lunedì 21 settembre 2020

Recensione - L'erede di Ahina Sohul (Elisa Rosso)

Questa recensione sarà lunga. Probabilmente sarà la più lunga che abbiamo mai scritto fino ad oggi e se conoscete un pochino noi Cactus di Fuoco, avrete immediatamente capito il perché: parliamo di un libro brutto.
Non per spoilerare, ma il voto complessivo del romanzo in questione (che vedrete alla fine della recensione, come al solito) è il più basso che abbiamo mai assegnato.
Ringraziamo dunque il nostro lettore pseudon1mo per averci consigliato questo libro e fatto subire così il supplizio di una sbrodolata infinita di trama claudicante con milleduecento cose che succedono in mezzo rigo e che sono scritte in modo così noioso che i nostri sguardi vagavano istintivamente fino alla fine della pagina, facendoci saltare un milione di scene e facendoci risvegliare, smarriti come bambini sonnambuli, solo durante le scene clou (se così si possono chiamare quei pezzettini in cui la trama ha una specie di brividino dopo decine di pagine di piattume&pattume).
Il romanzo che recensiamo oggi è "Il libro del Destino - L’erede di Ahina Sohul" di Elisa Rosso, un'autrice con un nome tanto anonimo e comune quanto il titolo della sua opera è pretenzioso.


Tenetevi forte, perché sarà un gran viaggio, molto diverso da quelli a cui siete abituati di solito.
Sapete che a noi piace descrivere la trama, almeno della prima parte del libro, in modo abbastanza ironico e dettagliato, non come se fossimo i cataloghi delle case editrici, ma come se stessimo raccontando una storia ad un amico. Ecco, per scrivere nel dettaglio la trama del "Libro del Destino - L'erede di Ahina Sohul" servirebbe il quadruplo (o il quintuplo) dello spazio che normalmente dedichiamo alla trama in una recensione, e ci sarebbe anche bisogno di diversi assaggi della prosa della scrittrice perché è qualcosa di... di... beh, giudicherete voi, perché ora lo facciamo.
Non ci tiriamo indietro. Vi racconteremo di questa trama nel dettaglio, occupando il quadruplo (o il quintuplo) dello spazio che normalmente dedichiamo ad una trama in una recensione e srotolando la matassa ingarbugliata perché diventi comprensibile anche per voi. Siamo coraggiosi. E volenterosi. E scriveremo la trama con il libro in mano perché non ci ricordiamo i nomi di niente e nessuno, compresa la protagonista (o il protagonista è un maschio? Boh).


1. La trama:
La storia si apre con una città (Ahina Nhife, o Ahina Sohul, ha due nomi) sotto un cielo rosso, con le mura tutta affumacchiate e (letteralmente) sporche di sangue. Insomma, ci son botte da orbi perché si sa che nei fantasy non è quasi mai "rosso di sera bel tempo si spera", ma "rosso di sera, schiattate tutti".
Conosciamo immediatamente il bad guy della storia, un tale Pseudos che ovviamente, essendo cattivo, ha una risata tipo buhahahahah e comanda goblin, troll e orchi, e tutte quelle creature bbrutte bbrutte.
Pseudos vuole diventare re, ovviamente, perché se sei cattivo e comandi i goblin è ovvio che vuoi farlo, no? Voi non vorreste?

"Pseudos se ne stava là, sul suo cavallo, a osservare compiaciuto le truppe di amorphi e di goblin che si riversavano nella capitale della terra di Nadesh. Sembrava godere delle urla delle donne e del pianto dei bambini. Sapeva che ben presto sarebbe diventato re."

Se volessimo fare un colpo di stato però, caro Pseudos, eviteremmo di stare ritti a cavallo con la faccia di qualcuno che gode delle urla delle donne e del pianto dei bambini. Sent'a noi: non ha la vocazione del re.

"Sarebbe stato l’unico erede al trono perché tutti i possibili pretendenti sarebbero tragicamente morti nell’assalto: nessuno avrebbe sospettato che era stato lui a organizzare la presa della città."

