sabato 19 maggio 2018

Sunset 48 - Mike è perfetto



Corsi al piano di sotto, con il cuore in gola. Mike, Mike, Mike, pregai che fosse Mike e non uno dei vampiri. Aprii la porta. Era Mike, con un po' di occhiaie e i capelli scompigliati, aloni di sudore leggeri che si spandevano sotto le ascelle.
«Ciao, Belarda» Mi disse, con un gran sorriso «Spero che adesso mi spiegherai tutto»
«Entra, entra, entra» lo esortai «Ti offro la colazione!».
Stappai per lui una birra mentre si accomodava in cucina, poi gli misi davanti una tazza con il latte e i cereali. Lui sollevò le sopracciglia
«Latte? Cereali? E birra?»
«Beh, nel caso volessi la birra. Ma non la devi bere per forza, se vuoi la bevo io. E poi non c'è tanto in casa. Avrei voluto darti il prosciutto, ma ha un brutto odore, sembra andato a male... lo vuoi annusare?»
«No, no, grazie Belarda» rise, prendendo una cucchiaiata di cereali e ficcandosela in bocca.
Mi sedetti accanto a lui.
«Vuoi usare la doccia?» Gli domandai
«Ehi» mi fece l'occhiolino «Hai voglia di spiarmi, signorina?».
Risi piano. Oddio, sembrava così surreale parlare di nuovo con un normale ragazzo della mia età, dopo quei giorni folli. Così surreale...
«Che cosa è successo?» Domandò Mike «Avevi detto che mi avresti raccontato come stanno le cose. Perché non lo fai mentre mangio?»
«D'accordo, allora comincio dall'inizio» presi un profondo respiro, mi passai una mano fra i capelli e cominciai «Edward fa parte di un giro criminale, questo ormai lo sappiamo tutti, anche se è difficile incastrarlo perché è una specie di affiliato ad un sistema mafioso e non è bene immischiarsi nei suoi affari».
Mike sbrodolò un po' di latte cercando di non tossire, strozzato dai cereali che gli erano andati di traverso. Deglutì a fatica, poi ansimando mi guardò negli occhi
«Sul serio?» domandò, scioccato
«Beh...» cercai di adattare il più possibile le mie parole al sistema dei "vampiri" «... Fa parte di un'organizzazione divisa in clan, loro sono i Cullen, del clan di Forks, e sono gemellati con un clan di Denali che... spaccia e investe nello stesso tipo di materiali. Normalmente non sono in competizione con gli altri clan mafiosi, perché trafficano su settori, e su droghe, completamente diverse, ma mentre ero ad una partita di baseball a casa dei Cullen...»
«Eri a una partita di baseball a casa dei Cullen?!» quasi gridò Mike, battendo con il cucchiaio contro il bordo del tazzone
«Si»
«Perché?»
«Perché Edward mi aveva promesso di dirmi che cosa era successo fra lui e... The Undertaker, quando erano rimasti da soli nel parcheggio a Seattle»
«The Undertaker?!» strabuzzò gli occhi «Quell'Undertaker? Oppure sto capendo male io?»
«Quello. Quello del wrestling, se stiamo pensando allo stesso becchino. Comunque, volevo sapere cosa era successo fra loro e lui mi ha promesso che se avessi guardato la partita di baseball della sua famiglia, o meglio del suo clan, lui mi avrebbe rivelato tutto. Ma una cosa è andata mortalmente per il verso sbagliato... è arrivato un altro clan, volevano giocare anche loro. Ma quando hanno visto che c'ero io lì con loro, una ragazza senza affiliazione a nessun clan mafioso, si sono arrabbiati. Edward ha fatto lo stupido, come al suo solito, e allora uno che faceva parte del clan nemico, uno che chiamano "il Segugio", si è messo in testa che doveva farmi fuori».
Mike evitò per un pelo di strozzarsi di nuovo con i cereali, ma scosse la testa violentemente
«Stai scherzando?»
«No»
«Ommioddio, è orribile!»
«Lo so. Ma aspetta di sentire il resto...»
«Ho già i brividi dappertutto» sembrava nauseato, ma anche con quella faccia non si impedì di ficcarsi in bocca l'ultima cucchiaiata di cereali e latte
«Allora» continuai «Per proteggermi dal Segugio, i Cullen hanno deciso di portarmi momentaneamente qui, a Phoenix, dove lui non avrebbe potuto trovarmi. Sono stata in albergo per un po', ah, a proposito, ho incontrato Undertaker e CM Punk di nuovo e ho beccato degli autografi da Undertaker, ma di questo ne parliamo dopo. Comunque, è successo che comunque il Segugio mi ha trovata, allora sono scappata perché volevo evitare di trovarmi, sai, nel fuoco incrociato e sono venuta a rifugiarmi a casa di mia madre. Così Edward e il Segugio si sono scontrati e credo proprio che Edward abbia ucciso il Segugio, anche se non sono certa che Edward sia sopravvissuto alla cosa, e ora anche se fosse vivo non saprebbe dove sono e voglio tornare a casa. Fine».
