Quel braccio non era quello che restava di Alice Cullen.
Mi
bastò una seconda occhiata per capirlo: dalle proporzioni apparteneva
ad un'altra persona, più alta di Alice. Sarebbe stato assolutamente
ridicolo vederla girare con degli avambracci così lunghi, sarebbe
sembrata una qualche scimmia esotica.
Alla fine
decisi di completare la mia opera e mi guardai attorno finché non ebbi
collezionato una serie di pietre, più o meno tutte della stessa
grandezza, per disporle in cerchio.
Ripulii la
superficie interna del cerchio da erbette e foglie secche, poi raccolsi
alcuni rami secchi di piccole dimensioni (quelli alla base dei pini, a
causa della mancanza di luce, erano inevitabilmente morti) e li disposi a
cupoletta dentro al cerchio di pietre. Cercai di ricordarmi come si
accendeva un fuoco decente, ma le mie conoscenze riguardo a questa
branca della sopravvivenza nella natura selvaggia sembrava fermarsi
lì... o almeno così mi diceva la mia memoria con più buchi del groviera.
Ricordavo vagamente qualcosa riguardo al trovare un'esca ideale dalla
quale fare partire il mio fuoco, ma di quale materiale dovesse essere
composta questa esca, beh, era una cosa che ancora mi sfuggiva.
Mano arrancava verso di me e la respinsi con un calcetto, rabbrividendo. Quella si che era una cosa schifosa.
Con
il mio accendino diedi fuoco ad un rametto e lo piazzai nella piccola
piramide di legni, poi ci soffiai delicatamente sopra per alimentare la
fiamma, che comunque rimase bassissima. Sperando che bastasse, repressi
il disgusto e afferrai il braccio mutilato di vampiro per poi sganciarlo
velocissimamente sopra il fuoco.
Mi resi conto che
la mia premura nell'accendere un fuocherello carino e corretto era stata
del tutto inutile, perché quel maledetto braccio fu avvolto
immediatamente dalle fiamme, sfolgorando e sfrigolando. Mi sarebbe
bastato fare un cerchio di pietre per evitare la propagazione del fuoco e
toccare appena con la fiamma dell'accendino il braccio del vampiro.
Ebbi
come un flashback. Quando avevamo bruciato Jasper, in albergo a
Phoenix, lo avevamo chiuso dentro un bidone della spazzatura e questo
significa che una volta che le fiamme avessero consumato l'aria presente
all'interno del bidone, il fuoco si sarebbe dovuto spegnere... e invece
aveva continuato a bruciare completamente, fino a ridursi in cenere.
Per
qualche motivo, i vampiri erano un più che ottimo combustibile. Magari
si sarebbero potuti usare per i motori delle navette spaziali! Se
leggere libri fantascientifici e guardare Doctor Who mi avevano
insegnato qualcosa è che un carburante molto performante è dannatamente
prezioso.
Forse il destino dei vampiri, il vero
motivo dell'esistenza di queste creature irritanti e terribilmente
pericolose, era quello di essere utilizzati come combustibile per viaggi
interstellari.
In pochi istanti il braccio bruciò e
si trasformò in cenere grigia, ma durante tutti il processo emise un
fumo grigio e puzzolente.
Tossii due volte, poi salii sul mio pick-up. Avevo fatto il mio dovere.
Mentre
avviavo l'auto e partivo, mi chiesi da dove venisse quel braccio.
Probabilmente, ragionai, doveva appartenere ad un vampiro che i
licantropi avevano fatto a pezzi, ma quell'unico braccio gli era
sfuggito. Come faceva a sfuggire un braccio?
Ero
così sovrappensiero che, dopo una decina di minuti di guida, investii
qualcosa senza neanche vederlo. Le ruote del pick-up si sollevarono con
un macinio rumoroso e la macchina sobbalzò. Frenai di scatto, lanciando
un piccolo grido, e aprii la portiera.
«Oh no, oh no, oh no».
Speravo
davvero di non aver investito un animale e già mi sentivo il cuore in
gola. Ma quando controllai sotto la macchina, non c'era assolutamente
niente. Eppure ero più che certa di aver investito qualcosa! Tutto il
pick-up era sobbalzato e non era certo una piuma.
Mi
sentii rabbrividire mentre nel mio cervello passava come un flash la
sensazione che quella fosse una trappola. Saltai di nuovo dentro al mio
Chevy e partii a tavoletta. Avevo la pelle d'oca.
