Poiché CM Punk era
arrivato insieme a tutti gli altri wrestler con i camion della WWE, per
spostarci all'interno della città dovemmo usare la macchina di Jacob. Io
mi sedetti al posto di guida, Punk accanto a me e Jake dietro,
semi-spaparanzato sul sedile.
Ci fermammo a chiedere
indicazioni su dove si trovasse il Purple Cafe and Wine Bar, visto che
non ne avevamo la benché minima idea.
La prima persona a cui
chiedemmo fu una signora di mezza età con i capelli tinti rosso fuoco,
che passeggiava altera con un chihuahua alla fine di un guinzaglio flexi
dall'impugnatura leopardata.
«Chiedigli dov'è il Purple Cafe and Wine Bar» Mi incitò CM Punk
«Perché proprio io?» mi lamentai a bassa voce
«Perché è a tuo padre che dobbiamo portare l'autografo e perché tu sei una ragazza che ispira più simpatia di noi, forza!».
Non potevo dire di no a CM Punk, così mi sporsi dal finestrino, accostando l'auto al marciapiede
«Mi scusi, signora, saprebbe dirmi dove trovare il Purple Cafe and Wine Bar?»
«Oh, si, certo» la donna
sorrise «Andate sempre dritti fino al negozio del parrucchiere, poi
girate a destra nella stradina proprio di fronte e poi a sinistra alla
terza traversa e lo trovate»
«Grazie mille!».
«Grazie mille!».
Eseguimmo i suoi comandi e invece di un ristorante trovammo un negozio di sigarette elettroniche.
«Caspiterina» Disse Jacob, ridacchiando «Undertaker mangia sigarette elettroniche. Non me l'aspettavo...».
Cm Punk rise forte come se quella fosse stata la battuta più bella del mondo, poi diede un colpetto al cruscotto
«Dobbiamo chiedere a qualcun altro. Lo vedi quel signore laggiù? Chiedi a lui!».
Il "signore laggiù" era
un pelato sovrappeso con gli avambracci muscolosi che spuntavano da una
felpa sgualcita dalle maniche arrotolate, con una faccia da mastino che
normalmente non avrei trovato minacciosa, se non fosse stato per quello
sguardo vacuo da persona che sta cercando di ignorare di aver appena
battuto il mignolino del piede contro uno spigolo d'acciaio.
«Mi scusi, signore... sa dove si trova il Purple Cafe and Wine Bar?».
Il signore sniffò forte, guardo nella mia direzione, tossì e disse con voce roca
«Sempre dritto» indicando davanti a sé
«Grazie».
Seguimmo le sue
indicazioni, ma per almeno cinquecento metri non trovammo niente, poi ci
fermammo di nuovo a chiedere informazioni per capire se ci avevano
mandati nella direzione giusta. Questa volta chiesi ad una signora magra
che somigliava vagamente ad un canarino e aveva con sé un figlioletto
di sette o otto anni che sembrava un canarino anche lui, biondissimo e
con scuri occhietti lucenti.
«Mi scusi, signora, per il Purple Cafe and Wine Bar?»
«Siete nella zona sbagliata della città» rispose lei, quasi cinguettando «Che ci fate qui?»
«Abbiamo chiesto indicazioni»
«Oh, cara, cara...
allora, dovete andare al numero 1225 della Quarta Avenue, hanno il
parcheggio proprio sotto il ristorante, lo trovate subito...».
Seguimmo le indicazioni,
ma giusto per essere sicuri, a metà strada chiedemmo di nuovo a
qualcuno, un ragazzo circondati di amici, che ci disse che in realtà il
posto che cercavamo si trovava sulla Sesta Avenue e non sulla quinta.
Dopo aver chiesto ad altre quattro persone, per puro caso ci ritrovammo a
passare di fronte al cartello del Purple Cafe e Wine Bar e scoprimmo
che la signora-canarino aveva avuto ragione e che il ristorante si
trovava sull'angolo della Quarta Avenue.
