Avrei potuto scrivere la
parola fine a questa "favola". Certo. Avrei potuto ballare con Jacob
ancora un po', poi presentarlo a Mike e Jessica e divertirmi con i miei
amici e magari sapere che, un giorno, la mia amica Sarah si sarebbe
risvegliata e avremmo giocato tutti insieme a Dungeons & Dragons.
Avremmo mangiato pizza e deriso i Cullen e la mia vita a Forks sarebbe
stata straordinaria, dopo quel ballo scolastico.
Ma io non ero la
protagonista di una fanfiction e quindi non poteva concludersi così.
Magari fossi stata la protagonista di una fanfiction: avrei trovato
l'amore della mia vita al capitolo cinque ed entro la fine dell'anno
saremmo stati re e reginetta del ballo e tutti mi avrebbero amata senza
che io facessi niente per meritarlo. Invece niente amore (almeno quello
romantico, perché vedete, ero circondata da amici meravigliosi) per me,
solo guai che si approssimavano come nubi minacciose, cariche di una
pioggia radioattiva e acida.
Forse ero la protagonista di una tragedia, non lo so, o di una distopia vampiresca. Definitivamente una distopia vampiresca.
L'orso vampiro era ancora a piede libero. E le mie sfortune non si erano concluse. Oh, se non si erano concluse.
Sarebbe stato bello credere ad un finale, ma non c'era nessun finale.
La serata stava volgendo al termine e io e i miei amici ci eravamo spostati fuori, nel parcheggio.
Avevo presentato Jacob a
Mike e Jessica e i tre stavano ancora timidamente cercando di
conoscersi meglio. Vedere Jacob dagli occhi dei miei compagni di scuola
era strano: erano impressionati dalla sua taglia, dal suo aspetto
"oscuro" e in qualche modo esotico, mentre per me era pur sempre Jacob,
il ragazzino con cui giocavo da piccola e che mi aveva accompagnata a
vedere il wrestling con una maglia gialla di Steve Austin.
Teoricamente, tutti
quanti avremmo dovuto andarcene a casa, ma eravamo nella fase di "dai,
ancora cinque minuti di chiacchiere" che sembra sempre essere
contemporaneamente troppo breve e capace di prolungarsi all'infinito.
Ma eccoli comparire, i
vampiri. Alice era in testa, con un gran vaso di fiori fra le mani,
certamente regalo di qualche suo ammiratore, dietro di lei venivano
Rosalie ed Edward.
«Guarda» Sussurrò Jacob, abbassandosi verso di me e con i pugni stretti «Ci sono i succhiasangue»
«Hmm...» annuii «Sfigati».
Jacob rise forte. Mike
ci chiese cosa ci sembrasse così divertente e io gli indicai con molta
discrezione, con il pollice, i vampiri alle sue spalle.
«Perché sono divertenti?» Domandò Mike, a bassissima voce, quasi spaventato «Sono dei criminali»
«Ma dei criminali tristi» gli risposi «È sempre divertente quando chi se lo merita è triste».
Alice stava venendo
verso di noi. Mi accorsi solo con un paio di secondi di ritardo che era
solo perché eravamo tutti fermi a parlare davanti alle loro automobili.
Mi spostai e così fecero
i miei amici. Mentre i Cullen mi passavano vicino, potei vedere il vaso
di cristallo pieno di rose bianche e rosse. A parte uno dei fiori
bianchi, che accennava appena ad appassire, quel bouquet era
impeccabile.
Ero tornata a rivolgermi
a Mike, perciò non mi accorsi quando il vaso sfuggì di mano ad Alice.
Udii solo il fruscio dell'aria sul cristallo e spostai gli occhi appena
in tempo per vedere il vaso esplodere in diecimila schegge adamantine
sull'asfalto del parcheggio.
Restammo tutti
perfettamente immobili mentre i frammenti volavano e rimbalzavano in
tutte le direzioni con un tintinnio discordante, gli occhi puntati sulla
schiena di Alice. Il mio primo pensiero fu che lei odiasse in realtà
quelle rose perché, si sa, i vampiri non possono amare le cose belle.
Impossibile che avesse lasciato cadere il vaso per sbaglio. Io stessa
avrei avuto il tempo di saettare fino a lì e afferrarlo prima che
toccasse terra, se non avessi dato per scontato che l'avrebbe fatto lei e
se me ne fosse davvero importato qualcosa. E poi, come aveva potuto
scivolarle di mano? Con le sue dita infallibili, dure come il marmo e
capaci di stritolarmi gli ossicini della mano come spicchi di limone...