Veramente se muoiono tutti tranne lui e lui se ne sta sul cavallo a sogghignare, dire "occomesonobello occomesonointelligenzio" e lisciarsi i baffetti mentre la sua gente viene uccisa, secondo noi qualche sospetto ce l'avranno eh.
Allora, Pseudos parla con un troll immondo del Regno delle Nebbie (che ovviamente non ci viene descritto, come TUTTE le creature di questa storia) a cui chiede di trovare qualcuno, poi entra a palazzo.
Così, giusto per non sembrare ancora più sospetto agli occhi della popolazione, che lo ha appena visto parlare con un troll immondo.
Incontra un tizio con i capelli lunghi e un cerchietto d'oro in fronte.

"Sul volto di Pseudos si disegnò un sogghigno. – Galwan di Nadesh, mio re e mio cugino... "
Ah, grazie per lo spiegone, Pseudos! D'ora in poi saluteremo anche noi così la gente. "Peppe di Calabria, bidello dell'istituto scientifico e mio zio...".
Pseudos vuole che il re gli consegni un certo Libro del Destino, ma re Galwan gli rivela di averne strappato le pagine e di averle sparse per tutto il regno di Nadesh. Allora Pseudos vuole che il re e cugino gli riveli dove si trovano i suoi due figli e sua moglie, ma ovviamente Galwan non lo fa e Pseudos, invece di insistere, lo ammazza in una delle scene di omicidio meno ricche di pathos mai scritte.

"Improvvisamente si girò di scatto con la spada sguainata e gli mozzò di netto la testa. Poi, soddisfatto, si risedette sul trono del re."

Ok. Nel frattempo, visto che questo libro è pieno di salti di prospettiva e di tempo, andiamo a vedere che sta combinando la regina: lei sta scappando con un cavallo a tutta velocità insieme ai suoi figli, uno piccolo piccolo e tutto infagottato e l'altro seduto davanti a lei. Perché il re non sia scappato insieme a loro e sia invece rimasto a farsi tagliare la testa è un mistero che non verrà mai risolto. Forse.
Per via del galoppo forsennato, la donna perde il cappuccio, e l'unica utilità di questa cosa è per far vedere a noi, il lettore, che questa qua è un'elfa o una mezzelfa.

"Il cappuccio scivolò via dal capo della donna rivelando una cascata di capelli neri come l’inchiostro e le orecchie appuntite, ma lei non se ne curò: fuori dalla città era improbabile che la riconoscessero."

Allora, Pseudos pensa che nessuno lo collegherà all'assalto che chiaramente è stato ordinato da lui, e lasciamo correre... ma come diamine fa la Regina (LA REGINA!) a pensare che non la riconosceranno? E che cavolo di regina è che la gente non sa che faccia abbia? Cioè, è l'unica con gli occhi verdi come smeraldi, la cascata di capelli neri, le orecchie a punta e che porta due principini sul suo stesso cavallo, no?
Allora, facciamo un altro salto spaziale (e siamo solo nel prologo!) e andiamo a visitare un posto bellissimo...

"una terra arida e sassosa dove le uniche forme di vita erano i vermi che si contorcevano nel terreno asciutto"

Allora: nel terreno asciutto i vermi, se intendiamo i lombrichi (ma pure un sacco di larve, eh!), non ci sono. Queste creaturine hanno bisogno di umidità e durante i periodi caldi si rintanano a grandi profondità, dove l'acqua è ancora presente, e non stanno di certo a contorcersi nel terreno asciutto. Per di più, questi poveri cosi che diavolo mangiano, visto che sono le uniche forme di vita? Normalmente dovrebbero nutrirsi di materiale vegetale in via di decomposizione. Ma lasciamo perdere, è un fantasy: magari questi vermi sono come Pseudos e la Regina, sono convinti che sia improbabile una cosa molto probabile, tipo MORIRE DI FAME.
In questo posto bellissimo e sassoso c'è una figura nera e silenziosa, che ovviamente non ci viene descritta perché... perché... che schifo le descrizioni? Comunque, la nostra misteriosa figura si avvicina a un trono su cui sono sedute (sì, tutte e tre sullo stesso trono, è specificato) e incatenate tre spettrali figure grigie. Descritte così "tre spettrali figure grigie". Sono tutti figure in questa terra asciutta e sassosa, che volete?
La figura nera tende un pugno verso le figure grigie, lo apre e le loro catene si spezzano.
Nuovo salto spaziale! Il quarto, e siamo solo nel prologo.
C'è un tizio con un occhio giallo e un occhio verde seduto ad una scrivania e se la sta facendo addosso dalla paura. Il tizio con gli occhi spaiati chiama sua moglie e le dice che devono scappare, altrimenti il loro figlio morirà, perché i Mohrger (supponiamo che siano le tre figure grigie sul trono) si sono liberati.