Parcheggiammo l'auto nel
garage riservato sotto il locale, poi risalimmo ed entrammo in un
grosso edificio dalle pareti di vetro.
«Wow» Disse CM Punk, mettendosi le mani sui fianchi «Dite che mi fanno entrare anche se sono praticamente in mutande?».
Il posto era
elegantissimo, con un pavimento scuro e tavoli sparsi di legno chiaro.
Piattaforme circolari sospese sorreggevano gruppi di candele e il tetto
era di legno bruno, così come l'alta e spettacolare torre-cantina
stipata di bottiglie di vino che si ergeva proprio al centro del locale,
terribilmente suggestiva. Grappoli di lucine dorate, simili a
decorazioni natalizie, brillavano strategicamente contro le pareti.
Alcuni gruppetti di persone stavano chiacchierando sedute ai tavoli e
avevano l'aria di persone che stavano mangiando cose deliziose e bevendo
vini squisiti... tutte cose che non potevamo permetterci.
«Mangiare qui costerà un casino» Si lamentò Jacob «E io non ho tutti questi soldi!»
«Neanch'io» ammisi, sconsolata «Che facciamo? Come facciamo ad offrire la cena a qualcuno se non abbiamo soldi neanche per noi stessi?».
«Neanch'io» ammisi, sconsolata «Che facciamo? Come facciamo ad offrire la cena a qualcuno se non abbiamo soldi neanche per noi stessi?».
L'aria profumava di vino e cioccolato. Mi sentivo più a casa che a casa mia.
«Beh» Commentò Jacob «Almeno siamo arrivati prima di Taker»
«E a che ci serve, se non possiamo offrirgli niente?»
«Vi arrendete già?» Cm Punk scosse la testa «Mi meraviglio di voi...»
«Non mi sto arrendendo» replicai, stringendo i pugni «Stiamo solo pensando a... a... a come fare. Dite che mi fanno credito?»
«Ti faccio io credito» mi interruppe il wrestler «Pago tutto io, fai finta che siano soldi tuoi»
«Posso fare finta anch'io?» si intromise Jacob Black, con un sorrisone sospetto
«No, tu no. La ragazza ha giudizio ed è per suo padre, tu che c'entri?»
«Sono il suo migliore amico»
«Beh, lei sceglierà anche per te»
«Sono il suo migliore amico»
«Beh, lei sceglierà anche per te»
«Oh, grazie!» esclamai, con una gran voglia di gettare la braccia al collo a CM Punk, ma riuscendo a contenermi
«D'accordo» Jacob indicò i tavoli «Dove ci sediamo? E possiamo venire a mangiare qui anche senza prenotazione?»
«Beh, ci hanno fatto
entrare» gli fece notare Punk «Evidentemente... si. Mettiamoci laggiù
laggiù, dove non ci possono vedere... anzi, mettiamoci al piano di
sopra, ok?».
Iniziammo a salire le scale, quando un giovane cameriere dai capelli corti chiamò
«Signore... signore, mi scusi... i pantaloni?»
«Oh, i pantaloni» Punk sorrise «Belli i miei pantaloncini gialli, vero?»
«Sono molto corti» fece il cameriere, sospettoso «Sicuro che siano dei pantaloni?»
«Beh, sono l'ultimo grido della moda. Pantaloni da wrestler» Punk sollevò un pollice «Lo so, lo so, sono sempre troppo avanti! Grazie dei complimenti, amico, e per esserti accorto dei miei pantaloni!».
«Beh, sono l'ultimo grido della moda. Pantaloni da wrestler» Punk sollevò un pollice «Lo so, lo so, sono sempre troppo avanti! Grazie dei complimenti, amico, e per esserti accorto dei miei pantaloni!».
Poi ricominciò a salire
le scale, lasciando dietro di sé il cameriere confusissimo, e noi lo
imitammo. Che faccia tosta! Io non avrei mai avuto il coraggio di dire
una cosa del genere.
