domenica 23 marzo 2025

Recensione: Cent'anni di solitudine (Gabriel García Márquez)

Cent'anni di solitudine

È passato così tanto tempo dall'ultima recensione spinosa che abbiamo fatto... si può dire che vi abbiamo lasciato soli, senza consigli di lettura e senza farvi ridere, per un periodo di tempo piuttosto lungo... sì... hmm... quindi che cosa dovremmo recensire adesso, per farci perdonare? Ma ovviamente, ovviamente, Cent'anni di solitudine!
Cent'anni di solitudine, di Gabriel García Márquez, è quel libro che, apparentemente, tutti hanno letto tranne voi. Cent'anni di solitudine è quel libro che tutti ti consigliano. "Ah sì, è bellissimo, è così intrigante, che atmosfere magiche poi..." "Ah, ma non puoi capire finché non l'hai letto...". E poi nessuno ti dice mai che cosa c'è davvero nel libro. Pure se lo cerchi online, hai solo una vaga idea di cosa possa esserci fra le pagine di questo classico (che poi è un classico? Non lo è? Cos'è che definisce un classico? Questa è una domanda a cui potremo dare risposta un'altra volta), con gente che ti parla di chiaroveggenza, di solitudine e tutte queste cose qua. Poi lo leggi e... ed è tutta n'altra roba.
 
[Nota: In realtà su Wikipedia trovate la trama del libro. Ma siccome la trama del libro è il libro stesso, in questo caso, è lunghissima, dettagliatissima e full-spoiler, quindi non possiamo considerarla come un semplice consiglio di lettura o riassunto].
 
In teoria Cent'anni di solitudine è uno di quei libri fighi, ma così fighi, che noi poveri Cactusini, che siamo scrittori emergenti e che non abbiamo ancora vinto neanche un premio Strega, non ne potremmo parlare, e neanche potremmo farlo scherzando come facciamo sempre (e come faremo anche questa volta), ma noi non crediamo in queste stupidaggini classiste e, nel pieno spirito del libro, ci interessa più vivere le cose che stare attenti a comportarci come gran aristocratici.
Senza altri indugi, passiamo perciò direttamente a...
 
1. La trama

C'è della gente che vive.

Sì, in teoria questa è l'unica possibile trama no-spoiler che si possa fare di un libro del genere. Perché? Perché è un libro straordinario. Invece di starsene lì ad inventare svolte artificiose per una trama che sta insieme su degli stecchini, Gabriel García Márquez si rimbocca le maniche e decide di raccontare la storia di sette generazioni di persone nella famiglia Buendìa. E siccome queste persone sono, appunto, persone, le cose che succedono sono talmente tante, talmente imprevedibili, che non è che la trama si possa riassumere.

Avete mai provato a partecipare ai Wattys? Soprattutto negli ultimi anni (prima che, disgraziatamente, Wattpad decidesse che i Wattys in lingua italiana non si fanno più... e vabbé, l'avete già visto che ora abbiamo iniziato a scrivere pure in inglese...), per partecipare ti è richiesto di compilare una scheda riguardo al libro con cui stai cercando di partecipare. Nella scheda in questione, devi dichiarare: chi è il protagonista, qual'è il suo obiettivo, chi sono i personaggi principali, e soprattutto devi fare due sinossi, una brevissima e una "lunga" che però è sempre breve.

Ecco, questo significa che Gabriel García Márquez non avrebbe mai potuto vincere un premio Wattys, perché il suo libro non ha UN protagonista, ne ha sette generazioni (e tutti i loro amici), non ha un obiettivo, se non raccontare la loro vita, e la sinossi di un tale colosso sarebbe del tutto impossibile nelle poche righe di spazio che vi vengono date per farlo.

Okay, quindi... la trama. Proviamo a ridurla all'osso senza dire semplicemente "c'è della gente che vive".

Allora...

C'è della gente che vive in Sud America. Sono i Buendìa, e fondano il villaggio di Macondo insieme a ventuno amici con le loro famiglie, per un totale di trecento persone. E qui iniziano a vivere.

C'è un tizio che vuole scoprire le verità più profonde e studia l'alchimia per ottenere la pietra filosofale, una matrona perspicace, chiaroveggente e pragmatica che deve farsi carico delle sorti della famiglia, una bambina che si mangia le zolle di terra (e poi le fa male, ovviamente, il pancino, e bisogna farla smettere), un italiano aggraziato con i pantaloni attillati che impartisce lezioni di ballo animando tutta la casa (sarà gay? Non lo sarà? La risposta potrebbe sorprendervi!), uno (anzi, più di uno) che fa i combattimenti di galli, amanti sfortunati, amanti fortunati, gli zingari che portano meraviglie incredibilii come i tappeti volanti, e fra loro Melquiades che conosce il futuro ed è amico dei Buendìa in un modo che non vi aspettereste, case da ristrutturare e ridipingere (e se vogliono costringere la matrona a dipingerla di blu, invece che di bianco, si sbagliano di grosso!), un colonnello leggendario che ha avuto troppi figli, un marinaio le cui scoregge fanno appassire i fiori (testuale) e che sopravvive grazie a prestazioni sessuali da superdotato, una tipa che sale in cielo portandosi le lenzuola e un'altra che prega ogni giorno di poterle riavere, queste lenzuola che sono salite al cielo, le formiche che si mangiano la casa, gli indigeni, i pesciolini d'oro, le tartarughe, gli animaletti di caramello, i figli ripudiati, una guerra, i comunisti, i conservatori, la morte, la nascita, il cerchio del tempo, un ragazzo seguito ovunque da farfalle gialle, medici che possono operare telepaticamente (ma sarà poi vero, oppure solo una truffa?), una donna che crede di esser nata per diventare regina, un entomologo che va in bicicletta e guida l'aeroplano, e ancora non avete visto niente!

Bon. Fatto. Una cosa che però non spiega mai NESSUNO (forse neanche Wikipedia) è che il titolo e l'intera narrazione, con tanto di flash-forward, è funzionale a quello che succede nel finale, che dà senso a tutto. Alla fine della lettura, dopo aver capito perché si chiama "cent'anni di solitudine", dopo aver scoperto il segreto con cui ti punzecchiano fin dalle prima pagine, sentirai dentro di te uno scuotimento interno che ti costringerà a ragionare sulla natura delle cose, sul perché delle dinastie, su quale sia il motivo per cui vivi.

Sempre se sei quel tipo di persona... beati voi che riuscite a non farvi tante pare per dei libri!

 
2. La copertina 
 

Come tutti i grandi classici, anche Cent'anni di Solitudine ha un mucchio di copertine diverse da cui pescare. 

L'edizione che abbiamo letto noi non è moderna, l'abbiamo ottenuta attraverso uno scambio di libri nel nostro club del libro (ah, quanto vorremmo coinvolgere anche voi, germoglietti! Potervi vedere in faccia, scambiare con voi libri, magari farci una partitella con le carte dei Pokémon!), perciò probabilmente non troverete questo libro commercializzato in questa veste grafica, ma è la prima a cui dobbiamo dare un giudizio: 

 

I fiori e gli uccelli. Sì, effettivamente è di questo che il libro parla. In modo trasversale. (Ammirate la scannerizzazione tutta storta del nostro libriccino!)