Arrivai
a casa sana e salva: a quanto pareva non era una trappola. Ma non
riuscii comunque a scuotermi di dosso quella sensazione di gelida paura,
neanche quando Dracula mi si strusciò fra le caviglie miagolando
dolcemente.
La sensazione non mi lasciò per il
resto della giornata. Mi sentivo osservata, adesso, come se quel
contrattempo in strada fosse stato un modo per... non lo so,
appiccicarmi addosso una cimice o un incantesimo o chissà che per
potermi rintracciare in qualunque momento.
Quella notte fu difficile riuscire ad addormentarsi. Per fortuna.
Perché oltre la mia finestra, in piedi in tutta la sua pallida essenza di non-morto, se ne stava Edward Cullen su un ramo.
Mi alzai dal letto, seccata più che spaventata, e aprii la finestra.
«Che ci fai là sopra come un canarino?» Domandai, a bassa voce «Vattene!»
«Volevo dirti una cosa, Bella» sussurrò lui, avvicinandosi appena.
Sperai che il ramo si spezzasse e che quell'idiota cadesse a faccia in giù sul cemento, lo speravo proprio.
«Senti» Gli dissi «Io soffro d'insonnia. Tu hai un ordine restrittivo. Non è conveniente per nessuno di noi che tu stia qui»
«No, ascolta» lui quasi mi pregò «Mi devi ascoltare bene!»
«Ti
sto ascoltando. Però mi devi dire qualcosa, non è che io ti ascolto e
tu mi fissi soltanto, ok? Dimmi quello che mi devi dire»
«Non devi combattere contro i Volturi».
Per
un istante rimasi attonita. Davvero quell'idiota era venuto fino alla
mia finestra, di notte, per dirmi di non combattere contro un corpo
altamente addestrato di vampiri letali? Voglio dire, era ovvio che non
l'avrei mai fatto!
«Va bene» Feci per chiudere la finestra, ma lui proiettò le mani in avanti
«No, aspetta. Aspetta. Hai detto che farai da tramite fra i vampiri e i licantropi. Non devi farlo»
«Hai un motivo per questa tua richiesta assurda o è il tuo solito capriccio?»
«Devo parlarti. Devi sapere delle cose»
«Va bene. Ma non puoi parlarmi domani? Se papà si sveglia ti spara in testa»
«Come se questo potesse farmi niente» lui fece il suo solito sorriso sghembo, beffardo
«Certo,
lo so» risposi con un sorriso simile, cercando di imitarlo sperando che
lui si sarebbe irritato quanto lo ero «Sei uno con la testa di marmo,
non c'è neanche un accenno di cervello dentro, solo solido marmo».
Edward non si arrabbiò: io potevo insultarlo come e quanto volevo, ma non c'era verso di farlo offendere e allontanare.
«Comunque hai ragione...» mi disse lui
«Certo che ho ragione, ma tu come l'hai capito, ti sei fatto una radiografia alla testa?»
«... Tuo padre rischia di svegliarsi, se continuiamo qui questa conversazione»
«Ah ah»
«Quindi devi venire con me»
«E se non vengo con te, fammi indovinare, mi porterai via con la forza» roteai gli occhi
«Certo che no!» lui parve scandalizzato «Non farei mai una cosa del genere»
«Tranne
tutte le volte che l'hai già fatto» replicai, piattamente «Ma verrò con
te. Magari può essere utile. Ma dopo mi riporterai a casa e mi lascerai
stare per almeno un mese, promesso?»
«Promesso»
rispose lui. Sembrava sincero, ma non potevo concedergli il beneficio
del dubbio: sapevo che era uno schifoso bugiardo.
«Adesso
scendi» Gli dissi «Devo cambiarmi e non mi va che un vampiro
sbrilluccicoso mi fissi addosso i suoi maledetti occhi a palla gialli»
«Ovviamente,
signora» lui si profuse in un inchino, come se non lo avessi insultato,
e si lasciò ricadere con grazia dall'albero. Se c'era una cosa che gli
invidiavo era proprio quella grazia... caspita, se avessi avuto le
capacità fisiche di Edward Cullen sarei stata la donna perfetta,
modestia a parte. Anche se in effetti la mia memoria continuava a
lasciarsi sfuggire alcune cose.
Mi cambiai,
infilandomi un maglioncino leggero e un paio di jeans spessi neri, poi
rassicurai Dracula (come sempre quando un vampiro era nei dintorni, il
povero piccolo si era gonfiato tutto come un pallone di pelo nero), mi
infilai in tasca l'accendino e il telefono e scesi al piano di sotto
cercando di non farmi sentire da papà, cosa non facile visto che ero
tutt'altro che silenziosa (o aggraziata come Edolo).
