giovedì 21 aprile 2022

Iris Letalis 5. Sparring partner

 
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Emma alzò lo sguardo sul cerbiattone riccio che secondo Cattelan era il famoso Mika, curiosa di guardare in faccia un campione leggendario. Il ragazzo era alto, ma non aveva un’aria minacciosa.
«Tu sei Mika, bello mio?» Gli domandò lei, gentile.
Lui sorrise, annuendo con vigore, i boccoli bruni che gli rimbalzavano sulla testa.
«Sono io» Rispose dopo un attimo «Te come ti chiami?»
«Io sono Emma, piacere».
Si strinsero la mano, entrambi rapidi e vigorosi.
«Quindi sei un pugile?» Continuò Emma, curiosa
«Sì» rispose lui, stringendosi nelle spalle
«Sei tipo una leggenda. È vero che non hai mai perso un incontro?».
Cattelan strattonò Mika per un braccio e si frappose fra lui ed Emma, con un sorriso quasi minaccioso.
«Scusa, Emma, ma lui è il mio cliente e siamo qua per allenarci, non ci servono le interviste» Disse
«Ah sì?» la donna alzò le sopracciglia «Devi allenare il più grande campione di boxe clandestina? E che gli insegni, il tip-tap?»
«Beh, devo vedere a che livello è, capire se è in forma… andiamo, Mika».
Alessandro spinse il suo pugile per tutto il tragitto fino alla saletta in cui si trovava un ring, seguito da Emma.
«Vuoi fare sparring con lui?» Domandò la donna
«Che ti frega?» la rimbrottò lui, cercando un caschetto imbottito della propria taglia «Guarda che ne ho allenati di pugili! Sicuramente più di te»
«Cattelan, guarda che lo sappiamo che fine fanno i tuoi pugili. Lo sai tu e lo so io»
«Ma che fine e fine? Mika!» strillò, in direzione del pugile più alto «Mettiti i guanti!»
«Se quel ragazzo è veloce la metà di quello che dicono, non sarai capace di fare niente per allenarlo, contrastarlo, guidarlo o quello che pare a te» insistette Emma
«Mika! MIKA, I GUANTI!».
Mika, imbarazzato e confuso, alzò le mani.
«Non so… non so dove sono le bende… non ho le mie qui… e i guanti me li mette sempre mamma…».
Alessandro Cattelan si ficcò il caschetto che aveva trovato sotto il braccio e si girò con tutto il corpo verso Mika.
«Dici davvero?!» Esclamò.
Emma lo superò, andando in direzione di Mika.
«Non ti preoccupare, amore» Gli disse «Ti aiuto io»
«Grazie, Ema!»
«Emma. Con due emme, tesoro»
«Emmmma»
«Eh, va già meglio. Dài, che io nella borsa c’ho un rotolo di bende extra. Anche se Ale vuole solo metterti alla prova, non c’è bisogno che ti metti tutta la roba per un incontro. I guanti non te li sigilliamo»
«No, neanche mamma me li sigilla, mi dice che poi… poi li apro con i denti e ingoio il… come si chiama?»
«Lo scotch? Il nastro adesivo?»
«Sì, quello lì»
«Oh, amore, non ti preoccupare. Su, dammi le manine».
Obbediente, il pugile stese le braccia verso di lei, che iniziò con perizia a bendargli le mani. Due ragazze che erano da poco scese dal ring, e ora stavano chiacchierando in un angolo, si misero a ridacchiare guardando la scena. Alessandro arrossì come se stessero ridendo di lui.
«Emma! EMMA! Lascia stare il mio pugile, non è un bambino!» Gridò, salendo sul ring
«Mi ha messo i boxing gloves» disse contento Mika, mostrando i consunti guantoni gialli in dotazione, con il logo della Shark Gym
«Ora tocca a te» ringhiò ironica Emma, facendosi da parte «Fammi vedere se lui è il vero Mika. E fammi vedere cosa sai fare tu».
Alessandro Cattelan si sciolse le spalle, saltellando sul posto.
«Ok, colpisci le mie mani, campione» Ordinò «Quando dico “destra”, tu colpisci a destra. “Sinistra” e tu fai a sinistra. Io cerco di non farteli prendere. Pronto?».
Mika, concentrato, fece cozzare i guantoni l’uno contro l’altro.
«Des-» Iniziò a dire Cattelan, mentre contemporaneamente tirava indietro il braccio. Mika lo colpì senza sforzo, subito, così veloce che Alessandro se ne accorse solo perché sentì il rumore. E, dopo, il dolore.
«Che scemo» Commentò Emma.
Saltellando e trattenendo gli improperi, Cattelan cercava di scrollarsi dal braccio il dolore.
«Basta, sei pronto!» Disse «Ora andiamo da Marra ed Elodie e gli diciamo che sei pronto per il torneo!».
Emma prese il posto di Cattelan di fronte a Mika. Si era messa i guantoni.
«Sparring, tesoro?» Domandò «Sono troppo curiosa…»
«NO!» urlò Cattelan, con lo stesso tono che si usa quando si vede il proprio cane che sta mangiando della spazzatura da terra
«Va bene, yeah» acconsentì Mika, allegro, prendendo a saltellare.
Si muoveva leggero, quasi senza sforzo, come se avesse delle molle d’acciaio nelle caviglie. Teneva i pugni bassi, lungo i fianchi, la guardia pressoché inesistente. Chiedendosi se davvero quello lì fosse un pugile, Emma alzò i pugni per proteggersi il volto e si avvicinò a lui, cauta. Fece scattare un pugno e lo colpì, anche se piano, al ventre. Lui fece uno squittio, incassando.