Ah, che nostalgia, i Miti Mondadori! Sembravano tempi diversi, quelli in cui ad essere trendy erano i libri, quelli in cui i genitori ancora spingevano i proprio figlioli, adolescenti e non, a leggere questi cosini economici e tascabili, invece di fregarsene altamente... scusateci, scusateci, ci è entrata un po' di boomerite cronica nell'occhio... comunque si tratta di una copertina che, senza infamia e senza lode, fa di base il lavoro che deve fare. Non c'è una sola faccia umana, benché la storia parli principalmente di persone, e si decide invece di metterci fiori e colibrì (non ricordiamo di aver mai letto di un singolo colibrì all'interno del libro, ma magari ci sbagliamo noi, eh!). Ti fa pensare che sia un libro sulla natura sudamericana (e un po' lo è, quindi non è troppo fuori strada).

"Dalle memorie di Macondo l'esotico incanto del continente sudamericano" è evocativo, ci sta. Approvato.

 

Sono un libro importante. Un libro serio. Un libro che non ti piacerà.

La seconda copertina che abbiamo scelto di osservare e giudicare, come gli impietosi dèi che siamo, è quella dell'edizione spagnola del 2017, 'na roba che se la guardate pensate che possa essere del 1717, ma invece no, è proprio del 2017. Che l'editori detesti dal profondo del suo cuore Gabriel García Márquez, desiderando che nessuno sulla faccia della Terra (beh, più probabilmente solo della spagna) legga questo libro? Il progetto grafico è... minimale. Un minimale da vecchio che fa parte di un'associazione culturale e deve fare un poster per un evento che si avvicina (se non siete mai stati nella stessa associazione culturale con dei vecchietti che non hanno mai accesso un computer non potete capire, ma se capite questo riferimento, condoglianze).

Secondo questa copertina, dunque, il contenuto del libro è... uhm... verde. Sì, probabilmente è verde. Sarà la storia di un secchio di vernice. Un secchio di vernice estremamente anziano. Passiamo alla prossima!

 
Toh guarda il miracolo della vita... e dei baffi.

Perché ha qualcosa di così... di così... siciliano? Cioè, quello che vogliamo dire è che è una buona copertina per descrivere quello che c'è dentro al libro: l'albero genealogico, i bambini, la natura... e allora perché... perché invece del sudamerica sembra un quadro che la signora *redatto* di *redatto* potrebbe aver fatto per esporlo nella più recente riunione degli Artisti del Corso? 

Comunque, interessante, intrigante, il bambino super-decentrato nel ventre della madre, disegnato sul bianco, è un fantastico brivido. Belli anche i fichi d'india e lo spermatozoo volante sulle terre di Scopello.

 3. Cosa ci è piaciuto

Il modo in cui racconta dell'umanità, fondendo caratteristiche di trivialità alle nebbie del mito. Gli esseri umani sono strani, alcuni lati sono, a volte, terribilmente sgradevoli, e la narrazione si limita a riportarli così come sono, senza edulcorarli. L'incesto, l'attrazione verso i minori, la brutalità, il tedio, la depressione, la prostituzione (e c'è persino della prostituzione maschile! Ammirevole, includere qualcosa del genere, anche se riguarda un solo personaggio), la crudeltà verso gli animali, l'incuria, lo sfruttamento dei lavoratori sono temi che non puoi non toccare, se stai cercando di fare un ritratto realistico dell'umanità, l'altro lato della medaglia che, se mancasse, renderebbe la narrazione insincera.

E ci sta che alcuni racconti lascino fuori queste cose, ma ciò non toglie che, facendolo, si strappa dall'umanità un pezzo di ciò che la rende tale, quello viscidino e untuoso e brutto... quello che fa splendere il resto delle caratteristiche umane. E anche quelle belle, sì, anche quelle ci sono tutte: la caparbietà, la curiosità, la forza, la socialità, l'amore.

Un calderone che fa intristire e che fa ridere (ma ridere sinceramente, di cuore, di fronte a certe assurde situazioni, a certe assurde battute).

Ora, mini-spoiler per farvi capire (con un po' di trivialità, non ce ne vogliate, non farebbe ridere se non fosse così):

Ad un certo punto, c'è una tizia (una giovane Buendìa) che dice ad un'altra tizia (che si è sposata un Buendìa, e dunque vive con loro, ma che è stata cresciuta con l'idea che un giorno diventerà regina, ed è dunque spocchiosa e altera), che lei è una di quelle che "confonde il cazzo con l'equinozio".

Molto più avanti, in un altro capitolo, la tizia spocchiosa si lamenta torrenzialmente di tutte le cose che ha dovuto subire nella casa dei Buendìa, e ricorda come una di loro le abbia detto che sia una che "non sta distinguere il membro maschile dall'equinozio".

L'uso del linguaggio, il modo in cui questa cosa ritorna a sorpresa dopo diversi capitoli, il contesto di questa lunghissima tiratona su come lei sia trattata, creano una situazione così ironica che, almeno a noi, ha fatto sorridere... ma che sorridere, abbiamo riso proprio! Quante volte vi capita, di avere un libro in mano che vi fa ridere ad alta voce, anche se solo per alcuni secondi?

E poi c'è anche un'altra cosa, una cosa assolutamente magica che avviene soprattutto nelle prime pagine: il modo in cui viene descritta la natura. Da brividi. Bellissimo, che vuoi essere lì e annusare l'aria, come se fossi anche tu uno di quel gruppo di sventurati che cercano il mare, attraversando la densa, gracidante, meravigliosa giungla sudamericana.

4. Cosa non ci è piaciuto

Che, con il nostro stile di recensione, comunque non capirete niente lo stesso di quello che c'è dentro al libro. Se lo leggerete, vi ritroverete a pensare che anche noi alla fine, come tutti gli altri recensori su internet, non siamo riusciti a capire l'essenza di ciò che c'era nei libri. Ma c'è così tanto da dire, così tanto! Non sarà una recensione, breve per giunta, a darvi l'idea di che cosa possa nascondersi fra le pagine di un libro scritto fitto fitto, con pochissimi "a capo" fra i paragrafi, tonnellate di nomi (stranamente molto simili fra loro... oppure anche non stranamente, perché chi siamo noi per giudicare cosa è strano e cosa no, nella vita di un villaggio sudamericano?).

Insomma, forse siamo stati noi, a non esserci piaciuti, non il libro. Il libro è okay. Non è colpa tua, è nostra (detta così sembra che stiamo mollando il nostro fidanzato, che per puro caso è anche un libro).

Forse un'altra cosa, però, sono proprio... i nomi, che sono ripetuti ancora e ancora e ancora. Ci saranno tipo venti tizi che si chiamano tutti Aureliano, e non stiamo scherzando, saranno almeno VENTI! Di sicuro, diciannove di loro riusciamo a ricordarli. Alla fine però è una cosa caratteristica, e anche se non è idealissima in un libro, è della realtà (o di una versione magica e romanzata di essa) che stiamo parlando, quindi gliel'abbuoniamo. Va bene lo stesso, tanto per quanto ci siano venti Aureliani, quello che conta davvero davvero davvero è solo uno, e quello lo noterete facilmente.

Voto complessivo: 83 su 100. Complimenti, hai passato il test, libro bello! Ti classifichi, piantando ben bene le tue paludose zampette, fra l'olimpo di quelli che superano gli ottanta punti, che sono veramente, veramente pochi.

A chi lo consigliamo: A chi vuole veramente perdersi nella lettura, e non ha nessun problema con i libri in cui viene prima (molto molto prima) la storia e dopo (molto, molto dopo) le descrizioni. Chi ha uno span di attenzione molto corto, forse, dovrebbe astenersi, se non altro per non confondere tutti i nomi dei personaggi gli uni con gli altri... oppure anche no. Spegnete quei telefonini con ticche e tocche e i balletti e i trucchi e le Stanley Cup e riappropriatevi della vostra capacità di attenzione leggendo un bel classico del passato! Sarà difficile, ma ne varrà tanto, tanto la pena. 