Mike batté le palpebre. Le batté due volte, rimanendo muto come una tomba. Aveva il volto di qualcuno a cui avevano messo fuoco ai piedi. Chiaramente la mia storia gli sembrava assurda e spaventosa e in effetti era entrambe le cose.
«Belarda...».
Mike si alzò dal tavolo e mi circondò con le braccia. Mi erano mancati così tanto, gli abbracci. Chiusi gli occhi.
«Mi dispiace così tanto» Mormorò Mike «Sei stata coraggiosa. Sei stata molto coraggiosa, Belarda. Ma ora è finita, non preoccuparti, ti riporterò a casa»
«Grazie» risposi.
Anche lui era stato coraggioso a venire a prendermi senza sapere la storia che c'era dietro. Glielo dissi. Lui mi strinse più forte.
«Belarda... io... perdonami... credo di amarti»
«Non c'è niente da perdonare. Anche io ti voglio bene, Mike, ma come un amico»
«Non mi importa» la sua voce suonò chiara e serena mentre scioglieva l'abbraccio «Non ti amerei davvero se mi aspettassi ad ogni costo di essere ricambiato. Sarei uno stupido che non sa cos'è l'amore. Lotterò sempre per il tuo amore, ma non mi aspetterò mai che tu me lo debba. Non hai debiti con me, Belarda Cigna»
«Grazie Mike. Non esiste nessuno come te» mi alzai in piedi e lo guardai dritto negli occhi «E ti prometto che se mai proverò qualcosa di più che l'amicizia, per te, sarai il primo a saperlo»
«Il primo? Non lo dirai prima ad Undertaker o qualcosa di simile?» sollevò un sopracciglio e la sua espressione si alleggerì, diventando scanzonata
«Nooo» risi, indietreggiando «Non credo di volergli confessare nessuna delle mie questioni di cuore»
«Che tipo è?» mi domandò, genuinamente curioso «Voglio dire, la WWE se lo tiene stretto, non lasciano mai trapelare che tipo sia. Sembra spaventoso, ma voglio dire... com'è davvero?»
«È difficile da dire» mi strinsi nelle spalle «Anche lui non lascia trapelare molto. Capisci che è fico e capisci che è riservato, ma non molto di più».
E ammazzava i vampiri. Ma questo, a Mike, non potevo proprio dirlo.
«Dov'è il bagno?» Domandò il mio compagno di scuola, all'improvviso «Lo sai che vorrei parlare con te per sempre, e probabilmente sai anche che ho ancora un mucchio di cose da dirti, ma devo proprio proprio proprio usarlo»
«Certo!». Gli indicai dove si trovava la stanza e mentre lui la usava sciacquai la tazza e rimisi a posto i cereali. Raccolsi le cose che volevo portarmi a Forks (fra cui il cofanetto di DVD "Tombstone") e mi misi sull'uscio, attenta. Per la testa mi ronzavano migliaia di pensieri, ma la cosa più dolorosa era il sentore che qualcosa poteva ancora andare storto; pensavo di essere al sicuro, ma lo ero davvero? Davvero Mike mi avrebbe riportata a casa, oppure al suo posto sarebbe spuntato Edward, sfregiato dal suo scontro con il Segugio, e mi avrebbe rapita ancora una volta?
Mi si accapponò la pelle e un'ondata di nausea mi investì.
Quando ritornò Mike, la morsa allo stomaco si sciolse. Lui era lì, lui mi avrebbe aiutata: non ero più da sola. Gli indicai con la testa la porta
«Andiamo. Il viaggio sarà lunghissimo, ti racconterò tutto strada facendo».
E fu esattamente quello che accadde: un viaggio lunghissimo in cui gli raccontai tutto, anche se molto spesso dovendo trasformare la realtà in una versione alternativa e più umana di sé stessa. Anche se, beh, non tutto, perché non gli dissi che Undertaker aveva ucciso Jasper Cullen e io lo avevo aiutato a bruciarlo in un bidone, ma gli raccontai comunque che ci eravamo messi a bruciare spazzatura nel corridoio di un albergo e questo per qualche motivo lo fece ridere fino alle lacrime.
Ci fermammo in parecchie stazioni di servizio e mangiammo dolci e panini con gli affettati. Lui fece molte battute squallide, io non riuscii a fare a meno di riderne. Comprammo un CD del gruppo musicale "i padri" che prometteva "canzoni per i padri dai padri". Cantammo le canzoni degli Aqua, fra cui almeno tre volte, con tre versioni diverse, quella di cui non ricordo il titolo che fa "I'm a Barbie girl in a Barbie world".
Le solite cose da amici adolescenti.
Mentre la campagna assolata scorreva intorno a noi, mi venne da piangere per tanta bellezza. Mike mi guardò un istante, prima di rimettere gli occhi sulla strada
«Vorrei baciarti» mi disse «Almeno una volta sola»
«Sembra legittimo» replicai, arrossendo come una bimbetta sorpresa a truccarsi «Ma non oggi, per favore. Oggi è stato perfetto così»
«Sembra legittimo. Lasciamo che sia perfetto fino alla fine».
Non riprese più l'argomento per tutto il viaggio, continuando a comportarsi come al solito. I suoi genitori lo avevano proprio cresciuto bene.


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