 
Lei abbassò la guardia, volgendo lo sguardo verso Cattelan.
«Ehi, il tuo pugile è…» Iniziò a dire, ma prima che potesse finire la frase era a terra, il fiato mozzo, un dolore sordo alle costole e l’ombra enorme di Mika che torreggiava su di lei saltellando.
«Ah, bastardo, giochi sporco» Rantolò, poi si rialzò sorridendo «Ora ti spezzo».
Attaccò. Questa volta Mika schivò indietreggiando con un saltello, poi si incurvò verso il basso e fece partire un affondo velocissimo, micidiale. Emma riuscì a pararlo a malapena, euforica. Eccolo! Era lui, proprio davanti a lei sul ring, il leggendario Fulmine di Beirut. Eccolo, ora lo riconosceva!
Mika sbuffò dal naso e torse il busto in un gancio terribile, il primo di una serie di attacchi velocissimi che costrinsero la donna all’angolo.
Le due ragazze spettatrici non ridacchiavano più, ma guardavano la scena con tanto d’occhi.
Emma sgusciò sotto un braccio di Mika e cercò di colpirlo alla mascella. Lui schivò inclinando la testa di lato come un gufo, poi rispose con un jab che centrò il mento di lei, lasciandola barcollante.
Emma sapeva che lui non ci stava mettendo tutta la forza (proprio come, in effetti, stava facendo anche lei), ma trovava la velocità di lui impressionante e pericolosa. Non si sentiva più la faccia.
Le leve di lui erano troppo dannatamente lunghe.
«Basta Emma, che ti ammazza!» Urlò Alessandro «Su, che non hai manco il caschetto o il paradenti!».
Emma contrattaccò e Mika schivò, parò, finché un singolo colpo al petto non andò a segno e, nel momento stesso in cui il guantone toccò la clavicola, la donna capì che era una trappola: il braccio lungo e solido dell’uomo approfittò di quell’istante senza guardia per insinuarsi come un serpente. Il pugno di Mika raggiunse la faccia di Emma, che questa volta finì al tappeto.
«L’hai uccisa!» Gridò Alessandro
«I-io…» balbettò Mika
«Sto bene» lo tranquillizzò Emma, puntellandosi su un gomito «Hai un bel sinistro. Pazzesco».
Le scendeva un filo di sangue dall’angolo della bocca, dove i denti avevano battuto contro l’interno della guancia, ferendola.
«Vuoi continuare?» Le domandò Mika, gentile ed entusiasta al tempo stesso
«Forse è meglio di no. Sei fuori taglia per me, bestione» Emma si rialzò «Però sei proprio bravo»
«Grazie» lui si illuminò «Anche tu sei molto brava. Solo hai le braccia corte» lui si portò i guantoni vicini al petto, fingendo di avere i braccini di un t-rex
«Certo, scemo, ti arrivo con la testa alla pancia, se avevo le braccia lunghe come le tue me le potevo trascinare dietro come due tubi di gomma».
Mika prese a ridere, con la bocca spalancata e gli occhi brillanti. Aveva una risata infantile, ma anche terribilmente rumorosa, e quando riprendeva fiato era vagamente asinina.
«Ti faccio ridere? Che sono, un giullare?» Scherzò Emma con le mani sui fianchi, causandogli un accesso di risa ancora più forti.
«Adesso basta» Disse assertivo Cattelan, afferrando Mika per un braccio «Non è che vi dovete innamorare adesso! Lui è il mio campione e tutti sanno che l’amore fa male alla carriera sportiva. Avete mai visto Mila e Shiro?»
«Che scemo, Cattelan» commentò Emma «Guarda che gli fa bene se lo fai ridere un poco, invece di strillargli sempre contro»
«Ma io faccio battute bellissime, solo che delle mie lui non ride»
«Vuol dire che non sei simpatico».
Mika rise e ricevette uno strattone.
«Non è che devi ridere come uno scemo a tutte le cose che lei dice, lo sai vero?» Lo redarguì Alessandro «Io sono il tuo manager e il tuo allenatore. Siamo colleghi. Siamo sulla stessa barca io e te»
«Ah Cattelan, no che non siete colleghi» sbuffò Emma
«Stai zitta tu che me lo stai traviando»
«Stai zitta te lo dici da solo quando ti guardi allo specchio»
«Senti… scusa Emma, lo so, non lo faccio più, non ti dico più di stare zitta, ma ci sono cose di cui gli uomini si accorgono subito e io non lo posso permettere. Per favore, per favore, lascia in pace me e il mio cliente»
«Che vi state preparando per il Luna Loca» sogghignò lei
«Sì, brava, esatto, ci stiamo preparando per il Luna Loca, che non so come lo sai, anzi ora che ci ripenso lo so perché»
«E se ti dicessi che ci guadagno a mettervi i bastoni fra le ruote?»
«Di grazia, cosa ci guadagneresti?»
«Se Mika decide di non partecipare, io prendo il suo posto nel torneo. Mi sembra un ottimo motivo per ostacolarvi, no?».
Mika rise.

 

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