Dove potete trovare il libro?
È un libro, e il nostro consiglio è di cercare per prima cosa in biblioteca, dove quasi sicuramente potreste rinvenirne una copia. potrete sicuramente appropriarvene in diversi negozi fisici o online, come Ibs, Amazon, Mondadori Store, Feltrinelli e, almeno, mentre stiamo scrivendo questa recensione, anche sul Libraccio, come usato e nuovo. Insomma, ci siamo capiti: se lo cercate lo trovate.
E siccome abbiamo l'affiliazione con Amazon, se lo comprate a questo link qualche centesimo arriva pure a noi!

 

Che cosa ne pensate del libro? Siete d'accordo con noi su tutto, siamo stati troppo cattivi (perché un po' cattivi lo siamo sempre, è normale nelle recensioni spinose) o siamo stati troppo indulgenti? Fateci sapere, e alla prossima recensione!
P.S.: Suggeriteci libri da recensire! (Meglio se gratis, che siamo senza soldi. Ma accettiamo di tutto).
 
 
Nota: in tanti si limitano a dirci il titolo del libro da recensire, o addirittura a scrivere un sacco di titoli in fila, e non abbiamo davvero il tempo di andare a controllare una ad una tutte le trame per decidere se ci interessano o no, perciò per favore potete scrivere un piccolo abbozzo di cosa parla il libro? Così possiamo decidere se controllare la trama ed eventualmente leggerlo. Per fare un esempio: "Ehi, Cactus! Vi consiglio La Magia del Lupo di Michelle Paver perché è un fantasy diverso dal solito, ambientato nella preistoria, ed è molto avventuroso!" oppure "Ciao, vi consiglio Nina, La Bambina della Sesta Luna, perché è un libro per bambini davvero brutto e mi piacerebbe leggere una recensione scritta da voi per spanciarmi dalle risate". 
 
Cercate i nostri segni, trovate l'ispirazione, e alla prossima recensione! 🌵🔥

giovedì 20 marzo 2025

Caro diario: ho partecipato ad un sondaggio sulla pubblicità. È stato noioso. Ti racconto come è andata.

A****n (non scrivo il nome dell'azienda perché non voglio che la loro semprepresente e semprevigilante AI trovi questo review, ma voi potete tranquillamente immaginare di chi sto parlando) mi ha chiesto di partecipare ad un sondaggio sulla pubblicità. Siccome sono una cliente difficile, e ho una passione per il mondo pubblicitario, ho cliccato sì... volevo vedere cosa mi propongono, quanto sono bravi.

Mi hanno fatto vedere il più americano (inteso come spiccatamente statunitense nei toni), stucchevole, fasullo video su A***a (l'assistente vocale di A****n) che possiate immaginare, con una tizia che non conosco, ma che aveva più filler negli zigomi dell'intera industria internazionale dei peluche.

In seguito, mi si presenta un questionario, dove posso cliccare cosa mi è piaciuto (o dis-piaciuto) riguardo all'ad (ma perché abbreviano così tanto le parole?) e in quale quantità. Ovviamente, sono stata sincerissima a riguardo (non comprerei mai un prodotto pubblicizzato in questo modo, e anche riguardo al prodotto stesso ho molte, molte riserve). La domanda successiva, a risposta libera, è "cosa ti è piaciuto di più riguardo all'ad?".

E mo', ho pensato, che rispondo? Insomma, mi ha fatto schifo. Tutto, dalla presentazione al prodotto, è quanto di più lontano da me io possa immaginare. Ma perché il sondaggio funzioni devo essere sincera, giusto? 

E allora:

"Mi è piaciuto che il video fosse chiaramente visibile e che persino io, che sono italiana, ne comprendo la pronuncia facilmente." 

Oh, bisogna sempre trovare il lato positivo nelle cose, giusto? In seguito, però, ecco che arriva la mia, gnagmgnamgnam, salsina. "Cosa ti è piaciuto di meno dell'ad"?

Allora, da dove cominciare... chiaramente vuole vendermi un prodotto che non mi serve, che non mi è mai servito e che non mi servirà mai. Io non ho una grande casa da "controllare" come se fosse un robot, non ho dei bambini di cui devo sentire il respiro mentre dormono, non me ne frega niente di inserire un assistente vocale nella mia vita. La persona che lo pubblicizza è ricca sfondata, ma invece di farmi invidiare il suo stile di vita, sottolineando quanto è fico avere tutti quei soldi, mi fa capire che anche ad avere dei soldi le donne hanno comunque sempre troppo da fare, tanto che lei ha bisogno di un assistente vocale (io non ho neanche un telefono cellulare, non mi piace l'idea che la tecnologia mi segua ovunque) per fare tutte le cose, quando invece, vista la casa che ha, potrebbe benissimo dare lavoro a qualcuno che la aiuti, una collaboratrice domestica, una baby-sitter... non ha neanche una sorella, un fratello, un marito, un amico che possa vivere con lei ed aiutarla, al posto di quella diavoleria robotica e probabilmente connessa con una schifosa AI, che per giunta le ruba i dati tutto il tempo?

Gli americani sono fin troppo disconnessi fra loro, ed è come se questa pubblicità volesse alimentare l'epidemia di solitudine che già loro vivono. È fredda, inumana, dietro ad una facciata di luci dorate e di sfarzo (in una presentazione lontanissima dalla vita dello statunitense medio) possiamo chiaramente vedere la disconnessione fra le persone e la crescente dipendenza da prodotti che sono stati creati per soddisfare bisogni artificiali.

Non mi è piaciuto il fare da "televendita" della signora, e lo dico da persona a cui piacciono le vere e proprie televendite, proprio perché il "contorno" di questo fare voleva essere in qualche modo naturale, ma non lo era neanche lontanamente.

Traduco tutta 'sta roba, la copia-incollo, premo invio. Ho rischiato di mettermi a fare un paragone fra le pubblicità degli anni '50 e questa qui, ma per fortuna sono riuscita a trattenermi.

La prossima domanda che mi fanno è:

"Quando pensi alla tecnologia smart home, quali marchi ti vengono in mente? Elenca i primi tre marchi che ti vengono in mente, separati da virgole."

Penso ad un solo marchio, a dire il vero. Ed è quello che mi ha propinato questa pubblicità.

Poi mi domanda quanto familiare sono con certi altri assistenti vocali. Oh, vi ho detto che non so niente! Rispondo e procedo.

"Di seguito sono riportati alcuni dispositivi smart home. Per quanto ne sai, quale/i assistente/i vocale/i può/possono controllare ciascuno dei seguenti dispositivi smart home?".

Termostati, macchine per il caffè, porte, chi più ne ha più ne metta... oh, fratellini, ma non avete paura a far sì che una macchina, e dunque 'na roba fallibile che si rompe ogni tre per due (e voi ci guadagnate pure, a farle rompere, per poterle sostituire) vi controlli tutta la casa? Ah, se poi vi prende fuoco tutto, compresi i bimbi che dormono, so' cavoli vostri, mica miei.

Mi fanno altre domande, domande a cui mi vedo costretta a rispondere in modo vago o negativo... no, non voglio che i cosi smart controllino la mia casa, ve l'ho già detto. Non è neanche mia, sono in affitto, che diamine.

"Quanto è probabile che nei prossimi 6 mesi acquisterai nuovi dispositivi per la smart home?"

Forse non avete capito, fratellini: se me li regalano, li butto.

Dopo aver dovuto rispondere no ad una pletora di domande sulla conoscenza che ho di una serie di dispositivi "smart", arriva una parte dove mi fanno delle domande che dovrebbero essere personali. La prima domanda è... se uso i dispositivi AI. No, fratellini, no. Non li voglio, non li uso, quando arriva una parte un minimo interessante? Temo che non ci sarà...

