mercoledì 23 maggio 2018

Sunset 51 - Ci avete creduto, eh?



Avrei potuto scrivere la parola fine a questa "favola". Certo. Avrei potuto ballare con Jacob ancora un po', poi presentarlo a Mike e Jessica e divertirmi con i miei amici e magari sapere che, un giorno, la mia amica Sarah si sarebbe risvegliata e avremmo giocato tutti insieme a Dungeons & Dragons. Avremmo mangiato pizza e deriso i Cullen e la mia vita a Forks sarebbe stata straordinaria, dopo quel ballo scolastico.
Ma io non ero la protagonista di una fanfiction e quindi non poteva concludersi così. Magari fossi stata la protagonista di una fanfiction: avrei trovato l'amore della mia vita al capitolo cinque ed entro la fine dell'anno saremmo stati re e reginetta del ballo e tutti mi avrebbero amata senza che io facessi niente per meritarlo. Invece niente amore (almeno quello romantico, perché vedete, ero circondata da amici meravigliosi) per me, solo guai che si approssimavano come nubi minacciose, cariche di una pioggia radioattiva e acida.
Forse ero la protagonista di una tragedia, non lo so, o di una distopia vampiresca. Definitivamente una distopia vampiresca.
L'orso vampiro era ancora a piede libero. E le mie sfortune non si erano concluse. Oh, se non si erano concluse.
Sarebbe stato bello credere ad un finale, ma non c'era nessun finale.
La serata stava volgendo al termine e io e i miei amici ci eravamo spostati fuori, nel parcheggio.
Avevo presentato Jacob a Mike e Jessica e i tre stavano ancora timidamente cercando di conoscersi meglio. Vedere Jacob dagli occhi dei miei compagni di scuola era strano: erano impressionati dalla sua taglia, dal suo aspetto "oscuro" e in qualche modo esotico, mentre per me era pur sempre Jacob, il ragazzino con cui giocavo da piccola e che mi aveva accompagnata a vedere il wrestling con una maglia gialla di Steve Austin.
Teoricamente, tutti quanti avremmo dovuto andarcene a casa, ma eravamo nella fase di "dai, ancora cinque minuti di chiacchiere" che sembra sempre essere contemporaneamente troppo breve e capace di prolungarsi all'infinito.
Ma eccoli comparire, i vampiri. Alice era in testa, con un gran vaso di fiori fra le mani, certamente regalo di qualche suo ammiratore, dietro di lei venivano Rosalie ed Edward.
«Guarda» Sussurrò Jacob, abbassandosi verso di me e con i pugni stretti «Ci sono i succhiasangue»
«Hmm...» annuii «Sfigati».
Jacob rise forte. Mike ci chiese cosa ci sembrasse così divertente e io gli indicai con molta discrezione, con il pollice, i vampiri alle sue spalle.
«Perché sono divertenti?» Domandò Mike, a bassissima voce, quasi spaventato «Sono dei criminali»
«Ma dei criminali tristi» gli risposi «È sempre divertente quando chi se lo merita è triste».
Alice stava venendo verso di noi. Mi accorsi solo con un paio di secondi di ritardo che era solo perché eravamo tutti fermi a parlare davanti alle loro automobili.
Mi spostai e così fecero i miei amici. Mentre i Cullen mi passavano vicino, potei vedere il vaso di cristallo pieno di rose bianche e rosse. A parte uno dei fiori bianchi, che accennava appena ad appassire, quel bouquet era impeccabile.
Ero tornata a rivolgermi a Mike, perciò non mi accorsi quando il vaso sfuggì di mano ad Alice. Udii solo il fruscio dell'aria sul cristallo e spostai gli occhi appena in tempo per vedere il vaso esplodere in diecimila schegge adamantine sull'asfalto del parcheggio.
Restammo tutti perfettamente immobili mentre i frammenti volavano e rimbalzavano in tutte le direzioni con un tintinnio discordante, gli occhi puntati sulla schiena di Alice. Il mio primo pensiero fu che lei odiasse in realtà quelle rose perché, si sa, i vampiri non possono amare le cose belle. Impossibile che avesse lasciato cadere il vaso per sbaglio. Io stessa avrei avuto il tempo di saettare fino a lì e afferrarlo prima che toccasse terra, se non avessi dato per scontato che l'avrebbe fatto lei e se me ne fosse davvero importato qualcosa. E poi, come aveva potuto scivolarle di mano? Con le sue dita infallibili, dure come il marmo e capaci di stritolarmi gli ossicini della mano come spicchi di limone...