Non avevo mai visto un vampiro lasciar cadere qualcosa per sbaglio. Mai.
Alice ci stava fissando. Si era voltata con un movimento così fulmineo che nemmeno pareva essere esistito.
Sentii Jacob sobbalzare
e mi chiesi se sapesse controllarsi o se si sarebbe trasformato lì, nel
parcheggio, e avrebbe attaccato i Cullen.
Alice, però, non
sembrava ostile nei nostri confronti: i suoi occhi erano a metà strada
fra noi e il futuro che li teneva inchiodati, spalancati, fissi e
dilatati in modo abnorme. Le luci del parcheggio si riflettevano sulle
sue iridi gialle creando punti di una luminosità troppo intensa.
Guardarli era come guardare fuori da una tomba; l'angoscia e la
disperazione nel suo sguardo erano soffocanti.
Udii Edward ansimare con un suono spezzato, quasi da soffocamento.
«Cosa c'è?» Ringhiò
Rosalie, balzando al fianco di Alice in un lampo nebuloso e calpestando
le schegge di cristallo. La afferrò per le spalle e la scosse
brutalmente. Alice si lasciava sbatacchiare silenziosa fra le sue mani.
«Oddio» Commentò
Jessica, un po' inquietata «Secondo voi sta avendo un attacco di
qualcosa? Tipo di panico? Oppure sta per avere le convulsioni?»
«No» disse serio Jacob, senza spiegare la sua risposta, ancora concentrato sui Cullen.
Edward deglutiva
convulsamente e tirò fuori un telefonino dalla tasca: compose il numero e
disse qualcosa nel ricevitore a voce così bassa che pareva strano pure
pensare che il microfono dell'apparecchietto l'avesse captata.
«Avete bisogno di aiuto?» Domandò Jessica, ad alta voce
«Lasciali stare, Jess» la fermò Mike
«Già, non ne vale la pena» Jacob scosse la testa «Lasciali stare»
«Stagli lontana, se
puoi» mi aggiunsi io, seria «Non ti conviene immischiarti con le loro
stupide faccende e i loro stupidi malori».
Jessica ci squadrò tutti con le sopracciglia aggrottate, sorpresa
«Ragazzi... ma che avete
tutti quanti contro i Cullen? Lo so che sono degli egoisti bastardi e
che Edward è un mezzo criminale, ma Alice sta male, dovremmo aiutarla»
«No» fu la risposta mia e di Jacob, sincronizzati, mentre Mike si stringeva nelle spalle.
Jessica non sapeva
ancora tutta la verità. E neanche la verità parziale che avevo
raccontato a Mike, quindi non sapeva che quei cosi dagli strani capelli e
la pelle pallida non meritavano nessuna compassione. Ah, la mia
ingenua, splendida Jessica. Un tempo anch'io ero stata così...
Praticamente dal nulla spuntò Carlisle.
«È il dottor Cullen?» Domandò Mike, strizzando gli occhi «Che ci fa qui?».
Doveva essere corso a velocità supersonica usando i suoi poteri di vampiro. La cosa era più seria di quanto pensassi.
Rosalie scosse di nuovo Alice, lanciando un'occhiata al suo papà adottivo «Che cosa è?».
«Stanno venendo a prenderci» Dissero Edward e Alice, in perfetto sincrono «Ci sono tutti».
Erano una delle cose più inquietanti che avessi mai visto.
«I Volturi» Gemette Alice
«Tutti» precisò Edward, nello stesso momento e con lo stesso tono di voce
«Perché?» sussurrò Alice fra sé e sé «Come mai?»
«Quando?» bisbigliò Edward
«Perché?» fece eco Rosalie.
Alice non batté nemmeno
le palpebre, ma fu come se gli occhi le calasse un velo. Il suo sguardo
divenne completamente vitreo, solo la bocca conservò un'espressione di
orrore.
«Fra non molto» Rispose all'unisono con Edward. Poi aggiunse «C'è neve nella foresta, neve in città»
«Ma perché?» questa volta era Carlisle.
Anche Esme spuntò fuori
da in mezzo alle auto. Mi faceva strano immaginarla a correre
velocissima: a volte dimenticavo che anche quella cosina dall'apparenza
fragile, che raccontava agli estranei i suoi problemi personali, era un
vampiro letale.
«Deve esserci un motivo» Disse lei «Forse per vedere...»