Aprii
il portoncino e sgusciai fuori in punta di piedi. Nel buio, Edward
Cullen sembrava un manichino con dei capelli orribili.
“Edolo10,
il nuovo modello di manichino da vetrina che vi farà impazzire grazie
al suo aspetto altamente irritante! E brilla al sole! Immancabile in
tutti i negozi di vestiti per pazzi scappati dal manicomio”
«Allora, che vuoi?» Domandai, sottovoce
«Vieni con me. A casa mia. Lì ti dirò tutto».
Pensai forte una parolaccia, che però non dissi. Non mi sarei abbassata a dire le parolacce per colpa del manichino Edolo10.
«Cosa c'è che non puoi dirmi qui?»
«Volevo... spiegarti delle cose. E poi è un po' strano se ci vedono parlare di notte, fuori da casa tua, non credi?».
Strinsi le palpebre. Il manichino aveva ragione.
«Andiamo».
Lui mi afferrò, mi sollevò e mi tenne
in braccio. Come una sposa. Mi venne la nausea, non solo perché
ovviamente lo odiavo più di qualunque altro essere al mondo, ma anche
perché sapevo che cosa sarebbe successo adesso: corsa supervelocissima
vampirica. Chiusi gli occhi. Spostarsi con le macchine, come le persone
normali, era fuori moda eh? E chiedere il consenso ad una persona prima
di arraffarla come un panino ormai non si usava più?
Edward
corse. Tutto questo era surreale. La mia insonnia era surreale e i
vampiri erano surreali, ma più di tutto era surreale che il mio corpo e
quello di Edward fossero ancora una volta vicini, quando invece avremmo
dovuto stare a migliaia di miglia di distanza. Decisi che quando questa
storia dei Volturi fosse finita mi sarei trasferita a La Push, dove i
Cullen sarebbero stati istantaneamente strappati in mille pezzi se
fossero entrati.
Me ne stetti buona e zitta, con
gli occhi chiusi, per un tempo che mi parve un migliaio di anni. Avevo
lo stomaco che ballava Moskau dei Dschinghis Khan seguendone
diligentemente i passi, pur non avendo i piedi.
Alla
fine ci fermammo e Edward mi mise giù. Rimasi rannicchiata per terra,
accovacciata sui talloni, per qualche istante prima di rialzarmi e
aprire gli occhi. Ci avviammo verso la grande casa, stavolta senza
fretta.
«Che vuoi, allora?» Domandai
«Voglio che tu scappi lontano e che non ti intrometta in questa guerra. I Volturi ti uccideranno senza pensarci».
Deglutii.
Avevo paura, terrore di questo scontro imminente, ma non sarei scappata
lasciando i miei amici in balia dei mostri: avrei fatto tutto quello
che era in mio potere per aiutarli. Eccetto, ovviamente, combattere in
prima linea, perché non ero stupida come mi credeva Edward.
«Io
non andrò personalmente a colpire le stupide teste dei vostri re
vampiri con un martello, anche se mi piacerebbe» Spiegai «Quindi non
devi aver paura»
«Non capisci, Bella!»
«Non capisci, Bella!»
«Belarda» lo corressi, ma fu come parlare ad un manichino
«I
Volturi sono giustizieri che non permetteranno mai di sopravvivere a
qualcuno che conosce il segreto dell'esistenza dei vampiri. Cercheranno
di ucciderti a tutti i costi».
Mi si strinse lo
stomaco in una morsa di panico, ma soffocai come meglio potevo quel
sentimento, anche se sentivo che avrei potuto vomitare da un secondo
all'altro. Dritto in faccia ad Edolo, proprio come si meritava.
«Bene» Dissi, alzando il mento e fingendomi spavalda «Che vengano pure! I licantropi li faranno a pezzi!»
«È
per questo che ti ho portato qui» lui aprì la porta di casa e mi invitò
ad entrare «Sapevo che avresti detto di no. Sei coraggiosa e leale, ma
io non voglio che tu muoia»
«Non vorrai rapirmi di nuovo?» quasi gridai «Lo sai che se scompaio la polizia darà la colpa a te, vero?»