Non avevo mai visto un vampiro lasciar cadere qualcosa per sbaglio. Mai.
Alice ci stava fissando. Si era voltata con un movimento così fulmineo che nemmeno pareva essere esistito.
Sentii Jacob sobbalzare e mi chiesi se sapesse controllarsi o se si sarebbe trasformato lì, nel parcheggio, e avrebbe attaccato i Cullen.
Alice, però, non sembrava ostile nei nostri confronti: i suoi occhi erano a metà strada fra noi e il futuro che li teneva inchiodati, spalancati, fissi e dilatati in modo abnorme. Le luci del parcheggio si riflettevano sulle sue iridi gialle creando punti di una luminosità troppo intensa. Guardarli era come guardare fuori da una tomba; l'angoscia e la disperazione nel suo sguardo erano soffocanti.
Udii Edward ansimare con un suono spezzato, quasi da soffocamento.
«Cosa c'è?» Ringhiò Rosalie, balzando al fianco di Alice in un lampo nebuloso e calpestando le schegge di cristallo. La afferrò per le spalle e la scosse brutalmente. Alice si lasciava sbatacchiare silenziosa fra le sue mani.
«Oddio» Commentò Jessica, un po' inquietata «Secondo voi sta avendo un attacco di qualcosa? Tipo di panico? Oppure sta per avere le convulsioni?»
«No» disse serio Jacob, senza spiegare la sua risposta, ancora concentrato sui Cullen.
Edward deglutiva convulsamente e tirò fuori un telefonino dalla tasca: compose il numero e disse qualcosa nel ricevitore a voce così bassa che pareva strano pure pensare che il microfono dell'apparecchietto l'avesse captata.
«Avete bisogno di aiuto?» Domandò Jessica, ad alta voce
«Lasciali stare, Jess» la fermò Mike
«Già, non ne vale la pena» Jacob scosse la testa «Lasciali stare»
«Stagli lontana, se puoi» mi aggiunsi io, seria «Non ti conviene immischiarti con le loro stupide faccende e i loro stupidi malori».
Jessica ci squadrò tutti con le sopracciglia aggrottate, sorpresa
«Ragazzi... ma che avete tutti quanti contro i Cullen? Lo so che sono degli egoisti bastardi e che Edward è un mezzo criminale, ma Alice sta male, dovremmo aiutarla»
«No» fu la risposta mia e di Jacob, sincronizzati, mentre Mike si stringeva nelle spalle.
Jessica non sapeva ancora tutta la verità. E neanche la verità parziale che avevo raccontato a Mike, quindi non sapeva che quei cosi dagli strani capelli e la pelle pallida non meritavano nessuna compassione. Ah, la mia ingenua, splendida Jessica. Un tempo anch'io ero stata così...
Praticamente dal nulla spuntò Carlisle.
«È il dottor Cullen?» Domandò Mike, strizzando gli occhi «Che ci fa qui?».
Doveva essere corso a velocità supersonica usando i suoi poteri di vampiro. La cosa era più seria di quanto pensassi.
Rosalie scosse di nuovo Alice, lanciando un'occhiata al suo papà adottivo «Che cosa è?».
«Stanno venendo a prenderci» Dissero Edward e Alice, in perfetto sincrono «Ci sono tutti».
Erano una delle cose più inquietanti che avessi mai visto.
«I Volturi» Gemette Alice
«Tutti» precisò Edward, nello stesso momento e con lo stesso tono di voce
«Perché?» sussurrò Alice fra sé e sé «Come mai?»
«Quando?» bisbigliò Edward
«Perché?» fece eco Rosalie.
Alice non batté nemmeno le palpebre, ma fu come se gli occhi le calasse un velo. Il suo sguardo divenne completamente vitreo, solo la bocca conservò un'espressione di orrore.
«Fra non molto» Rispose all'unisono con Edward. Poi aggiunse «C'è neve nella foresta, neve in città»
«Ma perché?» questa volta era Carlisle.
Anche Esme spuntò fuori da in mezzo alle auto. Mi faceva strano immaginarla a correre velocissima: a volte dimenticavo che anche quella cosina dall'apparenza fragile, che raccontava agli estranei i suoi problemi personali, era un vampiro letale.
«Deve esserci un motivo» Disse lei «Forse per vedere...»