Mi chiedono se sono familiare con un mucchio di nomi di star americane. Conosco solo Ryan Reynolds, e comunque non comprerei niente solo perché lo pubblicizza lui, si chiaro.

Domande personali, solo qualcuna, tipo con chi vivo, se guardo la tv, se ascolto podcast, se cerco la roba su internet... e poi finalmente una cosa mezza interessante: Perché hai scelto di partecipare a questo studio?

Oh, fratellini! Mi interessa il mondo della pubblicità, il modo in cui funziona la mente umana, la "magia" di essere capaci di vendere qualcosa a qualcuno. Mi ritrovo spesso a guardare pubblicità, anche (e soprattutto) di altri tempi, perché ritengo che la pubblicità fatta bene sia un'arte. Speravo di vedere qualcosa di interessante e di sperimentale, magari di poter mettere a confronto diverse pubblicità fra loro, non mi aspettavo assolutamente che mi avrebbero solo fatto vedere un singolo video non particolarmente brillante e poi che mi facessero un mucchio di domande da tipica indagine di mercato. Ma avrei dovuto aspettarmelo, probabilmente. 

Inoltre immagino che anche persone un po' "fuori dal coro" come me debbano dire la loro in questi casi, no? Non potete mica solo avere risposte da persone che amano il marcio e possiedono già speaker e AI e smart home technology e tutta quella roba lì. Le persone come me, in una buona indagine di mercato, devono esistere. La maggior parte degli altri come me non risponderanno ai vostri sondaggi, perché non hanno alcun interesse nella pubblicità E nel prodotto.

"Hai qualche feedback su questo sondaggio? Se sì, condividi il tuo feedback qui sotto."

Direi... rendetelo meno noioso. Un pochino, almeno, meno noioso. Mettete qui e lì qualche domanda inaspettata... anche se non vi serve. Per mantenere alta l'attenzione del cliente e fargli chiedere "perché lo fanno? In che modo rivoluzioneranno il mercato? Perché queste informazioni gli servono?". Avrei altri feedback interessanti, ma me li tengo per me... non vorrete mica che sia io a dovervi dire come fare queste cose, vero? ;)

Caro Diario - Cose impossibili che però succedono, tartaruga edition

A volte, quando devono giudicare un romanzo, i recensori dichiarano che qualcosa è "sbagliato" perché irrealistico. "Quante possibilità ci sono che a questo personaggio capiti questa cosa?" Dicono, indicando quelle che sembrano incredibili coincidenze.

E poi, se guardate bene queste cose, quasi sempre sono perfettamente plausibili. Nomi che sembrano fatti apposta per un personaggio? Che c'è, non avete mai visto un proprietario di pompe funebri di nome Benedetto Riposo? Vi sembra che certi nomi siano soltanto strani, che nessuno chiama suo figlio così nella realtà? Peggio per voi, noi sappiamo in prima persona dell'esistenza di Veneranda Trota (non ironicamente uno dei nomi più belli esistenti) e Stornello Giorlando (uno di quei nomi in cui è naturale chiedersi quale sia il nome e quale il cognome. Ma poi, che nome fichissimo è, Stornello?! Altro che cringe, fatevi crescere una spina dorsale e innamoratevi delle diversità della vostra cultura).

"Ma no" diranno alcuni "Non parliamo solo dei nomi da Winx o da My Little Pony, parliamo di quei fatti che sembrano forzati, avvenimenti scritti solo per mandare avanti la trama! Cose che non succederebbero mai nella realtà!".

Ecco, era qui che volevamo arrivare. Adesso vi raccontiamo una cosa che sembra assolutamente fatta solo per mandare avanti "la trama", anche se non c'è nessun libro e stiamo solo parlando della nostra vita. Queste cose succedono, e succedono pure spesso, ma quella che è successa stamattina è così carina e assurda che volevamo raccontarvela (e ci è parso interessante incorniciarla in un contesto letterario perché, 'nsomma, noi parliamo di libri, è la nostra cosa).

Tutto è cominciato perché lavoriamo troppo: a furia di scrivere, abbiamo perso di vista l'orario, e quando abbiamo ri-guardato l'orologio era già passata l'una. E noi iniziavamo ad avere fame. Così abbiamo deciso, di comune accordo, di andare assieme a prendere qualcosa di pronto al gigantesco Conad (beh, solo uno dei Conad, di questi supermercati la nostra zona ne è piena) della nostra città.

Ovviamente non avendo la macchina ci andiamo a piedi, insieme al cane, e ci prendiamo dei pezzi di schiacciata tutta coperta di sesami, con dentro prosciutto e provola, che questa mattina era pure piacevolmente più imbottita del solito, con tre strati extra di morbido e succoso prosciutto.

"Mangiamola per strada" ci diciamo, uscendo dal Conad, e così facciamo. Per fare durare più a lungo quel bel momento idilliaco, in cui mangiamo schiacciata col prosciutto, beviamo Monster all'anguria e ci godiamo lo splendido paesaggio rurale (perché sì, il Conad è circondato da uno splendido paesaggio rurale), decidiamo di fare "il giro lungo", ovvero di non percorrere la stessa strada da cui siamo venuti, ma di prenderne un'altra che ci permetta di gustarci non solo il cibo, ma anche il clima mite della mattinata.

È proprio primavera, non c'è che dire: si possono vedere le rondini che attraversano il cielo come cutter su un foglio, tagliandolo ad alta velocità, nei pratini selvaggi davanti alle villette sbocciano fiori di crisantemi gialli, i delicati fiorellini blu della borragine, quelli gialli (che in realtà non ci hanno abbandonati per tutto l'inverno) dell'Oxalis pes-caprae, che noi chiamiamo sempre proprio così, con il nome scientifico, perché è troppo bello e perché non ci ricordiamo mai come dovrebbe essere chiamata in realtà (Wikipedia ci dice "acetosella gialla", cercandola adesso).

Un po' mangiamo, un po' diamo la crosta della schiacciata al cane. Parliamo di cose meravigliose, di libri in particolare, come Almost Blue di Carlo Lucarelli e il celebre Cent'anni di Solitudine di Gabriel García Márquez (a proposito, preparatevi, perché prestissimo posteremo una recensione!), quando all'improvviso il cane inizia ad annusare qualcosa che si trova dietro ad una recinzione.

L'ultima volta che ha guardato qualcosa così, aveva trovato un gattino (che ora vive con noi), quindi ovviamente abbiamo guardato: era una tartaruga.

E non una tartaruga qualunque, ma una che non vedevamo da almeno un decennio: una Emys orbicularis, la testuggine palustre europea.

Non abbiamo fatto foto, perché non avevamo con noi né la macchina fotografica, né uno smartphone. Peggio per voi, che avete sempre dietro quegli aggeggi infernali con internet dentro, e guardate le notizie catastrofiche ma non vedete le tartarughe, ecco.

Una foto di una Emys Orbicularis. Volevamo farvene vedere una, perciò l'abbiamo presa da Wikipedia. Quella che avevamo trovato noi era più bella, comunque.

Comunque, abbiamo preso la tartaruga e la stavamo guardando, non sapendo bene che farne... le Emys sono protette, non le si può tenere in casa, ma questa qui era davvero distante da qualunque lago, che è dove dovrebbero vivere, essendo animali palustri. E poi era vicinissima alla strada, si stava proprio affacciando con la testolina oltre un buco nella recinzione, scrutando il mondo con i suoi occhi gialli e perfettamente rotondi, curiosi, ignara del fatto che da lì poteva passare un camion e metterla sotto in qualunque istante... si sa, le tartarughe non sono animali particolarmente veloci.