«Non
voglio rapirti» lui scosse la testa e i suoi capelli-pazzi rimbalzarono
«Voglio parlarti dei Volturi. Queste informazioni saranno preziose per
te, potrai anche dirle ai tuoi amici licantropi. Quindi sarai contenta. E
spero anche di spaventarti abbastanza da convincerti a scappare e a
lasciar perdere queste cose» mi guardò dritto negli occhi, ma per
ripicca girai immediatamente la testa di lato «Non sono cose da umani,
Bella».
Entrammo in casa. Non c'era nessuno, ma non
mi sorprese: probabilmente erano andati tutti a caccia di povere
bestiole in via di estinzione per dissanguarle.
Lui mi fece segno di accomodarmi su una delle poltrone e io non persi tempo. Il mobilio di casa Cullen era comodo.
«Se si arriva a uno scontro» Esordì lui, camminando lentamente di fronte a me «Nessuno di noi potrà fare granché»
«In che senso? E poi come mai hai sentito il bisogno di dirmelo durante la notte, così, a caso? Giusto per non farmi dormire?».
Lui batté le palpebre
«Ti da fastidio che io sia venuto a parlartene di notte?»
«CERTO!» scattai in piedi «Razza di deficiente del cavolo! Ma io quasi quasi spero che i Volturi ti smembrino e ti mangino!»
«Calmati, Bella. Non pensavo di disturbarti. Infatti volevo solo guardarti e se fossi stata sveglia ti avrei parlato»
«Volevi fissarmi mentre dormivo? Di nuovo?» scossi la testa «Ormai non dovrei neanche più stupirmi o arrabbiarmi. Lo dovrei capire che sei molesto di natura e basta»
«Scusami. Era davvero importante per me. Non posso sopportare l'idea che tu muoia per colpa mia»
«Certo, altrimenti come farai a rompermi le scatole per qualche decina
di anni ancora, se muoio ora? È ovvio» sospirai «Comunque, mi stavi
dicendo qualcosa. Hai detto che se si arriva a uno scontro nessuno di
voi potrà fare granché. È solo disfattismo o...»
«C'è di più».
Finalmente anche lui si sedette. Sembrava preoccupato, ma quando parlò la sua voce non lo tradì.
«Sono
Alec e Jane la loro arma principale» Disse, come se stessimo parlando
di una squadra di pallacanestro «I difensori non vedono palla quasi mai.
Perché Jane, una delle femmine nell'elite della guardia, ti può
incenerire su due piedi, almeno a livello mentale: ti fa provare un
dolore mai provato prima, tutto il dolore che puoi provare in una volta
sola»
«La maledizione cruciatus» mormorai sottovoce, inorridita
«Come, prego?»
«La
maledizione cruciatus. L'incantesimo della tortura. È una cosa di Harry
Potter» gli spiegai, inspirando in maniera irregolare fra i denti «E da
quello che mi dici, sembra una cosa del genere»
«Si.
Ti annichilisce: il dolore è tale che non riesci a sentire nient'altro
che la voglia di farlo smettere. Di morire, se necessario. Questo è il
potere di Jane. E Alec, il suo gemello, se possibile è persino più
pericoloso di lei»
«Cosa fa?» domandai, anche se non ero certa di voler conoscere la risposta.
Se
Edward stava cercando spaventarmi, ci stava riuscendo alla grande. I
Volturi (e mi aveva detto i poteri di UNA di loro, una sola di loro)
facevano sembrare i Cullen delle mezze calzette, ma uno qualunque dei
Cullen avrebbe potuto strapparmi in due a mani nude.
«Si»
Rispose Edward «In un certo senso, Alec è l'antidoto a Jane. Lei ti
infligge il dolore più terribile che si possa immaginare, Alec non ti fa
sentire nulla. Assolutamente niente. A volte, quando sono in buona, i
Volturi lo usano per anestetizzare qualcuno prima di giustiziarlo. Se si
è arreso o li ha compiaciuti in qualche altro modo»
«Anestetico?» domandai, inorridita «Che cosa... in che modo...»
«Perché
ti annulla i sensi. Non provi dolore, ma resti senza vista, udita e
olfatto. Completa deprivazione sensoriale. Ti ritrovi completamente
smarrito nell'oscurità. Non senti nulla nemmeno mentre ardi».
Rabbrividii. Era quello il meglio che potessimo augurarci? Morire senza vedere né provare nulla?
