Elodie e Marracash sedevano in attesa, su un divanetto del Suave.
«Secondo te Cattelan verrà?» Domandò la donna, accavallando le lunghe gambe
«Verrà. Credo» rispose l'uomo «Ho parlato con Mika al telefono e sembrava lui. Aveva l'accento»
«Bene».
L'uomo diede un bacio leggerissimo sulle labbra della donna, poi raccolse le gambe sul divanetto e appoggiò la testa sul grembo di lei, che prese ad accarezzargli i capelli.
«Quest'anno il Luna Loca sarà un successo» Disse Elodie
«Aspettiamo, amore, prima di cantare vitoria. Se quelli dell'X-Factor dovessero venire a saperlo troppo in anticipo potrebbero avere il tempo di organizzarsi e metterci i bastoni fra le ruote»
«Ormai manca troppo poco. Ce la faremo»
«Io ho un po' di timore...»
«Non devi averne. Mai. Stiamo diventando più forti amore mio, siamo il futuro che avanza»
«A proposito del futuro che avanza, se mettessimo un juke-box nell'angolo vuoto? Uno con un mix di canzone nuove e canzoni vecchie, sai...»
Elodie rise e arruffò i capelli dell'uomo.
«Siamo nell'era di internet» Rispose «Se vogliono sentirsi una canzone basta solo che si connettano ad internet, per questo i juke-box sono diventati obsoleti»
«Lo so. Ma è solo che mi piacciono i juke-box».
In quel momento si udì bussare alla porta.
«Ecco Cattelan» Commentò Marracash «Vado io».
Elodie lo guardò alzarsi, prendere un cipiglio serio ed andare ad aprire alla porta.
«Cucù!» Disse Cattelan «Ehi, ciao gran bastardo capo! Posso entrare?»
«Vieni avanti» sbuffò Marracash, facendosi da parte
«E guarda chi ti ho portato! Eh!» Alessandro fece il gesto delle pistole con entrambe le mani, poi lasciò che Mika entrasse.
Il pugile si guardava intorno, quasi annusando l'aria, esplorando il nuovo ambiente.
«È un onore averti qui» Disse Marracash, con le mani dietro la schiena ed un tono vagamente formale.
Mika spostò la testa come un serpente, le pupille fisse e ferme sul proprietario del locale. Sembrava che avesse visto un fantasma.
«Sei alto» Disse Marracash, accennando un sorriso
«Lo so. Tu sei quello con cui ho parlato col telefono?» domandò Mika
«Sì. Io sono il proprietario del locale in cui ci troviamo. Puoi chiamarmi Marracash. O Marra, se preferisci»
«That's okay»
«Entra, tranquillo. Fai come se fossi a casa tua, feel at home, please».
Mika lo superò e si accasciò di lato ad un tavolino per esaminarlo.
«Ehi!» Esclamò Cattelan, schioccando le dita «Fai il bravo!»
«He said that I can» sibilò Mika «Posso»
«Siamo ospiti qui. Fai il bravo» Alessandro scosse la testa e si rivolse a Marracash «Non so se sono le botte che ha preso in testa o se è un po' matto così, naturale... è selvatico, il ragazzo»
«Me lo aspettavo più basso» commentò il proprietario del locale «Ma effettivamente sembra lui».
Mika andò a sedersi sul divanetto, accanto ad Elodie.
«Ciao!» La salutò, agitando una mano
«Ehi! Non disturbare la signora!» gli gridò Cattelan
«Va tutto bene» assicurò la donna, lanciando un'occhiataccia al manager «Io mi chiamo Elodie. Tu sei...?»
«Mika. Michael Holbrook Penniman Junior» si presentò il pugile
«Vuoi qualcosa da bere, Michael?»
«Mika. Mika va bene»
«Vuoi qualcosa da bere, Mika?»
«Una birra, per favore».
Elodie schioccò le dita. «Nicky!» Chiamò.
Il giovane cameriere comparve servizievole. «Sì, signora?»
«Una birra per il nostro ospite» ordinò lei «Hai qualche preferenza, Mika? Una bock? Un'IPA? Doppio malto?».
Il pugile si grattò il collo, un po' a disagio.
«Una... una birra» Disse «Gialla. Normale»
«Sì signore, arriva subito» garantì Nicky, facendo un piccolo inchino e poi allontanandosi a passo svelto.
«È un bel ragazzo, vero Marra?» Commentò Elodie ad alta voce
«Non l'ho guardato bene» rispose l'uomo, in tono un po' assente
«Guarda che occhi: grandi, scuri. Ciglia da cervi. Elegante, giovane».
Mika divenne di una delicata sfumatura a metà fra il gamberetto e la buccia di pesca, le orecchie in fiamme e un sorrisetto imbarazzato che metteva in mostra gli incisivi. Marracash gli si avvicinò.