«Non è Belarda, probabilmente» disse Alice, cupa «Stanno venendo tutti, Aro, Caius, Marcus, la guardia al completo, persino le mogli»
«Le mogli non lasciano mai la città» obbiettò Rosalie con voce incolore «Mai. Non l'hanno lasciata durante la guerra del Sud, né quando i rumeni hanno cercato di conquistare il potere, neanche quando...» mi lanciò un'occhiata e rimase in silenzio.
Tutti i Cullen si girarono a guardarmi. Avevano fatto il mio nome, prima! Che cosa c'entravo io con le loro stupide guerre fra clan di stupidi vampiri?
«Lasciatemi fuori da questa storia!» Sibilai, indietreggiando
«Bella...» sussurrò Edward, protendendo una mano verso di me
«Stai indietro!» ruggì Jacob, abbassandosi sulle gambe «Non la toccare!»
«Stai indietro tu, cane» rispose Edward, acido «Non sai neanche cosa voglio dirle»
«Lasciala in pace» aggiunse Mike «Hai ancora un ordine restrittivo. Non rivolgerle la parola»
«Come dicono loro» mi affrettai ad aggiungere, mentre Jessica rideva sotto i baffi e mi dava pacchette su una spalla.
Edward indietreggiò, tenendo la schiena ben dritta. Una brezza sottilissima gli muoveva dolcemente il ciuffo ribelle.
«Belarda» Disse «Siamo tutti in mortale pericolo. Dobbiamo parlare. Solo per un attimo»
«No» ansimai «Non voglio più avere niente a che fare con tutti voi...».
Jacob e Mike mi facevano scudo con i loro corpi. Jessica mi strinse una mano
«Hai sentito, Cullen» urlò «Non vuole parlarti. Adesso lascia stare in pace Belarda».
Edward digrignò i denti rilucenti
«Moriranno tutti, Bella» minacciò «Moriranno, se non ci organizziamo»
«Li stai minacciando?» quasi strillai, allibita «Come ti permetti, animale?»
«Non li sto minacciando. Sto dicendo cosa succederà. Non posso dirtelo di fronte a loro, ma sono in pericolo. Tutti siamo in pericolo»
«Balle»
«Almeno ascolta quello che ho da dire. Ti prego. Ti prego, Bella!».
Guardai tutti i miei amici. I miei splendidi, meravigliosi amici che non meritavano di stare a sentire le baggianate che Edward sparava da quel buco sbrillucicante di denti che aveva per bocca, ma neppure di morire per colpa di chissà quale cosa orribile stava arrivando.
Annuii
«Ragazzi, per favore, fatemi parlare un attimo con Edward»
«Che cosa?!» Mike mi strattonò da un braccio «No, hai detto tu che...»
«Ti prego, solo per un attimo. Se mi dirà le sue solite stupidaggini lo manderò a quel paese e basta»
«Non puoi, Belarda» disse Jacob «Lo sai che cosa sono! Non ti lascerò da sola con loro!»
«Solo io non so cosa sono?» si lamentò Jessica «E comunque non ci parlare, Belarda! Se tutti pensate che portano solo guai lasciali stare!»
«Avete ragione tutti» dissi, prendendo un gran respiro «Ma voglio sentire che cosa ha da dire. Solo per un istante. Solo un attimino ino ino. Mi potete guardare da laggiù» indicai uno spazio del parcheggio vuoto, fra due macchine basse «E intervenire se ci sono problemi. Edward vuole solo che non lo sentiate parlare»
«È una follia» disse Mike «Ma la rispetto. Andiamo»
«Io non la rispetto!» ruggì Jake, scoprendo i canini bianchi e deliziosamente appuntiti «Questo bastardo le potrebbe fare del male! Io sono qui per...»
«Calmati!» ordinai «E vai con gli altri. Ti raggiungo subito. Calmati, Jacob: lo sai cosa può succedere se non ti calmi».
Il ragazzone chiuse la bocca, serrando le labbra. Gli tremavano le sopracciglia, ma sembrava aver capito di cosa stavo parlando.
«Vai» Dissi ancora «Ti prometto che non succederà niente»
«Promettilo»
«L'ho appena fatto, Jake! Ma le orecchie ce le hai funzionali o sono solo vestigiali?»
«Eh? Che cavolo hai detto?»
«Vai con loro Jacob. Proteggili e stai attento».
