapore del cibo e bevande che ingeriscono.

Faringe

La faringe è la seconda porzione del canale alimentare. Riceve il bolo proveniente dalla cavità orale e lo convoglia, con la deglutizione, nel segmento seguente alla faringe a cui essa è fusa, cioè il tubo magico.

Finisce all'altezza di circa due terzi della gola (nella parte inferiore), e ad occhio sarebbe indistinguibile dal resto del tubo, ma gli oggetti posti al suo interno non rischiano di essere dissolti immediatamente.

Pandissolvio (o tubo magico)

È un organo di efficienza incredibile, che svolge contemporaneamente tutte le funzioni che in un animale complesso richiedono un intero apparato dotato di organi specializzati; è costituito da un tubo cavo ed elastico, resistentissimo.
Il suo nome viene dai termini pan e dissolvere, "che dissolve tutto", derivato ovviamente dal fatto che qualunque sostanza organica vi entri viene immediatamente disgregata e digerita. I nutrienti e l'energia derivata sono disponibili all'organismo praticamente sin da subito.
Il pandissolvio è costituito da due strati, o tonache, concentrici. Visivamente e istologicamente non sembrano esserci differenze, ma viene comunque operata una distinzione per la funzione leggermente differente.
  • Tonaca interiore

La tonaca interiore è la parte deputata alla distruzione e assorbimento del cibo che entra nel pandissolvio. La considerevole attività biomagica che si svolge al suo interno fa sì che brilli leggermente quando in attività, brillìo che comunque non è visibile dall'esterno della scide.

  • Tonaca esteriore

Irrorata di sangue, mette in circolo l'energia e i nutrienti appena processati a contatto con la tonaca interiore.

Parte accessoria

Pseudoretto

Lo pseudoretto è un prolungamento accessorio del tubo magico che non ha abilità digestive. È usato per facilitare l'espulsione non emetica di oggetti indigesti (plastica o metalli pesanti ad esempio, che lasciano il corpo nell'esatto stato in cui ci erano entrati) o come punto di accesso all'edonide.

Termina con l'ano (o apertura anale), cioè lo sbocco secondario verso l'esterno dell'apparato digerente, opposto alla bocca.

Edonide o punto edonedico

Il punto edonedico è interno al tratto non digestivo del tubo magico di una scide. È caratterizzato da un'innervatura fitta e sensibile agli stimoli tattili, il che lo rende una zona spiccatamente erogena. Il punto edonedico si colloca a circa cinque centimetri dalla fine dello pseudoretto.

Acqua e vino

Mantenere un livello d'idratazione adeguato è necessario alle scide per il buon funzionamento del loro organismo, ed è fondamentale per la produzione di fluidi come la saliva e il sangue.

Si idratano bevendo sostanze liquide come acqua, latte, sangue, succo di frutta o alcolici, nonché attingendo direttamente ad una parte dell'acqua contenuta nel loro cibo.

Alcuni processi biologici delle scide sono influenzate dalla quantità di alcool che hanno in circolo, processo possibili anche grazie alla rapidità di assimilazione del Canalis digestorium.

Trivia

  • I processi di disgregazione biomagici sono così aggressivi che in genere non consentono lo sviluppo di una flora batterica che sia d'aiuto per la digestione, come avviene per i mammiferi, perché praticamente qualunque microrganismo non riuscirebbe a sopravvivere a contatto con quell'ambiente.
  • L'alcool in eccesso ed altre sostanze tossiche vengono eliminate dall'organismo tramite il vomito. A causa di un certo olio che viene creato nella gola delle scie per proteggerle dalle sostanze tossiche durante il rigetto, pare che il prodotto della loro emesi sia tinto di spiccate sfumature iridescenti.

🌵🎨 Tutti i disegni in questa pagina (e molto probabilmente anche in tutte le altre pagine, se non diversamente specificato) sono stati realizzati dalle nostre artiste, Furiarossa e Mimma. Potete vedere altri loro lavori e/o supportarle (e supportare così anche tutti i Cactus di Fuoco ;)) sulla loro pagina Patreon. Diventate patroni delle arti !🌵🎨

lunedì 3 aprile 2023

Character - Puck

(Ti sei perso, viaggiatore? Se stai cercando questa pagina in italiano, puoi trovarla QUI)

 


Complete name: Puck Robin Diόnysos Goodfellow
Species: Hobgoblin pixie
Gender: Demiboy / Fluctuating but with an almost always present characteristic of masculinity.
Preferred pronouns: He/Him, They/Them.
Occupation: Trickster, servant of major deities
S.O.: pansexual
Eye color: Variable, often brown or golden

Weight: 70 kg
Height:Variabile
Body type: Slim, with lean muscles and a strong chest. He has thin ankles and wrists and long legs. It gives the idea of being a ballet dancer.
Smells like: Freshly cut grass, violet flowers, hot silver, alcohol

Puck is one of the most powerful sidhes, as well as one of the very rare true Immortals. He also appears in William Shakespeare's famous work "A Midsummer Night's Dream", as well as in countless oral and written accounts of British and Norse mythology.