«Guarda me, per favore» Gli disse, sollevandogli il mento con due dita, lentamente «Di dove sei, eh Mika?»
«B-Beirut» rispose il pugile, ancora più rosso «Papà però è americano e... e...»
«Sì» Marracash annuì, le labbra pressate in una sottile linea «Ha gli occhi da mediorientale».
Cattelan si avvicinò al divanetto sbracciandosi per farsi notare, facendo su e giù sulle punte dei piedi
«Potete cercare di mettere un po' di pepe alla vostra vita di coppia più tardi?» domandò ironico «Quando non ci sarò potete farci quello che volete, ma ora possiamo, per favore, parlare di affari?».
Elodie si alzò in piedi e quasi istintivamente Alessandro fece un passo indietro. Avanzò verso di lui.
Alle sue spalle arrivò il cameriere, che servì una corposa birra bionda alla spina a Mika e poi sgattaiolò via.
«Cattelan» Disse la donna «Tu vuoi sempre affrettare le cose quando non ce n'è bisogno e per contro vai lento quando c'è bisogno di andare veloce»
«Ma, non so, ma ho come l'impressione che volete portarvi a letto il mio pugile» scherzò Alessandro
«Il tuo pugile» ripeté lei, minacciosa
«No, aspetta, insomma, sono il suo manager, eh...»
«Il tuo pugile?»
«Sono il suo manager, è il mio pugile, aspetta, non capisco cosa c'è di sbagliato, ne possiamo parlare...»
«Non era questo l'accordo, Cattelan. Forse tu non ti ricordi le cose, ma io sì»
«Ero in ospedale, avevo preso un pugno in faccia, certo che non mi ricordo le cose»
«Il patto era chiaro: tu ci portavi Mika, ti prendevi il sette percento del ricavato e ti scordavi di lui. Te lo ricordi questo? Sei stato tu a proporlo. "Porterò Mika al Suave, ma da lì in poi dovrete essere poi a vedervela con lui", hai detto così, testualmente»
«Caspita, ti ricordi tutto tu, eh! E ora che me lo citi sì, potrei iniziare a ricordare qualcosa...»
«Visto che hai fretta, ora portiamo Mika giù, fino al ring, dove lo metteremo alla prova. Da lì te ne potrai andare a casa. Quando ci sarà l'incontro di Mika ti faremo avere il sette percento degli introiti, stanne certo, ma tu a lui te lo devi scordare: è il nostro pugile, non il tuo».
Cattelan deglutì, sfregandosi le mani come se avesse avuto freddo.
«Va... va bene» Disse «Vi piace proprio questo Mika. Tenetevelo. Tanto è un piantagrane che vi farà diventare matti».
Fece per girare sui tacchi e andarsene quando Marracash lo afferrò per un braccio.
«Vieni ad assistere all'incontro dimostrativo» Sussurrò il proprietario del locale «Poi, se vuoi, te ne vai al diavolo».
Cattelan rabbrividì, ma non aveva altra scelta che accettare: scese con loro nel sotterraneo.
Lo stanzone in cui si sarebbe svolto il torneo era praticamente una piccola arena, con spalti di cemento, due file di sedie di plastica blu attorno al ring, il quale campeggiava al centro del locale, ed enormi luci alogene che in quel momento erano spente, lasciando ad illuminare la stanza solo alcuni tubi al neon a parete.
Cattelan vide che c'era qualcuno sul ring, ma c'era troppo buio per capire chi fosse: doveva trattarsi del pugile che avrebbe messo alla prova Mika... da quanto tempo li stava aspettando laggiù, nell'oscurità?
Qualcuno strinse la mano di Alessandro.
«Sant'Iddio!» Sobbalzò l'uomo «Oh, sei tu Mika!»
«Vuoi lasciarmi da solo perché sono stato cattivo?» chiese il pugile in un sussurro, senza lasciargli le dita «Ti ho fatto diventare matto?».
Cattelan sospirò. Si sentiva come un cattivo di serie z, scritto male, interpretato male e comunque malvagio.
«No» Rispose a voce altrettanto bassa «È che se non ti lascio a loro mi fanno sparire dalla circolazione. Non preoccuparti: tu sei stato bravo e loro avranno cura di te»
«Ma tu sei il mio manager!»
«Shh! Sh, per favore Mika, per favore, loro sono pericolosi più di quello che sembrano, loro sono...»
«Che cosa confabulate lì dietro?» li interruppe Elodie
«Niente» rispose prontamente Mika, con un sorriso smagliante «Catellan ha dimenticato i miei guanti e gli stivaletti nella macchina. Io gli dicevo "vai a prenderli"»
«Sì, infatti» si affrettò a confermare Cattelan «Corro a prenderli e arrivo!».