"Sul bel viso della donna si disegnò un’espressione di puro orrore. – I Mohrger! Miei Dei, no! – mormorò mentre sulle sue guance iniziavano a scivolare lacrime silenziose."

Lei piange. Con lacrime silenziose.

"La donna si alzò e lo seguì, ma i suoi singhiozzi sempre più forti si confondevano ormai con le grida di angoscia degli elfi per il risveglio dei Mohrger e del loro terrore."

La scrittrice, evidentemente, non ha idea di cosa sono le lacrime silenziose.
Di nuovo salto spaziale! Il quinto in questo prologo!
Torniamo di nuovo dalla regina.

"La fuga della regina di Ahina Sohul durò dieci giorni e dieci notti. Infine la donna si arrestò in un bosco, smontò dalla sella e legò le briglie a un albero."

Ok. Dieci giorni e dieci notti. Voi potreste fuggire per dieci giorni e dieci notti senza fermarvi? Pensateci. Riuscireste a correre per dieci giorni e dieci notti? La maggior parte di voi non riesce a correre neanche per un'ora continuata. "Ma lei stava andando a cavallo!" diranno i nostri lettori, battendo le palpebre confusi. Infatti: i cavalli non hanno la stessa resistenza degli esseri umani. Un cavallo non potrebbe mai, MAI, neppure se fosse il più resistente e forte del mondo, correre per dieci giorni e dieci notti.
Diamo per scontato che la regina abbia legato all'albero le briglie di un cavallo morto ed essiccato. Dopo aver lasciato suo figlio maggiore con un cadavere di cavallo, fuori da un villaggio, la regina va da sola in una locanda.

"e chiamò l’oste. Senza una parola gli consegnò il fagottino che aveva con sé. L’uomo sobbalzò. – Ma no... mia regina – protestò. – Non potete... 
– Decido io quello che posso o non posso fare – tagliò corto la donna"

Ah! Quindi lo vedi che senza cappuccio riconoscono subito che sei la regina? Non è così improbabile che ti riconoscano adesso!
In breve, la regina molla suo figlio piccolo all'oste.

"Non lasciò all’uomo il tempo di replicare, volse le spalle e se ne andò."

Esatto, proprio così. Una regina di grande educazione, vediamo. Proprio, regale.

"Ora lei e il figlio maggiore potevano riprendere con più calma la loro fuga verso est."

Caspita, perché certo quel neonato vi costringeva a correre velocissimi, eh. Comunque, la regina e il figlio continuano a scappare quando sbuca un drappello di amorphi (ma che cavolo sono sti amorphi? Mica vengono descritti. Ed è ironico, visto che amorphi significa proprio senza forma) e loro... esatto, continuano a scappare, ma un pochino più veloce. Visto? Visto, che non è servito a niente buttare via il neonato?

"Per un giorno e una notte interi la regina riuscì a sfuggire"

Ancora? Ma siamo seri? Su una carcassa di cavallo sfiancato e disidratato?

"ma poi il suo cavallo venne raggiunto da una freccia e si accasciò al suolo." 

Oh no, hanno ucciso il cadavere di cavallo. Ri-RIP.
Comunque, il ragazzino scappa grazie a una magia della madre (ma se è magica poteva usare questa cosa fin dall'inizio, no?) e la madre non sappiamo che fine fa. Tutto accade (come pure il resto delle cose avvenute nel capitolo) sotto gli occhi attenti dell'Aquila bianca, che ovviamente (come tutte le creature di questo libro) non viene descritta.
Ma chi cavolo è quest'Aquila Bianca?

