Quando rientrai nella
stanza, fui accolta dalla visione dei due Cullen ancora immobili
nell'esatto punto in cui li avevo lasciati, che guardavano però un
diverso telegiornale. Questo voleva dire che uno dei due si era mosso
almeno una volta per cambiare canale prima, ma erano riusciti a
riprodurre le pose originali con fedeltà assoluta.
Il servizio trasmesso
era piuttosto innocuo, e parlava di un'associazione che, grazie
all'aiuto dei cavalli, praticava con successo della ippoterapia sui
ragazzi affetti da severe forme di autismo ed aveva appena ottenuto la
certificazione ufficiale che ne attestava la validità in campo medico.
«Che bella cosa» Dissi
«E allora, perché hai
paura?» mi disse Jasper, in tono perplesso. Poteva percepire le mie
emozioni, ma non riusciva a coglierne l'origine.
«Perchè ho visto la tua
faccia». La mia voce era un flebile sussurro, ma di certo riuscivano a
sentirla «E poi siete sempre negativi. Sono anche contenta perché i
cavalli aiutano i ragazzi autistici. Ci possiamo concentrare un attimo
su questa bella informazione? Sarebbe...».
A interrompermi fu
Alice, che mi sfiorò la guancia con le dita fredde. Ommioddio, tutti i
vampiri mi toccavano, ed erano freddi e io non potevo sopportarlo. Mi
scansai con un saltello, mentre lei mi diceva dolcemente «Edward è
rimasto solo per quasi un secolo. Ora ha trovato te. Dopo tutti questi
anni passati insieme a lui, certi cambiamenti non ci sfuggono, e lui è
diverso, adesso. Pensi che avremmo il coraggio di guardarlo in faccia
per i prossimi cent'anni, se ti perde?»
«Vabbò che è brutto, ma non così brutto che non lo potete guardare per i prossimi cent'anni».
Alice contrasse la mascella.
Malgrado la calma mi stesse invadendo, però, sapevo di non potermi fidare delle mie sensazioni se c'era in giro Jasper.
«'Notte» Dissi in
fretta, e sfuggii alla malefica e fredda presenza degli osservatori
compulsivi di TV andando ad infilarmi nel lettuccio pulito della camera.
Se fossi stata un po' meno stanca avrei riflettuto su tutte le strane
cose che mi erano successe quel giorno, e sull'aver incontrato
nuovamente Undertaker, che non pensavo di poter incontrare mai più, o
sul fatto che mio padre stesse pensando che salvavo gattini tutta la
notte, o al segugio vampiro che mi voleva morta.
Ma ero stanchissima, e caddi come corpo morto cade.
Quella seguente, fu una giornata lunghissima.
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Note degli autori:
Siamo tornati! Belarda è tornata! Ditelo, che siete tutti su di giri,
vero? E da oggi, ogni giorno pubblicheremo un capitolo, fino ad arrivare
alla fine del libro.
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