Mentre il manager si precipitava su per la sale, Mika fu accompagnato in un piccolo tour dell'arena
«Aspetta, ora accendiamo la luce» Disse Marracash, camminando adagio verso un grande pannello di controllo
«Questo è tutto vostro?» volle sapere Mika
«Sì, certo. Noi siamo appassionati della nobile arte, il pugilato, e abbiamo voluto creare un nostro... tempio, possiamo chiamarlo tempio, dove mettere in scena scontri che altrimenti non potrebbero esistere»
«Bello»
«Ovviamente c'è un prezzo da pagare per tutte le cose belle, che nel nostro caso è la segretezza» Marracash fece un gesto con la mano aperta, mostrando l'intera stanza «Quello che facciamo qui dentro non lo raccontiamo fuori, e saremmo felici che anche tu non lo facessi».
Mika non disse niente, guardando verso la persona che stava sul ring, gli occhi stretti nel tentativo di mettere a fuoco qualche dettaglio.
«La temperatura è di tuo gradimento?» Chiese Elodie
«Eh?» fece Mika, battendo le palpebre
«Hai caldo oppure freddo? Stai bene?»
«Sì. Io non ho freddo»
«Puoi toglierti la maglia, per favore?»
«Io... sì. Devo?»
«Vuoi combattere vestito?»
«Ah, è per la boxe!» Mika sorrise, cominciando a sbottonarsi i pantaloni, sotto cui aveva indossato i suoi nuovi calzoncini arcobalenati «Mi preparo subito!».
Mise i pantaloni da parte, su una sedia, poi si sfilò anche la maglia. Le luci bianche dei neon sembrano tagliare, scolpire brutalmente il suo torso asciutto, gli addominali lunghi e stretti, i muscoli dorsali guizzanti, le belle spalle rotonde. Aveva una spolverata appena di peli neri sul petto.
«Poca massa» Commentò Marracash «Asciutto e funzionale: hai l'aspetto di un vero pugile».
Mika, contento, mostrò i bicipiti flessi. In quel momento, alcune persone iniziarono ad entrare nel sotteraneo; erano un gruppetto e alcuni di loro avevano in mano pacchetti di pop-corn.
Facendosi spazio fra di loro arrivò anche Cattelan, con una busta di carta grande che recava stampato il logo di una profumeria.
«Permesso... scusate, scusate... Marra!» Alessandro si avvicinò trotterellando «Ma che, ci sono anche spettatori?»
«Sì» ghignò Marracash «Ci sarà qualche spettatore»
«Tu non me la stai contando giusta per niente, perché me lo dici con quella faccia lì?».
Un altro gruppo di persone, questa volta ragazze ridacchianti con al seguito un paio di preadolescenti truci, era appena entrato.
«C'è il pubblico? Marra?! Elodie?! Perché c'è il pubblico?» Domandò allarmato Cattelan
«Abbiamo venduto i biglietti per l'evento di oggi pomeriggio» spiegò serafica Elodie «Prezzo ridotto speciale, solo un euro. Tanto ci rifacciamo con le consumazioni»
«Quindi alla fine credevate in me! Eravate sicuri che avrei portato Mika!»
«Per niente, Cattelan»
«Allora cos'è che la gente è venuta a vedere? Cioè, con solo un euro di biglietto lo capisco che chiunque sia anche solo un minimo assetato di sangue si precipiti qui, ma se il match è scarso voi non vi fate buona pubblicità, no? E questa cosa del biglietto a un euro mi sa di trovata pubblicitaria, tipo che volete convincere qualcuno a tornare anche per il Luna Loca, esatto?»
«Esatto. Dovresti lavorare in un'agenzia pubblicitaria»
«Ci ho provato, non è che non ci ho provato, eh»
«Il pubblico è venuto a vedere lui» Elodie indicò il ring, dove il misterioso pugile riposava all'angolo, appoggiato sulle corde mollemente «Di Mika non ne sanno niente. Si aspettano un incontro in cui il loro beniamino schiaccerà qualunque avversario gli si metta contro, perciò anche se ci avessi portato un Mika finto andrebbe bene».
«E se non vi avessi portato nessuno?»
«Avremmo fatto combattere direttamente te, cocchino»
«B-beh, l'ho scampata direi... questa settimana ne ho presi pure troppi di pugni in faccia. E comunque, chi è il tizio sul ring?»
«Non lo hai ancora riconosciuto?»
«Dovrei mangiare più carote e mirtilli, perché ho una visione notturna davvero terribile. No, chi è?».
Altra gente continuava ad arrivare in un flusso continuo, vociando e prendendo posto sugli spalti.
«Fai preparare Mika» Ordinò Marracash «Guanti e stivaletti, su, su Cattelan!»
«Non si è neanche riscaldato!» si lamentò Alessandro
«E allora riscaldalo. Un paio di jumping jacks, un bel massaggio, ma lo voglio pronto in cinque minuti»
«Okay, tiranno!».