"Solo lei aveva visto. Solo lei sapeva. Solo lei avrebbe ricordato."

Non lo sappiamo, ma lei ci tiene a sapere che invece lo sa. Qui finisce il prologo e già abbiamo una vaga voglia di prendere a pugni questo buco di logica.
Continuiamo!
Salto temporale di quindici anni: c'è un tale Bedwyr che è stato adottato da una famiglia di mercanti ed è tutto felice della sua vita fortunata.
Parlando un po' della sua famiglia e un po' dei suoi tratti facciali, la scrittrice ne approfitta pure per inserire uno spiegozzo della suddivisione geopolitica del paese:

"I reami di Tared, Vahls, Raden e infine Nemis, la regione di Ahina Sohul, la più importante. Il sovrano di quest’ultima regione, infatti, aveva potere su tutti e quattro i regni."

Ehm, se il sovrano dell'ultima regione aveva potere su tutti e quattro i regni, allora non erano quattro regni, vi pare? Era un solo regno. Tared, Vahls, Raden e Nemis erano dunque quattro regioni all'interno di uno stato che praticamente non ha un nome. Ma vi sembra il caso che ci mettiamo a spiegare la geopolitica di un mondo di cui non ci frega niente? Proseguiamo.
Bedwyr fa la legna nel bosco e torna verso casa, passando attraverso i cancelli della città, che sono presidiati da guardie, fra cui Nooth, il papà del suo migliore amico Rooth, ovvero un ragazzone sedicenne con i capelli tagliati a scodella (letteralmente). Il nostro boy porta la fascina di legna su un mucchio di altre fascine di legna: serviranno per la festa di addio, quando i ragazzi della città partiranno con i loro custodi.

"I custodi erano soldati molto esperti nell’arte della battaglia. Ogni anno venivano nelle città, portavano via con sé i ragazzi sedicenni che volevano diventare guerrieri e li sottoponevano a un lungo addestramento, sino a quando venivano considerati adulti"

Come vedremo anche in seguito, non si avranno età di riferimento, per questa come per altre cose. "Venivano considerati adulti" vi deve bastare, tanto non ci diranno a che età questo avverrà.
Bedwyr ha paura per il suo papà adottivo perché fuori dalla città è tutto un guazzabuglio di Amorphi che attaccano la gente e con questo pensiero in mente il ragazzo torna a casa, dove ci viene presentata la sua famiglia che però è molto inutile per la trama.
Questa recensione rischia di essere più lunga del libro, perché come diavolo si fa a raccontare in breve qualcosa che è già scritta meno che in breve?
Allora salteremo un mucchio di cose e parleremo solo delle più importanti qui. Non ce ne frega niente della sua famiglia, và. Anzi, ve la presenteremo solo con le parole di Bedwyr:

"E poi, guarda, siamo proprio la famiglia ideale secondo le teorie del nostro re [..] Pseudos sostiene che per servire il paese una famiglia deve avere un figlio che ne conservi la tradizione, e questo è Genod; un altro maschio che la onori come soldato, e io sin da piccolo ho sognato di diventare un grande condottiero. E poi ci vuole una femmina che ne assicuri una fiorente discendenza e, nel nostro caso, c’è Nelia."

Tranne che in questa società il marito non prenda il cognome della moglie o che un figlio maschio che provenga da una famiglia per bene non possa figliare, non capiamo perché debba essere proprio una donna ad assicurare una fiorente discendenza... che belli i buchi di logica! Ma se questa famiglia teorica ideale è stata descritta da quel cretino di Pseudos (che potremmo chiamare, sì, lo pseudo-re) ci crediamo che è così stupida.

Siamo... siamo ancora qui? Ma... noi... pensavamo di essere arrivati più avanti con la trama e invece siamo solo all'inizio! Porca pupazza. Il peggio deve ancora arrivare.