«Eee quindi Undertaker
non mangia sigarette elettroniche. Almeno per quanto ne sappiamo»
Sghignazzò Jacob, lasciandosi cadere al posto del primo tavolo libero
che trovammo. Giuro, sembrava che le gambe di quel ragazzo non
riuscissero a sostenerlo per più di venti minuti prima che cadesse come
una pera sulla prima superficie disponibile.
Mi accomodai
nervosamente accanto a lui «Jake, quando dici queste cose molto molto
strane assicurati che i camerieri non possano sentirti, che già
sembriamo una compagnia poco rispettabile».
Il nostro tavolo era
incuneato accanto ad una colonna, accanto ad uno dei grappoli di lucine e
da quattro posti, e dal mio posto potevo guardare tranquillamente tutti
gli altri commensali mangiare. Questo mi permise di vedere che
normalmente i camerieri accompagnavano loro stessi gli avventori ai
tavoli, in modo da dargli il giusto numero di posti ed una postazione
più o meno riservata a seconda dei loro gusti personali.
«Guarda, li
accompagnano» Puntai ai miei due compagni di avventura, indicando un
folto gruppo di persone (avvocati? Imprenditori? Nella mia visione da
profana, una cravatta è una cravatta e non sapevo dire di chi fosse) che
si facevano scortare dallo stesso cameriere di prima «E a noi niente!»
«Eh, quello potrebbe
essere colpa mia» disse CM Punk, indicandosi con garbo le mutande da
spettacolo e raccogliendo un paio di occhiate dai commensali
«Vabbè, il tavolo ce l'abbiamo, no?» chiese Jacob «Secondo voi quanto ci mettono a portarci il menu?»
«Il tempo che ci
mettono, Jake» sospirai, aguzzando gli occhi per vedere la sagoma del
mio wrestler preferito «È un localino costoso, quindi perderanno
sicuramente tempo».
«Prego, da questa parte»
Scandì una voce dai toni soffici, dotata di una esse sibillina che mi
ispirò subito simpatia. Mi voltai ad inquadrare il cameriere che aveva
parlato, leggermente più in carne dell'altro, con un bel volto tondo dai
lineamenti regolari ed i capelli un po' più lunghi, castano miele.
Non riuscii a distogliere lo sguardo.
Stava accompagnando
ossequiosamente un gruppo di quattro persone, e lo stava accompagnando
verso il nostro tavolo. Certo, non poteva sapere che...
«Oh, credevo che il
tavolo non fosse preso. Salve, signori. Venite, dovrebbe essersi appena
liberato un posto al piano di sotto che è proprio...»
«Cercategli solo un tavolo da tre posti, s'il vous plaît» ghignò Edward Cullen sfoderando inutilmente una frase elementare in francese «Io non mi siederò con loro».
Alice, la sorella
Capelli-pazzi d'elezione che sfoggiava per l'occasione una capigliatura
persino più arruffata del fratello, ghignò come la bambola-spirito
demoniaco nell'horror di turno, e Rosalie ed Emmett sembrarono del tutto
indifferenti. La bionda fece segno al dipendente del locale di portarli
altrove e lui si smosse ed ubbidì, ipnotizzato (chissà se i vampiri
potevano davvero ipnotizzare la gente, come li si dipingeva?) dalla
bella vampira che ancheggiò avanti, seguita dal fratello-orso e dalla
sorella-Capelli Pazzi.
«Ma siamo seri?» Sbottò CM Punk guardandolo ad occhi sgranati «Tu qui?»
«Bonjour» Sorrise lui, con gli occhi dorati fissi nei miei ed il suo sorriso stortignaccolo.
«Ma vattene via!»
Esclamò Jacob. Sembrava avere una gran voglia di prenderlo a cazzotti,
ma era incastrato tra me e CM Punk con le spalle al muro; cosa di cui
fui grata in quel momento, non volevo che combattesse per me con il
mostro.