Cattelan posò a terra la busta, fece sedere Mika e iniziò tirando fuori gli stivaletti.
«Ascoltami» Disse, inginocchiandosi per sfilare le converse al pugile «In questo ring ho visto succedere di tutto. E non intendo cose belle, non cose brutte, terribili. Non tutte le persone che partecipano a queste cose sono brave persone, anzi, la maggior parte non lo sono, mi capisci?»
«Sì» sussurrò Mika, spingendo un piede in uno degli stivaletti che il manager gli teneva fermo
«Ora, fra meno di cinque minuti salirai su quel ring. Non è importante che tu questo incontro lo vinci o lo perdi, conta solo che ne esci vivo e tutto intero, mi capisci?»
«Sì»
«È molto importante che, quando sei lassù, tu mi ascolti. Io posso vedere dall'esterno che cosa sta succedendo e posso aiutarti. Ma tu mi devi ascoltare, perché questa situazione è pericolosa, capisci?»
«Sì»
«Anche il tuo avversario riceverà dei consigli» Cattelan iniziò a bendare con cura la mano sinistra di Mika «Tu pero li devi ignorare. Devi sentire solo quello che ti dico io, non quello che ti dice l'avversario, non quello che ti dice il manager dell'avversario e neanche il pubblico. Non devi ascoltare nessuno, solo me. Capisci?»
«Sì»
«Hai fatto pipì? Prima che ti metta i guantoni devi averla fatta»
«L'ho fatta»
«Altre cose di cui hai bisogno? Caffè?»
«No. Voglio solo... solo salire sul ring» gli occhi del giovane pugile brillavano
«Okay, tigre. Sono contento che almeno tu sia pronto a questa cosa. Sai cosa?»
«Cosa, cosa?»
«Sei davvero una persona... un pugile...»
«Prima guardami combattere» lo interruppe Mika, determinato.
Cattelan annuì, i denti stretti, finendo di preparare quello che lui ancora considerava il suo pugile. Sì, lo sapeva che era ridicolo essersi affezionato in quel modo ad un piantagrane che conosceva da così poco tempo, che per giunta lo aveva insultato e picchiato, ma non poteva farci proprio niente: si sentiva come Filottete con il suo Ercole.
«Vai e stendilo, tigre!» Esclamò, poi ci ripensò «No, aspetta, prima sciogliti un po' il collo e saltella, non vogliamo che ti fai male così, okay?».
Mika si alzò e sciolse i muscoli, fece scrocchiare il collo (e rabbrividire Cattelan), alcuni piegamenti sulle gambe e cinque flessioni, poi saltellò sul posto facendo cozzare un guantone contro l'altro.
«Sono pronto, ready as I'll ever be!» Disse con energia.
Il suo avversario continuava a non fare niente, come un gatto morto all'angolo.
«Mika!» Esclamò una donna, alle spalle del pugile e del suo manager (facendo sobbalzare quest'ultimo)
«Emma!» gridò Mika, girandosi di scatto
«Lo sapevo che questo incontro a sorpresa puzzava di te!» commentò lei
«E sei qui per vedermi!»
«E come no. Per vedere come ti farà il culo a strisce, tesoro».
Emma indossava un giubbotto di pelle nera quella sera, e intorno agli occhi esibiva un trucco nero, sfumato, come due vecchi ematomi.
«Senti» Si intromise Cattelan «Se sei qua per distrarmelo e fargli ridurre la faccia come quella che hai tu, meglio che te ne vai subito»
«Neanche un "ciao" tu, eh» Emma si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio «Comunque ciao, Alessandro»
«Ciao e arrivederci, allora»
«Ma fa sempre lo scemo così, anche con te, Mika?».
Il pugile, saltellando, si strinse nelle spalle. «Sì» Disse.
Cattelan alzò un indice ammonitore «Ma come sì? Ma da che parte stai tu?» Ringhiò
«Dalla nostra» rispose Mika «Di me e di te»
«Sì, di me e di te... guarda in "nostra" dovrei esserci anch'io!»
«Vabbé» Sussurrò Emma, afferrando Mika per un polso «Sta arrivando un sacco de gente e non mi lasciano il posto, che voglio vederti dalla prima fila. Io vado»
«Okay» il pugile si chinò verso di lei, gli occhi quasi allo stesso livello «Dopo ci vediamo, sì?»
«Certo» lei gli diede un bacio sulla guancia, poi si defilò per occupare uno dei pochissimi posti in prima fila che non erano ancora occupati.
Cattelan sbuffò. «Vi baciate anche adesso, Michael?» Chiese ironico.
Per tutta risposta, Mika raddrizzò la schiena e si massaggiò la guancia.
Un faretto a occhio di bue si accese ed illuminò la figura di Elodie che stava in piedi al centro del ring, con in mano quello che sembrava un microfono da annunciatore vecchio stile, di metallo argentato e con il filo.
