lunedì 9 marzo 2020

Un boccaccio di Amuchina - 6. La fata scurrile


+ La fata scurrile, una storia di Pampineo Appestati+

Okay. Bene. Una storia.
Certo, ne ho proprio qui una… vediamo un po’… c’era una volta un topo che si chiamava Geronimo e che era un tipo, anzi un topo, piuttosto…

Come, non posso leggere dal libro? Perché no? È sempre una storia. Ah, l’hai già letta. Deve essere per forza una storia originale, sì? E va bene, fatemici pensare.

Un attimo. Solo un attimo.

No, non sto sbirciando! Mi stavo solo… ispirando. Col topo. Aspettate solo un attimo.
Sì, ci sono!
Allora, c’era una volta un tizio che voleva diventare il più grande scrittore del mondo. Un giorno questo tizio ha incontrato una fata magica e le ha dato da mangiare, da bere e tutte quelle cose lì, anche se la fata sembrava una vecchia bruttissima.
«Sei stato molto buono» Gli disse la vecchia«Grazie» rispose questo tizio che voleva diventare il più grande scrittore del mondo.
E la vecchia allora gli rivelò: «Sono una fata magica e voglio esaudire un tuo desiderio».
Così il tizio le disse «Grande! Voglio essere notato da una grande casa editrice!»
«Il tuo desiderio sarà esaudito» sussurrò la fata magica, poi aprì le braccia, aprì le ali e se ne volò via sopra i tetti delle case.

Passò un giorno, passò due giorni e niente. Passò un mese, due mesi, tre mesi e niente. Il tizio stava sempre a guardare la posta per vedere se nessuna casa editrice gli avesse scritto, ma nella posta gli arrivavano solo le copie del Postalmarket degli anni settanta e le bollette.
Allora il tizio disperato si mise a camminare avanti e indietro nel giardino. Dall’alto scese la fata, che dal suo regno magico delle fate lo aveva visto disperato.
«Che cos’hai?» Gli aveva chiesto
«Ho che sei una fata farlocca!» aveva gridato il tizio «Perché ancora nessuna casa editrice mi ha notato!»
«Ma… scusa...» sussurrò la fata «Ma un libro almeno l’hai scritto?»
«L’ho cominciato a scrivere, ho già fatto tre capitoli, ed è molto bello!»
«Ma a qualcuno, questi tre capitoli, l’hai mai fatti leggere?»
«Eh no. Avevo paura che mi ridessero in faccia… e poi mica si fanno leggere i libri non finiti!»
«Ma allora sei proprio scemo!» esclamò la fata, dandosi una manata sulla fronte «Come fanno a notarti? Finiscilo e spediscilo a tutti, porcoggiuda!».
Scioccato perché una fata magica aveva appena detto “porcoggiuda”, il tizio si fermò come i conigli quando ci sono le macchine con i fari abbaglianti. La fata se ne volò via tutta arrabbiata e il tizio tornò dentro. E si mise a scrivere.
E scrisse. E scrisse. E alla fine scrisse un libro che si intitolava “la fata scurrile” e lo mandò a tutte le case editrici.
Poiché era arrabbiata con lui, visto che si era comportato da idiota, la fata magica aveva ritirato il miracolo magico che aveva lanciato in precedenza, quello che avrebbe permesso al tizio di essere notato dalle case editrici.
Le case editrici, comunque, lo notarono lo stesso perché il romanzo “la fata scurrile” era molto bello e da scompisciarsi dalle risate.
Il tizio aspettava un miracolo, ma non aveva capito che tutto quello che doveva fare era finire un cavolo di romanzo e mandarlo a tutti. Insomma, doveva credere in sé stesso.
E finisce così.




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