mercoledì 5 novembre 2025

Lysandre che piange 4. Nella doccia

L'acqua era calda, e al momento questa era la cosa più importante del mondo.

Lysandre, con gli occhi chiusi, la testa bassa, lasciò che quel calore gli avvolgesse il cranio, inzuppandogli i capelli. Rivoletti d'acqua bollente gli scendevano lungo le guance, riscaldandole, giù per la schiena, e si raccoglievano momentaneamente sul piatto della doccia, intorno ai suoi piedi.

Lui non si ricordava neanche più se i suoi piedi erano mai stati caldi, prima di quel momento. Beh, era certo che fosse successo, che in qualche momento della sua vita lui avesse effettivamente fatto una bella doccia rilassante, ma purtroppo quell'esperienza non faceva parte del suo catalogo di ricordi.

Una doccia calda.

Era stata quella ragazzina... com'è che si chiamava? Cerril? La ragazzina che ballava sempre, quella con lo Starmie... lo aveva visto sonnecchiare su una delle panchine (perché le panchine, si chiedeva lui, avevano quei cosi di ferro che non permettevano di assumere alcuna posizione se non quella composta, con la schiena dritta? A chi dava fastidio se qualcuno si metteva un po' più comodo?) e gli aveva chiesto se gli andava di venire all'hotel, magari di dormire su uno dei divani.

«Non preoccuparti» Aveva risposto lui «Non vorrei dare fastidio, comunque sto bene così».

E non voleva dare fastidio davvero: i ragazzi del Team MZ avevano fin troppo da fare anche senza avere lui fra i piedi, ci mancava solo che iniziasse a ciondolare nei loro spazi e a dormire sui loro divani...

«Ma non ci daresti fastidio!» Insisté Cerril, avvicinandosi un poco «Fa freddo qui fuori, no? L'hotel è grande... e non abbiamo mai ospiti...»

«Come mai?»

«Credo che sia perché è un po' nascosto. E perché Villy non è tanto brava a fare la pubblicità».

Quel nome, Villy, fece trasalire Lysandre. Doveva lo aveva già sentito? Perché era importante? Perché il suo suono lo riempiva al tempo stesso di speranza e di una paura sottile, come quella di essersi dimenticati il gas aperto e rischiare di tornare a casa e trovare la propria cucina che brucia?

«Come hai detto, scusa?»

«Ehm... Villy non è tanto brava a fare la pubblicità?»

«Chi è Villy?»

«Non... non la conosci? È una di noi. Una del Team MZ. Ce l'hai presente? Ha i capelli tipo rosa e biondi e se ne va sempre in giro a fare cose altruistiche... davvero, è il membro più in vista del gruppo» Cerril alzò gli occhi al cielo «E anche quella che ci mette più spesso nei guai»

«Non la conosco»

«Che strano. Beh, se vuoi incontrarla ti conviene venire all'Hotel, no? Non è strano che non conosci una di noi, dopo tutta quella storia in cui hai aiutato Paxton a fare comunella con Zygarde e salvare Luminopoli?»

«Sì... è... un po' strano. Non così strano, però»

«Boh. Sia io che Virgil ti conosciamo, solo lei non ti ha mai parlato, giusto?»

«Sì»

«E allora viene all'Hotel! Cioè...» Cerril abbassò gli occhi «Non è sicuro al cento percento che lei sarà lì, perché ora ha tutta la sua cosa speciale con la Quasartico, però forse viene a trovarci. Ogni tanto però lo fa!»

«Elusiva, questa Villy».

Cerril rise, poi gli tese una mano. Lysandre la guardò, senza sapere bene cosa fare: da una parte era maleducato non accettare una mano tesa, dall'altro non voleva che i suoi guanti sudici toccassero quella manina pulita. Sorrise debolmente, arrossendo.

«Forse è meglio di no».

Per fortuna, Cerril aveva capito. E così Lysandre si era ritrovato nell'hotel, che era stranamente vuoto: non c'era nessuno, a parte lui e la ragazza ballerina. Il silenzio di quel luogo quasi lo stordiva, ricordandogli ogni istante che il vecchio immortale, AZ, alla fine invece era morto.

«Se ti va di farti una doccia, o qualcosa del genere, abbiamo un sacco di stanze libere» Gli aveva detto lei, lanciandogli una chiave che aveva preso dal quadro dietro la scrivania (chiave che lui non era riuscito a prendere al volo, e ora doveva chinarsi per raccogliere da terra) «Perciò... non fare complimenti! Tanto te l'ho detto che non abbiamo mai clienti».