«Signore, signori e ogni declinazione della razza umana» Disse con voce alta e chiara, che si diffondeva in ogni angolo amplificata dalle casse «Benvenuti tutti all'incontro di pugilato di stasera, una gemma del combattimento che potete ammirare solo qui, al Suave!».
Il pubblico, gasato, rumoreggiò. Qualcuno, nelle ultime file, gridò: «Sei bellissima! Voglio i tuoi figli!».
Dopo qualche istante si sentì un suono di pugni, un grido soffocato e un rumore di trascinamento nel buio. Elodie continuò ad annunciare:
«Un metro e novantatré centimetri di altezza per ottantasei chilogrammi di peso, all'angolo rosso del ring abbiamo un vero campione, il beniamino del popolo, il multiforme, il sorprendente. Direttamente da Roma, fra Glam e provocazione, torna ACHILLE LAURO!».
Cattelan boccheggiò. «Oh no» Riuscì solo a gorgogliare.
Tutte le luci dell'arena sotterranea si accesero contemporaneamente. Il pugile all'angolo del ring si drizzò in tutta la sua altezza, abbandonando le corde su cui era stato appoggiato fino ad ora, e si esibì in un inchino elaborato a favore del pubblico, che urlava il suo nome ad intervalli regolari.
Aveva capelli lisci, spettinati, rasati corti ai lati e tinti biondi, le braccia coperte di tatuaggi, tatuaggi in faccia e l'enorme disegno di un drago e di una tigre che si sfidavano sul suo petto. Quando si rialzò dal suo inchino, Cattelan poté notare il trucco rosso sangue intorno ai suoi occhi.
«E ora lo sfidante!» Annunciò Elodie, facendo con la mano un cenno in direzione di Mika
«Vai, sali, sali sul ring!» si affettò a dire Cattelan, spingendo il suo protetto
«Un metro e novantadue centimetri di altezza per ottanta chili di peso...»
«Ma quand'è che ti hanno misurato? Tirando ad indovinare così, a occhio?»
«... All'angolo blu del ring abbiamo una leggenda vivente, o forse dovremmo dire una leggenda metropolitana! Il Rivoluzionario Parigino!».
Il pubblico scoppiò in un urlo collettivo di sorpresa e gioa.
«Il Pazzo Londinese!» Rincarò Elodie.
Un altro urlo, più forte, più accorato ora che altra gente stava intuendo.
«Il Fulmine di Beirut!».
Qualcuno strillò come se gli avessero sparato, fra il pubblico si levarono canti confusi e ansiti animaleschi.
«Per la prima volta sul ring del Suave, Mika!».
Cattelan afferrò una caviglia del suo pugile per non farlo avanzare subito.
«Stai attento» Disse rapidamente, persino più del solito «È un professionista vero, fa pugilato vero, non dovrebbe essere qui, è il prossimo sfidante per una cintura. Ora vai, forza!».
Mika avanzò fino a fronteggiare Achille, al centro del ring. Fra di loro, a separarli, Elodie.
«Non c'è un arbitro sul ring» Spiegò la donna «Ma voglio un match pulito. Sono solo tre round da dieci minuti. Il pubblico decreterà a votazione chi ha vinto. Siete pronti?»
«So' nato pronto» rispose Achille, strascicando le parole con accento romano
«Sì» fece Mika, annuendo
«Bene. Toccate sportivamente i guantoni per salutare. Oppure no, imbruttitevi, fate un po' quello che volete, basta che aspettate il suono della campanella prima di darvele».
Elodie scese dal ring, portandosi via il microfono.
«Io so' Achille, piacere» Disse il biondo, rilassato
«Io Mika» risposte il brunetto
«T'ho visto in un filmato raro amatoriale che gonfiavi tutti in una rissa in Francia, cioè, fighissimo»
«Grazie. Io ti ho visto in televisione, versus Hell Raton»
«Aò, so' onorato».
La campanella suonò tre volte. Achille istantaneamente alzò la guardia e indietreggiò. Al contrario di Mika non saltellava vigorosamente, ma molleggiava quasi pigramente sulle gambe, stando sollevato sugli avampiedi. I guantoni, viola e tempestati di glitter, luccicavano lasciando piccole scie di luce nell'aria.
Mika partì all'attacco, furioso, inaspettato, costringendo Achille a parare e indietreggiare ad ogni colpo, rendendo le schivate troppo pericolose.
«Smettila di martellarlo così!» Gli gridò Cattelan «Ti stanchi Mika, poi quando reagirà non avrai fiato!».
Il pugile bruno indietreggiò, la guardia ben alzata.
«'Tacci» Ansimò Achille «M'hai già sfracagnato le bracci, oh!»