«Non è Belarda,
probabilmente» disse Alice, cupa «Stanno venendo tutti, Aro, Caius,
Marcus, la guardia al completo, persino le mogli»
«Le mogli non lasciano
mai la città» obbiettò Rosalie con voce incolore «Mai. Non l'hanno
lasciata durante la guerra del Sud, né quando i rumeni hanno cercato di
conquistare il potere, neanche quando...» mi lanciò un'occhiata e rimase
in silenzio.
Tutti i Cullen si
girarono a guardarmi. Avevano fatto il mio nome, prima! Che cosa
c'entravo io con le loro stupide guerre fra clan di stupidi vampiri?
«Lasciatemi fuori da questa storia!» Sibilai, indietreggiando
«Bella...» sussurrò Edward, protendendo una mano verso di me
«Stai indietro!» ruggì Jacob, abbassandosi sulle gambe «Non la toccare!»
«Stai indietro tu, cane» rispose Edward, acido «Non sai neanche cosa voglio dirle»
«Lasciala in pace» aggiunse Mike «Hai ancora un ordine restrittivo. Non rivolgerle la parola»
«Come dicono loro» mi affrettai ad aggiungere, mentre Jessica rideva sotto i baffi e mi dava pacchette su una spalla.
«Come dicono loro» mi affrettai ad aggiungere, mentre Jessica rideva sotto i baffi e mi dava pacchette su una spalla.
Edward indietreggiò, tenendo la schiena ben dritta. Una brezza sottilissima gli muoveva dolcemente il ciuffo ribelle.
«Belarda» Disse «Siamo tutti in mortale pericolo. Dobbiamo parlare. Solo per un attimo»
«No» ansimai «Non voglio più avere niente a che fare con tutti voi...».
Jacob e Mike mi facevano scudo con i loro corpi. Jessica mi strinse una mano
«Hai sentito, Cullen» urlò «Non vuole parlarti. Adesso lascia stare in pace Belarda».
Edward digrignò i denti rilucenti
«Moriranno tutti, Bella» minacciò «Moriranno, se non ci organizziamo»
«Li stai minacciando?» quasi strillai, allibita «Come ti permetti, animale?»
«Non li sto minacciando.
Sto dicendo cosa succederà. Non posso dirtelo di fronte a loro, ma sono
in pericolo. Tutti siamo in pericolo»
«Balle»
«Almeno ascolta quello che ho da dire. Ti prego. Ti prego, Bella!».
Guardai tutti i miei
amici. I miei splendidi, meravigliosi amici che non meritavano di stare a
sentire le baggianate che Edward sparava da quel buco sbrillucicante di
denti che aveva per bocca, ma neppure di morire per colpa di chissà
quale cosa orribile stava arrivando.
Annuii
«Ragazzi, per favore, fatemi parlare un attimo con Edward»
«Che cosa?!» Mike mi strattonò da un braccio «No, hai detto tu che...»
«Ti prego, solo per un attimo. Se mi dirà le sue solite stupidaggini lo manderò a quel paese e basta»
«Non puoi, Belarda» disse Jacob «Lo sai che cosa sono! Non ti lascerò da sola con loro!»
«Solo io non so cosa
sono?» si lamentò Jessica «E comunque non ci parlare, Belarda! Se tutti
pensate che portano solo guai lasciali stare!»
«Avete ragione tutti»
dissi, prendendo un gran respiro «Ma voglio sentire che cosa ha da dire.
Solo per un istante. Solo un attimino ino ino. Mi potete guardare da
laggiù» indicai uno spazio del parcheggio vuoto, fra due macchine basse
«E intervenire se ci sono problemi. Edward vuole solo che non lo
sentiate parlare»
«È una follia» disse Mike «Ma la rispetto. Andiamo»
«Io non la rispetto!»
ruggì Jake, scoprendo i canini bianchi e deliziosamente appuntiti
«Questo bastardo le potrebbe fare del male! Io sono qui per...»
«Calmati!» ordinai «E vai con gli altri. Ti raggiungo subito. Calmati, Jacob: lo sai cosa può succedere se non ti calmi».
Il ragazzone chiuse la
bocca, serrando le labbra. Gli tremavano le sopracciglia, ma sembrava
aver capito di cosa stavo parlando.
«Vai» Dissi ancora «Ti prometto che non succederà niente»
«Promettilo»
«L'ho appena fatto, Jake! Ma le orecchie ce le hai funzionali o sono solo vestigiali?»
«Eh? Che cavolo hai detto?»
«Vai con loro Jacob. Proteggili e stai attento».