Lysandre si sentì avvampare mentre realizzava che quello che Cerril stava cercando di fare era una buona azione: aiutare quello che, dal suo punto di vista, era un nonnino senza casa. Lei gli stava facendo la carità.

E il peggio è che sarebbe stato stupido rifiutare l'offerta, perché era ovvio sia che lui avesse bisogno di una doccia, sia che Cerril non era minimaente infastidita dall'offrirgli quelle cose.

Così Lysandre si era ritrovato da solo in una delle camere e si era tolto i vestiti. All'improvviso, la possibilità di farsi una doccia lo aveva reso euforico.

Perché si ricordava così bene come funzionava una doccia, ma non si ricordava niente della sua famiglia? Cosa c'era che non andava, nel suo cervello?

L'acqua calda, a dire il vero, sembrava più importante di qualsiasi legame: un qualcosa di primordiale, una gioia selvatica nel provare una sensazione di tale rilassamento. Basta con il freddo e con lo sporco! Basta con gli strati di vestiti su vestiti, lo stringersi tremando, imbacuccato, imbozzolato! Era vivo, e l'acqua lo colpiva direttamente sulla pelle, e il profumo del sapone era così buono, e oh, l'aria era leggermente nebbiosa per via del calore e...

«Sempre il solito, sotto la doccia per due ore ogni volta» Disse una voce nei suoi ricordi, carica di divertimento, ma anche di una sottile nota di rimprovero «Vedi che Diantha ci aspetta, Lys! Vieni fuori da lì dentro!».

Ci fu una pausa, e il profumo del sapone nel ricordo (era alla lavanda, un odore che in qualche modo permeava spesso queste scene di una vita passata) si sovrappose a quello del sapone dell'Hotel Z. Il getto d'acqua era diverso: molto più potente, molto meno sparso, quasi aggressivo. E quando guardava in basso, Lysandre non vedeva il bianco-zucchero dei suoi peli sul petto, ma muscoli possenti e una rasatura liscia, impeccabile, quasi totale.

«Chiamo il taxi e vado da solo!» Minacciò la voce del ricordo. 

Il Lysandre del presente si girò a guardare la porta, come se davvero ci fosse qualcuno a chiamarlo da dietro di essa. Ma non c'era nessuno. E il ricordo era già andato, perduto.

Rimanevano solo le lacrime, che forse non c'erano davvero, forse era solo acqua calda.


 

- Altre mini-scene di Lysandrino che piange qui -

(Ci piace scrivere gli omoni fieri che piangono. C'è una catarsi in questo. Andate a leggerne altre.)  



lunedì 3 novembre 2025

La fanart del giorno 7. Cyclermine (by aquesy)

Benvenute e benvenuti in questa rubrica in cui vi mostriamo le fanart dei nostri personaggi, disegnati da artisti talentuosi da tutto il mondo, e le commentiamo! Perché, insomma, un po' di fierezza ci vuole, no? Siamo fieri che le persone scelgano di disegnarli, e per dimostrarlo mettiamo i loro lavori sotto lo spotlight!

Cyclermine è una delle nuove aggiunte alle nostre specie: un piccolo spirito molto speciale (che diventerà anche un fakemon per il progetto Trinacris!). Questa bellissima illustrazione in digitale che lo ritrae è stata realizzata da aquesy

 



Cyclermine di base è una creatura carina... ma aquesy ha elevato questa carineria all'ennesima potenza. Vogliamo strapazzarlo. Afferrargli le guancine e strapazzarle finché non ne ha abbastanza di noi e scappa passando attraverso una parete o qualcosa del genere.

Bellissimo. Grazie mille per averlo disegnato!

 

domenica 2 novembre 2025

Lysandre che piange 3. Spazzatura

Quel mattino era gelido e nebbioso a Luminopoli, l'odore della pioggia che durante la notte aveva lavato i mattoni impregnava ancora le strade.

Lysandre aveva dormito in un sottopassaggio, il cappuccio della felpa tirato sopra la testa e quello del giubbotto sopra quello della felpa, le ginocchia strette al petto. Il freddo lo aveva svegliato diverse volte, finché Zygarde non si era accorto del modo in cui batteva i denti e gli si era sdraiato vicino, usando la sua energia per emettere un calore costante e permettendo all'umano di riposare.

Ora che era mattina, però, Zygarde era andato da qualche parte a fare qualcosa di eroico, e Lysandre era rimasto da solo. Sentiva le gambe rigide, le articolazioni delle caviglie pesanti, bloccate, e sapeva che muoversi gli avrebbe infilzato la carne con stilettate di dolore. Dormire fuori dai laboratori non era stata una grande idea... ma al momento, Lysandre non riusciva a sopportare i ricordi che quel posto gli portava, perciò aveva deciso di trovare un posto coperto e dormire lì... a sorpresa, quella notte aveva piovuto, e per giunta la temperatura era scesa all'improvviso. Colpa dell'Autunno che stava arrivando, probabilmente.