«Vuoi arrenderti?» ghignò Mika, tirando un paio di jab all'aria
«Neanche per sogno, teso': io so' una vecchia pazza e tutti sanno che le vecchie pazze so' irriducibili!»
«I-rri-du-ci» non fece neanche in tempo a provare a ripetere quella parola che Achille gli girò intorno con un passo repentino, muovendosi come una donnola, e lo colpì alla parte bassa del fianco con un colpo micidiale.
Mika approfittò dello spiraglio nella guardia dell'avversario per assestargli un gancio alla testa così violento da scaraventarlo a terra. Tutto il pubblico trattenne il fiato.
Mika zoppicò indietro, piegato: il fianco colpito pulsava dolorosamente, le ramificazioni di quella sensazione che gli si infilavano fra muscoli e ossa fino alla schiena.
«Bravo Mika! Bravo Mika!» Gridava Cattelan, aggrappato al bordo del ring.
Il pugile bruno notò che anche all'angolo del suo avversario c'era un uomo, un ragazzo magro, dai lineamenti scavati, con le occhiaie e i capelli corti tinti di blu elettrico, che batteva i pugni al tappeto.
«Achille! Achille, eddai Achille!» Gridava costui, a ritmo con le percussioni delle sue mani.
Il biondo, sfidando il conto di dieci (che Marracash stava facendo ad alta voce) si alzò con flemma. Aveva la bocca sporca di sangue, il labbro inferiore arrossato come se fosse stato truccato. Alzò la guardia.
«Viecce» Disse, cupo.
E Mika, urlando, prese a martellarlo, un colpo dopo l'altro, guantoni contro guantoni, e poi sui fianchi, sulle braccia, un animale deciso ad abbattere la preda. Achille si difese per qualche istante, poi iniziò a colpire anche lui. Mika schivò, ma aveva un problema, un vizio di forma: quando evitava un pugno abbassava le braccia, quasi esse fossero d'ostacolo al movimento. Dopo tre prove, Achille se ne accorse e, uno-due, lo colpì con il sinistro per farlo schivare e con il destro al petto, quando Mika aveva le braccia basse. E poi ancora un pugno al volto, uno alla spalla, finché Mika non riuscì a riprendere il controllo spezzando la catena di colpi, così ben protetto da sembrare raggomitolato.
«Te so' piaciuti, bello de zia?» Lo punzecchiò Achille
«Sì» Mika annuì, nascosto dietro i guantoni
«Allora dài bello, che n'arrivano artri».
Iniziò in realtà una fase di studio, in egual modo difensiva da parte di entrambi. Achille sapeva, per quel colpo che aveva preso all'inizio e che ancora gli faceva fischiare le orecchie, che Mika era assolutamente in grado di reagire anche se era in svantaggio, anche se il nemico era oltre la sua guardia, e perciò gli usava cautela, mentre Mika stava cercando di recuperare dopo l'ultima serie di pugni.
La campanella suonò. «Fine primo round!» Annunciò Elodie.
Achille lasciò ricadere le braccia, la faccia sudata, arrossata e sorridente, poi trottò a parlare con l'uomo dai capelli blu al suo angolo.
«Mika!» Gridò Cattelan «Vieni qua!».
Il pugile bruno si inginocchiò al tappeto per guardare in faccia il suo manager.
«Che c'è, Alessandro?»
«Ascolta, hai fatto un primo round ottimo. Buono, davvero buono, specie contro uno come Lauro. Però quando schivi non devi tenere le braccia basse, lo capisci? No, le braccia basse no!»
«Non lo faccio apposta» il pugile si accigliò
«Lo so. Senti lo so, lo capisco, sei abituato così. Avrai tempo per levarti questo vizio, ma questo tempo ti serve e ora tempo non ne abbiamo. Quindi sai cosa devi fare?»
«No. Cosa?»
«Non schivare. Non schivare più, para soltanto per ora, va bene?»
«Sei...»
«Sì, sono sicuro. Basta schivare, così gli levi l'unico vantaggio che ha».
Mika guardò in direzione dell'altro angolo. Achille si era seduto per terra, a gambe larghe con la schiena appoggiata al paletto, e il suo manager gli parlava fitto fitto, tutto proteso verso di lui.
«Quello lì è uno forte» Commentò Cattelan «Non ti fare ingannare dai glitter. Non ho idea del perché sia qui, di quanto l'abbiano pagato per essere qui... non dovrebbe. Vuoi bere?»
«No» disse il pugile
«E ora bevi lo stesso» il manager estrasse una borraccia dalla busta di carta e si arrampicò a bordo ring per tenderla alla testa del suo protetto «Bevi!».
Mika fece una piccola smorfia di disappunto, ma obbedì, prendendo un paio di sorsi d'acqua.
«Secondo round tra dieci secondi! Pugili al centro!» Esclamò Elodie nel microfono.