Proviamo ad andare un po' più veloce! C'è una ragazzina, che si chiama Eynis, e sa usare la magia. Cioè no, in realtà sa evocare quattro ninfe elementali che usando la magia per lei. Eyinis è la figlia di un cacciatore. E che ce ne frega? Niente. Non ci frega niente di tutto questo.
(Sappiate che stiamo leggermente sclerando perché avevamo scritto un bel pezzo di recensione e l'abbiamo persa, quindi la stiamo riscrivendo e per farlo stiamo diventando matti, perché chi può sopravvivere intoccato dallo scrivere DUE VOLTE di seguito la recensione dell'Erede di Ahina Sohul?).

Comunque, c'è questa Eyinis. Eyinis ha visto che stanno arrivando dei goblin in città (creatura malvagia a caso) e così va a chiamare aiuto, raggiungendo i custodi che stanno viaggiando proprio verso la sua città. Ovviamente non le credono, perché...

 "Smettila Bern!" intervenne una voce gentile, ma decisa. "Se fosse stato un maschio a parlare, non avresti esitato a seguirlo.
  " Forse, ma si dà il caso che sia una femmina, quindi non sono tenuto a crederle" ribatté Bern."

Ma torniamo in città. Il nostro protagonista maschile, Bedwyr, la trova interessante perché lei "è speciale!1!!! È diversa dalle altre ragazze!". Anzi, per dirla come lui "è così originale e interessante". Perché ovviamente nei mondi fantasy scritti male c'è solo una (1) ragazza interessante in tutto il regno. Comunque, nonostante Bedwyr sia attratto da lei, non può proprio finirla di avere la mente ristretta come la punta di un ago.

"Per Bedwyr una ragazza coi pantaloni era a malapena accettabile, ma una ragazza col pugnale alla cintura e che andava a caccia da sola era proprio inconcepibile."

Grazie per la tua opinione, Beddy. Ora torna a giocare con il tuo amico testa di scodella, và.

All'improvviso la città di Batilan, quella in cui i nostri protagonisti vivono, viene attaccata dai goblin! Proprio come aveva detto Eyinis. Per fortuna alla fine i custodi l'hanno seguita (non perché le credono, eh! Ma solo perché stavano già arrivando da soli, al massimo hanno allungato un po' il passo) e sgominano i goblin, anche grazie all'aiuto di Eyinis che con un arco trafigge tutti, zan zan zan! Insomma, era un device narrativo del cavolo solo per farci vedere quanto sono fighi i custodi e Eyinis.
I custodi scelgono poi i propri allievi. Rooth (capelli a tazza) e Bedwyr vengono scelti dallo stesso custode, un tale Galdwys, che sceglie anche Eyinis (anche se tutti, compresa la ragazzina, si lamentano perché le ragazzine non vengono scelte... e comunque te credo, lei ha solo quattordici anni, è troppo piccola, mica siamo nel mondo dei pokémon dove a undici anni te ne vai in giro per il mondo!). Comunque alla fine lei accetta e la combriccola parte. Come Ash Ketchum, i nostri eroi divengono novelli giramondo.
Ma prima della partenza, nella piazza di Batilan c'è gente che tira con l'arco. Questa cosa la potremmo anche saltare, perché non è importante per la trama, ma la teniamo perché siamo perplessi riguardo ai fatti che accadono. Ok. Un tizio manca il bersaglio dopo essersi pavoneggiato tutto e Eyinis ride di lui, al che il tizio le dice di provare, se è tanto brava. Tutti gli dicono "Aho, ma che sei scemo? È 'na regazzina, suvvia, manco l'arco riesce ad alzare", ma ovviamente noi lettori sappiamo che lei è una formidabile arciera perché ha trafitto tutti i goblin durante la scaramuccia cittadina. Ecco. Quello che succede è questo:
 
"«Non dovrei prestarmi a queste sceneggiate» pensò la ragazza. Ma poteva essere l’’occasione giusta per mettere tutti a tacere. Sollevò l’’arco e incoccò la freccia, ma si rese conto che l’arma era davvero troppo pesante per lei. Allora, tra le risate dei presenti, l’appoggiò a terra e si inginocchiò, prese la mira e scagliò la freccia. Centro!"