"Che ne facciamo?" Ci siamo detti.

Ovviamente pensavamo a segnalare alle autorità la presenza di quel piccoletto squamato, ma... quali autorità? Chi si occupa, esattamente, delle tartarughe selvatiche che stanno troppo vicine alla strada?

È stato allora che qualcuno con un piccolo mezzo pesante (o sarebbe più corretto dire un mezzo medio? Una macchina col rimorchio? Siamo esperti di tartarughe, mica di autovetture... e forse manco di quelle) si è fermato vicino a noi. Un signore, dal finestrino, ci fa un gesto e ci domanda in inglese se la tartaruga fosse morte.

Rispondiamo (in italiano) che è viva.

Il signore scende dalla sua vettura e ci rivela che sua moglie si occupa proprio di questo tipo di animali.

"È una emys... emys..."

"Orbicularis" finiamo per lui.

Bom, entrambi sappiamo di cosa stiamo parlando. Ci da il numero di sua moglie, che è il capo della succursale locale del WWF, e si occupa specificamente di questo tipo di tartarughe. Non abbiamo più dubbi su cosa fare: decidiamo di dare l'animale a lui. Che, fra l'altro, ce lo chiede.

Così la bella tartaruga (che probabilmente, vista la forma del carapace e il fatto che si trovasse così lontano dall'acqua, è un tartarugo) è stata messa in una cassetta di plastica e portata via da quell'uomo.

Subito dopo, iniziamo a ridere. Quante erano le possibilità che trovassimo una tartaruga palustre lontana dall'acqua, e proprio all'inizio del periodo in cui iniziano a svegliarsi? Certo, sono cose che succedono, non è assurdo, è solo un bell'avvenimento.

Ma quante erano le possibilità che proprio in quel momento, mentre stavamo per discutere di cosa fare a riguardo, comparisse proprio il marito della responsabile della nostra succursale locale del WWF, che riconoscesse da lontano la tartaruga, che avevamo sollevato in aria in quell'esatto momento e che dunque lui aveva avvistato?

Assurda. Ma plausibile, poiché avvenuta.

Chissà dove tutto questo ci porterà, adesso... vedremo altre tartarughe? Contatteremo il WWF locale? Questo singolo, fortuito e incredibile evento, ci porterà a fare... che cosa, in futuro? È assolutamente meraviglioso il fatto che non lo sappiamo.

Ma sappiamo che domani incontreremo persone del nostro club del libro, e che magari racconteremo loro questa storia della testuggine. Magari vedremo altri rettili locali... e se vi sembra strana una cosa del genere, è perché non sapete che il nostro club del libro si riunirà alle terme. Terme naturali: un intero fiume di acqua calda. Ditemi se non sembra di stare in un libro fantasy, eh?

Forse, se credete che certi eventi siano impossibili, è solo perché non uscite lì fuori nel mondo abbastanza. Le coincidenze, le più belle, le più assurde, succedono continuamente, se fate cose. Innamoratevi del mondo e della sua natura, incontrate persone, ricordatevi che tutti siamo parte di un meccanismo immenso, che è il pianeta Terra.

Noi ne avevamo bisogno: un po' come quella tartaruga, siamo rimasti "in letargo" per un lungo periodo, dal punto di vista sociale. È arrivato il momento di rispolverare il cuore. Di parlare di libri. E, ovviamente, di fare succedere qualche altra cosa straordinaria.

 

Pace e amore, germoglietti! 

martedì 18 marzo 2025

[Characters] Coffeen McWoodland


Full Name:
Coffeen Barker-McWoodland of the Deadly Sands

Species: Hybrid (Aurolupus lycanthrope x Werewolf)

Preferred Pronouns: She/her.

Occupation: Student, ruler of Hell

S.O.: Heterosexual (claims to be aromantic, but is not)

Nationality: American/Infernal

Weight (at 15): 60 kg / growth indeterminate (in the future)

Height: 160 cm / growth indeterminate

Physical Structure: Muscular, compact.

Smells of: Blood, tannins, damp soil, lavender, pine wood.


Coffeen Barker-McWoodland is a female hybrid, half werewolf and half aurolupus lycan. She became extremely famous after stealing the crown of Hell from the Great Auction and wearing it, becoming the new Devil after the death of the previous one. She is the youngest daughter of Mark McWoodland and Sara Barker.

 
Coffeen appears in the comic series Lupus in Aula and in the literary series Danny Runner.


Appearance

Coffeen was born in human form, despite her ancestry, at a time when her father, a "hooded" werewolf (i.e. still unaware of being one) and her mother, who had not yet received the bite that would transform her, both had a humanoid appearance that did not reveal what their genetics were.
She has red, curly hair, and green and golden eyes. Her skin, which appears very pink, is soon enriched with sprinkles of reddish freckles on her shoulders, nose, knees and forearms.
As she grows, her body solidifies, not only thanks to genetics, but also to the inhuman training she forces herself to do, obsessed with the idea of ​​becoming stronger than everyone else. She fights against the other pups of the Deadly Sands pack and as a result she is infected by one of them, through the bite, and transforms for the first time at twelve years old.
When she transforms, Coffeen has abundant curly fur on her back, pointed ears and relatively small for the size of her head, and upper canines so long that they protrude from her lips.
She has short, stocky legs, as well as a tail, thickly covered in fur like that of a werewolf, but short like that of an aurolupus.
The other lycans who attend the same school as her are often frightened by her appearance, sanguine, compact, made for battle, and at the same time awkwardly stocky due to the genetic combination that has expressed itself in her.
Even in human form, Coffeen is intimidating, not because he has naturally scary features, but because he goes out of her way to appear dangerous: she wears leather jackets, leather belts, high boots with reinforced toes, shirts with menacing designs of skulls and dragons, patches on her pants, pins, necklaces, and rings that represent skulls and bones. She always carries at least two knives.
Due to the speed with which her hair grows back after being cut, she can experiment with hairstyles and wears her hair in a variety of ways, but the most common are very short hair combed upwards, so as to form a small expanse of spiky spikes, or long hair shaved on the sides, usually with menacing designs cut into these short parts, while the longer hair at the back is gathered in a low ponytail.
Around the age of sixteen, she wears the Crown of Hell and her growth, from this moment, slows down drastically, but not before having undergone the so-called "infernal modification", the most visible symptom of which is the growth of a pair of horns from her forehead, which curve upwards.

Personality

Coffeen has shown since she was little a marked predilection for "tough" things, such as weapons (both bladed and firearms, although as she grows she loses interest in the latter), hand-to-hand combat and falconry.
She has an intense contempt for romanticism, so much so that Valentine's Day is the worst day of the year for her: she considers the maximum proof of human stupidity the fact that, to show each other their love, there are people willing to shell out so much money for teddy bears, chocolates, rings and heart-shaped pillows.
It is not difficult for her to make friends, but she prefers to stay on the sidelines and bond only with individuals who think like her. When fighting, she has no qualms about biting with all her strength, severing fingers, tearing off pieces of flesh, and generally immediately discouraging her opponent with the pain she is able to inflict.
The sight of blood, entrails, or suffering does not seem to cause her the slightest emotion (except maybe satisfaction).
She has her own particular, strong sense of honor and considers anyone who breaks their word as worthy of death.

 

Powers

Like her father, she has also inherited a strong propensity for magic, which she has put to the test in the study of high-level necromancy.
Coffeen can easily bring the dead back as "zombies" (animated corpses) and use them to attack or perform tasks for her, she also has a particular influence on vampires, who therefore avoid her.
Unfortunately, she did not inherit her mother's total refractoriness to magic, even if she seems to have a natural resistance to magical attacks.
After wearing the Crown of Hell, her powers expanded further, giving her the ability to dominate fire, which she uses abundantly and cruelly.