Lui annuì e, titubante, accompagnò i miei compagni di scuola allo spazio vuoto. Sentivo i loro occhi che mi fissavano la schiena, pronti a intervenire al minimo cenno di pericolo.
«Ora possiamo parlare» Dissi ad Edward, alzando il mento con aria di sfida «Ma fai in fretta. Di cosa vi state preoccupando? Che c'entro io? Perché i miei amici sono in pericolo?».

Edward tentennò, come cercando di trovare di comunicarmelo nel modo più delicato possibile. Non volevo la sua delicatezza, ma lasciai che riorganizzasse le idee.
«I Volturi» Ripeté lentamente Edward «Bisogna iniziare da loro per capire qual è il pericolo che stiamo correndo. Aro, Marcus, Caius».
Ricordavo di aver già sentito quei nomi, ma la mia limitata memoria non mi consentì di ricordare dove. Lui sembrò quasi deluso dal mio stoicismo e i suoi occhi iniziarono a vagare.
«Cosa sono i Volturi?» Chiesi, schioccando le dita per attirare la sua attenzione
«Una famiglia» rispose, ancora con lo sguardo lontano «Una famiglia di nostri simili, molto antica e potente. Quanto di più vicino abbiamo ad una casata reale, più o meno. Comunque sia i Volturi non vanno fatti arrabbiare, a meno che non si cerchi la morte o qualunque altra cosa ci tocchi»
«Fammi indovinare, voi li avete fatti arrabbiare» dissi. Questa faccenda dei nobili vampiri sembrava più vicina agli standard dati da Van Helsing.
«C'è una ragione per cui li consideriamo la nostra famiglia reale... la classe dirigente» Si inserì Rosalie, con un certo luccichio fanatico negli occhi «Nel corso dei millenni hanno assunto il ruolo di controllori delle regole, il che consiste, a conti fatti, nel punire i trasgressori. E svolgono il proprio compito con rigore».
Strabuzzai gli occhi, sorpresa. «Ci sono delle regole? Cioè, voi cosi siete a regola?»
«C'è soltanto una regola sensata e la maggior parte di noi ce l'ha ben presente... dobbiamo mantenere segreta la nostra esistenza» Proseguì Edward «Ma nei secoli capita che qualcuno si annoi. O impazzisca. Cose del genere. In quel caso, i Volturi intervengono prima che il ribelle comprometta loro, o altri».
«Quindi, Edward... dato che mezzo mondo sa che sei un vampiro, ti sei fatto beccare dalla sbirraglia e sarai annientato?» Chiesi speranzosa.
Lui mi guardò con le sopracciglia aggrottate e assottigliò le labbra, come se fosse stato davanti ad una bambina particolarmente disobbediente. «Non sanno che tu sai il nostro segreto, e non dovranno mai saperlo. Se i Volturi scoprissero una cosa del genere, saresti condannata: o uccisa... o trasformata in una di noi. E se vedessero che i cani si sono trasformati, li sterminerebbero dal primo all'ultimo. Sono molto potenti, e i licantropi non gli stanno molto simpatici Bella».
La faccenda sembrava molto meno divertente. Anzi, sembrava proprio una schifezza. Guardai con orrore Edward, e lui ovviamente sorrise vedendo il mio sconforto.
«Quindi stanno venendo a prendervi... ma non per me?» Chiesi, più timidamente
«Ma perché?» Chiese di nuovo Carlisle «Non abbiamo fatto niente! E se anche avessimo fatto qualcosa, cosa potrebbe essere tanto grave da farci meritare questo?»
«Siamo in tanti» rispose Edward atono «Vorranno assicurarsi che...». Non terminò la frase.
«La domanda cruciale è un'altra! Perché?».

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Note degli autori: Quando abbiamo interrotto a metà la storia, vi abbiamo dato degli indizi e fra questi c'era la colonna sonora dei Volturi. Nei commenti abbiamo risposto a qualcuno che la ragione di esistenza di questa storia era l'orso vampiro. Vi avevamo promesso che questo libro sarebbe stato MOLTO più lungo di Twilight. Eppure nessuno ci ha domandato come mai l'avevamo troncata bruscamente alla scena del ballo.
Ragazzi, non è ancora successa neanche la scena del prologo! Vi avevamo promesso che le parti adrenaliniche ancora devono venire e noi non ci rimangiamo le promesse.


La parte migliore del libro comincia... adesso. Godetevela.







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