Hm. Vedete una grossa, gigantesca falla di ragionamento? Ok, se non la vedete ve la indichiamo noi, articolandola in tre parti:
1. Come ha fatto precedentemente a tirare e uccidere tutti quei goblin, se non riesce neanche ad alzare l'arco?
2. Come fa a centrare il bersaglio se, non potendo alzare l'arco, non può mirare?
3. (E questa è la più importante) poiché la forza necessaria per tendere un arco di quelle dimensioni è di molto superiore a quella necessaria per alzarlo, come ha fatto a tenderlo?
Ai posteri l'ardua sentenza. Proseguiamo spediti!
Eyinis scopre di essere adottata. Drama drama drama. Tutti gli aspiranti guerrieri (ma lei no, perché ha quattordici anni, è una ragazza e non è un'aspirante guerriera) vengono tatuati sulla spalla in una cerimonia molto poco solenne, ma gli viene assicurato che il tatuaggio (benché sia ben visibile, fatto con l'inchiostro e un ago quindi permanente, e di colore blu) sparirà entro due anni (in base a quale principio?) e quando sparirà i giovani apprendisti potranno andarsene e fare quello che vogliono. Hm. Strana usanza.
Nel frattempo Eyinis parla con i corvi: uno di questi uccelli le dice che suo padre era beneamato dagli animali. Eyinis si prende a schiaffoni per constatare che non è un sogno. Non è un sogno. Un paio di pipistrelli le spuntano dietro.

" "Se mi fate ancora spaventare, vi ammazzo anche se sono contro la violenza" strepitò rivolta alla foresta."

Dice la nostra eroina, chiaramente matta e non-contro-la-violenza, visto che infilza goblin e vuole fare fuori dei pipistrelli solo perché esistono.
Il nostro gruppo di eroi cammina, fa cose, incontra mostri per la strada, fa altre cose, si punzecchiano, altre cose. Incontrano un lupo bianco gigante che parla e che è pure razzista, perché evidenzia come i lupi bianchi siano superiori ai lupi neri. Poi incontrano due elfi, di cui uno non ha neanche un nome. Un nano stereotipico. Un drago che, boh. Ed ecco messa insieme la nostra Compagnia dell'An- ehm, il nostro tipico party di avventurieri che dovranno salvare Ahina Sohul dal malefico tiranno, recuperando le pagine sparse di un leggendario libro, lo stesso che da il titolo all'opera.

" "Elfi, draghi, umani, lupi e nani" disse quest’’ultimo. "Queste sono le cinque razze dominanti sulla terra di Nadesh, le uniche non soggette al male, né schiave di un padrone. Sono le cinque razze libere, quelle che hanno ancora la forza di ribellarsi agli amorphi e all’usurpatore. Io, Daylin, Nabrik, il lupo, il drago e voi ragazzi siamo qui in rappresentanza di esse."

I nostri personaggi, come avrete capito, non hanno chissà quale esperienza che li ha portati qui alle spalle: sono arrivati "in rappresentanza" della loro razza. Così, a caso, e questa cosa dona al lettore la sgradevole impressione (o meglio, intuizione) che l'autrice abbia creato questi personaggi non come se fossero persone che si muovono in un mondo fantastico, ma come puro stratagemma per fare andare avanti la trama. Che comunque, sappiatelo, non va avanti. No, non va da nessuna parte, perché succedono miliardi di cose, almeno una decina a pagina, e non servono a niente. Fossero anche solo interessanti potremmo chiudere un occhio, ma... ok, qui dovremmo solo raccontarvi la trama, non criticarla. C'è un'apposita sezione per dire cosa non ci è piaciuto. Ma cribbio, è un dolore scegliere cosa raccontare e cosa no della trama, visto che è una serie infinita di fatti apparentemente non-concatenati e nel 99% dei casi fisicamente impossibili.
Riusciranno i nostri eroi a salvare i quattro regni che poi in realtà sono solo uno? Lo scoprirete solo leggendo questo libro e facendovi male come ci siamo fatti male noi!

Vabbé, sappiate solo che la misteriosa Aquila Bianca è effettivamente solo un'aquila bianca. Solo che è parlante.