Lui annuì e, titubante,
accompagnò i miei compagni di scuola allo spazio vuoto. Sentivo i loro
occhi che mi fissavano la schiena, pronti a intervenire al minimo cenno
di pericolo.
«Ora possiamo parlare»
Dissi ad Edward, alzando il mento con aria di sfida «Ma fai in fretta.
Di cosa vi state preoccupando? Che c'entro io? Perché i miei amici sono
in pericolo?».
Edward tentennò, come
cercando di trovare di comunicarmelo nel modo più delicato possibile.
Non volevo la sua delicatezza, ma lasciai che riorganizzasse le idee.
«I Volturi» Ripeté
lentamente Edward «Bisogna iniziare da loro per capire qual è il
pericolo che stiamo correndo. Aro, Marcus, Caius».
Ricordavo di aver già
sentito quei nomi, ma la mia limitata memoria non mi consentì di
ricordare dove. Lui sembrò quasi deluso dal mio stoicismo e i suoi occhi
iniziarono a vagare.
«Cosa sono i Volturi?» Chiesi, schioccando le dita per attirare la sua attenzione
«Una famiglia» rispose,
ancora con lo sguardo lontano «Una famiglia di nostri simili, molto
antica e potente. Quanto di più vicino abbiamo ad una casata reale, più o
meno. Comunque sia i Volturi non vanno fatti arrabbiare, a meno che non
si cerchi la morte o qualunque altra cosa ci tocchi»
«Fammi indovinare, voi
li avete fatti arrabbiare» dissi. Questa faccenda dei nobili vampiri
sembrava più vicina agli standard dati da Van Helsing.
«C'è una ragione per
cui li consideriamo la nostra famiglia reale... la classe dirigente» Si
inserì Rosalie, con un certo luccichio fanatico negli occhi «Nel corso
dei millenni hanno assunto il ruolo di controllori delle regole, il che
consiste, a conti fatti, nel punire i trasgressori. E svolgono il
proprio compito con rigore».
Strabuzzai gli occhi, sorpresa. «Ci sono delle regole? Cioè, voi cosi siete a regola?»
«C'è soltanto una
regola sensata e la maggior parte di noi ce l'ha ben presente...
dobbiamo mantenere segreta la nostra esistenza» Proseguì Edward «Ma nei
secoli capita che qualcuno si annoi. O impazzisca. Cose del genere. In
quel caso, i Volturi intervengono prima che il ribelle comprometta loro,
o altri».
«Quindi, Edward... dato
che mezzo mondo sa che sei un vampiro, ti sei fatto beccare dalla
sbirraglia e sarai annientato?» Chiesi speranzosa.
Lui mi guardò con le
sopracciglia aggrottate e assottigliò le labbra, come se fosse stato
davanti ad una bambina particolarmente disobbediente. «Non sanno che tu
sai il nostro segreto, e non dovranno mai saperlo. Se i Volturi
scoprissero una cosa del genere, saresti condannata: o uccisa... o
trasformata in una di noi. E se vedessero che i cani si sono
trasformati, li sterminerebbero dal primo all'ultimo. Sono molto
potenti, e i licantropi non gli stanno molto simpatici Bella».
La faccenda sembrava
molto meno divertente. Anzi, sembrava proprio una schifezza. Guardai con
orrore Edward, e lui ovviamente sorrise vedendo il mio sconforto.
«Quindi stanno venendo a prendervi... ma non per me?» Chiesi, più timidamente
«Ma perché?» Chiese di
nuovo Carlisle «Non abbiamo fatto niente! E se anche avessimo fatto
qualcosa, cosa potrebbe essere tanto grave da farci meritare questo?»
«Siamo in tanti» rispose Edward atono «Vorranno assicurarsi che...». Non terminò la frase.
«La domanda cruciale è un'altra! Perché?».
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Note degli autori: Quando
abbiamo interrotto a metà la storia, vi abbiamo dato degli indizi e fra
questi c'era la colonna sonora dei Volturi. Nei commenti abbiamo
risposto a qualcuno che la ragione di esistenza di questa storia era
l'orso vampiro. Vi avevamo promesso che questo libro sarebbe stato MOLTO
più lungo di Twilight. Eppure nessuno ci ha domandato come mai
l'avevamo troncata bruscamente alla scena del ballo.
Ragazzi, non è ancora
successa neanche la scena del prologo! Vi avevamo promesso che le parti
adrenaliniche ancora devono venire e noi non ci rimangiamo le promesse.
La parte migliore del libro comincia... adesso. Godetevela.
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