 

Trivia

  • Her father gave her a crow named Ezio. She tried to rename it as Kroff the Dark, but unfortunately the animal responded only and exclusively to the name Ezio, which is why she could only call it "Ezio the Dark".
  • She loves black cats, which she considers her only "weakness". 
  • Her favorite cartoon is Gargoyles (1994)  

 

🌵🎨 All the drawings on this page (and probably on the others too, unless otherwise specified) were made by our artists, Furiarossa e Mimma.🌵🎨.


 

Portal of Miomarto


" «Oh my God...» September touched the edges of the black hole, then put a hand into the chasm, shivered, still smiling happily, and pulled it out «... A Portal of Miomarto, a space-time gap. Technically it is not possible for something like this to exist, Miomarto has only demonstrated twice that it is possible to use the Portals, but the current ones, under the custody of the magicians, who are the same ones he used in public, do not seem to work. They are... legend. The formula to activate them is secret, the principle of operation is... impossible to understand» he swallowed twice, then ran a hand over his face, the same one he had previously put into the portal «But this... is already active, isn't it?» "


- From "Urban Legends"


Magic is nothing but an element of nature, like matter, light, combustion or time, but it can interact with each of them to manipulate it. While it is common among magicians around the world to use magic to create or channel light, start a combustion, or change the shape and consistency of matter, the manipulation of time is not as common, as it is considered very difficult and fundamentally dangerous.

To travel through time, very complicated formulas are needed, which must incorporate high-level mathematical notions, and these formulas must be updated through the drawing of incredibly complex magic circles, which can take from nine to forty-six hours of work just during the drawing process, and the energy of the magician who activates these magic circles is drained almost to death... or beyond.


Miomarto's Revolution


Alberico Ziomanno Miomarto (1919-2000), a brilliant Italian inventor, was the first and only magician capable of creating a system of travel in time (and space, even between different dimensions) that was safe for the traveler (obviously as long as he didn't get into trouble in another era), through a brilliant intuition: he incorporated magic circles into an electronic device.

No more wasting entire days drawing magic circles! No more being drained of energy and dying (or almost)!

In 1935, Miomarto created electrical circuits that had the shape of magic circles for time travel and that were activated simply by the passage of electricity. As for the magical energy, which was essential for activating the powers of space-time deformation, he used simple magic storage batteries (or aura batteries, invented almost two thousand years earlier by Saadaa of the Serpents) and made sure that these could release their energy to the circuits. And so he created devices, which he called "Analexichronothermogeographic Portals", capable of opening "holes" in reality through which one could pass, in an absolutely painless way and without any dangerous consequences for the organism, to other places or eras, in the present, in the past or in the future.

There were only two public demonstrations of use and none of them included a journey in time, but only in space; in any case they proved effective and amazed the magical community.

Despite the great demand, no other public experiments were ever carried out. The reason given was "recharging the aura batteries for such a use is too expensive, therefore the portals will be used again only in case of absolute necessity, for matters of life or death".

“ «This is pure idiocy…» Vlad approached the silver suitcase and started touching it, turning it, he even tried to open it, but he gave up, perhaps for fear that that thing, that apparently alien technology, could explode in his face «September, do you by any chance know how to recharge one of these?»
«Um…» the wizard approached the suitcase «This is an aura battery»
«An aura battery?»
«Yes» September seemed surprised, then chuckled softly, looking at Vlad from under his eyebrows and bangs, with his head a little lowered «You said you study black magic, you can't tell me you've never heard of aura batteries. How do you think Sauron's one ring worked?»
«But the one ring was this big» the vampire measured, between his index finger and thumb, a length of about three centimeters «And it had the power to destroy a land. This is as big as a bag!»
«That's why it's almost impossible to recharge. Wizards haven't managed it, it would require, at least in theory, the power of the aura of a million souls» ”


- From "Urban Legends"



Later, the magical community began to refer to the analessichronothermogeographic portals simply as "Miomarto's portals".

No public experiments were repeated, but legend has it that Miomarto used the portals to travel through time twice more before he died.


The limitations


Although extraordinary in their power and "convenient" for the traveler, the mechanics of how Miomarto's portals work reveal some important limitations.

The first is that once you arrive at your destination it is impossible to return to where you came from: the portal does not have two usable "faces", one at the place of departure and one at the place of arrival, but only one, the one powered by the equipment at the place of departure.

A hypothetical traveler who wanted to arrive, for example, at the North Pole, once they had passed through the portal and arrived in the ice, would find nothing behind him, no way to go back. While this may not seem particularly dramatic for space travel, it is instead a terrible consequence in the case of time travel, because the hypothetical traveler would have no way to return to their own time.

It was thought to nullify this unpleasant effect by connecting two portals of Mymarto together in order to have an entrance and an exit, but after the death of their inventor no one was ever capable of applying such a modification or even of fully understanding how the equipment worked.

Another limitation is, of course, the amount of energy needed to open a portal and keep it open for a certain amount of time. A popular myth claims that the power of "the auras of a million souls" is needed to fully recharge the batteries of Miomarto's portals, but this is a completely false notion: no one, in that case, would have been able to operate these complex magical devices.

It is true, however, that the life force of a single person is not enough to recharge the batteries and that Miomarto used a portion of the magical energy of seven hundred volunteers, as well as himself, for a single recharge.

The volunteers were then rested and fed abundantly and none of them suffered the slightest side effect. Five portals It is common knowledge that Miomarto created four portals.

Nowadays, two of them belong to the Ministry of Light, one belongs to Lilith and one is considered by most to be missing, but was actually kept secret by Alberico's grandchildren, Mack and Jack. Almost no one knows that the portals created by Miomarto were actually five: a low-consumption prototype, which however risks killing its user with each activation, plus the four known portals. The prototype is currently preserved by the Ministry of Darkness and its use, considered too dangerous, is not accessible to anyone except the Black Warden, who in any case has never turned it on.



Trivia


  • Even aurolupus lycans, creatures immune to magic, can pass through Miomarto's portals: this is because the portals act on the surrounding world and not directly on the traveler.
  • The most used portal of all is the one belonging to Lilith, the only person in the world able to regularly collect enough energy to make it work even once a month.
  • The portals, during the creation phase, have never been tested on animals, but only on human beings.

lunedì 17 marzo 2025

Personaggi: Coffeen McWoodland


Nome completo:
Coffeen Barker-McWoodland of the Deadly Sands
Specie: Ibrido (licantropo aurolupus x lupo mannaro)
Pronomi preferiti: Lei/Ella.
Occupazione: Studentessa, regnante dell'Inferno
Orientamento: Eterosessuale (dichiara di essere aromantica, ma non lo é)
Nazionalità: Statunitense/Infernale

Peso: 60 kg
Altezza: 160 cm / crescita indeterminata
Struttura fisica: Muscolosa, compatta.
Odora di: sangue, tannini, terriccio umido, lavanda, legno di pino.

 

Coffeen Barker-McWoodland è una femmina di licantropo ibrido, metà lupo mannaro e metà aurolupus. È diventata estremamente celebre dopo aver rubato la corona dell'Inferno alla Grande Asta ed averla indossata, diventando il nuovo Diavolo dopo la morte del precedente. È la figlia minore di Mark McWoodland e Sara Barker.

Appare nella saga a fumetti di Lupus in Aula e in quella letteraria di Danny Runner.