Achille ritirò le lunghe gambe e si alzò in un balzo, scuotendo la testa come un cane bagnato. Mika avanzò, raggiungendolo al centro del tappeto.
«L'ho già visto da qualche parte il tuo manager» Disse Achille
«Io no. Solo da poco lo conosco» rispose Mika.
La campanella suonò. Il biondo alzò la guardia, facendosi repentinamente indietro per schivare un gancio di Mika. Iniziò una danza di affondi, schivate, parate, aprendo un secondo round molto più equilibrato del primo.
«AOUH!» Strillò all'improvviso Achille, in tono minaccioso.
Mika si coprì istintivamente la faccia, lasciando scoperti i fianchi. Pum pum! Si beccò due pugni, uno a destra ed uno a sinistra sulle reni. Indietreggiò barcollando fino alle corde, sibilando fra i denti serrati.
«Te piacciono?» Lo provocò Achille, molleggiando.
Mika si scagliò in avanti, ma il suo avversario schivò, si abbassò, con un pugno lo centrò sugli addominali, si fece di nuovo indietro.
«Che fai, Mika? Che diavolo fai?» Gridò Cattelan «Prima non ti saresti fatto beccare da colpi del genere! Ripigliati!».
Mika gli lanciò un'occhiata velenosa, ma bastò quella minuscola distrazione perché Achille mettesse a segno altri due colpi.
«Te sei rincretinito?» Domandò, una risata nascosta fra le parole «Che c'hai? Tutto questo era il grande Mika? Come te chiamano? Er Pallone Gonfiato dell'Iraq?»
«Fulmine di Beirut» ansimò Mika, strascicando i piedi all'indietro «Non posso schivare»
«Non ti mettere a parlare con lui!» ordinò Cattelan, secco
«Non puoi schiva'? Perché, sei un robot e ti s'è rotta la schivata automatica?» scherzò Achille.
Mika gli sferrò un colpo diretto al volto, ma il biondo lo parò senza troppa difficoltà.
«Gioco di gambe! Gioco di gambe, Mika!» Urlava Cattelan «Ora che ti serve non lo fai? Ti sei stancato prima? Forza, gioco di gambe, tu sei veloce, prendilo in contropiede!»
«Ecco, prendime 'n contropiede» ghignò Achille.
Mika sbuffò e torse il corpo intero in un gancio micidiale. Anche se Achille aveva parato, la forza del colpo fu tale da spingere il suo stesso guantone contro la sua faccia. Il biondo indietreggiò stordito, la bocca spalancata da cui non usciva alcun suono e Mika non perse neppure un millesimo di secondo, ma colpì ancora e ancora, mentre Achille teneva le braccia alte, così da alte da avere gli avambracci davanti alla testa.
Mika caricava e rilasciava, una molla d'acciaio con due pugni micidiali, poi abbassò la testa, in tensione come una lancia, e nel momento in cui entrambe le mani dell'avversario ricaddero ai lati del corpo, scagliò un affondo alla bocca del suo stomaco. Il rumore, un sordo "thomp!", riempì l'arena sotterranea nel silenzio del pubblico. Achille si piegò in due, poi come un albero tagliato, cadde rigido a terra.
«Uno!... Due!...» Iniziò a contare ad alta voce Marracash.
Mika, in piedi, continuava a tenere i guantoni alzati ed ansimava. Gli tremavano un po' le spalle per via dello sforzo così concentrato in poco tempo. Guardò a terra, cercando di capire se il suo avversario ci sarebbe rimasto oppure no. Achille mosse la testa, strusciando la guancia al tappeto, rivolse lo sguardo a lui e... gli fece l'occhiolino.
«Quattro!... Cinque!....».
Mika si guardò intorno, frenetico. Sembrava che nessuno avesse notato il gesto anomalo.
«Bravo Mika! Bravo! Vedi che se mi ascolti funziona? Dai che ci portiamo la vittoria a casa, dài, sì!» Esultava Cattelan.
Mika abbassò le braccia. «Alzati!» Gridò, rivolto ad Achille «Alzati, get up!».
Il biondo gli sorrise e si lasciò andare completamente al tappeto, chiudendo gli occhi.
«Otto!... Nove!... Dieci!».
La campanella suonò. Incredulo, Mika si guardò intorno, poi cercò di aprirsi un guantone con i denti.
«Il vincitore dell'incontro di stasera, per knock out, è Mika!» Annunciò Elodie.
Cattelan passò fra le corde, correndo ad abbracciare il suo pugile.
«Abbiamo vinto! Mika, hai vinto!» Esclamava, dando pacche sulla schiena sudata del giovane.
Mika riuscì a buttare a terra un guantone, poi a sfilarsi l'altro con la mano libera.
«Alzati! Get up, Achille!» Gridò, precipitandosi a strattonare l'uomo a terra «It's not over! It's not over, Achille! Not over!»