«Il
che lo rende pericoloso quanto Jane» proseguì Edward, con lo stesso
tono distaccato «Perché entrambi ti mettono fuori gioco, ti trasformano
in un bersaglio inerme. La differenza fra loro è come quella fra Aro e
me»
«Aro è il loro capo, giusto? Scusami, ho bisogno che mi rinfreschi la memoria»
«Si. È il loro capo»
«Bene. Mi dicevi delle differenze fra Aro e te e fra... Alec e Jane»
«Aro
riesce ad ascoltare i pensieri di una sola persona per volta, così come
Jane può ferire solo il bersaglio che sta puntando. Io riesco a udire
tutti contemporaneamente».
Mi sentii gelare quando compresi dove stava andando a parare.
«Alec può metterci fuori gioco tutti quanti in un colpo solo?» Sussurrai
«Si»
rispose Edward «Se usa il suo talento contro di noi, resteremo tutti
ciechi e sordi finché non ci uccideranno. Ma magari si limiteranno a
metterci al rogo prima di farci a pezzi. Beh, potremmo tentare di
reagire, ma molto probabilmente otterremmo solo di ferirci tra noi».
Nella
mia mente stava prendendo forma un'idea. Un'idea folle e bislacca e
terrificante, ma che poteva essere il solo modo per sopravvivere per
l'intero branco dei Quileute.
«Secondo te, Alec è
bravo a combattere?» Domandai «Escluso il suo potere, intendo. Se
dovesse scontrarsi senza ricorrere al suo talento. Mi chiedo se ci abbia
mai provato...».
Edward mi diede un'occhiata intensa «A che cosa stai pensando, Bella?».
Io guardavo fisso davanti a me.
«Probabilmente
con me il suo trucchetto non funziona, se è come te. Voglio dire, i
tuoi poteri vampirici non possono entrare nel mio cervello, giusto?
Forse, se non ha mai avuto bisogno di difendersi e io conoscessi un paio
di mosse...»
«Sta con i Volturi da secoli» mi interruppe Edward, con voce improvvisamente presa dal panico.
Probabilmente
le nostre menti vedevano la stessa immagine: tutti i Cullen e i lupi
fermi impalati sul campo di battaglia a mo' di statue, inermi e
insensibili, eccetto me. Io sarei stata la sola in grado di combattere. Nonché l'unica che, non avendo alcuna grazia, né velocità, né forza, né potere speciale, non poteva assolutamente combattere.
«Tu sei sicuramente immune al suo potere, Bella, ma sei comunque
un'umana. Non posso trasformarti in un vampiro. E non posso trasformarti
in una macchina da guerra nel giro di poche settimane. Sono certo che
Alec non è digiuno di scontri»
«Forse no, forse si. È l'unica cosa che nessuno di noi può fare, tranne me. Se riuscissi anche solo a distrarlo per un po'...».
Avrei potuto resistere abbastanza a lungo da dare una possibilità agli altri?
«Fammi il favore, Bella» Disse Edward tra i denti «Non voglio nemmeno parlarne»
«Neanche io vorrei. Ma sii ragionevole»
«Cercherò di insegnarti tutto ciò che posso, ma ti scongiuro, non
riesco neanche a pensare che ti sacrifichi per fare da diversivo a...»
ma non poté continuare perché gli si era strozzata la voce in gola.
Bene,
aveva acconsentito a insegnarmi tutto ciò che poteva. Questo era
importante. Questo era interessante. Questo mi avrebbe distratta dalla
paura orribile che mi attanagliava, come se non avessi già provato
abbastanza paura per il resto della vita. Ma c'erano cose che andavano
oltre la paura, cose come l'amicizia e... oddio... l'onore? La dignità?
Mi sentii stupida e idiota e la paura quasi mi paralizzava alla sola
idea del piano che avevo in mente.
Annuii e decisi
che mi sarei tenuta per me i miei piani. Prima Alec, poi, se per
miracolo avessi vinto, Jane. Come? Non lo sapevo. Lo avrei imparato. Mi
sarei inventata qualcosa. Se solo avessi potuto riequilibrare un po' la
situazione, ridimensionare anche di poco lo schiacciante vantaggio
offensivo dei Volturi, forse avremmo avuto una possibilità di farcela.
La mia mente ormai era lanciata nel futuro. E se davvero fossi riuscita a
distrarli, o addirittura a fermarli?
No, non dovevo
spingermi oltre. Ora come ora, anche se Alec e Jane avessero dovuto
ritenere superfluo l'imparare a combattere, io senza addestramento e
loro altrettanto incapaci sarei stata comunque schiacciata. A loro
bastava fare il ballo del lombrico per battermi.
Fui colpita dall'ingiustizia della cosa.
Certo che avrebbe fatto una bella differenza, se si fosse riusciti ad ucciderli...
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