Aspetto

Coffeen nasce in forma umana, nonostante la sua ascendenza, in un periodo in cui suo padre, un lupo mannaro "hooded" (ovvero ancora inconsapevole di essere tale) e sua madre, che ancora non aveva ricevuto il morso che l'avrebbe trasformata, avevano entrambi un aspetto umanoide che non lasciava presagire quale fosse la loro genetica.

Ha i capelli rossi, ricci, e gli occhi verdi e dorati. La pelle, che appare molto rosa, si arricchisce presto di spolverate di lentiggini rossastre sulle spalle, sul naso, sulle ginocchia e sugli avambracci.

Crescendo il suo corpo si solidifica, non solo grazie alla genetica, ma anche agli allenamenti inumani a cui costringe sé stessa, ossessionata dall'idea di diventare più forte di tutti gli altri. Combatte contro gli altri cuccioli del branco delle Sabbie Letali e il risultato è che viene contagiata da uno di essi, attraverso il morso, e si trasforma per la prima volta a dodici anni.

Quando si trasforma, Coffeen ha abbondante pelo riccio sulla schiena, orecchie appuntite e relativamente piccole per la dimensione della sua testa, e i canini superiori così lunghi da sporgere fuori dalle labbra. Ha le gambe tozze e corte, così come la coda, fittamente ricoperta di pelo come quella di un lupo mannaro, ma corta come quella di un aurolupus.

Gli altri licantropi che frequentano la sua stessa scuola sono spesso spaventati dal suo aspetto, sanguigno, compatto, fatto per la battaglia, e al tempo stesso sgraziato per via della combinazione genetica che si è in lei espressa.

Anche in forma umana, Coffeen incute timore, non perché abbia tratti naturalmente spaventosi, ma perché fa di tutto per apparire come qualcuno di pericoloso: indossa giacche di pelle, cinturoni di cuoio, stivali alti con le punte rinforzate, maglie dai disegni minacciosi di teschi e draghi, toppe ai pantaloni, spille, collane e anelli che rappresentano teschi e ossa. Ha sempre con sé almeno due coltelli.

Per via della velocità con cui i suoi capelli ricrescono dopo essere stati tagliati, può sperimentare con le acconciature e porta i capelli in diversi modi, ma i più comuni sono quelli cortissimi e pettinati verso l'alto, in modo da formare una piccola distesa di punte irte, oppure quelli lunghi rasati ai lati, di solito con disegni minacciosi tagliati su queste parti corte, mentre quelli dietro, più lunghi, sono raccolti in una coda bassa.

Intorno ai sedici anni indossa la Corona dell'Inferno e la sua crescita, da questo momento, rallenta drasticamente, ma non prima di aver subito la cosiddetta "modifica infernale", di cui il più vistoso sintomo è la crescita di un paio di corna dalla fronte, che curvano verso l'alto.

Carattere

Coffeen ha dimostrato fin da piccola una predilezione spiccata per le cose "toste", come le armi (sia bianche che da fuoco, anche se crescendo si disinteresserà a queste ultime), il combattimento corpo a corpo e la falconeria.

Ha un disprezzo intenso per le romanticherie, tanto che San Valentino è per lei il giorno più brutto dell'anno: considera la massima prova della stupidità umana il fatto che, per dimostrarsi reciprocamente amore, esistono persone disposte a sborsare così tanto soldi per orsetti di peluche, cioccolatini, anellini e cuscini a forma di cuore.

Per lei non è difficile fare amicizia, ma preferisce rimanere in disparte e legarsi solo ad individui che la pensano come lei.

Quando combatte, non si fa problemi a mordere con tutta la forza che ha, tranciando dita, strappando pezzi di carne, e in generale scoraggiando immediatamente l'avversario grazie al dolore che è in grado di infliggere. La vista del sangue, delle interiora, della sofferenza, sembrano non causarle il minimo moto di commozione.

Ha un suo particolare, e ferreo, senso dell'onore e considera qualunque persona che manchi alla parola data come degna di morte.

Poteri

Come suo padre, anche lei ha ereditato una spiccata propensione alla magia, che ha messo alla prova nello studio della negromanzia di alto livello.

Coffeen può facilmente riportare indietro come "zombie" (cadaveri animati) i morti e utilizzarli per attaccare o per svolgere compiti per lei, ha inoltre un particolare ascendente sui vampiri, che perciò la evitano.

Purtroppo non ha ereditato la totale refrattarietà alla magia di sua madre, anche se sembra avere una naturale resistenza ai colpi magici.

Dopo aver indossato la Corona dell'Inferno, i suoi poteri si sono ulteriormente espansi, donandole il dominio del fuoco, che lei usa abbondantemente e crudelmente.

Curiosità

  • Le è stato regalato da sua padre un corvo di nome Ezio. Lei ha provato a rinominarlo come Kroff l'Oscuro, ma purtroppo l'animale rispondeva solo ed esclusivamente al nome Ezio, motivo per cui è riuscita solo a chiamarlo "Ezio l'Oscuro".
  • Ama i gatti neri, che considera la sua unica "debolezza".
  • Il suo cartone animato preferito è Gargoyles (1994)


    🌵🎨 Tutti i disegni di questa pagina (e probabilmente anche delle altre, se non è diversamente specificato) sono stati realizzati dalle nostre artiste, Furiarossa e Mimma.
    🌵🎨.

lunedì 10 marzo 2025

Personaggi: Watchtower / Sebastian La Torre

Sebastian Rocco La Torre è uno degli agenti supereroici originariamente designati per il compito di dare la caccia a Werhunter. La sua tecnopatia lo rende uno dei super più temibili degli Stati Uniti d'America, motivo per cui è anche uno dei più strettamente monitorati.

Aspetto

Sebastian nasce affetto da albinismo, privo di pigmenti, con capelli candidi, occhi di un azzurro molto chiaro e la pelle diafana che lascia intravedere il sangue della vascolarizzazione sotto di essa, assumendo dunque un intenso colore rosa nonostante sia depigmentata. Per via della sensibilità dei suoi occhi, Sebastian è costretto quasi sempre a portare degli occhiali da sole; da adulto, preferisce indossarne un paio personalizzati, con lenti polarizzate di colore rosa, e un mini-proiettore interno che gli permette di leggere certe informazioni direttamente sulla lente sinistra.

Da bambino è piccolo e leggero, snello, ma presto si trasforma in un adolescente alto e con una faccia "da grande", percepita come più matura della sua età anche per colpa della sua espressione seria.

Sebastian adulto è alto più di un metro e novanta, con le gambe lunghe, e sebbene non possa definirsi vistosamente muscoloso, è imponente grazie alle spalle larghe e alle costole ampie, che danno al suo torso un aspetto un po' "a botte". Ha una notevole densità ossea, cosa che, insieme alla sua altezza e al suo sistema muscolare compatto, lo porta a pesare molto di più di un umano di altezza simile alla sua; il suo peso fluttua comunque in modo notevole durante l'anno, a seconda della sua preparazione atletica e della quantità di adipe, con un range dai centoventi ai centosettanta chili.

Porta quasi sempre la barba tagliata corta, solo sulla mascella, anche se a volte sperimenta aggiungendo i baffi o tagliando completamente tutta la peluria facciale; ritiene però che la faccia "nuda" lo renda più brutto e meno affidabile agli occhi degli altri, a giudicare dai parametri vitali delle persone intorno a lui, che spesso monitora.

Ha mani relativamente grandi, con dita spesse e unghie corte, che secondo un sondaggio condotto all'interno del suo ambiente di lavoro sono "repulsive", "spaventose" e "poco eleganti". Per via del ribrezzo che le sue mani sembrano suscitare negli altri, Sebastian le tiene spesso nascoste dietro la schiena quando parla con qualcuno.