Lysandre tirò giù entrambi i cappucci: anche se il freddo gli aveva bloccato le gambe, si sentiva le orecchie un po' troppo calde. L'aria del mattino gli morse le guance sudate e gli punse gli occhi, facendoglieli lacrimare.

Abbassò le palpebre, e per un attimo ricordò la propria stanza da letto, le lenzuola rosse, il piumone trapuntato, i cuscini voluminosi e puliti che odoravano di lavanda... e la neve fuori dalla finestra. Si sorprese, di quel ricordo... il freddo era così lontano, dietro il vetro, che non sembrava reale. Come poteva esserlo, quando il suo pyroar era sdraiato sulle sue gambe emanando il più delizioso calore che si potesse immaginare? La criniera immensa, soffice come cotone, la gola che vibrava in un suono basso, avvolgente, vagamente metallico, le fusa di un grande predatore.

La stufa era spenta, non necessaria nella stessa stanza di un pokémon di tipo fuoco. Vicine alla finestra, vasi di begone e giacinti in fiore.

«Lysandre! Lysandre, avevi detto che mi avresti accompagnato a osservare gli snover!» Aveva gridato una voce dal piano di sotto «Stai ancora dormendo?».

Lysandre aprì gli occhi di scatto, il ricordo che si spezzava e colava via all'improvviso, come lo champagne da una bottiglia schiantata sull'asfalto. Un nome gli risalì alle labbra.

«Au... Au...».

Niente, se n'era già andato, insieme al calore e alle coperte calde e alle fusa di pyroar.

Al loro posto c'erano i mattoni grigi del sottopassaggio, la condensa che formava una patina sottile e lucente, e il freddo che gli azzannava le caviglie e le ginocchia.

Lysandre si prese un momento per rimettere insieme le forze prima di alzarsi, reclinando indietro la testa. Gli si formò un groppo in gola. Cosa aveva perso? Cosa aveva lasciato nel passato, insieme alle cose orribili che aveva fatto? Valeva la pena, di dimenticare ogni cosa, se anche le cose belle erano perse per sempre?

«Il mio mondo... perduto...».

Sentì gli angoli degli occhi che si riscaldavano. Bene, almeno le lacrime gli avrebbero protetto le palpebre dal congelamento: l'ultima volta se le era sentite prudere per sei giorni.

Qualcosa gli toccò una gamba, gentilmente. Lysandre riaprì gli occhi e guardò in basso, dove quello che sembrava un sacchettino di spazzatura con gli occhi lo stava guardando con l'aria più preoccupata che un sacco di spazzatura potesse assumere.

«Ciao, piccolo trubbish».

Quel pokémon, come lui, non aveva una tana. E mentre lui poteva contare sempre sugli avanzi che gli venivano portati (per qualche strano motivo che lui non era stato ancora in grado di comprendere) dai membri del Clan Ruggine, o da quelli del Team Flare Nouveau, quel piccoletto doveva trovare da mangiare nella spazzatura e Lysandre aveva visto con i suoi occhi quanto male erano trattati i trubbish dalla popolazione di Luminopoli... eppure, eccolo lì, a preoccuparsi per uno grande e grosso come lui.

«Sembra che ci sia ancora qualcosa di bello, in questo mondo» Sorrise, sfiorando le orecchie del trubbish con un indice, così simili ad uno sbrigativo fiocchetto «Hey, ti va di venire con me nella Piazza Centrale? Magari ci dividiamo un croissant. Sono sicuro che quelli del Nouveau ci hanno messo qualcosa da parte, eh?».

 

 


 


- Altre mini-scene di Lysandrino che piange qui -

(Ci piace scrivere gli omoni fieri che piangono. C'è una catarsi in questo. Andate a leggerne altre.)  

 

La fanart del giorno 6. Sir Mikhail (by sunrise.fangirl.4.life) ma è un pupazzo

Benvenute e benvenuti in questa rubrica in cui vi mostriamo le fanart dei nostri personaggi, disegnati da artisti talentuosi da tutto il mondo, e le commentiamo! Perché, insomma, un po' di fierezza ci vuole, no? Siamo fieri che le persone scelgano di disegnarli, e per dimostrarlo mettiamo i loro lavori sotto lo spotlight!  