2. La copertina:

Come siamo pallidi! Siamo tutti pallidi!
 

Quando eravamo piccolini, questa copertina ci sembrava bellissima, fulgida e quasi eterea, con l'elegante rosso scuro e l'oro che contrastavano con l'inverno gelato! Che poi, a dire la verità, è pure decente come copertina, quindi non c'è niente di male se ci piaceva. Anche se nelle illustrazioni c'è solo Eyinis, Bedwyr non c'è e il tizio sul cavallo non abbiamo proprio idea di chi sia. E neanche il cavallo sappiamo chi sia, tanto i cavalli non hanno un grande ruolo in questa storia, a parte quello di morire spompati perché corrono per giorni e giorni senza riposo. E sono tutti bianchi come la morte. E la copertina non spiega niente, ma proprio niente, della trama. Dove sono i nani, gli elfi, i lupi e tutto l'ambaradan del gruppo? Ah, dalla regia ci dicono che in una copertina sola non ci stavano tutti, scusate.

3. Cosa ci è piaciuto: Niente? Niente. Tutto quello che sembrava bello, si è trasformato in spazzatura in mezzo secondo. Non fa neanche ridere come invece fanno altri libri fantasy trash, come Nihal della Terra del vento (che abbiamo già recensito qui). Niente, nun ce sta' niente. Ok, forse solo la copertina era carina. Però una copertina bellina, neanche straordinaria, non può mica salvare da sola un libro che ci abbiamo messo sette (7) mesi a leggere perché, ogni volta che posavamo gli occhi sulle pagine, le nostro palpebre calavano come saracinesche la domenica mattina. Però dai, spezziamo una lancia... ehm, uno stuzzicadenti in realtà... a favore di questo testo: i correttori di bozze hanno fatto un ottimo lavoro, perché praticamente non ci sono errori grammaticali. Bravi correttori di bozze, dieci pollici alzati per voi.
*Disclaimer*: se avete letto e amato questo libro... siamo felicissimi per voi! Ma proprio felici, porca miseria! Perché se avete amato questo libro almeno voi vuol dire che gli alberi che sono stati tagliati per produrre queste pagine non sono morti invano.