Tende a guardare intensamente gli altri quando parla con loro, motivo per cui tiene gli occhiali da sole anche al chiuso, nel tentativo di dissimulare la fissità del suo sguardo.

Nonostante sembri risultare disgustoso a quasi tutti gli uomini che incontra, e non abbia relazioni sociali degne di nota né con loro né con le donne, sembra che alcune di queste ultime lo trovino attraente da un punto di vista puramente fisico, pur non desiderando passare del tempo con lui per conversare o per altre attività amichevoli o romantiche.

Carattere

Da ragazzo, Sebastian è docile e affettuoso, curioso del mondo, con un grande amore verso forme di intrattenimento "popolari" come i fumetti o i racconti. Legatissimo a sua madre, ritorna sempre da lei quando è confuso da qualcosa e desidera una spiegazione, anche se a volte è un po' a disagio per il modo in cui lei lo protegge da cose che nessun altro dei suoi coetanei viene protetto. Adora anche suo padre, che vede come un pilastro della famiglia, nonostante sia da egli trascurato molto spesso.

Dopo il divorzio dei suoi genitori, e l'allontanamento di suo padre che presto si fa una nuova famiglia, Sebastian diviene roso dal senso di colpa, convinto che sia solo colpa sua se l'uomo che lo ha cresciuto ha deciso di andarsene, e i suoi dubbi riguardo all'essere diverso, o sbagliato, si trasformano gradualmente in certezze: suo padre, lui ne è convinto, non poteva sopportare la stranezza del "mostruoso" figliolo ed è andato alla ricerca di una famiglia normale. Nonostante l'abbandono, Sebastian non biasimerà mai il suo genitore, né gli porterà alcun tipo di rancore.

Crescendo, Sebastian passa una fase di relativa timidezza, durante l'adolescenza, che però scompare del tutto dopo i vent'anni.

Sebastian adulto non ha più alcuna velleità di nascondersi, anche se ci tiene molto a piacere agli altri, e il risultato di questo è che sperimenta continuamente modi per apparire amichevole agli altri, con risultati talvolta disastrosi. Il suo candore lo mette spesso nei guai con i suoi superiori, ma vista la sua utilità all'interno del programma di ricerca di cui fa parte, non può essere licenziato, e ne approfitta continuando imperterrito con i suoi "esperimenti sociali" e con la sua comunicazione spesso priva di filtri.

Ha una passione per i fumetti di avventura e di supereroi, colleziona action figure e nel tempo libero costruisce micro-automi che poi dipinge per farli sembrare personaggi dei cartoni animati o dei film. Il suo animale preferito è il cane.

Poteri

Il potere naturale di Sebastian La Torre è quello di espandare il proprio campo elettrico cerebrale fino a poter "sentire" i micro-movimenti dell'elettricità all'interno dei dispositivi elettronici; inoltre, semplicemente con il pensiero, può interagire con questi ultimi, deviando i percorsi elettrici e costringendo le macchine ad obbedire ai suoi ordini.

Si tratta di un potere "debole", se paragonato a quello di altre persone nel suo mondo che possono manipolare l'energia elettromagnetica su scale immensamente più grandi, ma è proprio questa debolezza che gli conferisce la sensibilità necessaria per la comunicazione con qualunque dispositivo elettronico.

In una giornata favorevole, il potere naturale di Sebastian La Torre ha una portata di circa quaranta metri; tuttavia, connettendosi mentalmente con l'interrete, può virtualmente raggiungere qualunque angolo della Terra e persino al di fuori di essa, se esistono macchine a cui può connettersi.

Tuttavia, durante gli anni di collaborazione con i laboratori di ricerca statali, Sebastian La Torre è andato incontro ad una serie di modifiche fisiche che lo hanno reso un cyborg e hanno grandemente ampliato le sue caratteristiche naturali. Progetti di impianto cibernetico considerati rischiosissimi per altri essere umani, per via della possibilite instabilità dei micro-collegamenti con il sistema nervoso, sono stati semplici da realizzare su di lui, essendo egli in grado di tenere sempre sotto controllo, grazie al suo potere naturale, tutti i collegamenti elettronici.

A lavori ultimati, quando tutte le operazioni finanziate dal governo sono state completate con successo, Sebastian è in grado di:

  • Entrare in modalità "automatica", dove una parte delle sue attività motorie vengono completamente regolate da una sorta di secondo sistema nervoso elettronico. Quando si trova in modalità automatica, il cervello di Sebastian è libero di concentrarsi completamente su ragionamento e pianificazione, senza preoccuparsi dell'equilibrio, della nutrizione, della respirazione o persino, in maniera rudimentale, di difendersi; una serie di rapide contromosse sono installate nella sua memoria e rispondono automaticamente in caso di aggressione fisica, schivando i colpi o reagendo. Pur non avendo alcun addestramento marziale, in modalità automatica (e solo in questa), Sebastian può combattere ad armi pari, o persino superare in abilità, quasi tutti gli esseri umani senza addestramento.
  • Dormire in piedi, grazie ad un blocco meccanico che può attivare o disattivare per tenere rigide le gambe dal ginocchio in giù. Il blocco è quasi completamente volontario, anche se in modalità "automatica" è connesso al suo livello di stanchezza, e gli irrigidisce le gambe quando deve dormire, indipendentemente dalla posizione del suo corpo; anche da sdraiato, a volte il blocco meccanico entra in azione. Il suo sistema nervoso è inoltre connesso ad un sistema che gli permette di mantenere l'equilibrio in maniera involontaria quando è addormentato o in modalità "automatica".
  • Sparare raggi di energia dai palmi delle mani. La potenza dei raggi è variabile, a seconda di quanta energia hanno immagazzinato le batterie che sono state installate dentro di lui.
  • Immagazzinare energia elettrica, grazie alle già citate batterie che sono state installate all'interno del suo corpo, e ad una serie di "caricabatterie" integrati che hanno differenti caratteristiche e, a seconda della porta utilizzata, gli permettono di connettersi alle più disparate fonti di elettricità e persino, in alcuni casi, di prosciugarle.
  • Trasformare le informazioni digitali per poterle conservare all'interno del suo cervello, sottoforma di ricordi, e visualizzare immagini, video e persino documenti con la sua sola immaginazione, grazie a micro-lettori connessi direttamente al tronco encefalico.
  • Vivere molto di più di un umano comune, grazie all'ottimizzazione dei suoi processi metabolici. Non è ancora conosciuta la sua massima durata vitale, ma sembra che invecchi quindici volte più lentamente di una persona media.

Curiosità

  • Intorno a lui è nata la leggenda che non abbia gli occhi, o che essi siano sostituiti da due pezzi meccanici dall'aspetto disturbante, e per questo indossa ovunque occhiali a specchio. In realtà non c'è niente di minaccioso o sovrannaturale nei suoi occhi, che sono semplicemente molto delicati.
  • Pare che abbia progettato una macchina del tempo in grado di funzionare, ma prevedendo i danni che l'umanità riuscirebbe a provocare a sé stessa utilizzandola, ha deciso di distruggere il progetto in questione alla prima domanda che gli è stata fatta riguardo ad esso, lasciando sbigottiti i suoi colleghi che l'hanno visto ridursi in cenere.
  • Non ha mai ucciso direttamente un essere umano, nonostante la sua fama di killer dal sangue freddo.
  • Crede nell'esistenza dei draghi e per questo i suoi colleghi ridono di lui (ma solo alle sue spalle). Sebastian ritiene che prima o poi i draghi si mostreranno (e comunque sa perfettamente che i colleghi lo deridono).

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