La fanart di oggi è... pazzesca. E non è un disegno, che diamine! Completamente dal nulla, qualcuno ci ha mandato un video di un pupazzetto di feltro! Un pupazzetto di feltro di Sir Mikhail Esuriens! Impressionante. E fra l'altro, la persona che l'ha realizzato è la stessa che ci ha mandato questa fanart (sempre dello stesso personaggio), ovvero  sunrise.fangirl.4.life.


 

Ma seriamente? È adorabile! Il fatto che l'artista abbia sperimentato per creare un accessorio "attaccabile" (un po' come i tentacoli di Sir Mikhail nel canon, che non è che si possano staccare, ma che lui nasconde completamente in certe situazioni, per non spaventare i suoi interlocutori), usando un magnete cucito all'interno del feltro per permettere questa cosa, è fantastico.

È un'idea super-carina, sembra una di quelle cose che i produttori di giocattoli potrebbero inventarsi per rendere più interessante un pupazzo. Tipico espediente "semplice", ma rapido da eseguire quando si gioca, per permettere una trasformazione del personaggio da una scena all'altra.

Anche se inizialmente lei aveva qualche dubbio sul colore della pelle, possiamo assicurare che il risultato è assolutamente perfetto, in fatto di scelta di colori! Lo fa sembrare proprio di quel giallastro "malaticcio" tipico della pelle dei demoni Carnalis.

Gli occhi di Sir Mikhail, lo sappiamo sono un poco difficili da rendere in maniera corretta sulla faccia di un pupazzo così piccolo, ha fatto davvero del suo meglio, e sono usciti bene, per essere, appunto, su una faccia così piccola e creata senza l'ausilio di macchinari complessi. Apprezziamo davvero tanto questo tipo di lavori artigianali.


 

sabato 1 novembre 2025

Lysandre che piange 2. Zygarde pupazzone

«Zygarde»

«Zeh?»
«Stai cercando di consolarmi?»
«Garh garh»
«Temo che la mia tristezza, oggi, sia un po' più grande di così. Non basta qualche coccola per farmi dimenticare il peso di questo mondo».

Zygarde sedette per un attimo sul selciato, pensieroso. Gli umani erano strani, perciò non sempre lui sapeva come prendersi cura di quello che si era scelto, ma c'erano delle parole che potevano aiutarlo... cosa aveva detto Lysandre? "Temo che la mia tristezza sia un po' più grande di così". Ma certo!

Il pokémon si alzò in piedi, scrollando la testa, e fece un breve ululato, richiamando a sé alcune delle sue cellule. Erano in pochi a saperlo, ma Zygarde aveva molte più forme delle tre che solitamente mostrava in battaglia, infinite possibilità di adattarsi al mondo che lo circondava, per risolvere i problemi più disparati... e adesso il problema era la tristezza di un essere umano, perciò Zygarde doveva cambiare.

Le cellule si slanciarono su Zygarde, ammorbidendo i propri contorni e preparandosi alla fusione, emettendo una luce verde e pulsante.

«Zygarde... cosa... cosa stai facendo?» Domandò Lysandre, alzando la mano per proteggersi l'unico occhio che teneva aperto

«Zeeeeh!».

Quando la luce si dissipò, Zygarde era cambiato in una cosa sola: la sua taglia. Adesso non sembrava più grande come un furfrou magro, ma era più massiccio, più alto, quasi un arcanine.

«Zeh!» Disse tutto fiero, girandosi in direzione dell'umano per mostrargli il petto poderoso

«Sei... diventato più grande?»

«Zeh!»

«Per... consolarmi?»

«Groh Zeh!»

«Non credo che... non credo che...»

«Zeh?».

Lysandre serrò le labbra. Non disse quello che voleva dire, ovvero che non credeva che avrebbe funzionato, perché, in effetti, un po' stava funzionando.

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«Allora, hai trovato quella persona?» Domandò Villy a Matiere, la detective più brava di Lumiose City

«Beh, era con Zygarde»

«E...?»

«Ed era un Zygarde strano, troppo grande rispetto a quello che conosciamo. Lui lo teneva in braccio come se fosse un enorme peluche. Sai, come quei peluche che i genitori dei bambini vincono per loro alle bancarelle? Quelli troppo grandi per loro?»

«Eh?»

«E piangeva»

«P-piangeva? Uhm... ma lo hai preso, quindi?»

«Quando si accorto che mi stavo avvicinando ha gridato "non mi prenderai mai vivo" e ha iniziato a correre con quel pokémon gigantesco in braccio. Non me la sono sentita di inseguirlo»

«Vabbé, lo capisco. Facciamo che lo fermi un'altra volta, và»

 


 



(Note: il fatto che Zygarde abbia multiple forme, infinite persino, e che sia capace di adattarsi a qualunque situazione cambiando forma in accordo con quello che gli serve è praticamente canonico, è un concetto che è stato scoperto fra i conept per pokémon X/Y trovati nel Teraleak! Cydonia, un content creator italiano che parla principalmente di Pokémon, ha coperto nel dettaglio la natura di Zygarde, ed è lì che lo abbiamo imparato).