«Cullen, tu non ti
siederai qui!» Esclamai subito, cercando di mettere le cose in chiaro.
Mi accorsi di avere le braccia allargate, una sul legno chiaro del
tavolo e una sulla sedia: reclamavo la mia proprietà, con il giusto
pizzico di minaccia a mio parere
«Suvvia Bella, non c'è
bisogno di essere così scontrosi» cantilenò, come se parlasse con una
bambina testarda «Ci siamo incontrati per caso, te lo giuro»
«Certo, per caso. Tu mi pedini anche al ristorante! Ma te ne vuoi andare?»
«Bella su, è una bella
serata. Sei anche riuscita ad incontrare...» indicò CM Punk con una
smorfia, come se non ne ricordasse il nome, ma mi pareva di aver capito
che aveva un'ottima memoria «... Grazie ai biglietti che ti ho dato
e...»
«Grazie ai biglietti che hai buttato. Edward, non iniziare con questi giochetti, stiamo aspettando una pers...».
E plap, lui aveva già poggiato il suo freddo didietro sul posto libero. E poi la gente si chiedeva perché i Quileute detestavano i freddi. Perché mettevano i loro freddi culetti
ovunque, ecco perché, li poggiavano sulle sedie delle persone, li
sculettavano cercando di sedurre la gente e i camerieri, li facevano
apparire per magia dove proprio non avrebbero dovuto avere nulla a che
fare e soprattutto, erano riusciti a farmi avere una lunga elucubrazione
sui loro deretani in quello che era il giorno più bello della mia vita.
Se questa non era malvagità, non so cos'era.
«Tu non ti puoi sedere qui!» Sibilai con voce acuta «Io ho un ordine restrittivo! Tu mi devi lasciare in pace!»
«So che sei prevenuta
perché pensi che ti abbia seguito, ma non è così, te lo assicuro» rise
Edward come se niente fosse, chiamando con un gesto una camerierina
caruccia che stava proprio per andare ad un altro tavolo. Poi vide il
vampiro, fece dietro-front e arrivò fino a noi.
«Non sono prevenuta, sono inca...»
«Vorremmo ordinare» Mi interruppe, facendo un bel sorriso tutto fascino alla cameriera, che sorrise ammaliata.
Scappa, sorella mia, avrei voluto dirle. Fuggi dalla follia di questi suoi capelli.
«Ora basta» Disse CM Punk, alzandosi in piedi.
Edward lo guardò con
quel sorriso sfottente, senza neppure prendersi la briga di alzarsi per
fronteggiare il wrestler: «Si sieda, signor... CM Punk. Sta dando
spettacolo»
«Per prima cosa, tu non
dici a me che cosa devo fare, ragazzino» Punk alzò un indice, irritato
«E per seconda cosa, Belarda ti ha chiesto di andartene. Non puoi
sederti con lei. Ha un ordine restrittivo e se insisterai a rimanere qui
chiameremo la polizia»
«Lo dirò a mio padre!» esclamai, sentendomi così Draco Malfoy da non sapere se ridere o farmi un po' schifo.
Edward perse nuovamente
quell'aspetto di serafica calma, passando ad un'inespressività
spaventosa. Si alzò a sua volta per fronteggiare il lottatore, le labbra
strette tra loro.