4. Cosa non ci è piaciuto: Noi prendiamo fiato, voi prendete fiato, perché c'è tanta roba da dire in questa sezione e non abbiamo tempo per soffermarci troppo. Pronti? Via. Il protagonista è uno scemo invidioso di una ragazzina che poi si innamora di suddetta ragazzina. La protagonista, che può sembrare anche interessante nelle prime pagine, diventa un'insopportabile Mary Sue con tutti i poteri del mondo capace di fare qualunque cosa (tranne sollevare uno stupido arco che noi tiravamo su anche da minipargoli), e parliamo di una bambina di quattordici anni. Una bambina. Di quattordici. Anni. La compagna di protagonisti è composta di un mucchio di gente completamente a casaccio che è stata scomodata solo per prendere parte ad una follia insensata. L'antagonista è più bidimensionale di un pixel. Il drago (e voi lo sapete che amiamo i draghi, lo sapete!) è una specie di cucciolone tontolone volante sputafuoco che fa comunella con un lupo che si comporta come una cosa che lupo, sicuramente, non è. I tafani e le mosche, notoriamente animali istintivi, vengono descritti muoversi "in schiere, come tanti minuscoli soldati". "Chissà quando, chissà perché, quella pianura morì.". Cioè, invece di un narratore onnisciente, qui abbiamo un narratore che non sa niente sul mondo che ella stessa ha creato. Woah! Tutti i personaggi, comprese le donne, sono in qualche misura maschilisti. Le descrizioni di cose, animali e persone sono non pervenute. Un libro di queste dimensioni, senza la benché minima traccia di descrizioni, è perciò unicamente composto da un'infinita ruota di azioni difficilissime da ricordare in ordine, anche perché per la maggior parte non hanno un peso sulla trama. La trama è "questa gente viaggia e fa cose", che come trama può andare pure benissimo se punti sulle dannate descrizioni. Il worldbuilding è pessimo: la maggior parte delle creature è rubata di sana pianta da altri libri e film, senza quei twist personali che rendono così interessanti i libri di high fantasy, e comunque non approfondita neanche di striscio, come se la scrittrice avesse il terrore che qualcuno possa infilzarle i bulbi oculari se per caso lei si permettesse a scrivere di più sulle razze del regno. Che poi sono quattro, ma sono uno, ma è chiaro che nessuno qui sa che diavolo sia un regno. Il sistema magico è spiegato a malapena. La magia viene usata quando non serve a molto, come se la volessero sfoggiare, ma dimenticata quando potrebbe servire un sacco.  I bambini e gli adulti sono tutti immaturi in egual modo, ovvero al livello di un ragazzino di 12/14 anni, ma nonostante tutto fanno tutti (sia adulti che bambini) cose pazzesche da prodigi. Ah, però i grandi maestri elfici di cinquecento anni e passa vengono ignorati e sfottuti (sì, avete capito bene, vengono praticamente presi in giro!) dai protagonisti che ancora sono solo preadolescenti, giusto per darvi un'idea di quanto sono seri e grandiosi. I nomi delle persone danno molto spesso l'impressione di essere stati creati da un gatto che cammina sulla tastiera. La cultura dei vari regni non esiste, non è mai esistita e mai esisterà. I combattimenti vengono praticamente saltati. Il pathos delle varie morti, anche quando coinvolgono personaggi che teoricamente dovrebbero interessarci (ma non ci interessano), è zero su zero.
*Disclaimer* Quando l'autrice ha scritto questo libro, era praticamente una bimba anche lei. Oggi, da quel che ne sappiamo noi, potrebbe essere diventata bravissima. Anche se crediamo che non abbia scritto più niente dopo la saga di Ahina Sohul, una delle prove che non è proprio un'idea brillante pubblicare il proprio primo libro scritto durante l'adolescenza, perché è qualcosa che potrebbe ritorcersi ferocemente contro di noi. Scrivete. Riflettete. Leggete tantissimo. E quando finalmente sarete sicuri, pubblicate!


Voto complessivo: 49 e ½ su 100. Mezzo punto in meno de "La Bambina della Sesta Luna", sì. Quello c'aveva le illustrazioni, almeno.

A chi lo consigliamo: A chi soffre di insonnia.


Dove potete trovare il libro:
Meglio che non lo trovate proprio. Maaaa se soffrite di insonnia o se avete un figlio che soffre di insonnia, o ancora se volete torturarvi con la lettura del fantasy più trash di tutti i tempi, potete comprarlo su Amazon QUI (e sappiate che FINALMENTE siamo nel programma di affiliazione, quindi se comprate questa monnezza una minuscola parte dei soldini che spendete arriveranno proprio a noi! Sì! Così potremo comprare altre monnezze da recensire per voi. No, scherziamo, compreremo cose belle!)




Che cosa ne pensate del libro? Siete d'accordo con noi su tutto, siamo stati troppo cattivi (perché un po' cattivi lo siamo sempre, è normale nelle recensioni spinose) o siamo stati troppo indulgenti? Fateci sapere, e alla prossima recensione!

P.S.: Suggeriteci libri da recensire! (Meglio se sono gratis, che siamo senza soldi. Ma accettiamo di tutto). Nota: un sacco di gente si limita a dirci il titolo del libro da recensire, o addirittura a scrivere un sacco di titoli in fila, e non abbiamo davvero il tempo di andare a controllare una ad una tutte le trame per decidere se ci interessano o no, perciò per favore potete scrivere un piccolo abbozzo di cosa parla il libro? Così possiamo decidere se controllare la trama ed eventualmente leggerlo.
Per fare un esempio: "Hey, Cactus! Vi consiglio La Magia del Lupo di Michelle Paver perché è un fantasy diverso dal solito, ambientato nella preistoria, ed è molto avventuroso!" oppure "Ciao, vi consiglio Nina, La Bambina della Sesta Luna, perché è un libro per bambini davvero brutto e mi piacerebbe leggere una recensione scritta da voi per spanciarmi dalle risate".
Vi aspettiamo ;)

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