The term Puck derives from the Old English pucel 'evil spirit', a loan from the Welsh pwca which indicated, precisely, a spirit of the woods, with a changeable and deceptive appearance. Often Puck (or "the Puck", as he likes to introduce himself) appears as a prankster, a harmless trickster, who hides, behind the mask of an adorable pixie, grandiose powers whose use is strictly bound to the rules of the faes.

In his true form, the "Wild Puck", his powers appear to be completely unchained by the rules of faes, making this creature among the most dangerous in the magic world.

 

Cycle of Incarnations

Puck's life is marked by a cycle of stages and re-incarnations, fluid, but with three distinguishable forms and moments: domestic Puck, rural Puck and wild Puck. The wild Puck, too powerful and dangerous, is killed (in his last wild incarnation, Alberico/Oberon destroyed him) and restored to his domestic version through the application of a series of seals. Over time (several decades may pass), the magical seals wear
out and Puck recovers his strength, gradually moving on to his next stage, the rural Puck, in which he resembles a faun or a satyr in appearance and abilities. Finally, after hundreds of years, Puck returns to have complete control over his powers and it is necessary to destroy him again.. As a true immortal, Puck does not actually die, but loses most of his powers and his ability to use them freely, becoming bound to sidhe magic. So after the kill, the weak Puck becomes "domestic" and the cycle begins again.

Look

The Puck, in its wild version, is very different from the traditional little pixie, and although it does not reach excessive dimensions, he's still the biggest of all pixies, with a height of 1.80 m from the hooves to the tip of the head, which reach 2.14 m if the horns are also counted. Having changed the "domestic" and "rural" livery, the wild version almost completely loses the white in favor of ginger and rust.

Bloodthirsty

If the domestic Puck is a harmless prankster, who thinks only of having fun by making jokes and mocking people, the wild Puck is instead a much more cruel creature; certainly remains a fan of pranks and a trickster, but the consequences of these pranks can be much more dangerous and bloody. Puck, like many sidhe, loves the taste of blood.

Trivia

  • The Grotesques were originally created to keep Puck in check, only later did they diversify into different functions and reproduce enough to become a stable population.
  • In our stories we will never (obviously, because we are not interested in copying or plagiarizing!) see the domestic version of Puck, but we wanted to imagine that it is the same as that of Gargoyles. Sort of headcanon, y'know, not really canon, but it helped us with the idea and the design XD

 

Moodboard


 


Likes
 Dislikes
 ❤ Music, song, and dance
 ❤ Theatre
 ❤ Attention
 ❤ Compliments
 ❤ Milk and cream
 ❤ Big and strong males
 ❤ Women
 ❤ Pranks
 ❤ Corn
 ❤ Blood
 ❤ Tribal music
 ❤ Children
 💔 Being addressed as "Peter Pan"
 💔 People that get offended because of harmless pranks
 💔 Being told he's a poor host
 💔 Boredom
 💔 People that never smile
 💔 Being ignored
 💔 Iron

 
Skills
[Possible levels: disaster | beginner | mediocre | good | very good | excellent | master] 
Fisiche

- Dancing (excellent)
- Stand Up Combat (Very Good/Excellent)
- Pain tolerance (beginner)
- Hide fatigue (mediocre)
- Ground combat (average/good)
- Run (master)
- Rush [From transformed, quadrupedal form] (excellent)
- Regeneration (very good/excellent)
Language  - Ancient Greek (excellent)
- Old Gaelic (excellent)
- Proto-Finnic (excellent)
- Italian (very good/excellent)
- US English (good/very good in speaking and writing, excellent in comprehension)
- Latin (excellent)
Music
- Singing (excellent)
- Rap (excellent)
- Flute (master)
- Zither (excellent)
- Syringe (excellent)
- Tambourine (excellent)
- Aulòs (excellent)
- Crotali (excellent)
- Violin (excellent)
Magical - Shapeshifting (very good/excellent)
- Create illusions (very good/excellent)
- Transfigure items (very good/excellent)
- Transfigure living beings (very good/excellent)
- Magic Item Crafting (Very Good/Excellent)
- Imposing Curses (Very Good/Excellent)
- Elemental Magic (very good)
- Levitating (very good/excellent)
- Magic of food transformations (very good/excellent)

Misc
- Cooking (very good)
- Quibble (Excellent)
- Telling jokes (excellent)
- Hiding Secrets (Excellent)
- Acting (excellent/master)
- Handling money (very good/excellent)
- Driving (very good)
- Botany knowledge (very good/excellent)

 
Galleria di immagini (Clicca per ingrandire!)
 
by SuggarPink
 
 
Baby Puck with Oberon and Titania
With Titania and Alberich


 
"Rural" Puck
Colonna 1Colonna 2colonna 3
Colonna 1Colonna 2colonna 3

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