«È meglio se non ti impicci. I miei genitori sono molto influenti,
e questo non è un locale per sciattoni» Mormorò Edward, molto piano. La
cameriera fece qualche passo indietro. Okay, ci stavamo tutti
trasformando in Malfoy. «Quindi forse è meglio, CM Punk, se smetti di
impicciarti in affari che non ti competono e te ne vai senza farne tanto
un dramma»
«Ah, quindi siccome non
ho una camicia bianca dovrei starmene zitto mentre molesti questa
ragazza?» Punk fece una grossa, grassa risata sarcastica «Oh ragazzo,
questa è nuova. Se stiamo parlando di soldi, influenza e competenze
atletiche» allargò le braccia «tu non hai la minima idea di con chi stai
parlando per fare delle minacce del genere»
«E io ti faccio a pezzi,
Cullen!» urlò Jacob. Aveva approfittato del fatto che CM Punk era
saltato su per alzarsi sgusciando dal suo posto vuoto. Dato che erano
tutti in piedi, mi alzai anche io, osservando nervosamente le occhiate
di tutte le persone di cui avevamo, ormai inevitabilmente, attirato
l'attenzione.
Edward sostenne lo
sguardo di sfida del wrestler per qualche secondo prima di annunciare a
voce troppo alta «Signorina, chiami la sicurezza. Dica subito loro che
un uomo in biancheria intima colorata, tatuaggi e piercing sta
minacciando di malmenarmi in combutta con un grosso straniero dalla
pelle scura perché volevo parlare con una mia compagna di classe». La
cameriera sbarrò gli occhi.
«Straniero?!» ruggì
Jacob superando me e CM Punk come un leone e afferrando Edward dalla
camicia e scuotendolo «Come ti permetti, TU, siberiano schifoso! Io sono
un Quileute, l'America è la mia terra molto più di quanto sia la tua!».
Il vampiro guardò le
mani strette del mio amico come se fossero una cosa disgustosa e alzò lo
sguardo su Jake, che ansimava furioso senza mollarlo.
La cameriera corse via.
«Aspetti!» Strillai «Ritorni indietro! La prego!».
La cameriera si fermò. Mi guardò per un istante, ma aveva la faccia di qualcuno che doveva andare a spegnere un incendio.
«Questi due ragazzi» Dissi in fretta «Sono entrati qui con me. Questo ragazzo invece ci sta importunando»
«Ma se sono un tuo compagno di scuola, Bella?» quasi rise Edward, con tono condiscendente.
La cameriera riprese ad
allontanarsi molto in fretta e questa volta seppi che non l'avrei
fermata più. Le mie mani si strinsero da sole in due pugni. Avrei voluto
colpire Edward lì, di fronte a tutti, ma non era una buona idea.
«Sei fortunato» Disse CM Punk «Che rischio il licenziamento se ti alzo le mani, ragazzino!»
«Il tipo tatuato mi sta minacciando!» disse a voce molto alta Edward Cullen
«Che ragazzino insolente» Punk si sedette di nuovo «Finiscila di fare schiamazzi!».
Edward lo guardò con
un'espressione di vacua superiorità. Come si fa ad avere un'espressione
di vacua superiorità? Oh, è semplice: provate a guardare una persona
come se foste superiore a lei (anche se non ne avete alcun diritto)
mentre immaginate di essere anche molto stupidi. Ecco, adesso
l'espressione sul vostro volto sarà identica a quella di Edward Cullen.
Anche lui si sedette e inclinò appena la testa da un lato
«Stanno per buttarti fuori, come fai ad essere così tranquillo?»
«Non verrò buttato fuori! Sono CM Punk!»
«Hai i soldi per pagare la cena?»
«Certo che ho i soldi
per...» il wrestler si raggelò «Oh no. Oh no nononono...» si toccò le
tasche «Credo di aver speso tutto quello che mi ero portato per il
caffè, non ho preso i soldi! Li ho lasciati nelle tasche dei pantaloni!»
«Non hai i soldi per pagare» confermò Cullen «E sei senza pantaloni in un ristorante»
«Dannazione!» imprecò fra i denti Punk.
Io mi sentii raggelare.
Eravamo al tavolo di un ristorante costoso, senza permetterci neppure un
piatto e con Edward Cullen seduto insieme a noi. Che cosa poteva
succedere di ancora peggiore, in una situazione del genere?
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Aggiorneremo la storia su questo blog un pò più lentamente che su
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