 

 

 

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Lysandre che piange 1. Di fronte allo schermo

Quando aveva visto l'immagine sullo schermo Lysandre aveva dovuto sedersi.

Ora la stanza oscura, abbandonata, odorava di polvere e umidità, con quel sottile effluvio che permeava i luoghi sotterranei in cui i pokémon avevano fatto la loro tana, ma c'era stato un tempo in cui quel luogo era asciutto, pulito, asettico.

L'uomo non ricordava quel passato con precisione, la sua mente si era spezzata, ma flash di qualcosa, che sembrava essere stata la realtà anni prima, gli bombardavano il cervello, come schegge entrate attraverso i suoi occhi.

La realtà del presente era lo schermo. Uno schermo azzurro, enorme, unica luce accesa nel buio, accecante contro l'oscurità, che mostrava l'immagine di un progetto: un fiore meccanico, sbocciato verso il cielo. Perché un'immagine così bella gli provocava una sensazione tanto viscerale di orrore? Lysandre sentiva gli artigli di qualcosa che gli si aggrappavano allo stomaco, una voce che gli sussurrava nell'orecchio: "guarda".

E lui aveva guardato. E quando aveva anche ricordato, le lacrime avevano iniziato a rigargli la faccia.

«Sono stato io» Aveva sussurrato «Quella cosa... quella cosa orribile...».

L'arma finale. Ecco cos'era, quel fiore maledetto. Posta sottoterra dal mostro, il Re di Kalos di tremila anni prima, e riportato alla luce da lui, Lysandre, che aveva cercato di fare sbocciare ancora una volta la sua luce di distruzione.

Lysandre abbassò la testa, i palmi premuti contro gli occhi, le lacrime calde e viscide che gli si accumulavano sotto le palpebre, che scendevano sulle mani, che si accumulavano come pozze salate e bollenti. Come aveva potuto fare una cosa simile? Come aveva potuto essere così cieco?

Voleva morire. Doveva morire. E ora non avrebbe potuto farlo, condannato, come il Re di Kalos prima di lui, a vivere per un tempo inumanamente lungo. 

Non c'era nessuno ad udirlo, perciò lasciò andare un singhiozzo, e quel gemito rotto riecheggiò fra le pareti, mescolandosi al ronzio basso dello schermo. Pianse, stringendosi i pugni contro la fronte, i muscoli della schiena tesi, la testa incassata fra le spalle, piegato, senza riuscire ad alzare lo sguardo ancora una volta sul progetto dell'arma.

«Zeh!».

Una creatura elegante gli si avvicinò, muovendosi rapida sulle quattro zampe. Il suo corpo nero e verde emetteva un vago brillio nell'oscurità, specie gli occhi, bianchi e stranamente geometrici.

«Zygarde» Sussurrò Lysandre «Perché non mi hai fatto morire?».

Zygarde guardò il grande progetto, il fiore antico che Lysandre aveva estratto dalla terra in cui aveva dormito per tremila anni, e poi spostò di nuovo la testa verso l'uomo. Avevano trovato un modo di comunicare, loro due, così efficiente che sembrava condividessero i pensieri. A volte, Lysandre pensava, era come se Zygarde fosse nella sua testa... e forse, forse aveva ragione.

«Zeh gah» Disse il pokémon, con un tono lievo, come a dire "Guarda che non è morto nessuno"

«Però avrebbero potuto. Il piano... il piano era quello... ucciderli tutti»

«Zeh zeh?» "Ah sì? Tu sei l'unico che si è fatto male"

«La mia incompetenza non scusa la mia crudeltà»

«Gruff zeh» "Ma se hai fatto di tutto per farti fermare! Ti bastava non annunciarlo a tutta Kalos e nessuno ti avrebbe fermato"

«Non merito la tua compassione, Zygarde».

Il pokémon gli spinse la testa contro una gamba, socchiudendo gli strani occhi luminosi, e Lysandre sentì una sensazione calda, ma in qualche modo impalpabile, incorporea, propagarsi al suo corpo, fino al cuore.

«Gahr gahr zeh» "Il bene che hai fatto, amico mio... quello è più grande. E sono sicuro che farai ancora di più, molto di più".

Lysandre pianse più forte.

«Zah Garh» "Davvero non li capisco, gli esseri umani".


 

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