«Lascialo stare Mika, non ce la fa più» lo pregò Cattelan
«It's not over! NOT OVER!» ruggì il giovane pugile, girandosi solo un istante verso di lui, le pupille dilatate, prima di tirare in piedi Achille a viva forza.
Cattelan si morse un labbro. Non gli piaceva quello che aveva visto negli occhi del giovane, tanto quanto non gli piaceva la piega che stava prendendo la situazione.
Marracash era salito sul ring. «Lascialo, è finita!» Ordinò.
Mika sferrò un pugno a mano nuda al volto di Achille Lauro.
«Ma che sei matto?!» Strillò Cattelan, afferrando un braccio del pugile per tirarlo indietro, imitato da Marracash che agì sull'altro lato.
Achille ricadde a terra rotolando, con la testa buttata all'indietro, la gola esposta.
«It's not over!» Ruggì Mika, strattonando per liberarsi dai due uomini che lo tenevano fermo e riuscendoci dopo neanche due secondi.
Gli uomini della sicurezza salirono sul ring, tutti a cercare di fermare il pugile impazzito, poi arrivò un collaboratore del Suave, un cameraman e un fan, e alla fine c'era una piccola folla a spingere e trattenere Mika, il quale svettava su di loro schiumante, sempre più arrabbiato per ogni secondo che passava.
«It's not over, Achille! Achille, ACHILLE!»,
Il pugile bruno fu sollevato di peso da otto persone, mentre Cattelan cercava di tenergli a bada le mani e lo rassicurava.
«È finita Mika, hai vinto, è finita, tranquillo, è finita» Gli ripeteva, evitando ceffoni.
Poi un monito, un grido, lacerò l'aria: «GLI SBIRRI! GLI SBIRRI!».
La gente iniziò a riversarsi fuori alla rinfusa, a nascondersi nei bagni, a infilarsi dietro gli spalti.
Qualcuno fece sparire la campanella, qualcun altro smontò le corde, e in tutto quel trambusto Achille Lauro si alzò come se niente fosse e si allontanò con il suo compare dai capelli blu.
Sembrava che nella confusione nessuno se ne fosse accorto... tranne Mika, che non gli levava gli occhi di dosso.
«Achilleeee!» Strillò come un'aquila, scalciando abbastanza da rovesciare a terra due di quelli che lo tenevano sollevato, sgomitando con furia, liberandosi.
«Mika! MIKA!» Allarmatissimo, Cattelan provò ad afferrargli un polso, che però gli scivolò dalle dita «Non possiamo permettercelo! MIKA, pazzo di manicomio, torna qui!».
Ma il pugile aveva attraversato la sala in poche rapide e lunghe falcate, lanciandosi su per le scale, appresso al suo avversario... ma invece di raggiungerlo, si trovò di fronte a tre agenti di polizia, due maschi e una femmina, che parlavano con un Marracash serafico.
«Ah» Disse l'agente donna, indicando Mika «E che ci fa a questo DJ set questo qui, tutto sudato e in pantaloncini?»
«Pantaloncini arcobaleno» precisò Marracash, con un sorriso affabile «Ballerino, ovviamente. Cubista. Non sei un cubista, Mika caro?»
«Dov'è Achille?» domandò il pugile, guardandosi in giro
«Il tuo ragazzo? L'ho visto uscire con un altro, a dire il vero... uno con i capelli blu» Marracash si rivolse di nuovo alla poliziotta «Abbiamo fatto una serata gay. E come al solito ci sono quelli che vengono a rimorchiare e si dimenticano, ops, accidentalmente di avere un ragazzo. Achille era quell'altro che avete visto passare prima»
«Quello con i lividi in faccia e il labbro spaccato?» volle chiarire uno degli agenti maschi
«Già. Sono volate un po' di botte... c'è stata una piccola colluttazione, fra Mika e Achille. Achille si era anche truccato per farsi carino» Marracash scosse la testa come a dire "oh, agenti, con che gente devo vedermela..." «E il suo ragazzo non lo ha retto. Nessuno dei due sapeva che l'altro fosse qui. Credo che siano questi i "disordini" che vi hanno denunciato, ma abbiamo sedato la rissa sul nascere. Se però Mika vuole sporgere denuncia... Mika, vuoi sporgere denuncia? I nostri amici agenti possono aiutarti».
Mika scosse la testa, le narici dilatate.
«Voglio prendere Achille» Disse, a denti stretti «Lo voglio...»
«Ah, la passione!» scherzò Marracash, ridendo nervosamente
«... Ammazzare. Mi ha preso in giro. Anche tu, ti ha preso in giro. E io lo spacco».
Marracash fece un sorrisetto agli agenti, come per dire loro "siate indulgenti, è solo un ragazzo tradito".
Gli agenti non furono indulgenti.